Su di me

 

 

Sono nato a Palermo il 28 agosto 1953.

Dopo il diploma all'Istituto Tecnico per Geometri “Filippo Parlatore” di Palermo, ho conseguito la laurea in Architettura, Università di Palermo.

Ho tre figli: Francesco, Gabriella e Maria Elisa.

 

Già funzionario della Provincia Regionale di Palermo (dal 1980 al 1985), dove ho operato prevalentemente nella Redazione della Rivista “Palermo”, dall'agosto del 1985 sono stato funzionario tecnico dell’Amministrazione Comunale di Palermo fino al 31 agosto 2020. E dal 1° settembre posto in quiescenza.

 

Mi sono occupato delle opere di restauro delle sedi di Rappresentanza dell’Amministrazione Comunale, prevalentemente di Palazzo delle Aquile e Villa Niscemi; in essa, dopo un lungo periodo in cui era stata trascurata, ho compiuto importanti opere di ristrutturazione architettoniche.

 

Prevalentemente per diversi anni alla guida dell’Ufficio Toponomastica di Palermo, sono stato membro dell’omonima commissione; nel giugno 2002 ho conseguito l’idoneità allo svolgimento dell’attività di Formatore del Comune di Palermo e svolgo tale attività nell'ambito del Piano di Formazione organizzato dal Settore Risorse Umane del Comune di Palermo.

 

Tra i miei genitori, papà Francesco e mamma Fifì Orlando. Dicembre 1954.

 

 

Da adolescente ho vissuto come tanti altri ragazzi della mia Città, senza particolari impegni che non erano quelli della Parrocchia, i compagni di classe, gli amici del vicinato.

Erano quelli periodi in cui nelle scuole l’antimafia non era ancora di casa tranne rarissimi casi.

 

Ma cosa ci fosse di feroce, di crudele, d’orribile, dietro la parola “Mafia” ci pensò molto presto mia nonna materna a farmelo comprendere: un giorno mi racconto, tra lacrime che scendevano in un viso pieno di rughe e che ancor oggi ho ben presente, di quando nella sua casa di Prizzi udì un colpo d'arma da fuoco e precipitandosi sull’uscio raccolse colpito a morte alle spalle,  da lupara, il suo primo marito Giuseppe Rumore: era un socialista degli inizi del 1900, attivista dei “fasci Siciliani”.

Credo, senza ombra di dubbi che quel racconto, emotivamente intenso, ha sicuramente lasciato nella mia coscienza il suo “imprinting”.

 

Impegnato nel volontariato cattolico, ho fatto parte del SIDEP, della redazione dell’emittente della Diocesi di Palermo “Radio Voce Nostra”, sono stato tra i fondatori a Palermo sia del “Movimento una Città per l’Uomo” (come Responsabile Organizzativo nella fase costitutiva e Responsabile Stampa in seguito), che della rivista CxU. Successivamente tra i fondatori del “Movimento per la Democrazia - La Rete”, ne sono stato uno dei trenta sottoscrittori del Manifesto Costitutivo e membro del Comitato Esecutivo.

Socio fondatore della Libera Università della Politica, ne sono il Segretario Generale sin dalla sua costituzione nel giugno del 1994 e Presidente attualmente.

 

Ma tutto il mio impegno socio-politico non avrebbe potuto raggiungere tali mete senza il sostegno decisivo di una persona con la quale il “caso”, la “provvidenza”, aveva stabilito che ci saremmo incontrati: P.Ennio Pintacuda.

Con P. Ennio Pintacuda a Filaga (Prizzi), fine agosto del 1993.

 

 

 Era l’estate del 1979 ed ero solito passare qualche giorno di vacanza nella casa dei miei nonni materni, a Prizzi. Anche P.Ennio trascorreva quei giorni nella sua casa di famiglia di Prizzi e fu proprio li, a casa sua, che un giorno di quell’estate ebbi l’opportunità di conoscerlo per la prima volta.

 

Trovammo subito un interesse comune che sembrò fosse stato “programmato”: in quel periodo ero interessato ad alcuni approfondimenti sulla storia antica dei quartieri di Palermo e come questi quartieri si fossero sviluppati nel tempo, in particolare dal punto socio-urbanistico.

 

Anche lui s’interessava dei quartieri di Palermo, ma da un punto di vista socio-politico: era quello il periodo in cui meditava e impostava la sua strategia politica.

 

Aveva compreso la potenzialità d’azione politica che potevano avere i “comitati di quartiere”, aggregazioni pre-politiche in prevalenze spontanee, che in quel periodo si erano costituiti in vari punti della “nuova” città di Palermo: quella del sacco edilizio.

 

Da questo comune interesse nacque una mia collaborazione con Padre Ennio Pintacuda.

 

Ciò mi ha dato, per quasi un ventennio, l’opportunità di vivere diverse esperienze, come quella ad esempio della “Primavera di Palermo”, da protagonista e partecipe alla pari di tanti altri palermitani.

E non posso dimenticare i tanti uomini e donne del nostro Paese che ho avuto modo d'incontrare, conoscere ed apprezzare molto spesso nei loro luoghi d’origine.

 

Ma senza togliere nulla a nessuno credo che l’incontro che ho maggiormente nel cuore è stato quello, seppur fugace, con Giovanni Paolo II.

E tutto ciò grazie a P.Ennio Pintacuda.

Palazzo arcivescovile di Palermo, 20 novembre 1982.