1. 1° gennaio 1991 - martedì
UN MILIONE DI ORE FELICI. BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO AUGURI
LA BANCA DELLA FELICITA' GIOVANNI PONTANI ROBERTO
2. 3 gennaio 1991 - venerdì
Convegno sull'evangelizzazione da oggi a Lercara
LERCARA FRIDDI-(ai) Prenderà il via oggi 3 e si concluderà domenica 5 gennaio, a Lercara Friddi, organizzato dalle parrocchie locali, un convegno zonale sul tema: «insieme per una nuova evangelizzazione», Nei tre giorni del convegno interverranno, padre Pintacuda, Biagio Favarò, ed il giornalista Nino Barraco. Concluderà il vicario episcopale, padre Giuseppe Messina.
Giornale di Sicilia pag. 10
3. 21 gennaio 1991- lunedì
MA LA RETE PESCA POCO
di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia pag. 11
4. 23 gennaio 1991 - mercoledì
ESISTE ANCHE UNA GUERRA LEGITTIMA
Il Giornale FEDERICO GUIGLIA
5. 27 gennaio 1991 - domenica
Il gesuita annulla gli impegni per la Rete: i superiori lo mandano negli Stati Uniti
NASCE UN NUOVO CASO PINTACUDA
“A differenza di qualsiasi religioso” dicono i sostenitori di Orlando "noi non siamo tenuti all'obbedienza. E protesteremo con forza se sarà allontanato da Palermo"
TORINO Padre Pintacuda? È sereno, lavora, è a Palermo. Diciamo che si è dato, come dire? una pausa di riflessione.... Dalla Sicilia, gli uomini della Rete più vicini al gesuita che ne è stato il padre spirituale tranquillizzano così chi vuol sapere perché, d' improvviso, padre Pintacuda ha annullato tutte le conferenze, gli incontri, e perfino gli impegni esclusivamente religiosi che dovevano, tra l’altro, portarlo in Piemonte nei primi giorni di marzo. Michele Salamone, che fa parte del comitato promotore nazionale della Rete e che è tra i più stretti collaboratori di Pintacuda, spiega tra l’altro, prudente e diplomatico, che il padre è già in forte ritardo nella consegna di un libro, che verrà pubblicato da Rizzoli, nel quale si racconta la storia politica di Palermo degli ultimi cinque anni così come lui l’ha vissuta. Ma le voci, voci ben fondate, rimbalzate a Torino parlano di tutt' altri impedimenti: esponenti autorevoli della Compagnia di Gesù in Italia, forse lo stesso provinciale, padre Federico Lombardi, avrebbero visitato di recente Ennio Pintacuda a Palermo. Con una nuova proposta di destinazione, gli Stati Uniti, che se appare meno punitiva di quella ventilata nell' ottobre scorso (l’università di San Salvador) sembra destinata, ciò nondimeno, a recidere i legami tra il gesuita e la sua città. La proposta, del resto, potrebbe apparire addirittura allettante: una missione itinerante americana, basata soprattutto sul messaggio culturale cattolico, e gesuita, in una società multiconfessionale e in continua evoluzione anche sotto il profilo religioso. Non ci sono biglietti fatti, padre Pintacuda non ha ancora la valigia pronta, insiste, da Palermo, Michele Salamone. Ma la proposta è stata fatta o no? Non bisogna enfatizzare... In ottobre, quando si è parlato della destinazione salvadoregna di Pintacuda, la cosa è stata gonfiata, qui a Palermo la videocassetta del film con Robert De Niro missionario gesuita in Sud America andava a ruba... In realtà, nessun ordine religioso manda via nessuno, così, sui due piedi.... Ma gli uomini della Rete, comprensibilmente preoccupati di perdere una voce e un sostegno importanti per la neonata formazione politica, sono assai meno diplomatici. A differenza di qualsiasi religioso, dicono a Torino i sostenitori di Orlando, noi non siamo tenuti all' obbedienza. E possiamo dunque annunciare che leveremo la nostra voce se, sotto qualsiasi forma, anche diplomatica o ammantata di prestigio, padre Pintacuda verrà allontanato da Palermo. La sua presenza, il suo ruolo, sono una parte troppo importante di quella primavera che ha ridato la speranza a migliaia di cittadini. Quello che si annuncia, dunque, sembra l’ennesimo capitolo della storia che, da anni, vede Ennio Pintacuda al centro dell’attenzione, non sempre benevola, dei vertici della Compagnia del Gesù e, in quest' ultima stagione, perfino del Quirinale. È di quattro mesi fa l’attacco al gesuita palermitano compiuto personalmente dal capo dello Stato che, in quell' occasione, lo definì un prete fanatico che crede di vivere nel Paraguay del ' 600. Francesco Cossiga aveva avuto qualche parola severa anche per i superiori di Pintacuda, accusati di non riservare uno sguardo più attento al loro esponente in Sicilia. L'episodio era arrivato a turbare un rapporto tradizionalmente buono, quello tra i gesuiti e il presidente della Repubblica, e aveva dato vita all' ipotesi di una missione speciale, quella di Pintacuda in Salvador, che aveva tutta l’aria di una frettolosa rimozione. Ma, naturalmente, nessuna decisione presa dalla Compagnia di Gesù, e in un caso tanto delicato, può essere realizzata in poche settimane. Così, dopo qualche circolare che invitava ogni gesuita a sottoporre preventivamente per iscritto alla visione dei superiori ogni dichiarazione pubblica, articolo o intervista, Ennio Pintacuda è rimasto al suo posto, sia pure in modo più silenzioso. Fino a quando?
di Vera Schiavazzi - La Repubblica
6. 27 gennaio 1991 - domenica
LA LAVAGNA
La Sicilia pag. 16
7. 28 gennaio 1991 - lunedì
C x U: LA RETE DI ORLANDO? SOMIGLIA A ROTARY
L' ORA 10
8. 8 febbraio 1991 - venerdì
I DISSIDENTI DI C x U TORNANO ALLA POLITICA MA NELLA RETE
L' ORA 11 G.CA.
9. 8 febbraio 1991 - venerdì
DA CxU ALLA RETE
La Sicilia pag. 6
10. 9 febbraio 1991 - sabato
VOGLIAMO VEDERCI CHIARO IN QUESTO BILANCIO COMUNALE
L' ORA 13 D.M.
11. 9 febbraio 1991 - sabato
PDS A PALERMO: CRITICHE DAL PSI OPINIONI E COMMENTI
L' ORA Aldo Penna
12. 11 febbraio 1991 - lunedì
23054. VICENZA-ADISTA
Nonostante le critiche del presidente della Repubblica Francesco Cossiga e le pressioni di personaggi politici influenti, il gesuita p. Ennio Pintacuda non sarà allontanato da Palermo e dalla Sicilia, non sarà 'esiliato'. Lo ha assicurato esplicitamente. il nuovo provinciale dei gesuiti italiani, p. Giangiacomo Rotelli, nell'intervista rilasciata al settimanale, diocesano di Vicenza "La Voce dei Berici" (6/1/91). Alla domanda se p. Pintacuda per le sue prese di posizione contro la mafia e i governanti che la sostengono sarà punito con l’esilio, che "incontrerebbe il favore di Cossiga, piuttosto critico verso questo religioso", il provinciale dei gesuiti ha risposto con chiarezza: "No. Certo queste cose (l'allontanamento del gesuita scomodo dalla Sicilia, ndr) sono state dette. Un Settimanale a larghissima tiratura, subito dopo l'intervento del presidente Cossiga, scrisse che il presidente non .si poteva. aspettare che la, cosa avvenisse subito, ma che entro l'estate prossima certamente...". "Invece ha precisato p. Rotelli - non c’è nessuna idea di esilio. Perché, soprattutto, non si accettano interventi esterni nella vita della Compagnia. Ogni valutazione nei confronti della realtà politica, nel caso di quella siciliana, e ogni valutazione di intervento su una realtà così complessa come la mafia può essere discussa, è opinabile. Le valutazioni del padre Pintacuda non sono le uniche possibili.: Nello stesso. tempo sono possibili e sono costruttive; a testimonianza di questo c’è il rischio "personale che queste persone vivono sulla propria pelle. Non c’è alcun gesto di polemica o gusto di apparire o volontà di divisione. Posta un'intenzionalità di fondo corretta e positiva, si possono non condividere le singole valutazioni, ma questo e altro che giudizi sulla persona".
Adista
13. 20 febbraio 1991 - mercoledì
QUEI GESUITI DEL PARAGUAY
«Mi piacerebbe avere giganti come quelli al servizio della fede»
di Gaetano Caponetto - La Sicilia
14. 22 febbraio 1991 - venerdì
PARTONO I GIUDICI TORNANO I KILLER PALERMO ASSEDIATA
PALERMO Due magistrati di prima linea si lasciano alle spalle, dopo anni, la trincea palermitana. E con Falcone e Ayala sembra andar via anche un pezzo della storia antimafia della città, è come se in qualche modo venissero meno la memoria e i simboli di una lunga stagione. E dall' Ucciardone, dopo i boss che hanno già lasciato le celle, si aspetta adesso di vedere uscire anche Michele Greco, il papa di Cosa Nostra. Si è chiuso, malamente, un intero ciclo di speranza e di lotta contro le cosche? Si è sbriciolato il fronte all' antimafia? ……………………………………Ancora un altro fronte. Ecco il centro Pedro Arrupe il quartiere generale dei gesuiti di Palermo. Ecco Ennio Pintacuda, l’ispiratore della primavera di Leoluca Orlando: Si ritorna ad una Sagunto assediata. Siamo entrati in una fase in cui per andare avanti bisogna agguerrirsi. Tanti segnali indicano una riorganizzazione che attraversa settori molto diversi, un filo comune che li lega tutti: si torna a sistemi che sembravano scomparsi o ormai in difficoltà. È la conferma dei pericoli che avevamo denunciato da tempo.... Che cosa è accaduto, dunque: crisi dell’antimafia, stanchezze, la controffensiva della piovra? In molti dice Pintacuda si erano convinti di avere ormai raggiunto certe condizioni, di avere acquisito determinate posizioni, quasi che non ci fossero più veri nemici. La battaglia si è sgretolata, si è lavorato per il re di Prussia. L' arretramento però è complessivo, in tutto il paese. Arretra anche palazzo delle Aquile? Il sindaco Domenico Lo Vasco dice di no: Forse sta accadendo in altri palazzi. Forse anche in quelli della politica. Noi però puntiamo tutte le carte nell' amministrare la città, sulle cose concrete. Ma fra la gente il sindaco ha sentito perplessità e smarrimento. Perplessità per le scarcerazioni, davvero Parlamento e Csm non sono stati in grado di trovare un rimedio alla scarcerazione di persone condannate in primo e secondo grado? Lo smarrimento lo ha avvertito per la partenza di Falcone e di Ayala: Io non so se siano stati trasferiti o se siano andati via dopo una loro richiesta. In ogni caso dimostra quanto fossero in pericolo quei giudici, e come lo siano altri che sono in prima linea. Corriamo rischi un po' tutti....
di Umberto Rosso - La Repubblica pag. 21
15. 24 febbraio 1991 - domenica
'MA NOI NON POSSIAMO STARE ZITTI LA COSTITUZIONE È STATA AGGIRATA'
Di nuovo? Rassegnati piuttosto che indignati: così i giuristi per la pace reagiscono alle critiche di Cossiga. ……………………….Entrambi studiosi di diritto costituzionale, il presidente del Pds e il fondatore della rete sono anche accomunati dall' essere già stati protagonisti di durissimi scontri con Cossiga: la polemica sui giuristi di palazzo, il primo, l’attacco al bravo ragazzo mal consigliato da un gesuita fanatico (Padre Pintacuda, ndr) il secondo. Anche quest' ultimo sassolino, il presidente se lo è levato inaspettatamente. ………………………
di Giovanna Maria Bellu - La Repubblica pag. 9
16. 7 marzo 1991 - giovedì
'ORMAI SOLO PAROLE IN LIBERTA' '
di Loredana Bartoletti - La Repubblica pag. 12
17. 8 marzo 1991 - venerdì
L' ORLANDISMO E I DIVERSI MODI DI FARE POLITICA A PALERMO
Giornale di Sicilia pag. 12
18. 10 marzo 1991 - domenica
PADRE SORGE CRITICA LA DC E LA RETE
Giornale di Sicilia
19. 14 marzo 1991 - giovedì
C' ERA UNA VOLTA LA LOTTA ALLA MAFIA
di Giampaolo Pansa - La Repubblica pag. 1
20. 14 marzo 1991 - giovedì
'CIANCIMINO, LIMA, GUNNELLA...'
PALERMO. Chi era Michele Reina? Non era assolutamente un mio uomo, risponde in una mattina di luglio al giudice istruttore l’europarlamentare Salvo Lima. Beh, io con lui non ho mai avuto contrasti per un semplicissimo motivo: Reina non era un'entità politica autonoma, non aveva peso politico, i miei interlocutori non potevano che essere l'onorevole Lima e, più raramente, l'onorevole Andreotti che incontrai tre o quattro volte..., giura Vito Ciancimino allo stesso magistrato un paio di mesi dopo. E aggiunge don Vito con il sorriso sulle labbra: A dire la verità i contrasti ci furono...limitati alla pessima abitudine del Reina di non rispettare gli appuntamenti che mi dava, davvero una pessima abitudine.... Interrogatorio della vedova Reina, la signora Marina Pipitone: Michele era particolarmente vicino a Lima, anche se non aveva mai rinunciato a ragionare con la sua testa. Ultimamente era esasperato, era logoro in particolare per dovere contrastare Ciancimino. Pur non avendolo mai detto esplicitamente, mio marito mi faceva capire che lo riteneva vicino ad ambienti mafiosi. Messaggi in codice. Davanti ai giudici di Palermo sfilano gli uomini del Palazzo e gli ex padroni della città. ………………………E l'onorevole Sergio Mattarella spiega come si era mosso Piersanti nel mondo degli appalti, come era intervenuto nella macchina burocratica regionale, come cercava di rinnovare la politica in Sicilia. Mi sembra evidente che questa mutata atmosfera non era gradita a chi potesse pensare di utilizzare collaudati equilibri di potere per fini extraistituzionali. Io non ritengo infatti possibile alcuna altra causale di questo omicidio. E infine: Un dato certo è che dopo la sua morte si creò un forte arretramento e una destabilizzazione delle condizioni politiche regionali. Nella requisitoria ci sono naturalmente centinaia di altre deposizioni. Quella di padre Pintacuda, quelle dei deputati di palazzo dei Normanni, dei funzionari, degli amici del presidente. C' è anche quella dell’allora ministro degli Interni Virginio Rognoni. Ricordo che Mattarella mi parlò delle nuove forme criminose della mafia e di un aspetto molto importante del fenomeno relativo ai legami tra mafia e politica, non mi nascose che la sua politica poteva creare forti ostilità negli interessi colpiti. Lo sapeva bene Piersanti Mattarella. Lo sapeva e lo diceva anche ai suoi collaboratori più stretti. Come un giorno, parlando con loro di un appalto per la costruzione di sei scuole. Nella stanza del presidente c' è la dottoressa Trizzino e il dottor Mignosi. Dice Mignosi: Bisogna andarci piano, siamo su un terreno scivoloso. Interviene la Trizzino: Presidente, dice Mignosi che lei poi continua a fare il presidente e lui finisce nel cemento. Risponde Mattarella guardando i due: Io finisco nel cemento.
di Attilio Bolzoni - La Repubblica pag. 13
21. 18 marzo 1991 - lunedì
Reina, le alleanze del rinnovamento.
La requisitoria. Anche a Palermo la Dc, in sintonia con i vertici romani, aveva una crescente attenzione verso il Partito comunista, fortemente osteggiata, però, dalla corrente fanfaniana
…Padre Ennio Pintacuda deposizione test. del 4-6-1990:
“Ho avuto modo di conoscono occasionalmente, per motivi legati all'attività del Centro Studi sociali, anche il dottor Michele Reina. Della sua azione politica posso dire che tendenzialmente, per la sua volontà di apertura anche verso il PCI, era volta nella stessa direzione di quella dell'onorevole Mattarella. Tuttavia, mentre alle idee ed alla prassi di quest'ultimo era assolutamente estraneo ogni collegamento tra politica ed affari, lo stesso non può dirsi – per quella che è la mia esperienza – per il dottor Reina, che pur avendo espresso quella linea di tendenza innovativa con la elezione a sindaco di Palermo di Carmelo Scoma, aveva ben presente l'esigenza di dovere fare i conti con i c.d. comitati d'affari. Posso anche dire che il Reina, pur essendo vicino all'onorevole Salvo Lima, in questa linea politica tendenziale mostrava avere una volontà autonoma o meglio di autonomia, appoggiandosi in particolare al gruppo Cisl (Sergio D'Antoni, Luigi Cocilovo, Vito Riggio e Carmelo Scoma) nonché a Rosario Nicoletti. La sindacatura di Carmelo Scoma fu, appunto l'espressione più palese di questa volontà politica del Reina” ….
Pubblicazione della requisitoria della Procura di Palermo sull’omicidio Reina - Giornale di Sicilia pag. 5, Cronache Siciliane
'IO TRADITORE DELLA PATRIA? È UN' OFFESA AL PARLAMENTO'
ROMA Sassarese de La Maddalena, fiorentino d' adozione. 52 anni, da 25 in magistratura. Sposato, una figlia. Nel 1979 e nel 1983 eletto, come indipendente nelle liste del Pci, deputato. Dal 1987 senatore della Repubblica, membro del comitato di controllo per i servizi segreti. In quanto tale, giudice di Gladio. E traditore della patria, secondo il capo dello Stato. Senatore Pierluigi Onorato, come ci si sente nei panni che Cossiga le ha cucito addosso durante l'audizione al Quirinale? Sereno e confortato da centinaia di telefonate di solidarietà……………………… Offese alla dignità personale dei cittadini ne sono state già commesse da Cossiga. A che cosa, a chi si riferisce, senatore. Alle accuse a Leoluca Orlando ragazzo sbandato, a padre Pintacuda gesuita del Seicento, a Stefano Rodotà giurista di palazzo, ai magistrati diventati bottegai. C' è stato già un abuso del potere di esternazione che si è esercitato attraverso la denigrazione, l'offesa alla reputazione altrui. …………….Lo ritengo un vizio, una concezione monarchica dei poteri presidenziali che costituiscono un' ulteriore vulnus alle istituzioni repubblicane.
di Giuseppe D’Avanzo - La Repubblica pag. 8
23. 22 marzo 1991 - venerdì
IL GRANDE GELO INTORNO AL QUIRINALE
di Sandra Bonsanti - La Repubblica pag. 2
Padre Pintacuda a Perugia: Partiti e democrazia.
Sala dei Priori – ore 15,30
25. 12 aprile 1991 – venerdì
San Giorgio a Cremano
Incontro pubblico con Padre E. Pintacuda sul tema
LA POLITICA COME SERVIZIO
Moderatore Giorgio Tommaselli
Ore 19,00 Sala Convegni Hotel Schiavone
Pozzuoli (mattina)
Nola (pomeriggio)
27. 20 aprile 1991 – sabato
Conferenza a Roccapalumba. Mafia e società civile.
Con Nino Mannino
28. 4 maggio 1991 - sabato
Sondrio
29. 7 maggio 1991 - martedì
Caltagirone
Sala convegni torre San Gregorio 11:00 - Convegno sul tema:
piacerebbe avere giganti come quelli al servizio della
«L'impegno dei giovani per il rinnovamento della politica»
Relatori: prof. Franco Cazzola (docente Scienze Politiche Università di Catania), prof. p. Ennio Pintacuda docente al Centro “P. Arrupe” di Palermo, Carmine Mancuso Pres. Coordinamento antimafia Palermo, dr. Salvatore Scalia responsabile culturale “La Sicilia” Catania.
30. 25 maggio 1991 - sabato
Partecipazione pubblica a convegno di P. Pintacuda a Foggia.
31. 26 maggio 1991- domenica
LA FABBRICA DEGLI STIPENDI
SICILIA. Il Palazzo dei Normanni, nel cuore del cadente centro storico palermitano, rappresenta il Potere: la vita, il lavoro, i favori, le protezioni, i servizi per milioni di siciliani albergano nelle stanze di questo bel palazzo dove rivalità e passioni risalgono alle conquiste arabe. Anche oggi la conquista di un posto nella Sala d' Ercole, quella dell'Assemblea regionale, scatena odio e rancori. Basta vedere il comportamento dei partiti per formare le liste del 16 giugno: uno spettacolo, dal dramma degli esclusi al classico teatrino dei pupi. Forse in Sicilia non è sempre facile capire chi è il pirata saraceno e chi il cavaliere liberatore. Però si conoscono i registi, i pupari che tengono i fili. ……………………..L' arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore Pappalardo, è intervenuto con molta severità richiamandosi agli ammonimenti della Conferenza episcopale che aveva indicato i nemici da sconfiggere alle elezioni: la logica mafiosa, il sistema politico-clientelare che elargisce favori e compra consensi, l'endemica mancanza di prospettive di lavoro, l' inefficace presenza dello Stato. Resta da vedere se le parole della gerarchia ecclesiastica avranno un esito. Di sicuro, scavano nel profondo, convincono. Come hanno colpito padre Ennio Pintacuda, il gesuita che dopo aver passato un periodo burrascoso per le critiche del presidente Cossiga, è tornato all' attività pubblica. “Serve una seria riforma della politica. Soprattutto da noi, dove facciamo i conti con la questione morale, con governi incapaci, con la criminalità organizzata. Ma le vicende siciliane sono quelle della democrazia del paese, perché i nostri problemi superano lo Stretto, coinvolgono altre regioni, sono questione nazionale. La specificità siciliana è nella violenza, nella crudezza dello scontro, perché nulla è ovattato. Secondo me però la riforma della politica non riguarda più i partiti che hanno perso la scommessa. Dobbiamo invece sperare in nuove forme di partecipazione”. Il pallino della partecipazione ……………………………Sì il cittadino si sente schiavo e la lotta contro la mafia è la lotta per i suoi diritti aggiunge Folena. Questa è la via per cambiare. Ma se la speranza muore in Sicilia, muore nel resto d' Italia.
di Guglielmo Pepe - La Repubblica pag.19
32. 26 maggio 1991- domenica
Partecipazione pubblica a convegno di P. Pintacuda ad Alberobello
33. 31 maggio 1991 - venerdì
PADRE SORGE: ORLANDO MANCA DI PROGETTO, BISOGNA RINNOVARE LA DC
Articolo
34. 1° giugno 1991 - sabato
È SCESO IL GELO TRA GLI UOMINI DELLA " PRIMAVERA " DI PALERMO
di Tonino Virone - SECOLO XIX
35. 2 giugno 1991 - domenica
Palermo - Partecipazione pubblica convegno di P. Pintacuda a Badia
36. 15 giugno 1991 - sabato
UN TEST CHE RIMETTE IN GIOCO I PARTITI DEL DOPO – REFERENDUM
PALERMO Piazza Politeama, davanti all' arena polverosa e trascurata che ricorda l’Unità d'Italia, è una catena di montaggio al sole. Tirano su e rinnovano palcoscenici da comizio, un cantiere frenetico. Fuori Occhetto, avanti un altro. Tocca a Rauti e Vittorio Mussolini, poi sarà il turno di Craxi. Cambia la scenografia, cambia la platea (mai oltre alcune centinaia di fedelissimi, intossicati dal traffico, storditi dai clacson), cambia il messaggio. E dopo? ……………………………………………D'improvviso è arrivata l’estate sull' isola. La calura africana scalda un voto affollato di speranze e rassegnazioni antiche. Un voto mobile, inquieto, tentato da sorprese nell' urna da quelle che padre Pintacuda definisce coscienze ormai liberate. Mangiare e far mangiare riassume invece il tassista, con una pragmatica sintesi tra l’abulia verso poteri pubblici inquinati e l’esigenza di un minimo di giustizia sociale.
di Giorgio Battistini - La Repubblica pag. 9
37. 18 giugno 1991 - martedì
ORLANDO: LA CARICA DEI CENTOMILA
PALERMO Come un risveglio. L' inizio d' un sogno nuovo e difficile per la Sicilia che porta in trionfo Leoluca Orlando (record personale di 101.585 preferenze) e la sua Rete consegnandogli (con oltre 210 mila voti) poco più del 7 per cento del Parlamento regionale. Sale dall' isola in questo inizio di anni Novanta qualcosa di molto simile a un nuovo partito cattolico, che però pesca voti soprattutto fra i delusi della sinistra, provocando appena lievi vertigini alla Dc. Un oggetto politico destinato forse a emigrare più a nord. …………………………………Azzardando magari, come fa Alfredo Galasso, che la Sicilia s' è desta. Lui è stato svegliato ieri da una telefonata importante. La voce di padre Pintacuda, il gesuita palermitano animatore del Movimento. Poi una chiamata amica. ………………….
di Giorgio Battistini - La Repubblica pag. 7
38. 19 giugno 1991 - mercoledì
DC E PSI ALLA RESA DEI CONTI PER LA DISFATTA DI PALERMO
PALERMO. Il voto apre un altro caso Palermo. La disfatta socialista e democristiana nella città delle 100 mila preferenze a Leoluca Orlando annuncia un regolamento di conti tra gli sconfitti. Comincia il processo agli stati maggiori palermitani di Psi e Dc, agli uomini che hanno portato i loro partiti al crac elettorale. C' è una raffica di richieste di dimissioni, qualcuno sicuramente ci rimetterà il posto. …………………………………………Su tutte queste vicende le Acli presenteranno nei prossimi giorni un dossier. Polemiche anche tra Sergio Mattarella, vicesegretario nazionale della Dc, e padre Pintacuda che lo ha accusato di avere stretto un accordo elettorale con Salvo Lima. Che si voglia far credere che nella Dc non esista più una sinistra dichiara Mattarella e che tutto il rinnovamento si esaurisca in Orlando non mi stupisce. Ma è inaccettabile che, a questo scopo, si ricorra alle bugie. …………………..
di Attilio Bolzoni e Umberto Rosso - La Repubblica pag. 6
39. 19 giugno 1991 - mercoledì
'BRAVO ORLANDO', FIRMATO COSSIGA
QUANDO LO ACCUSAVA DI DIVIDERE L' ANTIMAFIA
ROMA - Lo scontro tra Cossiga e Orlando inizia il 18 maggio, quando a Samarcanda l’ex sindaco dice che nei cassetti del palazzo di giustizia di Palermo ce n' è abbastanza per fare giustizia sui delitti politici. Cossiga chiede alla magistratura di valutare la rilevanza penale di queste accuse. Dopo l’omicidio del giudice Livatino, Orlando denuncia: Lo Stato non aiuta la Sicilia onesta. Cossiga replica ai giornalisti: È un bravo ragazzo che non ha capito con le sue intemperanze quanto danno abbia fatto all' unità della lotta contro la mafia. Di padre Pintacuda dice che è un prete fanatico. Ai giudici del Csm il presidente aggiunge: E' unità di intenti dire che i giudici hanno le prove nei cassetti? Provocare la crisi di un partito e la divisione dei sindacati? Dividere la gente davanti alle tombe, sulla base di una subcultura stalinista e pseudoreligiosa? Orlando risponde che è meglio farsi consigliare da un prete che chiedere occultamente indicazioni a Gelli. Il presidente: Orlando è in preda a un profondo sbandamento.
di Concita De Gregorio - La Repubblica pag. 7
40. 19 giugno 1991 - mercoledì
LA RIVINCITA DI ORLANDO
di Andrea Torlonia - La Sicilia pag. 3
41. 22 giugno 1991 - sabato
Seravezza (LU)
Palazzo Mediceo 17:30
Incontro dibattito con padre Ennio Pintacuda sul tema
«Il potere dei senza potere»
42. 29 giugno 1991 - sabato
L' ORA DEI SOCIALISTI CONTRO
BARI. Il giorno del ribelle e dei pretoriani: Il giorno di Signorile, insomma, e poi di Intini, di Acquaviva e Fabbri. E forse il giorno di Formica, che chiede a Craxi le elezioni anticipate, e di Di Donato che invece mostra il volto di un Psi forza tranquilla. …………………………Il segretario lo guarda estasiato puntare il solito indice contro la Repubblica (Le cronache di oggi rendono evidente che non è un giornale, ma un partito a noi avversario) oppure infilarsi in casa pidiessina: Sì, in quel partito c' è chi sa riconoscere la sinistra tra un compagno socialista, un padre Pintacuda e un principe Caracciolo. E non molto dopo, ancora Craxi applaude convinto ad Acquaviva, che la mette giù chiarissima: Questo non è il congresso di una impossibile apertura al Pds
di Federico Geremicca - La Repubblica pag. 6
43. 30 giugno 1991 - domenica
L' ATTACCO A WOJTYLA INFIAMMA IL CONGRESSO
BARI. Il commento più spiritoso è di Giuliano Amato: Eravamo a pranzo, ma Acquaviva non arrivava. Ho pensato che fosse andato in chiesa a pregare per l’anima di Martelli, e più i minuti passavano più lo vedevo in ginocchio a mani giunte. Acquaviva non era andato in chiesa per implorare il divino perdono, ma certo non era dell’umore migliore: Non rappresento la Chiesa nel partito taglia corto il cardinale di Via del Corso e perciò non mi va di fare polemiche. E polemiche non ne aveva fatte nemmeno di fronte a questa battuta di Martelli: Il segretario del Pds vuole i cattolici? ……………………………Sul banco degli imputati, per Martelli ci sono soprattutto i gesuiti di Palermo, quei preti così vicini a Leoluca Orlando, padre Pintacuda in testa. Il gesuita replica: Non sono affatto sorpreso dalle dichiarazioni di Martelli, del resto da lui ci si poteva aspettare ben altro. È falsa questa accusa di ricerca di nuovo potere che Martelli rivolge all' arcipelago cattolico. In questo articolato mondo si cerca in forme diverse di dare alla gente nuove energie, liberandola dai troppi inquinamenti che è costretta a subire.
di Gianluca Luzi - La Repubblica pag. 6
44. 4 luglio 1991 - giovedì
'IO COMBATTO SOLO L' INTOLLERANZA'
ROMA Bastonato dal Vaticano, linciato dalla Dc, corretto da Craxi, Martelli si difende e contrattacca. Con una lettera di nove pagine indirizzata all' eurodeputato socialista Pierre Carniti, nella veste di direttore della rivista di area cattolica e socialista Il Bianco e il Rosso, il vicepresidente del Consiglio torna sulla questione cattolica spiegando e confermando il senso delle sue critiche al temporalismo della Chiesa e di papa Wojtyla. ……………………………….. E ancora un intervento della Chiesa sul terreno della pedagogia politica è chiamato in causa per spiegare il passo falso elettorale in Sicilia. Si tratta del laboratorio politico dei gesuiti di Palermo. Sorto per rinnovare dal di dentro e con nuove leve la Dc siciliana, il laboratorio ha prodotto una giunta multicolore, quindi un grande successo elettorale delle due Dc tenute forzosamente insieme, quindi una rottura tra Orlando e la Dc e anche tra Sorge e Pintacuda e nuovi successi elettorali sia per la Rete, sia per la Dc siciliana. E la conseguenza è stata che la Dc ha svuotato la destra e gli alleati e la Rete ha svuotato elettoralmente il Pci siciliano e impedito che i voti in uscita dal Pci andassero dove volevano o, come nel resto del sud Italia, al Psi. ……………………………………………….
di Gianluca Luzi - La Repubblica pag. 6
45. 5 luglio 1991 - venerdì
NON È IL PAPA CHE RUBA GLI OPERAI AL PSI'
ROMA Formigoni, chi le è più simpatico in questo momento, Martelli o Occhetto? Il ciellino e parlamentare dc Roberto Formigoni risponde senza sorridere: In politica cerco di ragionare, non vado a simpatia……………………………………………………... E non ritiene che ci sia un clero politicante? Se la polemica è con padre Sorge e padre Pintacuda, mi sembra datata. Ma non pensa che ci debba essere un confine tra politica e religione? Anche questa polemica è vecchia. Dove viene superato questo confine? La fede è in crisi, non c' è pericolo che straripi……………………………………………………………….
di Guglielmo Pepe - La Repubblica pag. 11
46. 5 luglio 1991 - venerdì
COSSIGA PARLA, SMENTISCE, RESTA SOLO
ROMA Cossiga celebra l’inizio del suo ultimo anno al Quirinale lanciando un paio di macigni, ma per la prima volta, lasciato solo da tutti, anche dai suoi ex compagni di strada socialisti, è costretto a far marcia indietro e a smentire se stesso. Paolo Cirino Pomicino è il secondo ministro del governo Andreotti, dopo Rino Formica, ad essere oggetto di una critica diretta e violenta del capo dello Stato. Questa volta il presidente della Repubblica ha scelto come mezzo della sua esternazione il giornalista Giuseppe Turani, ……………………..Il ministro del Bilancio è solo l' ultimo di un lungo elenco di personaggi che, tra il ' 90 e il ' 91, sono stati attaccati da Cossiga: Felice Casson, Leoluca Orlando, padre Pintacuda, Stefano Rodotà, Luciano Violante, Raffaele Bertoni, Carlo Caselli, Ettore Gallo, Giovanni Galloni, Nuccio Fava, Gava e Mancino, De Mita, Onorato, Tortorella, il generale Ramponi, Zolla, Andreotti, Formica, La Malfa, Gualtieri, Bruno Vespa, Pippo Baudo, Richard Wallis, e tutti quelli del partito trasversale. Le esternazioni continuano.
di Sandra Bonsanti - La Repubblica pag. 3
47. 15 luglio 1991 - lunedì
LA FORZA DI INERZIA HA GONFIATO LA VITTORIA DC
di Saverio Lodato - L'Unità
48. 22 luglio 1991 - lunedì
A Palermo, organizzato dal Coordinamento Antimafia, si svolge un convegno sul tema "Da Boris Giuliano a Giovanni Bonsignore - 2 anni di stragi e di delitti politico – mafiosi rimasti impuniti", al quale prendono parte: Conte, Carmine Mancuso, Alfredo Galasso, Claudio Fava, Orioles, Grimaldi, Padre Ennio Pintacuda, Leoluca Orlando, il regista Marco Risi, il giornalista Maurizio De Luca, Felice Casson.
49. 28 luglio 1991 - lunedì
A Palermo, organizzato dal Coordinamento Antimafia, arena Sirenetta Mondello:
MONTANA, CASSARA’, ANTIOCHIA, 5 anni dopo
Prende parte tra gli altri Padre Ennio Pintacuda
50. 29 luglio 1991 – martedì
OMICIDIO LIBERO GRASSI
51. 31 agosto 1991 - sabato
NEL NUOVO DESERTO DI PALERMO SOLO L' AMAREZZA DEI PERDENTI
PALERMO - Erano gli uomini della "primavera di Palermo", adesso sono soldati di un esercito scompaginato. Erano i simboli di una speranza, erano una "squadra": adesso sono cavalieri solitari, accerchiati, divisi, forse già battuti. I loro volti sono una galleria di nobili caduti. C' è Giovanni Falcone, da super-giudice palermitano ad alto burocrate romano. C'è Aldo Rizzo, da vicesindaco-mastino a uno dei seicento che popolano Montecitorio. Ci sono Ayala e Borsellino, da punta di diamante della lancia anti-cosche a onesti giudici di una Procura di provincia o a consiglieri dell'Antimafia. Ci sono Sorge e Pintacuda, da evangelizzatori della "primavera di Palermo" a gesuiti divisi e rancorosi. C' è Michele Figurelli, da capo di un Pci che contava a capogruppo di un Pds annichilito. Ci sono Vizzini e Mattarella, da garanti coraggiosi del "rischio rinnovamento" a disciplinati dirigenti nazionali. Ci sono i frantumi dei Verdi e di Città per l’Uomo, da "movimenti" vitalissimi a "movimenti" e basta. Un faro spento E poi c' è lui, naturalmente, Leoluca Orlando, una volta sindaco-simbolo, democristiano eretico: e ora scatenato tessitore di una Rete che più che una rete è un salvagente, gettato lì per naufraghi e dispersi. Palermo è un deserto. Palermo è un faro spento. E dentro il buio che oscura l’omicidio di Libero Grassi, i fantasmi di quella che fu la "primavera di Palermo" - la giunta di Orlando e Rizzo, il pool "leggendario" del giudice Falcone - cominciano a capire che significa impotenza. Fa male dirlo: ma loro, qui, non contano più niente. E a Palermo, allora, nel giorno di questo lutto atteso, non c' è più niente. ………………….E lugubre profezia. Come quella che mormora un Vizzini desolato: "Questo omicidio è il peggio che poteva capitare, perché abbatte definitivamente il muro che separa la paura dalla connivenza. Dopo Grassi, tutto quello che servirà a non farsi ammazzare sarà legittimo. Perché la vita, dico la vita, non la si può chiedere a nessuno".
di Federico Geremicca - La Repubblica pag. 4
52. 1° settembre 1991 - domenica
IL GESUITA CON SCORTA ARMATA
di Lorenzo Frigerio 18
53. 3 settembre 1991 - martedì
PALERMO, IL CSM INDAGA SULLA PROCURA
ROMA - Per la prima volta nella drammatica storia dell’intreccio fra politici e mafiosi il Csm indagherà sulla procura di Palermo. "Ci muoviamo e questo ha già un significato in sé" spiega il vicepresidente Giovanni Galloni. Negli uffici dei magistrati la prima commissione di palazzo dei Marescialli e il gruppo di lavoro antimafia cercheranno la verità sull' accusa lanciata ormai da più di quattro anni da Leoluca Orlando: nei cassetti di alcuni magistrati ci sarebbero le prove dei legami fra alcuni politici e la cupola della mafia. L' inchiesta, da un punto di vista formale, parte oggi, quando a palazzo dei Marescialli si riunirà l’ufficio di presidenza: Galloni, il procuratore generale della Cassazione e il presidente della Cassazione. Spetta a loro dare il via ufficiale all' indagine. Ma già domani sarà a Roma, per un appuntamento il via ufficiale all' indagine. Ma già domani sarà a Roma, per un appuntamento con Galloni, il vertice della Rete: Orlando, Diego Novelli e Alfredo Galasso. "La situazione è grave" aggiunge Galloni "proprio perché o i denuncianti hanno torto, oppure, se hanno ragione, le cose da approfondire saranno molte e difficili". ……………………………………….….Nel mese di luglio Orlando ripeté le sue denunce alla Commissione parlamentare antimafia, alla quale espose per un’ora e mezzo tutti gli elementi che aveva per sostenere la sua tesi. I nomi che fa l’ex sindaco di Palermo sono quasi sempre gli stessi: Ciancimino, Lima, i Cavalieri del Lavoro... E anche in questa occasione, Orlando è deciso a continuare la sua battaglia. Domani, dopo il colloquio con Galloni, incontrerà i giornalisti. Si rende conto che quando Cossiga chiede un’inchiesta penale, quando chiede che si accerti la verità, ad essere sotto accusa è proprio lui. Che il Presidente della Repubblica in sostanza chiede che lui "risponda" per le accuse ai magistrati definite "infamanti". Non si capacita dei motivi per i quali, all' indomani delle elezioni regionali di quest' anno aveva ricevuto quella telefonata di Cossiga: "Congratulazioni per le preferenze. E adesso riposati, forse sei un po' stanco". Una telefonata proprio a lui, che dal giorno in cui il Capo dello Stato aveva deciso di togliersi i sassolini dalle scarpe è stato uno degli obiettivi più assidui del Quirinale, insieme a padre Pintacuda, o da solo. L' inchiesta del Consiglio superiore della magistratura, che prende il via oggi a palazzo dei Marescialli, capita in un momento in cui Orlando non è solo a denunciare le collusioni tra mafia e politica. C' è in corso l’inchiesta a Catania sui voti pagati ai mafiosi per le elezioni del giugno scorso. E c' è, a Trapani, l’inchiesta del sostituto procuratore Taurisano che, occupandosi ormai del livello politico della mafia, è stato costretto a denunciare addirittura il furto del verbale degli interrogatori. Ha ricevuto anche una lettera di minacce. L’ha mandata a uno dei suoi superiori, il quale l’ha restituita per conoscenza "al dottor Taurisano".
di Sandra Bonsanti - La Repubblica pag. 13
54. 13 settembre 1991 - venerdì
Padre Pintacuda a Trieste.
55. 14 settembre 1991 - sabato
A Tolmezzo per una conferenza con Giorgio Ellero (Responsabile friulano Movimento della Rete)
Padre Pintacuda a Forni di Sotto: Premiazione "Racconti di Montagna"
Nella qualità di membro della Giuria.
Gruppo Giovanile Iniziative Fornesi.
Soggiorno c/o Comunità “Rinascita di Tolmezzo”
56. 15 settembre 1991 - domenica
PADRE PINTACUDA: CI VUOLE SOPRATTUTTO TRASPARENZA
di Luciano Romano - IL GAZZETTINO DEL FRIULI
57. 15 settembre 1991 - domenica
TUTTI MAFIOSI?
di Bianca Stancanelli – Panorama 44 e seg.
58. 15 settembre 1991 - domenica
DEGRADATO E SOSPESO
Intervista di Daniele Martini - Panorama pag. 46, 47
59. 18 settembre 1991 - mercoledì
Un mese di audizioni al Csm per il caso Palermo. Definitivo divorzio del gesuita dall'ex sindaco
SORGE: ORLANDO E PINTACUDA, CHE INTOLLERANTI
ROMA. Un mese di audizioni del Csm per fare chiarezza sulle accuse di inerzia lanciate dall'ex sindaco di Palermo alla magistratura siciliana. Ha ragione Orlando che denuncia tiepidezza nelle indagini sui grandi delitti e sui rapporti mafia-politica? Oppure anno ragione i magistrati che sostengono di non avere tralasciato nulla e di non avere ancora prove nei cassetti? A partire da martedì prossimo e fino a metà ottobre la prima commissione del Csm ascolterà Orlando, Carmine Mancuso e Alfredo Galasso, i tre esponenti della «Rete» che la settimana scorsa hanno consegnato una memoria di 19 pagine l'avvocato Giuseppe Lupo, parte civile del Pds per l'omicidio di La Torre e Di Salvo, Michele Costa e Rita Bartoli, figlio e vedova del procuratore di Palermo ucciso nell'80, il procuratore capo Pietro Giammanco, l'ex procuratore aggiunto di Palermo ora direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia Giovanni Falcone, il capogruppo del Psi all'Ars Turi Lombardo. Quest'ultimo aveva chiesto di essere ascoltato per sapere a che punto sono le inchieste giudiziarie che riguardano Orlando, se è vero che Ha assunto noti pregiudicati al Comune di Palermo, se è vero che «magistrati pubblicamente e politicamente orlandiani abbiano giuridicamente insabbiato le inchieste relative», se è vero che «associazioni gestite da questi magistrati siano state ristorate con generosi contributi dal Comune. A Palazzo dei Marescialli affermano che queste prime audizioni puntano a dare un primo indirizzo ai successivi accertamenti che il Csm dovrà compiere e che, allo stato, non sono sotto inchiesta né i magistrati di Palermo né Orlando. Lunedi prossimo, invece, la commissione del Csm inizierà l'esame del «caso Trapani ed ascolterà il giudice Francesco Taurisano sul furto dei verbali, custoditi nel suo cassetto alla Procura, dell'inchiesta sulle deposizioni dei pentiti Spatola e Filippello. Mentre a Roma si cerca di fare chiarezza sulle accuse di Orlando, l'ex sindaco di Palermo ed il gesuita Pintacuda devono registrare il divorzio definitivo con padre Bartolomeo Sorge, l'antico compagno di lotta che ora si dissocia dalle iniziative della «Rete». «Quello che mi amareggia è la divisione del fronte antimafia, spiega Sorge, in una intervista al «Sabato». È elemento più negativo della situazione palermitana causata da irrigidimenti di tipo psicologico, una divisione che nasce sull'onda della personalità di Leoluca Orlando». L'ex sindaco e Pintacuda - dice Sorge - «fanno un ragionamento sbagliato. Nessuno mette in dubbio la loro sincerità ma non si può pensare che chi non è dalla loro parte fa’ il gioco della mafia». E critica l’intolleranza e il sospetto che Pintacuda aveva definito «l'anticamera della verità: «È un'arma che nessun cristiano dovrebbe mai usare. Criticare, denunciare ciò che non va è giusto ma in questo modo non si costruisce niente». Nell'intervista Sorge aggiunge che Orlando ha sbagliato a creare la «Rete» perché «è nella lotta partitocratica e correntizia e non ha futuro mettere assieme un esercito di scontenti.
Giornale di Sicilia
60. 11 ottobre 1991 - venerdì
VI PROMETTO CHE DISFERO' LA RETE
Intervista Giancarlo Perna - L'Europeo pag. 14, 15
61. 18 ottobre 1991 - venerdì
Palermo. Iniziativa del Coordinamento Antimafia.
Presentazione del libro “Il Sud negato” di Sandro Di Stefano
Interventi: Tano Grasso, Enzo Guarnera, Angela Lo Canto, Leoluca Orlando, Pintacuda
62. 25 ottobre 1991 - venerdì
PERCHE' A PALERMO LA SPERANZA NON MUOIA
Invito ISTITUTO DI FORMAZIONE POLITICA " PEDRO ARRUPE"
63. 1° novembre 1991 - venerdì
'COSI' FU USATO QUEL FIUME DI DENARO'
PALERMO - La cosiddetta Gladio ecclesiastica, attiva in Italia dal 1955 al 1963, dovette fare i conti con un ampio fronte di opposizione interno alla Compagnia di Gesù. Lo rivela padre Ennio Pintacuda, uno degli esponenti di punta del centro di studi sociali "Pedro Arrupe", diretto da Bartolomeo Sorge. Padre Pintacuda, c' erano i gesuiti al centro di questa struttura anticomunista? "Non è esatto tirare in ballo tutta la Compagnia di Gesù. Soprattutto tra i gesuiti che si occupavano di problemi politici, economici e sociali, ci fu un'enorme reazione, una grande opposizione a questo progetto. Io ero ancora studente, stavo per entrare al centro studi, ma ricordo perfettamente che in moltissimi dichiarammo la nostra aperta ostilità per la provenienza di quel denaro. Un vero e proprio fiume di soldi che arrivava dagli Stati Uniti, in modo non molto chiaro, senza alcun controllo. Eravamo molto perplessi e sospettosi. Questo fronte di opposizione passava dai centri studi, soprattutto quelli di Milano, Napoli, e in un secondo tempo Palermo, che già allora facevano una grossa battaglia per l’allargamento dell’area democratica verso il centrosinistra". La paternità di quest' operazione di chi fu? "I superiori della Compagnia di Gesù la subirono, sotto la pressione del cardinale Siri che, a quel tempo, presiedeva la Conferenza episcopale italiana. Don Luigi Sturzo, che ne fu l’ispiratore, decise di affidarsi a padre Gliozzo, che all’inizio fu titubante ad accettare. Loro facevano una vera e propria operazione ' muro contro muro, portavano in giro una mostra sulle persecuzioni, sulla cosiddetta Chiesa del silenzio. Diciamo che il nostro dissenso era culturalmente tollerato e trovò poi conforto nella strategia del dialogo portata avanti da papa Giovanni". Lei ritiene che si possa parlare di una Gladio ecclesiastica? "Non credo sia corretto. Diciamo che questi finanziamenti, abbondantissimi, erano usati per una propaganda culturale contro il comunismo solo indirettamente. In realtà, venivano usati per combattere il marxismo ateo e l’anticlericalismo che, soprattutto nei Paesi dell’Est, perseguitava i sacerdoti, costringendoli alla Chiesa del silenzio. I soldi venivano dati a questo scopo. Certo, nelle intenzioni di chi mandava i finanziamenti (gli Stati Uniti e - si dice - in particolare la Cia), c’era il preciso obiettivo di impedire la crescita del comunismo. In questo, si può dire che la struttura clericale avesse una coincidenza di intenti con la vera Gladio".
di A.Z. - La Repubblica pag. 10
64. 3 novembre 1991 - domenica
SORGE: ECCO LE MIE RAGIONI
LETTERA - Novica pag. 3
65. 13 novembre 1991 - mercoledì
Palermo. Iniziativa del Coordinamento Antimafia
66. 15 novembre 1991 - venerdì
IL CARDINALE RESTA SOLO
MO - Il cardinale denuncia le collusioni che "coprono delitti politici e mafiosi", chiede di rompere i "collegamenti economici, amministrativi e politici" per spezzare la catena di morte, ma la città non risponde al suo appello. E diserta la celebrazione. Era un appuntamento importante, preparato con cura nelle parrocchie e attraverso la rete dei gruppi cattolici: una messa di suffragio per tutte le vittime palermitane cadute sul fronte della violenza, per i morti ammazzati in una lunghissima guerra. E la Chiesa si è voluta presentare al "gran completo", con Ennio Pintacuda (il consigliere spirituale di Leoluca Orlando) fra i concelebranti, insieme a padre La Rosa, prete simbolo del quartiere della Vucciria. Ma le dure parole pronunciate nell' omelia dall' arcivescovo Salvatore Pappalardo sono cadute nel silenzio di una cattedrale semideserta. Non c' erano i familiari degli uomini uccisi dalle cosche, i parenti dei poliziotti, dei magistrati, degli imprenditori finiti nel mirino dei killer. Tutti assenti. In prima fila, vestiti di nero, solo la moglie e i familiari di Giuseppe Cardella, un uomo morto insieme alla nipote nel crollo accidentale della sua bottega, un paio di mesi fa. Sotto le navate della chiesa "madre" della città, non più di duecento- trecento persone, raccolte a seguire il dolente discorso del cardinale "Chi fermerà tante lacrime, chi porrà fine allo scorrere di tanto sangue?". Domande alle quali Palermo sembra, oggi non voler rispondere. Non ci sono, in cattedrale, nemmeno gli uomini dello Stato, il rappresentante delle istituzioni, i leader dei partiti che Pappalardo, raccogliendo in pieno l’intervento della Cei, sprona e mette alla frusta. "Riferendoci al recente documento della Conferenza episcopale italiana, dobbiamo fare appello ad una necessaria, generale ripresa della legalità, ad un puntuale e coscienzioso adempimento dei propri compiti da parte di ciascuno: cosa quanto mai dappertutto decaduta, per il prevalere di tante forme di più o meno oscuri interessi, di arbitrio, di disimpegno, di irresponsabilità". Ma gli "interlocutori" non sono lì ad ascoltarlo. C' è chi prova l'elenco degli assenti. Non si vedono il sindaco Lo Vasco né gli assessori della sua giunta. Fra gli uomini che a Palermo hanno il compito di rappresentare lo Stato c' è, solitario, il questore Vito Plantone. Sono tutti nel "palazzo dei viceré", impegnati in un dibattito d' aula all' Assemblea siciliana, gli amministratori e gli uomini politici della Regione. Alle 18, quando il cardinale si avvia all' altare fra i fumi d' incenso, seguito dal corteo dei concelebranti, c' è un gran vuoto fra i politici. Resterà così. Alla spicciolata arrivano il vicesegretario regionale dc Rubino, il deputato della Rete Letizia Battaglia, qualche consigliere comunale del Pds e qualche "dissidente" democristiano. Ci sono quelli delle Acli e di "Città per l'Uomo", l'unico movimento che aveva pubblicamente appoggiato l'iniziativa del cardinale. Pino Toro, presidente del gruppo ragiona sul perché di tante assenze: "Sì, la città non ha risposto. È come sorda se non viene scossa da qualche tragico fatto ...". Colpiscono, soprattutto quei posti in prima fila dove non ci sono gli uomini e le donne che Cosa nostra ha ferito negli affetti più cari. Un' assenza per stanchezza, per sconforto, forse anche un gesto di "protesta"? C' è chi non esclude proprio questa ultima spiegazione: un "vuoto" in polemica con una commemorazione in nome di "tutte le vittime di tragici avvenimenti e violenze omicide" che poteva mettere l’uno accanto all' altro le vedove di boss e le vedove dell’antimafia. "Dinanzi alla morte - sottolinea il cardinale - la comunità cristiana non rievoca fatti e misfatti, non pronuncia giudizi, non emette sentenze e condanne ma tutti ugualmente affida alla divina pietà". Pappalardo aveva convocato questa messa di suffragio invitando tutti a partecipare, "senza distinzione di parte o di partito", una celebrazione senza divisioni, senza "odii che richiamino rivalse o vendette...". Un appello che non è stato accolto. Il cardinale, però, insiste nel "richiamo" alle istituzioni: "Non possiamo non auspicare anche che le autorità e le strutture pubbliche, diano sempre nel nostro territorio esempio di efficienza, di compattezza, di trasparenza, di indipendenza da ogni interesse che non sia quello della giustizia. Il nostro commosso ricordo va al riguardo a quanti, in tempi lontani e recenti, questo coraggio e coerenza hanno avuto, e sono caduti perciò vittime della loro rettitudine e del loro dovere". Un riferimento, esplicito, agli uomini delle istituzioni caduti nella guerra contro Cosa nostra. Infine, la condanna più dura: "Non risaliremo la china dei delitti politici, mafiosi, delle faide tra persone e gruppi malavitosi se non si riusciranno ad individuare e a rompere, nei momenti e luoghi appropriati, tutti i possibili collegamenti economici, amministrativi e anche politici che coprono e salvaguardano determinati affari o prestigi personali e di parte".
di Umberto Rosso - La Repubblica pag. 21
67. 15 novembre 1991 - venerdì
IL CARDINALE SENZA GREGGE
Disertata l'omelia di Pappalardo per le vittime di mafia
L’annuncio prevedeva una celebrazione religiosa per ricordare i caduti di mafia, ma il cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo, nel
corso dell'omelia non ne ha citato neanche la parola. Tra banchi non si è presentato nessuno dei familiari delle vittime di «Cosa nostra». Grandi assenti anche i rappresentanti delle istituzioni
pubbliche e delle forze dell'ordine. In cattedrale si contano appena duecento fedeli, qualche consigliere comunale, uno o due esponenti politici intervenuti a titolo personale e pochissimi
rappresentanti di movimenti e gruppi della società civile. Poi tantissimi banchi vuoti. In seconda fila ci sono soltanto alcuni membri della famiglia Cardella. Due mesi fa, per il crollo in una
palazzina pericolante all'Albergheria. Al centro storico. morirono zio e nipote ed ora i familiari vogliono ricordarli in questa messa. A concelebrare con il cardinale Pappalardo c'è padre La
Rosa. parroco del centro storico, ma anche padre Ennio Pintacuda, che da tempo era assente dal fianco dell'arcivescovo. Pappalardo
apre la sua omelia ricordando che novembre è il mese in cui si commemorano tutti i defunti. «Il presente rito non ha altri significati o sottintesi». tiene a specificare. E una preghiera per i
morti, ma anche «per i viventi che progettano il male e lo compiono, perché si ravvedano» Poi è un susseguirsi di auspici, di speranze, di moniti e preghiere. Auspicio che «le strutture pubbliche
diano esempio di efficienza. trasparenza ed indipendenza». Il ricordo è a quanti caddero «vittime della loro rettitudine e del loro dovere. L'arcivescovo legge così anche il recente documento
delia Cei sulla mancanza di «legalità» in Italia. E un appello «ad un puntuale e coscienzioso adempimento dei propri compiti da parte di ciascuno» dice. Fa solo un riferimento ai «delitti
mafiosi» per ribadire che non ci sarà mai giustizia «se non si riusciranno ad individuare e rompere tutti i possibili collegamenti economici amministrativi ed anche politici che coprono e
salvaguardano determinati affari o prestigi personali e di parte». È la parte più dura dell'omelia. Poi è tutto un ritorno alla speranza di «Una forte ripresa etica di ciascuno, soprattutto dei
cristiani.
In una lettera inviata al cardinale alla vigilia di quest'appuntamento il movimento Città per l’Uomo aveva sottolineato proprio la responsabilità dei cristiani nei problemi di questa città. «Gran
parte del potere economico, sociale e politico - avevano scritto al cardinale - è nelle mani dei credenti. Cambiare la città, fare progetti di sviluppo, dare voce alla giustizia significa
interrogarsi sull'effettiva volontà di liberarsi dai condizionamenti che hanno umanificato i valori evangelici».
di Rino Cascio - Il Manifesto
68. 19 novembre 1991 - martedì
IL PARTITO DEGLI ONESTI
Il Manifesto
69. 1° dicembre 1991 - domenica
L' INDIGNAZIONE DI NOBERTO BOBBIO. ORA BASTA
L' ORA
70. 1° dicembre 1991 - domenica
ENNIO PINTACUDA, PRIMAVERA SICILIANA
di Guglielmo Pepe - L' ORSA MAGGIORE pag. 27
71. 1° dicembre 1991 - domenica
MANIFESTO COSTITUTIVO DEL MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE
MOVIMENTO LA RETE
72. 1° dicembre 1991 - domenica
SETTE VOLTI DI SANTA ROMANA CHIESA
Articolo 37
73. 1° dicembre 1991 - domenica
LE AZIENDE SICILIANE IN 5 ANNI SARANNO MORTE O IN MANO ALLA MAFIA
di ALBERTO MAZZUCA
74. 3 dicembre 1991 - martedì
CATANIA – Camera di Commercio -ore 17,00
Presentazione del libro " IL SUD NEGATO " di Sandro Distefano
Interventi: Enzo Guarnera, Tano Gullo, Giuseppe Nicolaci, Ennio Pintacuda e Giovanbattista Scidá.
Conclude l'autore, Sandro Distefano.
75. 14 dicembre 1991 - sabato
LARINO (Campobasso)
Sala Conferenze Chiesa SS. Martiri Larinesi – via Sturzo, Larino ore 17,00
Incontro -dibattito sul tema:
POLITICA È … con Padre Ennio Pintacuda
Centro Sociale IL MELOGRANO - Presidente Antonio Mastantuono
76. 15 dicembre 1991 - domenica
Palermo. Iniziativa del Coordinamento Antimafia.
Convegno-dibattito sul tema “I diversi volti del garantismo” - Interventi:
Ennio Pintacuda, Alfredo Galasso, Aurelio Grimaldi, Carmine Mancuso, Leoluca Orlando
77. 4 gennaio 1992 - sabato
RESPONSABILITA' E SOLIDARIETA' PER SALVARE LA DEMOCRAZIA
Invito MOVIMENTO SOCIO- POLITICO- CULTURALE NUOVA DEMOCRAZIA- LA RETE Padre Ennio Pintacuda
78. 4 gennaio 1992 - sabato
Ore 18,00 presso Centro Aperto Parrocchiale “Amedeo Orsini”, Parrocchia Maria SS. Annunziata - Palagiano.
Incontro con P. Pintacuda sul tema:
“Responsabilità e solidarietà per salvare la Democrazia”.
Organizzato dal
Movimento sociopolitico culturale NUOVA DEMOCRAZIA LA RETE – PALAGIANO
79. 18 gennaio 1992 - sabato
FERMATE IL PRESIDENTE, LA COSTITUZIONE NON SI CAMBIA COSI'
STEFANO BOCCONETTI
80. 18 gennaio 1992 – sabato
Dopo l’esternazione “volgare” di Cossiga
L’ “incazzirsi” di formiche e presidenti
L’uso del verbo incazzarsi e un riepilogo delle esternazioni poco urbane del presidente della Repubblica. turpiloquio
L' "incazzirsi" di formiche e presidenti
Il libro più venduto in Italia da un anno a questa parte è opera di due umoristi, Gino e Michele, e s' intitola "Anche le formiche nel loro piccolo s' incazzano...". Da domenica, quel titolo potrebbe avere una variante: "Anche i presidenti della Repubblica s' incazzano". Come è noto, in una delle sue esternazioni Francesco Cossiga, rivolgendo un appello alle forze dell'ordine perché' non violino le leggi, ha detto: "Per il governo sembra che il futuro dell'Italia dipenda dalla legge sull' obiezione di coscienza. Volete che non s' incazzino? Anch' io m' incazzerei, come mi sto incazzando". Il triplice uso del verbo "incazzarsi" in una pubblica dichiarazione ha provocato una domanda che a noi pare legittima, considerando l'inequivocabile etimologia del vocabolo: poteva, il capo dello Stato, ricorrere a qualche sinonimo meno pesante? La risposta è sì. Il dizionario mette a disposizione i verbi "adirarsi, arrabbiarsi, incavolarsi, infuriarsi". È ovvio che l’effetto non sarebbe stato di pari intensità. Del resto, "incazzarsi" non è un'espressione di conio recente. Nel senso di "arrabbiarsi violentemente" la registrò il Panzini nel suo "Dizionario moderno" del 1908. E nella formulazione "incazzirsi" il verbo appare 4 secoli fa nel "Dialogo nel quale la Nanna insegna a la Pippa" dell'Aretino, che parla di "voce incazzita". La voce di Cossiga è stata spesso "incazzita". Tutto cominciò il 1° febbraio di due anni fa, quando il presidente dichiarò: "Di colpo, come accade quando ci si sveglia di soprassalto, mi sono rimbalzati in testa alcuni problemi italiani. Quali? Lo si capirà nei successivi interventi". L' elenco ci porterebbe al di là dei limiti di un articolo, ma qualche esempio rinfrescherà la memoria dei lettori. Il gesuita Ennio Pintacuda definito "un prete fanatico che crede di essere nel Paraguay del Seicento". Il problema delle Leghe: "Dividere l’Italia è un’operazione criminale, sciocca e vergognosa". A proposito di alcuni articoli che mettevano in discussione l'operato dei carabinieri: "Non sono parole miserande, sono parole miserabili". Il giudice Casson: "Efebo di Venezia" e anche "vile". Il presidente del Pds, Stefano Rodotà: "Piccolo arrampicatore sociale". L’ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: "Un irresponsabile". Per De Mita: "Dice che parlo troppo? A lui capita di dire cose incomprensibili anche quando parla poco". Il vicepresidente della Camera Michele Zolla: "Un analfabeta di ritorno". Il vocabolario presidenziale ha anche riesumato un termine popolaresco come "ciccia!". Si sa che ciccia è la carne commestibile, ma esiste un uso della parola come risposta negativa o come manifestazione d' indifferenza. "Ciccia!" potrebbe essere, in entrambi i significati, la risposta adatta alle variazioni sul verbo "incazzarsi".
Nascimbeni Giulio – Corriere della Sera pag. 2
81. 18 gennaio 1992 - sabato
Teramo??
82. 26 gennaio 1992 - domenica
BATTIAMOCI CONTRO IL POTERE MAFIOSO
di Paola Alberti - Il Tirreno
83. 27 gennaio 1992 - lunedì
INCONTRO- DIBATTITO SU: LA PRESENZA CULTURALEDELLA COMUNITA' ALBANESE IN SICILIA
Invito LICEO LINGUISTICO PROVINCIALE
84. 1° febbraio 1992 - sabato
E MACALUSO " NEL PDS TROPPI ERRORI "
La Sicilia Ciancimino
85. 8 febbraio 1992
Macerata vedi foto
86. 11 febbraio 1992 – martedì
IL LORO POTERE IN ITALIA
"I gesuiti scrivono...". Quando sui giornali italiani si legge questa frase, il che capita frequentemente, il riferimento è quasi sempre a La civiltà cattolica, il quindicinale per definizione considerato "prestigioso", edito da un gruppo di gesuiti con sede a Roma, in una villa nei pressi di Via Veneto. In genere, ciò che della rivista viene ripreso dai giornali è l’editoriale (che si dice sia sempre visto dalla Segreteria di Stato vaticana) o la nota che tratta di politica italiana. Altra fonte di citazione è il Centro "Pedro Arrupe" di Palermo, diretto dai gesuiti Bartolomeo Sorge ed Ennio Pintacuda, una scuola di formazione politica e sociale, il cui interesse, data la collocazione nel capoluogo siciliano, è incentrato anche sui fenomeni mafiosi. Altro Centro importante è, invece, dislocato a Milano, il Centro "San Fedele", con plurime attività culturali, dal quale esce la rivista mensile Aggiornamenti sociali, dedicata a temi di carattere politico e sociale. In questi casi, con un po' di semplificazione, le idee della rivista romana o le opinioni dei religiosi del Centro palermitano o di quello milanese vengono attribuite ai gesuiti in genere. Il "Centro San Fedele" pubblica anche Letture, mensile di critica letteraria, cinematografica e teatrale, e Popoli, che tratta di missioni. Vi è poi aggregato un "Centro culturale", che comprende una Galleria d’arte e un Cineforum. Otto sono in Italia i famosi Collegi dei gesuiti, che accolgono alunni e alunne dalle elementari alla maturità. Sono: l’”Istituto sociale" a Torino, il "Leone XIII" a Milano, l’”Arecco" a Genova, il "Massimo" a Roma, il "Pontano" a Napoli, il "Di Cagno" a Bari, il "Gonzaga" a Palermo, il "Sant' Ignazio" a Messina, che è stato il primo collegio fondato dalla Compagnia di Gesù. Funzionano anche due Facoltà teologiche dei gesuiti a Napoli e a Cagliari. Una decina sono le Case di Esercizi spirituali, dove vengono predicati gli "Esercizi" di sant' Ignazio. A Roma, inoltre, la Compagnia di Gesù ha in mano i centri maggiori della cultura ecclesiastica: la Pontificia Università Gregoriana, l’Istituto Biblico e l’Istituto di Studi Orientali. Sono tre istituzioni collegate tra loro, dipendenti dall' autorità centrale della Compagnia, aventi come scopo una attività di formazione culturale internazionale. La Gregoriana, fondata dallo stesso sant' Ignazio di Loyola, ha preparato un gran numero di preti in ogni parte del mondo. Si può dire che la maggior parte dei vescovi ha studiato nel famoso ateneo romano dei gesuiti.
di D.D.R. - La Repubblica pag. 33
87. 9 febbraio 1992 - domenica
Roma.
Dibattito dal titolo "Le trasformazioni del sistema politico in Italia"
Dibattito organizzato da Movimento per la democrazia "La Rete".
Interventi: Ennio Pintacuda (SACERDOTE), Livio Pescia.
88. 18 febbraio 1992 - martedì
L' " incazzarsi " di formiche e presidenti
di Giulio Nascimbeni - Corriere della Sera pag. 2
89. 18 febbraio 1992 - martedì
CORLEONE, NUOVO INCONTRO: LA CULTURA CONTRO LA MAFIA
L' ORA C.D.C.
90. 18 febbraio 1992 - martedì
ANTIMAFIA A CORLEONE
La Sicilia
91. 18 febbraio 1992 - martedì
Corleone.
Assemblea-dibattito ore 10 nei locali dell'Istituto Santa Chiara di Corleone, dal tema:
La cultura contro la mafia.
Partecipazione degli studenti e dei docenti di tutte le scuole medie superiori del paese.
Introduzione svolta dall'assessore comunale alla Pubblica istruzione Dino Paternostro (Pds), relazioni tenute dal sociologo padre Ennio Pintacuda e dal dott. Michele Costa, avvocato, figlio del procuratore Gaetano Costa, assassinato dalla mafia
92.
93. 20 febbraio 1992 - giovedì
I LIONS E LE ISTITUZIONI
Invito THE INTERNATIONAL ASSOCIATION OF LIONS CLUBS
94. 21 febbraio 1992 - venerdì
PER UNA FRASE SU ORLANDO PADRE SORGE SOTT' ACCUSA
ALERMO "Ha sfasciato troppe cose, si vendicheranno. Lo ammazzeranno, ne sono sicuro...". E su questa frase, nella città dove le parole sono davvero pietre, scoppia l’ultimo caso. Profezia terribile, attribuita a padre Bartolomeo Sorge, che dalle pagine del Corriere della Sera scende come un pugno allo stomaco. La vittima, l’uomo nel mirino, il morto che cammina? Leoluca Orlando, ex allievo spirituale di Sorge. Due personaggi simbolo della "primavera di Palermo" le cui strade si sono da tempo separate. Smentisce, sorpreso e amareggiato, padre Sorge: "Per carità. È stata data un’interpretazione assurda alle mie parole. Volevo soltanto dire che Orlando espone la sua vita, che ha dato molto fastidio. Lo ripete lui stesso, e ci vuole molto poco a capirlo... Siamo proprio fuori dalla grazia di Dio...". Eppure, è stato persino colto un agghiacciante messaggio, come una specie di invito a non votare per un uomo che tanto finirà ammazzato, e qui, il sorriso amaro di Sorge si spegne: "Figurarsi se potevo sostenere una cosa simile, ' non votate Orlando perché lo ammazzano’. Roba da matti. Sarei un nazista soltanto a pensarlo...". E poi aggiunge: "Una cosa sono le mie riserve sulla Rete, tutt' altra cosa attribuirmi l’intenzione di battermi contro Orlando, con propositi di quel tipo. E pensare che la mia frase voleva essere elogiativa, per mettere in evidenza la grandezza morale del personaggio...". Serviranno, queste precisazioni, a chiudere lo scontro tra i due? Leoluca Orlando replica con una laconica battuta: "Chiedo a padre Sorge se non ritenga grave sostenere una politica che, per sua stessa ammissione, uccide e lascia uccidere...". Di poche parole anche padre Ennio Pintacuda, l’altro gesuita che però è sempre rimasto al fianco dell’ex sindaco: "Mi auguro che Sorge non abbia mai detto quelle cose...". Ma contro l’ex grande alleato scendono in campo i gruppi legati ad Orlando, s' indignano pure altri "settori" del mondo cattolico. Telefonate e telegrammi di protesta sono arrivati perfino a Pappalardo. Protesta anche Vincenzo Noto, direttore del settimanale Novica vicino alla curia: "L' ho personalmente detto a Sorge: certe cose non si possono dichiarare, bisogna portare avanti il senso della solidarietà". Dunque, l’ex direttore di "Civiltà cattolica" si ritrova al centro della bufera. Qualcuno torna a chiedere, come già tante volte in passato, l’intervento dei vertici della Compagnia di Gesù. Soltanto che stavolta a rivolgersi a Roma sono gli uomini che fino a poco tempo fa lo difendevano. Sono i deputati della Rete all' assemblea regionale siciliana che si rivolgono al Generale della Compagnia: "Ci chiediamo se le dichiarazioni di Sorge debbano ritenersi farneticazioni personali o altro. Chiediamo di porre rimedio a un messaggio che isola Orlando...". È decisamente la fine di un grande amore politico, anche se padre Sorge ha un’ultima tenerezza: "Il documento della Rete? Lo condivido interamente".
di U. R. - La Repubblica pag. 6
95. 21 febbraio 1992 - venerdì
SORGE - ORLANDO, SCONTRO APERTO. GIALLO PER L' INTERVISTA MANIPOLATA
di Tonino Zito - La Sicilia
96. 21 febbraio 1992 - venerdì
IL PERICOLO PINTACUDA
di Pierluigi Germana – Novica pag. 9, 10, 11
97. 22 febbraio 1992 - sabato
REMIAMO INSIEME
La Sicilia P.M.P.
98. 23 febbraio 1992 - domenica
COSA È LA MAFIA. CONVEGNO- DIBATTITO AL COMUNE DI CORLEONE
di Cosmo Di Carlo - L' ORA
99. 25 febbraio 1992 - martedì
Corriere della Sera
100. 25 febbraio 1992 - martedì
VOTO DEI CATTOLICI: SCOPPIA LA POLEMICA " POPOLO " - LA MALFA
Il Giornale G.B.
101. 28 febbraio 1992 - venerdì
ETICA E NUOVA POLITICA Invito ASSOCIAZIONE CULTURALE HAPPY RADIO
IL PRESIDENTE GIORGIO SCOLLO
102. 28 febbraio 1992 - venerdì
Conferenza-dibattito sul tema:
“Etica e nuova politica'' nell'Aula Magna della Scuola Elementare Borgo Troina.
Aula Magna della Scuola Elementare Borgo – Troina. Ore 18.00
Intervento: Padre Ennio Pintacuda della Scuola di Formazione Politica Pedro Arrupe'" di Palermo
103. 29 febbraio 1992 - sabato
TOLTA LA SCORTA A P.E. PINTACUDA
IL MESSAGGERO pag. 7
104. 29 febbraio 1992 - sabato
NIENTE AGENTI A PINTACUDA
La Stampa (ASCA)
105. 1° marzo 1992 - domenica
C'E' ANCHE LA VARIABILE SORGE
di Vincenzo Noto - NOVICA
106. 7 marzo 1992 – sabato
Ostiglia (MN)
Incontro con studenti Liceo Scientifico Galileo Galilei – ore 9,00
Tema: Etica del moderno e e dell’intervento nel politico.
Pomeriggio a Palazzo Bonazzi incontro pubblico sul tema
“CRISI DELLA POLITICA E VALORI DELLA DEMOCRAZIA”
107. 8 marzo 1992 - domenica
SUZZARA – Sala Civica via Montecchi – ore 10,00
Incontro pubblico organizzato dal
“Partito Democratico della Sinistra” Sez. Sailetto
Lezioni di cultura politica contemporanea.
Incontro con i protagonisti:
Padre Ennio Pintacuda su “Etica del moderno e dell’intervento nel politico”
108. 10 marzo 1992 - martedì
A OSTIGLIA E SUZZARA PADRE PINTACUDA UN ALFIERE ANTI-MAFIA
di Giancarlo Oliani - GAZZETTA DI MANTOVA
109. 13 marzo 1992 – venerdì
MAFIOSITA' E TESTIMONIANZA CRISTIANA
Invito COMUNITA' CATTOLICHE DI SRVIZIO PER L' EVANGELIZZAZIONE
110. 13 marzo 1992 – venerdì
PINTACUDA: MI RICORDA LA FINE DI CALVI
Corriere della Sera pag. 5
111. 13 marzo 1992 – venerdì
MANNINO: CHI È UCCISO DALLA MAFIA È VITTIMA
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
112. 13 marzo 1992 – venerdì
L' ATTO D 'ACCUSA DI ORLANDO: ANDREOTTI CHIEDA LUMI A CIANCIMINO
Intervista L’UNITÀ Franca Chiaromonte
113. 13 marzo 1992 – venerdì
Corriere della Sera
114. 15 marzo 1992 - domenica
LA PAURA DEGLI ' EREDI
Anche Orlando risponde al presidente del Consiglio e spiega perché incontrò Lima GALASSO REPLICA AD ANDREOTTI PINTACUDA: ' DELITTO POLITICO' PALERMO - Leoluca Orlando e Alfredo Galasso, i due esponenti della Rete, replicano ai rilievi loro mossi dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti a commento dell’assassinio di Salvo Lima. Galasso dice che "all' onorevole Andreotti devono evidentemente essere saltati i nervi. Umanamente si può anche capire, dati i suoi rapporti con Lima, ma non si può dimenticare ancora una volta la verità. La verità - secondo Galasso - è che la mafia va combattuta con gli strumenti e le regole di uno Stato di diritto, quelle regole che proprio l’onorevole Andreotti ha violato quando ha mentito di fronte alla corte d' Assise del maxiprocesso contro la mafia, in un’udienza da lui voluta a porte chiuse, coprendo le gravi responsabilità di un sistema di potere che aveva in Lima e in lui stesso un abituale protagonista". Orlando ricorda di aver "incontrato Lima nel 1985, ma su iniziativa del capogruppo consiliare dc Vito Riggio, in un incontro formale di cinque minuti con i rappresentanti nazionali del partito Sergio Mattarella e, appunto, Salvo Lima". Invece padre Ennio Pintacuda, il gesuita di Palermo, sembra aderire alle tesi di Andreotti sul possibile movente dell’omicidio. Spiega che "l’uccisione di Lima non è soltanto un delitto di ' bande’: tutto è da collegare a quello che avviene al vertice delle istituzioni, con il controllo di esse, con gli sviluppi futuri anche dopo le elezioni e cioè un progetto politico che vede massoneria, mafia ed antistato molto presenti e che hanno già rapporti dentro le istituzioni". "Ci sono in Italia - conclude Pintacuda - problemi legati a un certo tipo di sviluppo, economico soprattutto, che comporta (in particolare nelle aree urbane) la crescita della criminalità. Ma non è questo il vero problema che preoccupa. È il rapporto orrendo tra mafia e politica".
di Sandra Bonsanti - La Repubblica pag. 6
115. 15 marzo 1992 - domenica
Corriere della Sera
116. 21 marzo 1992 - sabato
CRISI DELLE ISTITUZIONI E PARTECIPAZIONE POLITICA
Invito FORUM ' 91
117. 21 marzo 1992 - sabato
PINTACUDA ALLA CHIESA EVANGELICA
Padre Ennio Pintacuda, gesuita, sarà protagonista questa sera alle 21 nella Chiesa Evangelica di Savona del dibattito su:
“Crisi delle istituzioni e partecipazione politica” promossa da Forum 91.
Con Pintacuda si confronteranno Bruno Marengo, Vicepresidente della Regione e Giampietro Filippi Coordinatore "Forum 91.
Pintacuda è uno dei maggiori esponenti del mondo cattolico italiano
118. 21 marzo 1992 - sabato
Città futura Albenga?
119. 28 marzo 1992 - sabato
E DISSE: CAVALIER, TU CERCHI ROGNA....
RAPIDO, provvisorio elenco delle molte cose che si sono sentite e apprese - l’altra sera - nel corso della serata che RaiTre ha dedicato al caso "Samarcanda": "Il grande fratello; politica e informazione". A dire il vero, il "Samarcanda Day" era cominciato prima, molto prima. Con manifestazioni nelle piazze di Roma, di Milano, di Palermo. E con una iniziativa radiofonica di "Italiaradio". IL TEMPO È SCARSO (variante di "Il tempo è tiranno") e le cose sono tante, incominciamo. Abbiamo appreso (da Mario Segni) che "Samarcanda" dovrebbe mandare un fascio di fiori a Pasquarelli; per ringraziarlo del favore che involontariamente le ha fatto, sospendendola. Altro che fascio di rose, tutta l’Interflora dovrebbe mandargli, ha detto a metà serata Antonio Ricci (quello dell’autosospesa "Striscia la notizia"). E per ultimo, all' una di notte: Errore, gravissimo errore quello di Pasquarelli, ha detto da Livorno il direttore del "Tirreno" Luigi Bianchi. Altre rose a Pasquarelli. Dalla viva voce di Paolo Mieli, direttore della "Stampa", l’affermazione (poi variamente ripresa da altri) che è un’assurdità questa cintura di castità imposta all' informazione politica prima delle elezioni. Proprio quando si ha più voglia di discutere. Da Parigi, il giornalista Karol ci ha detto quanto è più noiosa, più piatta, più conformista in fondo la televisione francese di quella italiana. Lì le piazze non si vedono mai. Sempre i soliti dibattiti con le solite persone. Meglio, molto meglio da noi. NELLO STUDIO CENTRALE, intanto, Antonio Leone ospitava il condirettore dell’”Espresso", Giampaolo Pansa e Roberto Zaccaria, consigliere d' amministrazione democristiano della Rai-Tv. Tema della serata: questa sospensione di "Samarcanda" è un’imposizione o semplicemente un richiamo all’ordine, un richiamo alle regole valide per tutti? Giampaolo Pansa ha sostenuto la prima tesi; Roberto Zaccaria (molto cauto, molto pacato) la seconda. Molto meno pacata la redazione del "Popolo". Dove il redattore della pagina economica, sorpreso al lavoro in tipografia, diceva che lui il vero pericolo per la libertà di informazione lo vede nella prepotenza dei potentati economici. Dei padroni del vapore. Dei quali - come è a tutti noto - il "Popolo", organo della Democrazia Cristiana è sempre stato - e da sempre - un duro, implacabile, irriducibile nemico. MA C' È STATA anche un’intervista al Presidente della Repubblica. Si è discusso se egli abbia, o non abbia, abusato dei Media. Per carità: il Presidente Cossiga ha usato la televisione come una finestra. Dalla quale di tanto in tanto si è affacciato per insultare cortesemente un po' di passanti. Mica però li ha mai schiaffeggiati. Maleducati loro, se si sono permessi di reagire. C' era Giorgio Santerini, della Federazione della Stampa. Il quale ad un certo punto ha preso a filosofeggiare: "Il giacobinismo non può assorbire la democrazia, ma la democrazia deve assorbire il giacobinismo". Sarà. Da New York il giornalista-scrittore Gianni Riotta ha affermato che la televisione non è poi così influente, così importante. Facendo scandalizzare il padre Ennio Pintacuda che da Palermo ha trovato questa affermazione "orrenda". Altroché se è importante e influente, la televisione. E POI Federico Orlando, vicedirettore del "Giornale" che da Milano ha dichiarato l’affinità del suo giornale con "Samarcanda". …………..
di Beniamino Placido - La Repubblica
120. 1° aprile 1992 - mercoledì
NOI E VOI CONTRO L A MAFIA
Articolo CITTA' NUOVE STUDENTI DEL LICEO G. GALILEI DI OSTIGLIA
121. 3 aprile 1992 - venerdì
Corriere della Sera
122. 7 aprile 1992 - martedì
PADRE PINTACUDA: È FINITA L' ERA DELLA CENTRALITA'
di Antonio Manzo - IL MATTINO
123. 7 aprile 1992 - martedì
Corriere della Sera
124. 8 aprile 1992 - mercoledì
PINTACUDA: LA DC È UN COCCODRILLO
PALERMO. Una definizione che farà fortuna. Dalle spoglie della Balena Bianca nasce il Coccodrillo. Questa sarebbe, dopo il voto di ieri, la dc, che «ha divorato il meglio del sistema politico ed ora piange». E ancora. «Il successo della Rete deve far pensare coloro che ne sono stati i necrofori nell'area cattolica e indurli a battersi il petto». Così la vede Ennio Pintacuda, 59 anni, da 30 a Palermo e da un decennio animatore del Centro studi sociali dei Gesuiti, condotto in partnership con il «confratello» Bartolomeo Sorge, dal quale non nasconde differenziazioni e marcate sfumature sulla realtà politica. Pintacuda non usa mezzi termini, sostiene le stesse tesi di Orlando, chiede le dimissioni di coloro che «hanno ingessato il sistema», invoca il cambiamento. Sorge, assente lunedì, rifiuta con fermezza ogni commento. (AGI)
La Stampa
125. 22 aprile 1992 - mercoledì
UN " PONTE ANTIMAFIA " LEGA I LICEI DI OSTIGLIA E CORLEONE
L' ORA pag. 7 C..D.C.
126. 26 aprile 1992 - domenica
Corriere della Sera
127. 29 aprile 1992 - mercoledì
PINTACUDA: LE DIMISSIONI SONO STATE UN ATTO DOVUTO
L'Unità
128. 5 maggio 1992 - martedì
LIBERALI CONTRO L' IMMUNITA'; PRI: UOMINI DA CAMBIARE
Corriere della Sera R.R.
129. 5 maggio 1992 - martedì
PADRE PINTACUDA, IL PSI CACCI I CORROTTI
ROMA. La questione morale continua ad essere centrale nella politica e addirittura per quanto riguarda alcuni partiti come il psi pone alcuni interrogativi circa la permanenza dei suoi dirigenti nei posti che occupano». Lo sostiene padre Ennio Pintacuda, secondo il quale le dimissioni costituiscono un dovuto per recuperare i grandi valori di cui è stato portatore il psi nella sua storia». (AGI)
La Stampa
130. 5 maggio 1992 - martedì
PINTACUDA:SI DIMETTONO QUESTI DIRIGENTI DEL PSI
L’UNITÀ pag. 3
131. 15 maggio 1992 - venerdì
I TEORICI DELLA POLITICA
CARLINO
132. 25 maggio 1992 - lunedì
NON HA CONSIDERATO L'ESISTENZA DELL'INTRECCIO TRA POLITICA E MAFIA
Intervista IL GAZZETTINO G.P.
133. 25 maggio 1992 - lunedì
PINTACUDA LANCIA LA SFIDA ALLA MAFIA
di Marco Colonna - LA GAZZETTA
134. 14 giugno 1992 - domenica
NIENTE SCISSIONE RESTIAMO INSIEME PER CAMBIARE LA DC
ROMA - Rivera li ha chiamati e i "quaranta" rispondono: certo che si può lavorare insieme per cambiare il gruppo dirigente, ma dentro e non fuori dalla Dc. L’ex golden boy milanista, parlamentare democristiano ed esponente dello schieramento referendario, ipotizzando l’uscita dalla Dc aveva detto che anche i ribelli della sinistra democristiana avrebbero potuto seguire la stessa strada. Ma ieri Carlo Fracanzani, Pierluigi Castagnetti e Michelangelo Agrusti, che fanno parte dei "quaranta" hanno fatto osservare a Rivera che "è meglio raccogliere le forze e l’impegno di quanti vogliono cambiare questa Dc piuttosto che fuggire verso la suggestione di una nuova forza politica". E Clemente Mastella ritiene che "nonostante tutto esistano ancora concrete possibilità per un rinnovamento della Dc". L' idea di una scissione dalla Dc è un’ipotesi viene scoraggiata anche dagli ambienti cattolici che seguono con maggiore interesse la battaglia contro la nomenklatura. Padre Ennio Pintacuda vede soprattutto un pericolo in una scissione democristiana: "Nella speranza che tutto cambi in un futuro ipotetico, in realtà si rafforzano le posizioni esistenti". Anche Giovanni Bianchi, presidente delle Acli schieratissime nel referendum del giugno scorso, preferisce puntare su un rinnovamento radicale della Dc piuttosto che sull' ipotesi di fondare un altro partito: "Ma la Dc deve trovare la forza di chiudere un periodo storico, altrimenti prenderà avvio una consistente diaspora dei cattolici". La prospettiva di un secondo partito cattolico "non è una cosa seria" per Roberto Formigoni, secondo cui si devono "riportare alla luce le radici popolari del partito".
La Repubblica
135. 15 giugno 1992 - lunedì
CONFERENZA - DIBATTITO SU: MAFIA E POLITICA
Invito PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA SILVANO PRIVITERA
136. 21 giugno 1992 - domenica
Corriere della Sera
137. 24 giugno 1992 - mercoledì
MAFIA E POLITICA DI PADRE PINTACUDA.
PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA
138. 28 giugno 1992 - domenica
E DAL PALCO L' URLO DI ROSARIA
La vedova di Vito Schifani (capo scorta di Falcone) torna a chiedere giustizia. Tano Grasso: lo Stato è senza alibi. E dal palco l’urlo di Rosaria contro la mafia.
Trentasei giorni dopo lo shock, l’emozione, il dolore, Tano Grasso non ha più il volto rigato di lacrime. L' uomo che ha guidato la rivolta dei commercianti di Capo d' Orlando cammina tra la folla con un’espressione diversa, inquieta, indurita. Sì, è un giorno bello, di sole, di speranza, di solidarietà, "ma non basta l'indignazione della gente comune per sconfiggere la mafia. Gli atti concreti li deve fare lo Stato. E lo Stato non è sceso tutto in guerra, solo una parte delle istituzioni risponde, per ora, alla sfida...". Davanti alla magnolia di via Notarbartolo, davanti alla casa di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, Tano Grasso si ferma, interrompe il discorso, resta in silenzio. Gli italiani perbene ci sono, stanno facendo l'impossibile per testimoniare la loro rabbia. Eccoli lì, con i loro striscioni, gli slogan scanditi ad alta voce, i mazzi di fiori, i messaggi scritti a mano. C' è anche il banchetto delle sottoscrizioni, piccolo, discreto, messo di fronte all' ingresso. Sopra, un'urna di cartone, dove versare l'altro "pizzo", l'altra "tangente", quella "per non dimenticare". Più fiori, più messaggi, più calore di trentasei giorni fa. La suocera di Falcone è in casa, di sicuro sente gli applausi, non esce. È il portiere che raccoglie quei pezzi di carta abbandonati a centinaia sulla magnolia della speranza e glieli porta ogni giorno, chiusi in grandi sacchi. Questa è Palermo, questa è la gente che reagisce. "Città incredibile - dice Tano Grasso -. Sa produrre il massimo dell'indignazione, ma anche, purtroppo, il massimo della rassegnazione". Sarà in grado lo Stato di sostenere fino in fondo le forze della protesta? Il corteo si muove, Grasso riprende a parlare: "La legge antiracket è ancora lettera morta. La vararono, a cadavere caldo, subito dopo la morte di Libero Grassi. Sono passati nove mesi e sulla Gazzetta Ufficiale non è stato ancora pubblicato il regolamento. Queste sono le cose da fare...". Il leader dei commercianti onesti ammette a malincuore: "Sto riflettendo se continuare ad accettare la scorta. Non voglio dare nessun alibi a questo Stato". "Giustizia, giustizia", invoca dal microfono Rosaria, la madonna che fece piangere l'Italia, la vedova di Vito Schifani, uno dei ragazzi della scorta. È stata, ed è, il volto della sofferenza, della ferita aperta. Trentasei giorni dopo, anche Rosaria cerca di inghiottire le lacrime. Prima di parlare alla folla, che le dedicherà l'applauso più lungo, Rosaria se ne sta pallida, in un angolo, lo sguardo assente. Assicura con un filo di voce: "La mia voglia di lottare non è cambiata, non ho paura di nulla, anche se fisicamente sono stanca, sfinita". Sembra quasi svenire, Rosaria. Il sole, il caldo, ricordi che tornano. La spingono dolcemente al microfono, non ha un discorso pronto. Il suo intervento non era previsto. Dice: "Ringrazio l’Italia di essere qui. Credo in Dio, nella giustizia ultraterrena. Ma credo anche nella giustizia terrena. Io la voglio, la pretendo, la mia giustizia. Non potrò più morire se non l’avrò, la mia giustizia...". Pensiero rivolto alla morte, non alla vita. Riaffiorano le lacrime. La piccola vedova si allontana dal palco, travolta dai singhiozzi, protetta da un amorevole cordone di vigili del fuoco, inseguita dalle telecamere. Migliaia di facce osservano, anche i familiari delle vittime di Ustica e Bologna. In mezzo ai cittadini onesti, volti noti. Ecco Leoluca Orlando che insiste ' cerchiamo i mandanti', ecco il presidente delle Acli Giovanni Bianchi, ecco Lucio Magri, Pietro Folena (Pds), Marina Noè, presidente dei giovani industriali siciliani, Nicolò Amato, direttore generale degli istituti di pena, Giuseppe Ayala, l'amico di Falcone. C' è anche padre Pintacuda, il volto teso: "Sono sconvolto - dice - nel giorno dei centomila, il giudice Antonio Di Pietro viene attaccato. Lo accusano, proprio lui, di aver violato la giustizia". Ondate di disagio, di malumore, di rabbia, che si mescolano all' emozione, al sollievo per questa grande prova della gente. Nitto Morello, dell’Associazione Commercianti Sant' Agata, denuncia ai microfoni l’ennesima beffa: "Un nostro associato ha avuto il negozio distrutto, settecento milioni di danni. Riaprirà fra dieci giorni, ma nessuna compagnia nazionale lo vuole assicurare. Questo significa lasciarci soli". Avrà la forza, questa classe politica, di lottare e vincere contro la mafia? Il cardinale Pappalardo scende lentamente dal palco e fende la folla: "La classe politica - dice - è sotto pressione, la stanno stimolando alla lotta". Dunque, c' è bisogno degli italiani qualunque, della loro pressione. Roberto Scarpinato, sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia e segretario palermitano di "Magistratura Democratica", si lascia andare alla speranza. Sotto di lui, migliaia di cittadini. "Dodici anni fa, ai funerali del procuratore Costa - ricorda - c' eravamo solo noi giudici e i poliziotti. Oggi qui ci sono centomila persone. È una rivoluzione culturale enorme. Un segnale politico, non solo di solidarietà. La gente dice basta all' intreccio fra mafia e politica". Trentasei giorni dopo, l’emotività lascia il posto alla determinazione. Giuseppina La Torre, vedova di Pio, cammina con gli altri, nelle mani uno striscione rosso che dice: "Pio La Torre vive". Sembra serena, orgogliosa di questa "rabbia" nuova che sale e vendica "l’ultimo delitto di Stato, permesso dallo Stato" e anche morti più antiche. Improvvisamente, qualcuno dal corteo scandisce uno slogan: "Pio La Torre ci ha insegnato: fuori la mafia dallo Stato". La vedova ha un sussulto, gli occhi le si riempiono di lacrime, stacca le mani dallo striscione, rallenta la marcia, di colpo affaticata. Spiega, quasi a giustificarsi: "Sono passati dieci anni da quel giorno, ma il dolore per una morte violenta non finisce mai".
di Alessandra Longo - La Repubblica
139. 30 giugno 1992 – martedì
Ore 21,00 Teatro Comunale Pietrasanta (Lucca) - Incontro pubblico
Con Antonino Caponnetto, Leoluca Orlando, Padre Ennio Pintacuda.
In occasione della presentazione del libro “Fede e Politica”.
140. 30 giugno 1992 - martedì
INCONTRO STASERA CON ORLANDO E PADRE PINTACUDA
Il Tirreno
141. 30 giugno 1992 - martedì
ANTIMAFIA MOBILITATA ARRIVANO ORLANDO E PADRE PINTACUDA
LA NAZIONE
142. 18 luglio 1992
Castelbuono Vedi foto
143. 22 luglio 1992 - mercoledì
' FIAMMETTA ASPETTIAMO TE PRIMA DI SEPPELLIRE PAPA'
PALERMO - "Aiuto, aiuto". Quella donna bionda e minuta, vestita a lutto, che rischia di rimanere stritolata nei primi tafferugli che esplodono in cattedrale, è Agnese Borsellino. Pallidissima, seguita dalla figlia Luisa cerca invano di avanzare contro corrente nella navata centrale della chiesa. Viene investita dalla marea umana, quasi schiacciata contro il portale di ferro del duomo e, per un attimo, perde il controllo. La paura, l’angoscia, il dolore hanno il sopravvento. "Aiuto, aiuto - mormora tra gli agenti inferociti che sembrano non accorgersi di lei - Mi hanno ucciso Paolo". È come se solo adesso se ne rendesse conto. Luisa le prende la mano, le fa forza: "Mamma, calma, non fare così". E' brutale l’impatto di Agnese Borsellino con il funerale di Stato, così diverso dalla dimensione assolutamente intima che i familiari del giudice ucciso hanno deciso per le esequie del loro Paolo. Accanto alla vedova, c' è Antonino Caponnetto: il padre del pool, l’uomo che scoprì Falcone e Borsellino, ha superato lo scoramento che gli aveva fatto dire appena ieri "è finito tutto, non c' è più speranza". Ora è di nuovo deciso, è disposto ancora a dare l’esempio. Agli agenti che gli gridano "non ci lasciare", risponde: "Mi sono già pentito di quello che ho detto. Raccoglierò le mie povere forze e ricomincerò daccapo. Ve lo prometto". …………Dunque, potrà baciare la bara del padre non prima di domani. La ragazza adesso ricorderà per tutta la vita quell' ultima telefonata con il papà, domenica mattina, appena arrivata a Bali. "Ci sentiamo nei prossimi giorni, divertiti", le aveva detto Paolo Borsellino, quasi sollevato al pensiero che Fiammetta fosse lontana da lui, in vacanza, proprio nel momento in cui sentiva il pericolo vicino come mai. Lo conferma Agnese, "una donna forte, decisa a non mollare, a resistere", racconta padre Pintacuda che è andato a trovare la vedova. "Negli ultimi venti giorni, Paolo era molto preoccupato, spesso assente", ricorda Agnese, con lo sguardo nel vuoto. Seduta su uno dei tre divani damascati che in questi giorni hanno visto sfilare i volti che raccontano la triste storia di vent' anni di sangue versato sul fronte antimafia, Agnese Borsellino è ferma nella sua decisione. La famiglia non gradisce visite "istituzionali". Niente uomini politici, niente rappresentanti dello Stato. Porte chiuse anche per "qualche finto amico", come racconta il portiere dello stabile che, su esplicito invito della famiglia, ha dovuto negare l’ingresso a qualcuno arrivato su un’auto blu. Da ieri mattina, poliziotti e carabinieri del servizio d' ordine hanno direttive precise: vietato l’accesso a giornalisti e personalità. ……………………
di Alessandra Ziniti - La Repubblica
144. 23 luglio 1992 - giovedì
Corriere della Sera
145. 25 luglio 1992 - sabato
E PER ADDIO L' ABBRACCIO DEGLI ONESTI
ALERMO - A Palermo c' è una piccola e brutta chiesa di cemento armato nascosta fra i palazzi grigi. Una parrocchia di periferia, muri spogli, sedici lampadari che scendono dal tetto di legno lucido, otto lampadine accese su ogni lampadario. È qui dentro, a Santa Luisa di Marillac, che abbiamo visto una bara sollevata e portata a spalla dai suoi migliori amici, è qui dentro che abbiamo visto andarsene anche lui, Paolo Emanuele Borsellino, magistrato della Repubblica morto di mafia, morto come il suo compagno Giovanni Falcone nello stesso anno, nella stessa estate, negli stessi giorni di terrore che segnano la storia di questa Palermo. Lo abbiamo visto andar via per l’ultima volta avvolto in un silenzio struggente. Accompagnato dallo sguardo di una folla ammutolita, uomini e donne con il dolore e la rabbia chiusa nei loro cuori, uomini e donne provati dai lutti ma non piegati dalle barbarie. Che funerali, che strazio alle dieci del mattino inginocchiati sulle panche della chiesa di Santa Luisa di Marillac. Funerali, ancora funerali a Palermo………………. Sull' altare adesso ci sono venti sacerdoti. C' è padre Ennio Pintacuda, c' è anche don Cesare, il cugino di Rosaria Schifani, la Rosaria che ha fatto piangere l’Italia ai funerali di Giovanni Falcone. Ecco, la messa comincia, si alza in piedi la folla, si vedono i volti di tutti i magistrati di Palermo, scolpiti nel marmo, uno dopo l’altro fino a quello di Antonio Ingroia, uno dei giudici più giovani della procura, uno di quelli che aveva lavorato a Marsala con Paolo Borsellino, uno che Paolo Borsellino si era portato a Palermo per averlo sempre vicino. E accanto a lui, come sempre, come sempre negli ultimi quattro anni, c' è Carmelo Canale, fedele amico e collaboratore di entrambi, maresciallo dei carabinieri con la testa di un generale. …………Ma oggi non si vedono a questo funerale in onore di Paolo Borsellino le facce del vero potere siciliano, quelle facce impassibili e imperscrutabili che tante volte hanno riempito cattedrali e basiliche. Non ci sono loro, qui, nella chiesa di Santa Luisa di Marillac.
di Attilio Bolzoni - La Repubblica
146. 1° agosto 1992 - sabato
ATTENTO SCOTTI NON SCHERZARE CON L' INFERNO
ROMA - "Caro Scotti, scherza poco con l’Inferno, perché tu, come quasi tutti i politici, a partire da quelli che si dichiarano cristiani, potresti essere veramente punito con le fiamme eterne". Severe bacchettate di vescovi, teologi, esorcisti e monsignori all' ex ministro degli Esteri, il dc Vincenzo Scotti, che nei giorni scorsi aveva risposto con uno spavaldo "e chi se ne importa" a chi lo avvertiva che per il "peccato" commesso con le sue improvvise dimissioni sarebbe potuto andare incontro alla pena del fuoco infernale. Quel "chi se ne importa" sparato nei confronti di uno dei capisaldi del cristianesimo, uscito, per di più, dalla bocca di un politico di fede cattolica, non è piaciuto per niente agli addetti ai lavori. ' Ha sbagliato due volte' Scotti ha sbagliato due volte, commentano in coro vescovi e monsignori, Scotti ha sbagliato due volte, commentano in coro vescovi e monsignori, confortati anche dall' Osservatore romano, il giornale della Santa Sede, che condanna il gesto dell’ex ministro con parole inequivocabili come "sconcerto e indignazione". Primo sbaglio: l’ex ministro, fa capire ad esempio l’arcivescovo Ersilio Tonini, non avrebbe dovuto dimettersi in un momento così delicato per il paese, venendo meno alle responsabilità assunte solo pochi giorni prima davanti al capo dello Stato e agli italiani. Scotti, e siamo al secondo errore, nel disperato tentativo di difendere il suo gesto non avrebbe dovuto ironizzare sull' Inferno. Così facendo, è l’opinione di monsignor Corrado Balducci, esorcista di fama ed esperto di questioni infernali, ha pure offeso i sentimenti di milioni di credenti. Entrambi, Tonini e Balducci, avvertono Scotti che alle pene dell’Inferno sono destinati quanti commettono peccato mortale senza pentirsi, una "categoria" ben rappresentata tra i politici di tutti i partiti. Ma dello stesso avviso sono anche padre Ennio Pintacuda, gesuita, monsignor Giuseppe Maggioni della curia di Milano, don Gianni Baget Bozzo, sacerdote (sospeso a divinis) e europarlamentare socialista, e persino una rappresentante della Dc, l’ex parlamentare Maria Eletta Martini, responsabile dei rapporti tra cattolici e democristiani, secondo un sondaggio svolto dalla agenzia di stampa Adn Kronos. L' analisi-anatema di monsignor Tonini, davanti a Dio".
di Orazio La Rocca - La Repubblica pag. 6
147. 1° agosto 1992 - sabato
Corriere della Sera
148. 14 agosto 1992 - venerdì
VOLER POUR SE PAYER DE LA DROGUE
PELERIN MAGAZINE
149. 16 agosto 1992 - domenica
MEN OF THE CLOTH LEAD CRUSADE AGAINST THE MEN OF HONOUR,
Philip William - SUNDAY TELEGRAPH
150. 22 agosto 1992 - sabato
COSA NOSTRA MINACCIA PINTACUDA
di Carmen Santoro - Il Manifesto
151. 22 agosto 1992 - sabato
DAGLI USA L'ARTEFICE DI COSA NOSTRA
di Maria Pia Piscio - Il Tempo
152. 22 agosto 1992 - sabato
INSIEME IN MARCIA PER NON DIMENTICARE
di D.P. - La Sicilia
153. 22 agosto 1992 - sabato
ALLA FINE, LE MINACCE AL GESUITA PINATCUDA
di Dino Paternostro - La Sicilia
154. 22 agosto 1992 - sabato
TELEFONATE DI MINACCE A PADRE PINATCUDA
La Stampa
155. 22 agosto 1992 - sabato
UCCIDEREMO PINTACUDA E I SOLDATI CHE LO DIFENDONO
PALERMO - Una telefonata anonima è arrivata a Filaga, una frazione di Prizzi, dove sono ospitati i militari che presidiano l’abitazione di padre Ennio Pintacuda. L' altra notte una voce ha annunciato che sarebbero stati fatti saltare in aria i soldati e il gesuita. La casa di Ennio Pintacuda è infatti presidiata dall' esercito in quanto ritenuta "obiettivo sensibile". Il sacerdote si è schierato tra i sostenitori del movimento della Rete, fondato e capeggiato da Leoluca Orlando, che fu tra l’altro allievo di Pintacuda ai tempi in cui era allievo all’istituto "Gonzaga". La telefonata, secondo quanto precisato in una nota del Centro studi sociali di Palermo dei gesuiti, è arrivata nei locali che ospitano i parà della Folgore al termine di una fiaccolata organizzata giovedì sera a Prizzi per ricordare le vittime delle stragi di Capaci e via D' Amelio. Poco prima padre Pintacuda, davanti a un migliaio di persone, aveva pronunciato una predica in cui denunciava collusioni tra mafia, massoneria e pezzi deviati dello Stato.
La Repubblica
156. 22 agosto 1992 - sabato
Corriere della Sera
157. 23 agosto 1992 - domenica
LETTERA RICCARDO (DELLA RETE)
158. 30 agosto 1992
P. Pintacuda a Canneto Castelguidone.
159. 1° settembre 1992 - martedì
NON CHIUDETE GLI OCCHI, LA MAFIA è ANCHE IN ABRUZZO
di Giacomo Zaino - IL CENTRO
160. 1° settembre 1992 - martedì
LA RETE PER PADRE PINTACUDA
IL RESTO DEL CARLINO
161. 1° settembre 1992 - martedì
MORIBONDA PURE IN MOLISE LA BALENA DEMOCRISTIANA
MOLISE
162.1° settembre 1992 - martedì
SIAMO IN QUARTIERE D' ITALIA
REPORTAGE - Padre Ennio Pintacuda
163. 1° settembre 1992 - martedì
Corriere della Sera
164. 1° settembre 1992 - martedì
PINTACUDA, CEI SMENTISCE INTROMISSIONI CARD. RUINI
165. 4 settembre 1992 - venerdì
DALLA CHIESA SABATO AD ALBA PADRE PINTACUDA AD ACQUI
Valle Bormida Pulita
166. 5 settembre 1992 - sabato
FUNARI POLITICO, DEBUTTO CON LACRIME
di Massimo Gramellini - La Stampa
167. 5 settembre 1992 - sabato
"Corso di formazione politica di Filaga" – Prizzi.
Evento organizzato da Movimento per la democrazia "La Rete".
Intervenuti: Ennio Pintacuda (SACERDOTE), Vincenzo Passerini (La Rete), Enzo Guarnera (La Rete), Antonio Iosa (La Rete), Leoluca Orlando (La Rete), Totò Ingorgia, Gaspare Nuccio (La Rete), Rossella De Rosa, Antonello Pivi, Michele Santoro (giornalista), Pippo Russo (La Rete).
168. 11 settembre 1992
Aqui Terme - Palazzo Robellini ore 21,00
il Circolo Culturale Politea organizza un incontro dibattito con padre Pintacuda sul tema: Perché è come fare politica
169. 8 settembre 1992 - martedì
Corriere della Sera
170. 12 settembre 1992 - sabato
P. Pintacuda ad Alba in visita agli stabilimenti di ”Famiglia Cristiana”.
171. 12 settembre 1992 - sabato
DC, IL CONGRESSO ULTIMA SPIAGGIA
di Marco Rampoldi - L'ECO DI BERGAMO
172. 12 settembre 1992 - sabato
FESTA DELL'ORATORIO
PROGRAMMA-FESTA
PARROCCHIA SAN VITTORE MARTIRE LAINATE
173. 13 settembre 1992 - domenica
PADRE PINTACUDA: COME FARE POLITICA
di C.R. - L’ANCORA
174. 13 settembre 1992 – domenica
Il gesuita palermitano ospite a Palazzo Robellini
DIBATTITO CON PINTACUDA
Fare politica per superare la crisi
ACQUI TERME - Le sirene delle auto della scorta che avevano annunciato il suo arrivo nel tardo pomeriggio, poco più di due ore dopo avevano taciuto. Forse era stato lui stesso a dire: «Qui siamo in Piemonte, non ce n'è bisogno». E mentre gli uomini della scorta potevano rilassarsi un po', padre Ennio Pintacuda, il gesuita palermitano più e più volte minacciato dalla mafia, saliva le scale di Palazzo Robellini, certo che le sirene non servissero. «Sono arrivato qui pensando ci fosse bisogno di scongelare una certa mentalità, invece…». È passata da poco la mezzanotte, quando il gesuita palermitano ammette, e di ciò ringrazia gli acquesi, che si era sbagliato. Era arrivato qui, nel cuore del Piemonte troppo spesso vittima dello stereotipo dell'immobilismo anche politico e talvolta affiora addirittura l'assenza di reazione, pensando di dover «far fatica a diminuire la distanza fra qui e Palermo, a far comprendere come ormai sia arrivato il momento di affidarsi alla politica per giungere alla liberazione, come occorra superare la crisi passando addirittura oltre il rinnovamento dei partiti». E invece, dopo più di due ore, padre Pintacuda ha dovuto ammettere soddisfatto che il compito che si era prefissato, arrivando in Piemonte, per la prima volta dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio, ma anche dopo Tangentopoli era quasi inutile, come la sirena della scorta. E così quando, alzando il tono della voce, dice: «Craxi e gli altri di Tangentopoli devono andare a casa», non riceve solo lunghi applausi, ma suscita un dibattito in sala. Con l'ex consigliere socialista Gallizzi che, quasi stesse confessandosi davanti a padre Pintacuda, scivola ancora una volta nello scaricabarile per la responsabilità del commissariamento di Acqui; con il consigliere verde Vacchino che chiede di indicare quali siano le sedi per fare davvero politica, quella politica che il gesuita nel suo discorso ha indicato come via per arrivare al rinnovamento e alla liberazione; con Renzo Fontana, della Rete, che chiede, lui non acquese agli acquesi, perché nella città ogni Amministrazione sia fallita. E risponde a tutti, padre Pintacuda, entusiasta, come lui stesso ammette, che gli acquesi abbiano la voglia, soprattutto la volontà di cambiare davvero. Perché su questo, sul cambiamento della politica e non solo sugli uomini che fanno politica, si sono trovati d'accordo i tanti che erano a Palazzo Robellini per il convegno promosso da "Politeia" con il sacerdote palermitano che non ha dimenticato di ricordare come la sua attività in un passato recente sia stata più volte presa di mira da quei politici che oggi devono invece pensare a tirarsi fuori dal calderone di Tangentopoli. Una enormità in confronto alla crisi di Acqui Terme, ma non tanto da impedire a padre Pintacuda di soffermarsi nella sua analisi sul caso della crisi amministrativa della città termale. E così l'approssimarsi delle elezioni, l'incognita per tutte le forze politiche, passa in secondo piano per il gesuita, che non rinuncia ad invitare gli acquesi a non sfuggire la politica, ma anzi a dedicarvisi tenendo ben presente due imprescindibili indicazioni: «L’intransigenza morale e soprattutto scegliere e far sapere da che parte si sta».
di Marina Monti – Il Secolo XIX
175. 13 settembre 1992 - domenica
Alba vedi foto
176. 14 settembre 1992 - lunedì
Comunicato stampa
MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE. AVV.DIEGO MAGGIO
177. 14 settembre 1992 - lunedì
Comunicato stampa
SEN. CARMINE MANCUSO
178. 15 settembre 1992 - martedì
PINTACUDA: PADRE ROTELLI - ''UNA MIA DECISIONE''
Roma 15 set (AdnKronos) - l'ordine di sospensione di padre Ennio Pintacuda dall'istituto ''Arrupe'' è partito dal vertice romano della Compagnia di Gesù. ''tutte le decisioni di un certo rilievo vengono prese dai superiori della compagnia. quindi, questa decisione è mia''. così padre Giangiacomo Rotelli, il Provinciale dei gesuiti in Italia si assume in una dichiarazione all’AdnKronos la responsabilità del ''licenziamento'' del religioso membro e fondatore del centro di studi sociali per la formazione politica, diretto da padre Bartolomeo Sorge. Per dovere di cronaca si registra però che la decisione riguardante padre Pintacuda è stata anticipata, alcune settimane fa, da un incontro ''top secret'' tra il presidente della Cei Camillo Ruini e padre Giuseppe Pittau, consigliere generale della Compagnia di Gesù. un incontro al quale sono seguite altre decisioni, anche se il Provinciale dei gesuiti italiani precisa ''che sono episodi non collegati tra loro. Sia l'iniziativa riguardante padre Pintacuda, sia quella riguardante padre Angelo Macchi, politologo, direttore di ''Aggiornamenti Sociali'' e vicino alle posizioni di Comunione e Liberazione, trasferito da Milano a Roma, dove, in seno a ''Civiltà' Cattolica'' si occuperà di politica internazionale''. (segue)
(gia/as/AdnKronos)
179. 15 settembre 1992 - martedì
FINE DI UN GRUPPO SUL FRONTE DELL'ANTIMAFIA
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera
180. 15 settembre 1992 - martedì
" quel gesuita non può insegnare "
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera
181. 15 settembre 1992 - martedì
l’ispiratore della giunta anomala un " papa nero " per i suoi nemici
di Enzo Mignosi - Corriere della Sera
182. 15 settembre 1992 - martedì
QUEL GESUITA NON PUO' INSEGNARE
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera pag. 8
183. 15 settembre 1992 - martedì
FINE DI UN GRUPPO SUL FRONTE DELL'ANTIMAFIA
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera
184. 15 settembre 1992 - martedì
GUERRA TRA I GESUITI, PADRE SORGE LICENZIA PINTACUDA
Corriere della Sera - Cavallaro, Manno, Mignosi
185. 15 settembre 1992 - martedì
L’ispiratore della giunta anomala un " papa nero " per i suoi nemici
di Enzo Mignosi - Corriere della Sera
186. 15 settembre 1992 - martedì
PADRE SORGE LICENZIA PINTACUDA, PAGATO CARO L'APPOGGIO ALLA RETE
di Enzo Mignosi – Giornale di Sicilia
187. 15 settembre 1992 - martedì
GUERRA TRA GESUITI A PALERMO, PINTACUDA NON INSEGNERA' PIU' ALLA SCUOLA DI STUDI POLITICI
Giornale di Sicilia pag. 5
188. 15 settembre 1992 - martedì
PER LA CURIA DEI GESUITI, NON SI TRATTA DI PUNIZIONE
189. 15 settembre 1992 - martedì
ORLANDO: È UN PREOCCUAPANTE ATTO DI INTOLLERANZA
Giornale di Sicilia
190. 15 settembre 1992 - martedì
PER CARMINE MANCUSO È UN ATTACCO ALLA RETE
Giornale di Sicilia
191. 15 settembre 1992 - martedì
PADRE NOTO: OGGI A PINTACUDA DOMANI A SORGE
Giornale di Sicilia
192. 15 settembre 1992 - martedì
LA PARABOLA DI UN GESUITA SCOMODO: DA REGISTA DELLA PRIMAVERA, ALLA CENSURA DEI CONFRATELLI
di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia
193. 15 settembre 1992 - martedì
PINTACUDA GIU' DALLA CATTEDRA
Il Giorno
194. 15 settembre 1992 - martedì
SORGE: LA NOSTRA NON È UNA SCUOLA DI FAZIONE
IL POPOLO
195. 15 settembre 1992 - martedì
QUI NON SI FA POLITICA, SORGE LICENZIA PINTACUDA
Le reazioni alla decisione. I gesuiti affermano: ' Resterà a Palermo...' ' E CHI VA ALLA FESTA DELL' AMICIZIA?' ROMA - L' allontanamento di Pintacuda dall' insegnamento è stato deciso dalla curia italiana dei gesuiti. Lo ha confermato padre Gian Giacomo Rotelli, provinciale per l’Italia della compagnia di Gesù. Padre Rotelli ha però precisato che Pintacuda continuerà la sua attività di studio presso il centro di Palermo, al quale fa capo l’istituto di formazione "Pedro Arrupe". Con l’allontanamento di Pintacuda, ha spiegato Rotelli, "si è voluto precisare il distacco della compagnia di Gesù dall' appoggio a questo o quel movimento politico. Niente di più". Per questo Pintacuda "non sarà allontanato da Palermo, ma continuerà la sua attività di studi, di conferenziere e di scrittore presso il centro Studi sociali". "Temo che questa decisione sia il preludio di altre decisioni - ha invece dichiarato padre Vincenzo Noto, amico di Pintacuda e direttore di Novica, il settimanale di vita ecclesiale siciliana - Oggi è il turno di padre Pintacuda, domani forse quello di padre Bartolomeo Sorge. Mi dispiace tanto vedere che nel 1992 all' interno di organizzazioni religiose si debba assistere a questo tipo di decisioni. L' esclusione di Pintacuda non arriva a caso. Secondo me hanno tentato di fargli presentare le dimissioni, non ci sono riusciti e...a mali estremi, estremi rimedi. Io non capisco - ha aggiunto padre Noto - perché ai superiori del centro Arrupe non piace l’appoggio di Pintacuda alla Rete di Orlando mentre tollerano le visite di padre Sorge alle feste della Democrazia cristiana". "Non ne sapevo nulla - afferma padre Giuseppe De Rosa, politologo di Civiltà cattolica - è una notizia che mi coglie di sorpresa. So che sono cose che possono capitare ed avvengono anche frequentemente. Certo che quella di Pintacuda è proprio una novità". Anche monsignor Ersilio Tonini, vescovo di Ravenna, è colto di sorpresa: "Non so che dire. Certo, non è poi come la scomunica... Evidentemente i superiori hanno ritenuto che le cose non fossero più conciliabili. Altro non posso aggiungere. Questo è un settore che non mi interessa".
di Lucio Luca - La Repubblica pag. 16
196. 15 settembre 1992 - martedì
SORGE: NON È UNA PUNIZIONE
La Stampa A.R.
197. 15 settembre 1992 - martedì
DIVISI DALLA POLITICA E UNITI DALLA FEDE
di Francesco La Licata - La Stampa
198. 15 settembre 1992 - martedì
I GESUITI LICENZIANO PADRE PINTACUDA
Francesco La Licata, Antonio Ravidà - La Stampa
199. 15 settembre 1992 - martedì
PALERMO, SILURATO PADRE PINTACUDA
Non potrà più insegnare nella scuola di formazione politica, ma resta al Centro studi Palermo, silurato padre Pintacuda «Troppo coinvolto con La Rete, il nostro Istituto no» Dura replica di Orlando: siete voi faziosi e intolleranti.
Il gesuita Ennio Pintacuda, ispiratore del leader della Rete Leoluca Orlando, è stato licenziato dall'Istituto di formazione politica della Compagnia di Gesù intitolato a Pedro Arrupe. Motivo: «La stretta collaborazione del padre Pintacuda con un determinato movimento politico potrebbe indurre a credere che anche l'Istituto Arrupe sia in qualche modo coinvolto in una scelta partitica alla quale esso è e intende restare del tutto estraneo». La notizia è stata data ieri mattina dal direttore dell'Istituto, padre Bartolomeo Sorge, che, prima di essere inviato a Palermo nel 1985, fu per dodici anni direttore dell'autorevole rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica. Immediate le reazioni della Rete, con dichiarazioni infiammate. Sorge ha convocato i giornalisti per rendere nota l'apertura delle iscrizioni al corso biennale riservato a laureati che intendono approfondire le nozioni sulla politica, la società, i partiti, ovviamente nell'ottica dei gesuiti che a Palermo gestiscono anche la maggiore scuola privata della città, il Gonzaga, e l'Isas, l'Istituto di scienze amministrative e sociali. Una presenza consistente e che ha inciso nella formazione di parecchi esponenti palermitani nei campi più diversi (da Sergio Mattarella allo stesso Orlando, da Onofrio Pirrotta a Marcello Dell'Utri). Nel comunicato che padre Sorge ha fatto distribuire non manca un ringraziamento dell'Istituto Arrupe a Pintacuda «per la preziosa collaborazione prestata in questi sette anni di lavoro comune». E anche se non insegnerà più sociologia politica si precisa - «egli continuerà ad appartenere alla comunità religiosa del Centro studi di Palermo: proseguiremo perciò insieme la medesima battaglia». Dopo l'annuncio che la fondazione giapponese Sasakawa per la pace e la cooperazione ha assegnato all'Istituto Arrupe una delle sue 50 borse di studio annuali «per il significato morale e scientifico» della sua attività, padre Sorge ha congedato i giornalisti. Ha poi trascorso il resto della giornata accanto al telefono e al fax subissato di chiamate da giornali, radio, televisioni, esponenti politici. Silenzio invece da parte di padre Pintacuda, fuori Palermo («È in Lombardia, per ora non vuol parlare», dicono negli uffici della Rete). Subito comunque s'è fatto sentire Orlando. Furente, ha fatto distribuire un commento nel quale solidarizza con il suo ex insegnante di religione e compaesano di suo padre: Pintacuda infatti è di Prizzi, a 80 chilometri da Palermo, come il professor Salvatore Orlando Cascio, ex docente di procedura civile e noto avvocato. Orlando ha citato anche Cossiga, con il quale duellò spesso nella stagione delle esternazioni al Quirinale (Cossiga parlò di Pintacuda come di uno degli ultimi gesuiti che avevano scambiato la Sicilia con il Sud America): «So che padre Sorge dopo Cossiga - ha detto Orlando - sta da tempo tentando di allontanare da Palermo padre Pintacuda. I superiori della Compagnia di Gesù lo hanno però sempre impedito. In merito al pericolo di inquinamento politico della scuola di formazione politica avremo ancora tanto da dire: per adesso mi limito a ricordare che l'odierna posizione di padre Sorge segue di alcuni giorni la sua partecipazione alla Festa dell'amicizia». Il senatore Carmine Mancuso, pure della Rete, dichiara: «Il simultaneo attacco, dell'on. Ayala e di padre Sorge, l'uno a Orlando e l'altro a padre Pintacuda, è la manifestazione lampante di una strategia verosimilmente concordata. Facciamo i complimenti all'on. Ayala e a padre Sorge con i ringraziamenti per la loro disponibilità che sicuramente riceveranno dai loro altolocati amici». E il coordinatore regionale della Rete, Pippo Russo: «Il democristiano Bartolomeo Sorge licenzia padre Pintacuda colpevole di non schierarsi con la dc». La Rete chiederà «un pronunciamento del padre generale dei gesuiti, padre Kolvenbach» su quello che definisce «un gesto di intolleranza intellettuale e di faziosità politica».
di Antonio Ravidà - La Stampa pag. 7
200. 15 settembre 1992 - martedì
PINTACUDA LICENZIATO, STA IN UN PARTITO NON PUO' INSEGNARE
L’UNITÀ
201. 15 settembre 1992 - martedì
E COSSIGA ACCUSO' IL PRETE FANATICO, CREDE DI ESSERE NEL PARAGUAY DEL '600
RO.LA. - L’Unità
202. 15 settembre 1992 - martedì
PADRE PINTACUDA LICENZIATO DAI GESUITI
Luciana Di Mauro - L’Unità pag. 8
203. 15 settembre 1992 - martedì
PINTACUDA E FUNARI
Di Sergio Turone - L’Unità
204. 15 settembre 1992 - martedì
PINTACUDA, INCONTRO SACERDOTI SICILIANI CON MANNINO E NICOLOSI.
Comunicato stampa MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE.
205. 15 settembre 1992 - martedì
LETTERA MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE.
MAURO VAIANI
206. 15 settembre 1992 - martedì
LICENZIAMENTO PADRE PINTACUDA
Comunicato stampa MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE.
207. 15 settembre 1992 - martedì
Corriere della Sera
208. 16 settembre 1992 - mercoledì
PADRE ENNIO PINTACUDA IN VISITA A FAMIGLIA CRISTIANA
GAZZETTA D'ALBA pag. 16
209. 16 settembre 1992 - mercoledì
PINTACUDA: OBBEDISCO MA CONTINUERO' LA LOTTA
di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia
210. 16 settembre 1992 - mercoledì
È SOLO RISPETTO DELLE REGOLE
di Roberto Ciuni - IL MATTINO pag. 12
211. 16 settembre 1992 - mercoledì
PINTACUDA SI È SCHIERATO, PADRE SORGE NO
Intervista IL MATTINO ANTONIO GALDO
212. 16 settembre 1992 - mercoledì
SORGE: NON SPONSORIZZO NÉ ORLANDO NÉ SEGNI.
Intervista IL MESSAGGERO ORAZIO PETROSILLO
213. 16 settembre 1992 - mercoledì
PADRE PINTACUDA "OBBEDISCO".
Il Tempo GIANNI SARROCCO
214. 16 settembre 1992 - mercoledì
PADRE ENNIO: OBBEDISCO.
ITALIA
215. 16 settembre 1992 - mercoledì
NON FACCIO CAMPAGNE ELETTORALI.
ITALIA 5 GIORGIO PAOLUCCI
216. 16 settembre 1992 - mercoledì
COLPO DI CANNONE CONTRO I GESUITI.
Venne la fine della guerra. C' era Pio XII, c' era Churchill, c' era Stalin, c' era De Gaulle... E, loro erano già lì. Venne papa Giovanni, venne Kennedy, venne Kruscev... E loro erano lì. Venne Paolo VI, venne Bresnev, venne Reagan... E loro erano lì. Sono crollati imperi, sono passate dittature, sono spariti regimi. E loro sono sempre lì. Loro chi? Ma i democristiani italiani: i Fanfani, gli Andreotti, i Colombo... Questa storia della resistenza democristiana al potere e narrata così nell' ultimo libro di padre Bartolomeo Sorge, L' Italia che verrà, edizioni Piemme. Il libro è uscito appena prima delle ultime elezioni: voleva essere con aperta intenzione una specie di manuale per l’elettore, spiegava i mali della Democrazia Cristiana, la spingeva a ritornare ai tempi di Sturzo, faceva il tifo per Mario Segni e teorizzava un trasversalismo partitico che salvasse la purezza e la moralità della politica. La politica è sempre stata molto a cuore ai gesuiti. Ma politica, nella mente dei membri della Compagnia di Gesù, non è quella che appare dalle cronache dei nostri giorni, inquinata di tangenti, incappata nelle maglie giudiziarie. Politica è l’arte nobile a servizio della "polis", della città, del popolo. E i gesuiti vogliono fare i maestri, i precettori dei politici, vogliono insegnare la morale della politica. Padre Sorge è un gesuita "politico". Lo è fin dai tempi in cui dirigeva la rivista Civiltà cattolica, quando battagliava con gli intellettuali del Pci. Lo è, forse ancor di più, padre Pintacuda, di cui parlano le cronache di questi giorni, legato appassionatamente alle vicende di Palermo e della mafia. "Politico" è padre Giuseppe De Rosa, che su Civiltà cattolica, ogni quindici giorni, analizza e giudica la situazione italiana. "Politico" è il Centro Padre Arrupe di Palermo, dal quale è stato estromesso ora Pintacuda, e che è appunto una scuola di politica per futuri dirigenti democristiani e non, educati al più puro rigore morale. morale. San Francesco proibiva ai suoi frati di affacciarsi sulla strada per vedere l’imperatore che passava col suo corteo quando andava a Roma a incontrarsi col Papa. Non gli piacevano gli uomini del potere. …………..
di Domenico Del Rio - La Repubblica
217. 16 settembre 1992 - mercoledì
"OBBEDISCO" DICE PINTACUDA
PALERMO - "Sono un gesuita, la nostra regola fondamentale è quella di non replicare alle decisioni dei Superiori. A noi sacerdoti si chiede di obbedire, e io obbedisco". Padre Ennio Pintacuda il giorno dopo continua a preferire il silenzio. La decisione della Compagnia di Gesù di allontanarlo dall' istituto di formazione politica "Pedro Arrupe" perché troppo vicino alla Rete di Leoluca Orlando ha scatenato vivaci polemiche. Ma lui rimane tranquillo e si limita a precisare che continuerà a Palermo il suo impegno nella lotta alla mafia e per il rinnovamento della politica, raccogliendo nel ricordo delle vittime di questi ultimi anni le speranze dei cittadini onesti. L' antimafia come bandiera. La rottura definitiva tra Bartolomeo Sorge ed Ennio Pintacuda, per un decennio protagonisti della vita politica palermitana e ispiratori della "primavera", sancisce la fine di un gruppo che aveva fatto dell’antimafia la propria bandiera. Le strade di Leoluca Orlando, Aldo Rizzo, Pietro Folena, Giuseppe Ayala, Carlo Vizzini, si sono divise, tra polemiche a distanza e dichiarazioni "velenose". Adesso gli alleati di un tempo sono diventati acerrimi nemici. L' espulsione di padre Pintacuda dal centro "Arrupe" non fa che acuire una crisi sempre più profonda. Pietro Folena, ex segretario regionale del Pds, si dice sorpreso e amareggiato: "Padre Sorge da un lato predica la concezione pluralista, dall' altro si lascia andare ad atti illiberali - afferma Folena -. Dico forte di non avere sempre condiviso le posizioni di Pintacuda, ma sono convinto che si tratti di una delle figure più significative dell’impegno antimafioso della chiesa siciliana. Ma in essa - continua il deputato del Pds - vivono ancora troppe contraddizioni, se è vero che in questi giorni la conferenza presbiteriale ha invitato gli onorevoli Mannino e Nicolosi a spiegare le riforme ai sacerdoti". Duro anche il commento della Sinistra Giovanile che si chiede come mai l’espulsione di Pintacuda arrivi soltanto adesso mentre il gesuita appoggia la Rete da almeno due anni. E se il sindaco di Palermo Aldo Rizzo rifiuta ogni commento su una "faccenda di gesuiti" che sembra non riguardarlo, il coordinatore nazionale dei verdi Aurelio Angelini, palermitano, giudica assolutamente intempestivo il provvedimento di espulsione: "Padre Sorge è salito in cattedra di intolleranza. Mi appare estremamente preoccupante che questa decisione arrivi in un momento nel quale Palermo avrebbe invece bisogno di rinsaldare vecchie e nuove alleanze. Sono - conclude Angelini - ulteriori segnali di frattura del fronte antimafia soprattutto sul piano culturale". Ma c' è chi ritiene giusto l’allontanamento di padre Pintacuda dall' istituto di formazione politica. Rino Nicolosi, democristiano, per cinque anni presidente della Regione Siciliana, prende le difese di Bartolomeo Sorge: "Il livello con cui si è mosso è sempre stato alto, non legato alle convenienze di questo o quel partito. Sorge - aggiunge Rino Nicolosi - ha sempre mantenuto le sue riflessioni su un piano culturale-politico. Altra è la scelta di militare in un partito. Evidentemente si è arrivati al punto di rottura di una comune esperienza che non si è ritrovata più su un piano politico, religioso e culturale". È d’accordo anche il gesuita Enrico Lombardi, direttore della Radio Vaticana. "L' attività di formazione politica dell’istituto ' Arrupe' non può rischiare di essere confusa con l’appoggio esplicito all' uno o all' altro movimento o partito. Da quando Bartolomeo Sorge è stato inviato a Palermo per dirigere il centro di formazione politica - spiega padre Lombardi - i gesuiti già sul posto non hanno mai ricevuto alcuna censura nella propria attività. Padre Pintacuda ha continuato a tenere conferenze, a scrivere libri, a commentare i fatti della politica. Ma questo si può fare se si è al di fuori dei partiti, non quando c' è un coinvolgimento in prima persona". Il caso Ayala-Orlando È polemica anche sulle recenti dichiarazioni di Giuseppe Ayala che alla Festa dell’Unità si è scagliato contro Leoluca Orlando. Per Pietro Folena "è devastante che due persone così importanti per la gente di Palermo, due simboli della nuova Sicilia, si debbano dividere. Finché non costruiremo un fronte comune tra tutti quelli che credono nella liberazione della Sicilia, mafia e sistema di potere potranno dormire sonni tranquilli".
di Lucio Luca - La Repubblica
218. 16 settembre 1992 - mercoledì
OBBEDISCO MA RESTO A PALERMO
di Antonio Ravidà - La Stampa
219. 16 settembre 1992 - mercoledì
PINTACUDA LICENZIATO DA RUINI
di Sandro Berettoni - La Stampa
220. 16 settembre 1992 - mercoledì
LA RETE DI BERGAMO E LA CATTEDRA TOLTA A PADRE PINTACUDA ALL'ISTITUTO ARRUPE.
L'ECO DI BERGAMO
221. 16 settembre 1992 - mercoledì
SORGE SI DIFENDE DALLA VALANGA DI CRITICHE, NOI SIAMO CONTRO OGNI COLLATERALISMO
L’Unità ALCESTE SANTINI
222. 16 settembre 1992 - mercoledì
PINTACUDA "OBBEDISCO AI SUPERIORI
L’Unità 9 LUCIANA DI MAURO
223. 16 settembre 1992 - mercoledì
PINTACUDA, PRECISAZIONE CEI
ADNKRONOS
224. 17 settembre 1992 – giovedì
FOLCO QUILICI VIAGGIA NEL MONDO DEI GESUITI
Folco Quilici viaggia nel mondo dei gesuiti
In programma stasera su RaiUno la prima delle quattro puntate E IL REGISTA RACCONTA IL PELLEGRINO IGNAZIO IN SECONDA serata, alle 23: da oggi, e per altri due giovedì (mentre l’ultima puntata andrà in onda di venerdì) RaiUno presenta Il rischio e l’obbedienza: quattro puntate di Folco Quilici con la collaborazione alla regia di Marino Maranziana per le prime due puntate, e con Riccardo Grassetti direttore della fotografia. Mentre i laici si sforzano, in mancanza di meglio, di far diventare santi Chiambretti e Funari, i cattolici, che a santi stanno benissimo, ripropongono Ignazio di Loyola e i suoi seguaci, divisi da quattrocentocinquant' anni tra il "rischio" (per esempio di Padre Pintacuda) e “l’obbedienza" (per esempio di Bartolomeo Sorge, che eseguendo evidentemente la volontà del Vaticano, che si è addossata la responsabilità di allontanare Pintacuda dal Centro Studi di Palermo). Padre Giovanni Marchesi, presentando il programma, e ringraziando anche un po' troppo ostentatamente la Rai di Carlo Fuscagni, dice: "Sono sicuro che le quattro puntate avranno dalla loro milioni di telespettatori: tutti non possono che aspettare programmi di qualità come questo". ………
di Anna Maria Mori - La Repubblica
225. 17 settembre 1992 - giovedì
UN GESUITA CIELLINO PER CIVILTA' CATTOLICA
La Stampa 8 M.TOS.
226. 17 settembre 1992 - giovedì
CASO PINTACUDA, RUINI ESTRANEO
Gazzetta del Sud pag. 8
227. 17 settembre 1992 - giovedì
RUINI: IO NON C'ENTRO CON IL LICENZIAMENTO DI PADRE PINTACUDA
Il Giornale ANNA MARIA GRECO
228. 17 settembre 1992 - giovedì
SMENTITA DELLA CEI SUL CASO P. PINTACUDA: NESSUN INTERVENTO DEL CARDINALE RUINI
di Carlo Albertini - IL POPOLO
229. 17 settembre 1992 - giovedì
LA VICENDA PINTACUDA LA CONSIGLIO DELLA CEI
La Sicilia CESARE BOLLA
230. 17 settembre 1992 - giovedì
PINTACUDA, SMENTITA CEI
L’Unità
231. 17 settembre 1992 - giovedì
IL VOTO CATTOLICO? ESISTE ANCORA MA NON AMA FORLANI
di Franca Chiaromonte - L’Unità
232. 18 settembre 1992 - venerdì
PADRE PINTACUDA: IMPEGNO ANTIMAFIA ANCHE A COSTO DELLA MORTE
Il Giorno
233. 18 settembre 1992 - venerdì
PINTACUDA: UN IMMUTATO IMPEGNO CONTRO COSA NOSTRA
Il Tempo
234. 18 settembre 1992 - venerdì
GESUITI? PARLIAMONE
QUIGIOVANI MARCO BALVETTI
235. 18 settembre 1992 - venerdì
Corriere della Sera
236. 19 settembre 1992 - sabato
I GESUITI DELL' ISAS OFFRONO UNA CATTEDRA A PADRE PINTACUDA
Gazzetta del Sud
237. 19 settembre 1992 - sabato
DIRETTORE DELL' ISAS A PINTACUDA: COLLABORA CON NOI
Giornale di Sicilia
238. 19 settembre 1992 - sabato
PINTACUDA SOLLECITATO A COLLABORARE CON L' ISAS
La Sicilia pag. 6
239. 20 settembre 1992 - domenica
I GESUITI NON SONO SOLO QUELLI DI VILLA MALTA
Il Giorno
240. 20 settembre 1992 - domenica
IL CASO PINTACUDA, IL CANDIDATO AYALA
di Alfio Mastropaolo - Il Manifesto
241. 20 settembre 1992 - domenica
MALEDETTA PRIMAVERA
PROSPETTIVE SALVATORE GIULIANO
242. 22 settembre 1992 - martedì
I VELENI DELL' ANTIMAFIA
C' È UNA dinamica perversa nella storia recente delle risposte sociali, politiche ed istituzionali alla mafia, di cui in questi giorni abbiamo purtroppo avuto una significativa conferma. Nei momenti più alti di coesione dell’impegno contro la mafia, improvvisamente il fronte antimafia incomincia ad essere dilaniato da polemiche devastanti tra coloro che sino al giorno prima avevano operato fianco a fianco, mossi solo dall' obiettivo comune e primario di combattere il regime mafioso. Nel corso dell’ultimo decennio gli esempi di questa dinamica distruttiva sono stati innumerevoli ed hanno variamente toccato le istituzioni, le formazioni sociali, le aggregazioni culturali e gli schieramenti politici. Basti pensare, sul terreno istituzionale, alle ricorrenti stagioni dei veleni …………………….Infine, il padre gesuita Ennio Pintacuda, anche egli uno dei simboli e dei punti di riferimento della "primavera di Palermo", è stato licenziato dall' incarico di insegnamento presso la scuola di formazione politica del "Centro Arrupe", accusato di faziosità per essere troppo vicino alle posizioni della Rete di Orlando. Immediata è stata la reazione degli esponenti della Rete, che hanno a loro volta accusato padre Sorge, diretto superiore di Pintacuda e direttore del Centro Arrupe, di fare politica per conto di una corrente della Dc. Ma come è possibile che i Gesuiti non si siano resi conto che questo atto di intolleranza sarebbe stato vissuto come un allentamento del loro forte impegno contro la mafia? I PROTAGONISTI di queste polemiche sono uomini assolutamente al di sopra di ogni sospetto, che alla lotta alla mafia hanno dedicato la loro esistenza e non temono di mettere a repentaglio la loro vita. Non hanno nulla da spartire con quella "cultura mafiosa" che in tante altre occasioni ha artatamente provocato scontri e divisioni per indebolire il fronte antimafia; anzi, hanno fatto più volte appello alla necessità di una Nuova Resistenza contro il regime mafioso, e Resistenza vuole appunto dire unità di tutte le forze antimafia, accomunate dall' obiettivo minimo e primario di sconfiggere il nemico. Come è possibile che non capiscano che non vi è un’antimafia delle istituzioni ed una di popolo, che non sarà qualche manciata di voti in più alla Rete piuttosto che al Pri, che non saranno Orlando piuttosto che Ayala Sindaco di Palermo, un padre gesuita più vicino alla Rete o a qualche corrente democristiana, a risolvere da soli la lotta alla mafia? Quegli uomini di Palermo, laici e religiosi, che ora si stanno scannando tra loro sono un simbolo antimafia per tutta la nazione. Gli italiani non conoscono e non vogliono conoscere gli arcani dello scontro politico per le prossime elezioni comunali di Palermo, vogliono che quegli uomini continuino la battaglia che li ha visti sino a ieri uniti nel comune intento di sconfiggere la mafia, vogliono rivedere un’aggregazione forte e compatta come fu la primavera di Palermo. Per carità, ne tengano conto, e non deludano le aspettative di milioni di italiani; non vengano meno al loro ruolo fondamentale di punto di riferimento della Resistenza al regime mafioso, di faro democratico e legale, anche per scoraggiare le tentazioni dei disillusi verso la scorciatoia della lotta armata.
di Guido Neppi Modona - La Repubblica
243. 22 settembre 1992 - martedì
RESURREZIONE DOPO LA PASSIONE
Tony Zermo - La Sicilia
244. 23 settembre 1992 - mercoledì
BARTOLOMEO SORGE: DA LICENZIATO A LICENZIATORE
Adista pag. 5
245. 23 settembre 1992 - mercoledì
LEOLUCA ORLANDO: SORGE ATTUA IL VECCHIO SOGNO DI COSSIGA: LICENZIARE PINTACUDA
Adista pag. 5
246. 23 settembre 1992 - mercoledì
IL CARDINALE PAPPALARDO RIMANDA I PRETI A SCUOLA: DOCENTI D' ECCEZIONE IL CHIACCHERATO MANNINO E IL GESUITA SORGE
Adista pag. 6
247. 23 settembre 1992 - mercoledì
IL CARDINALE PAPPALARDO RIMANDA I PRETI A SCUOLA: DOCENTI D' ECCEZIONE IL CHIACCHERATO MANNINO E IL GESUITA SORGE
Adista pag. 6
248. 23 settembre 1992 - mercoledì
VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA. I CRISTIANI NEL SOCIALE E NEL POLITICO SECONDO IL CARD. SALDARINI
Adista pag. 6
249. 23 settembre 1992 - mercoledì
PINTACUDA: UN CRISTIANO A PALERMO
di Riccardo Orioles - AVVENIMENTI
250. 23 settembre 1992 - mercoledì
PADRE PINTACUDA: LA TEMPESTA FINANZIARIA PUO' AGEVOLARE LE COSCHE MAFIOSE
Giornale di Sicilia
251. 23 settembre 1992 - mercoledì
PADRE PINTACUDA
Ho appreso con molta amarezza la notizia che Padre Ennio Pintacuda non può più insegnare nella scuola di formazione politica "Centro Arrupe" di Palermo. Questa notizia mi addolora: soffocare una voce è sempre un delitto, oggi ancora di più. In questo momento gravissimo, dopo le stragi che sono state compiute, togliere la parola ad una persona che ha sempre testimoniato apertamente e coraggiosamente per la verità, per la giustizia, per una politica che abbia al centro l’uomo e non l’interesse è un atto riprovevole; appare e temo sia un meschino tentativo di isolare chi già rischia per ciò che pensa e che coerentemente afferma.
Lettera di Cecilia Vettori Livorno - La Repubblica
252. 26 settembre 1992 - sabato
LA DC IN BRODO DI GIUGGIOLE PER IL BENSERVITO A PINTACUDA: CHI NON È CON NOI E' FAZIOSO
Adista pag. 11
253. 26 settembre 1992 - sabato
LA TEOLOGIA OLTRE IL MODERNO: SEMINARIO DEL CENTRO PER LA RIFORMA DELLA POLITICA A ROSSANO CALABRO
Adista pag. 11
254. 26 settembre 1992 - sabato
SUL CASO PINTACUDA TUTTI CONTRO SORGE: TIFARE DC VUOL FORSE DIRE ESSERE AUTONOMI?
Adista pag. 11
255. 26 settembre 1992 - sabato
PALERMO, GRUPPO DI CATTOLICI CHIEDE FRANCO DIBATTITO SUL CASO PINTACUDA
La Sicilia
256. 27 settembre 1992 - domenica
LA SLAVINA ITALIANA
di Guido Ruotolo - Il Manifesto
257. 27 settembre 1992 - domenica
PADRE, LEI È FINITO NELLA RETE
di Sandro Magister - L' ESPRESSO pag. 80, 81
258. 27 settembre 1992 - domenica
' LA CRISI RAFFORZA MAFIA E MASSONERIA'
ROMA - Il gesuita Ennio Pintacuda rompe il silenzio che si era imposto all' indomani della decisione di sospensione dall' insegnamento all’istituto di formazione politica Padre Arrupe di Palermo e, in un’intervista al Manifesto, sostiene che oggi il pericolo per la democrazia viene dalla mafia e dalla massoneria. "Per me - dice Pintacuda - il padrone è oggi il gruppo di potere che abbiamo chiamato mafia-massoneria e che possiede pezzi delle istituzioni, della società civile e anche tanto potere economico". Secondo il gesuita "il rischio è che i poteri forti, la mafia e la massoneria, diventino con la crisi sempre più forti. E questa crisi, in assenza di chiarezza, rischia di far stare dall' altra parte della barricata anche le nuove soggettività politiche". Pensa alla Lega di Bossi? "Anche - risponde Pintacuda - ma il problema, ripeto, è che nella crisi rischiano di rafforzarsi mafia e massoneria. Chi è forte diventerà più forte".
La Repubblica
259. 27 settembre 1992 - domenica
LA CHIESA FA PENITENZA
Novica
260. 27 settembre 1992 - domenica
LICENZIATO PADRE PINTACUDA
di Fabrizio Carrera – Novica pag. 12
261. 27 settembre 1992 - domenica
UNA TORMENTATA PAGINA NELLA VITA DEI GESUITI IN SICILIA
Novica
262. 27 settembre 1992 - domenica
ALL' ARMI SIAM ONESTI
di Paolo Guzzanti – Panorama pag. 61
263. 29 settembre 1992 - martedì
GRUPPO DI CATTOLICI SI SCHIERA A FIANCO DI PINTACUDA
Giornale di Sicilia
264. 29 settembre 1992 - martedì
ABBASSO IL REGIME E VIVA LA RIVOLUZIONE
Non credo che si debba enfatizzare la riforma elettorale come valore in sé, astratto dalla ricostruzione dell’intero sistema politico in vista di una nuova democrazia, fondata sulla giustizia sociale, sulla difesa degli emarginati e dei ceti più deboli. Una riforma elettorale che resti nel quadro dell’attuale sistema politico potrebbe al massimo produrre qualche modesto aggiustamento, se non peggiorare ancora le cose. Non esiste oggi in parlamento una aggregazione di forze tale da garantire che la eventuale riforma elettorale si inserisca nel quadro di una democrazia del futuro che superi i limiti della democrazia rappresentativa, formalistica, di stampo liberale, ereditata dalla Rivoluzione francese: un sistema, insomma, che non risponde alla sete di giustizia sociale, in particolare di una giustizia distributiva senza di cui non è possibile fare comunità, gettare le basi di una democrazia effettiva. Compromessi riduttivi Questo parlamento non potrebbe che produrre quindi un compromesso che sarebbe senz' altro riduttivo rispetto alle necessità specifiche di una riforma elettorale inserita nel contesto di una trasformazione complessiva di cui c' è così grande bisogno. Dobbiamo infatti renderci conto che ci troviamo in una fase prerivoluzionaria, nella quale il riformismo non ha più senso. (...) Quando accenno al carattere prerivoluzionario dell’attuale situazione italiana voglio soprattutto sottolineare che siamo ormai oltre la crisi del sistema rappresentativo, oltre la crisi della partitocrazia. Non si può più limitarsi a denunciare lo scollamento fra le istituzioni e la società civile, a discettare sul "sistema politico bloccato", sull' impossibilità dell’alternativa. Dobbiamo allargare il nostro raggio di analisi e di proposta. Ci troviamo infatti in una fase totalmente diversa: siamo al regime. (...) Con questo termine intendo una aggregazione di interessi economico-politici che soffoca la tradizionale rappresentanza politica, soggioga i partiti e distrugge le basi della convivenza democratica, mirando all' affermazione di un potere autoritario. Prevalgono ormai fra le forze dominanti del regime comportamenti di illegalità. (...) Di fronte al regime risalta l’arcaicità delle posizioni di soggetti come il movimento referendario, i "popolari per la riforma" eccetera. Queste forze, portatrici di un progetto importante nel recente passato, si rivelano ora insufficienti a rispondere alle esigenze di una fase prerivoluzionaria. (...) Ma oggi il problema è ben altro: occorre scardinare il fronte degli interessi massonico-mafiosi, il nuovo "blocco storico" che opprime l’Italia. Non c' è più solo il consenso tacito fra poteri dello Stato e interessi criminali, ma un vero e proprio patto che mira ad affermare un progetto autoritario e si nutre di una corruzione non riducibile a mero problema morale, perché sta strangolando la democrazia, la sta riducendo a pura forma. Il contrario della democrazia sostanziale, necessaria a proteggere e a promuovere i soggetti sociali meno protetti. (...) In questo clima politico-culturale restare su posizioni riformiste significa fare la parte degli utili idioti. Significa insomma mettere in sala di rianimazione questo sistema degradato. Credo che questa definizione renda esattamente il carattere del governo Amato: il governo della sala di rianimazione. Il quale mantiene un atteggiamento equivoco rispetto al regime. Ne è allo stesso tempo lontano e vicino. Ciò vale anche per altre forze riformiste, come il Partito repubblicano, o meglio i suoi esponenti che attaccano verbalmente Gelli e la P2 ma allo stesso tempo hanno radicato il loro consenso anche in quegli ambienti; e - quanto a Segni e ai suoi amici - davvero si può dare ancora tempo alla Dc e agli altri partiti perché si autoriformino e rinnovino le istituzioni? O si deve aspettare la nascita di un secondo partito cattolico? Ecco una logica molto pericolosa. Intellettuali sognatori Io non credo in questo subdolo sogno del riformismo, caro soprattutto ad alcuni intellettuali. Deve essere chiaro che il riformismo è da bandire. E' completamente fuori della storia. In questo momento, anzi, esso è il male peggiore, perché vorrebbe concedere i tempi supplementari a un regime moribondo. I teorici del riformismo non si rendono conto che siamo alla vigilia di grandi conflitti sociali. Il fenomeno delle Leghe in Lombardia e in Veneto ne è un segnale importante. C' è un potenziale rivoluzionario nella società civile che prescinde dai leader o dai capi carismatici e che può presto sfuggire al loro controllo. Il popolo delle Leghe si ribella alle ingiustizie del regime, reclama giustizia e verità. (...) Il compito dell’oggi è dunque di aggregare le forze sociali che si oppongono al regime intorno a un modello di valori e a un nuovo progetto adeguato alla fase di emergenza che stiamo vivendo. La parola-chiave di questa fase è trasversalismo: dobbiamo creare aggregazioni che attraversino i soggetti politici attuali, che siano interne ed esterne alle istituzioni. (...) Il movimento rivoluzionario deve operare nella società civile, sfruttando però anche gli strumenti nuovi offerti dal riformismo istituzionale. Naturalmente avendo ben chiaro che essi non rappresentano un valore in sé, non vanno interpretati in senso formalistico, ma come punti di appoggio per la aggregazione del fronte rivoluzionario operante nella società. (...) Mi riferisco in particolare all' elezione diretta del sindaco, che in Sicilia è già diventata legge. Considero questa riforma un grande successo proprio nell' ottica della cultura politica democratica fondata sulla riscoperta della polis, della città come spazio effettivo della politica, come sede del governo della comunità. (...) La Chiesa, e più in generale la cultura di ispirazione cattolica, può assumere un ruolo di punta nel processo di transizione verso la democrazia del futuro. Il mondo cattolico non è certo omogeneo, esprime movimenti molto avanzati, come anche intellettuali tuttora legati a una cultura vecchia, conservatrice o gradualista, che non vuole rinunciare all' idea della rappresentanza politica dei cattolici in quanto tali, all' idea del partito o dei partiti cattolici. Per certi aspetti la Chiesa non è nemmeno immune dalle infiltrazioni dell’aggregazione massonico-mafiosa: Marcinkus non è certo un cavaliere solitario. Ma l’esperienza siciliana di lotta alla mafia dimostra, insieme a tante altre, che la cultura di ispirazione cattolica può essere e deve essere all' avanguardia nella creazione della nuova democrazia, nella promozione dei deboli e degli emarginati, nella difesa della dignità dell’uomo.
di Padre Ennio Pintacuda - La Repubblica
265. 30 settembre 1992 - mercoledì
DIGNITA' PER PRODURRE LIBERAZIONE
TESTIMONIANZE AVVENIMENTI 96 Padre Ennio Pintacuda
266. 30 settembre 1992 - mercoledì
LA PRIMAVERA TRADITA
AVVENIMENTI pag. 5
267. 30 settembre 1992 - mercoledì
I GESUITI NON VOGLIONO FINIRE NELLA RETE
FAMIGLIA CRISTIANA A.BO.
268. 30 settembre 1992 - mercoledì
P. PINTACUDA LA CHIESA E LA DC
di Sandro Di Stefano - La Sicilia
269. 30 settembre 1992 - mercoledì
Basilea vedi foto con tappa in Germania
270. 2 ottobre 1992 - venerdì
P. PINTACUDA, LA PAROLA DI UN UOMO LIBERO
di Patricia Dao - VALLE BORMIDA PULITA pag. 4
271. 6 ottobre 1992 - martedì
Corriere della Sera
272. 11 ottobre 1992 - domenica
SEGNI, FUNARI E PINTACUDA TRE PERSONAGGI IN UN CICLONE
di Carlo Alberto D' Elia – Novica pag. 11
273. 12 ottobre 1992 - lunedì
Udienza di "Processo per i delitti politici a Palermo dal 1979 al 1982" tenuta a Palermo.
Testimonianza P. Ennio Pintacuda.
Tratto da Radio Radicale
274. 14 ottobre 1992 - mercoledì
ORLANDO ORA FA I NOMI MA ARRIVANO LE QUERELE
Corriere della Sera F.N.
275. 14 ottobre 1992 - mercoledì
ORLANDO: ECCO CHI TRAMA CON I BOSS
di Antonio Ravidà - La Stampa
276. 16 ottobre 1992 - venerdì
LE IDI ITALIANE: IL DELITTO LIMA
Angelo Vullo - La Stampa
277. 17 ottobre 1992 - sabato
PADRE PINTACUDA A FALCONARA
IL RESTO DEL CARLINO
278.17 ottobre 1992 - sabato
A CONFRONTO CON P.E. PINTACUDA
LA GAZZETTA DI ANCONA
279.17 ottobre 1992 - sabato
INCONTRO-DIBATTITO SUL TEMA: PROSPETTIVE DELLA POLITICA IN ITALIA Invito
MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE. Padre Ennio Pintacuda
280.17 ottobre 1992 - sabato
Falconara Marittima - ore 18,00
Sala Convegni Hotel Touring di Falconara
Incontro-dibattito sul tema:
Prospettive della politica in Italia.
Con Padre Ennio Pintacuda.
Organizzato dal “Movimento per la Democrazia LA RETE”
281.18 ottobre 1992 - domenica
GUAI AI FALSI MOVIMENTI
CORRIERE ADRIATICO
282.18 ottobre 1992 - domenica
LA FORZA DELL' ONESTA'
CORRIERERE ADRIATICO LORENZO SCONOCCHINI
283.18 ottobre 1992 - domenica
UN GESUITA NELLA RETE
IL RESTO DEL CARLINO
284.18 ottobre 1992 - domenica
TUTTO IN COMPAGNIA
L' ESPRESSO GIAN GIACOMO ROTELLI
285.18 ottobre 1992 - domenica
PADRE PINTACUDA: LA NUOVA FRONTIERA DELLA VITA POLITICA
LA GAZZETTA DI ANCONA ALFREDO FORNICONI
286.18 ottobre 1992 - domenica
HO SCRITTO A PADRE SORGE
Novica
287.18 ottobre 1992 - domenica
IL RUOLO DEI RELIGIOSI NELLA CHIESA
Novica GIUSEPPE TUZZOLINO- GIACOMO RIBAUDO
288.21 ottobre 1992 - mercoledì
Corriere della Sera
289.22 ottobre 1992 - giovedì
PINTACUDA: RESTA UN OMICIDIO POLITICO
di Antonello Piraneo - La Sicilia pag. 4
290.23 ottobre 1992 - venerdì
ANDREOTTI: INVECE DEGLI ASSASSINI STANNO PROCESSANDO LA VITTIMA
di Giorgio Mulè - Giornale di Sicilia
291.23 ottobre 1992 - venerdì
ANDREOTTI FURIOSO: STAVOLTA QUERELO
L'Unità STEFANO DI MICHELE
292. 25 ottobre 1992 - domenica
Corriere della Sera
293. 26 ottobre 1992 - lunedì
ORLANDO E AYALA, COMIZI BLINDATI
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera
294. 26 ottobre 1992 - lunedì
TRA LEOLUCA E ANDREOTTI INTERVENGA SCALFARO
Giuliano Ferrara - Corriere della Sera
ORLANDO: SALVERO' PALERMO
di Natale Conte - Il Giornale
296. 27 ottobre 1992 - martedì
PINTACUDA: UN LIBRO DI SOLIDARIETA' PER IL GESUITA
ROMA, 27 OTT. -(ADNKRONOS)- la decisione di escludere padre Pintacuda dall'insegnamento nel centro studi ''Arrupe'' di Palermo ''e' un clamoroso autogol di padre Sorge''. ''dov'è finita tutta quella libertà delle scuole dei gesuiti? questa decisione presa nei confronti di Pintacuda è una vergogna'', sostiene Giampaolo Pansa, condirettore de ''L'Espresso'', in un'intervista che fa parte del libro ''Padre Ennio Pintacuda. Un prete e la politica'', curato da Pierluigi Diaco e Andrea Scrosati e pubblicato in questi giorni dalla casa editrice Bonanno di Acireale. Il libro raccoglie una serie di interviste a noti personaggi politici sulla figura del noto gesuita sostenitore della ''Primavera palermitana'' e padre spirituale di Leoluca Orlando, leader della Rete. solidarietà a Pintacuda viene espressa da Paolo Cabras, vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, Alessandro Curzi, direttore del Tg3, e dai parlamentari della Rete Alfredo Galasso, Carmine Mancuso, Diego Novelli e Leoluca Orlando.
(red/as/AdnKronos)
297. 28 ottobre 1992 - mercoledì
Corriere della Sera
298. 18 novembre 1992 - mercoledì
Presentazione del libro curato da Andrea Scrosati e Pierluigi Diaco.
"Padre Pintacuda, un prete e la politica" – Roma.
Dibattito organizzato da Bonanno Editore e Movimento per la democrazia "La Rete".
Intervenuti: Andrea Scrosati (La Rete), Pierluigi Diaco, Paolo Cabras (DC), Leoluca Orlando (La Rete), Ennio Pintacuda
299. 21 novembre 1992 - sabato
Novara NO !!!
Spoleto vedi foto
300. 22 novembre 1992 - domenica
LA RETE GIOCHERA' ANCORA A CARTE COPERTE
di Maria Teresa Meli - Il Giorno pag. 15
301. 10 dicembre 1992 - giovedì
San Piero Patti – ore 17,30
Cine-circolo “Il Semaforo”
Tavola Rotonda sul Tema “MAFIA E ISITUZIONI”
Interventi Padre E. Pintacuda, Sandro Di Stefano, A. Ceraolo
302. 15 dicembre 1992 - martedì
Corriere della Sera
303. 19 dicembre 1992 - sabato
Corriere della Sera
304. 22 dicembre 1992 - martedì
LA BANCA D' ITALIA SMASCHERI I MAFIOSI
SARIANO (Rovigo) - Quelli che non si arrendono si stringono in nome della speranza, una domenica pomeriggio, sotto una gelida tenda di un paesino del Polesine, come sotto la capanna di Betlemme. Sono duemila, giovani e vecchi, non riescono neanche ad entrare tutti. Si stringono attorno a Giancarlo Caselli, Antonino Caponnetto, Ennio Pintacuda. Tre simboli del paese pulito. Li ha chiamati, a parlare della pastorale del cardinale Martini, un giovane prete, Don Giuliano Zattarin, che ha fatto di quest' angolo di nebbie "un avamposto sul cammino di liberazione". La gente dice a Caselli che pregherà per lui. Il giudice risponde che andrà a Palermo, a capo della procura, perché crede che una "nuova primavera" è possibile. Perché la speranza porta il nome di Caponnetto. Perché la piovra si può battere se le istituzioni riacquisteranno credibilità e se vincerà la "cultura della vigilanza" e la voglia di non chiudersi in sé stessi. Padre Pintacuda dice che la nomina di Caselli è "un grande dono di Natale" e che "star qui con lui e Caponnetto è un segno inequivocabile di salvezza e di speranza". Ma Caponnetto, il padre del pool antimafia, non nasconde che il cammino è lungo: "Temo che scorrerà ancora molto sangue per le strade di Sicilia". Aggiunge che i giudici non sarebbero mai entrati nel "mondo impermeabile" della mafia senza la rivelazione di Buscetta e Contorno. "Avevamo 280 fascicoli ma non avevamo mai capito dall’interno la struttura dell’associazione". E invita Caselli a scavare. A svelare i misteri di molte casse rurali e artigiane della Sicilia "che la mafia dirige e governa". "La Banca d' Italia non trova il tempo di fare le ispezioni necessarie - accusa Caponnetto - si limita a farne 3-4 l’anno e ogni volta si scoprono covi di mafiosi. Ne facesse 20, ne scoprirebbe 20". Incalza Pintacuda: "La cupola non è più quella di Buscetta, ma è molto più ampia, e il problema non riguarda solo la Sicilia ma tutta l’Italia". Il gesuita parla di collusioni tra i cavalieri del lavoro siciliani e alcune cooperative bolognesi. Poi alza la spada sui partiti: "Non possiamo permettere che Craxi, Forlani e altri dicano di non essere responsabili e che tutte le colpe ricadono sui segretari amministrativi. Aggiunge Pintacuda: "Non serve aspettare il giudizio di un tribunale. Magari di un altro Carnevale...". "Di fronte alla raffica di annullamenti della Cassazione ho provato grande rabbia e vergogna" incalza Caponnetto, che denuncia i "garanti" tra potere mafioso da una parte e potere politico e giudiziario dall' altro: "E' rimasto solo Andreotti a pensare che Lima non svolgesse questo compito" tuona. Il vecchio giudice ricorda Borsellino che "sapeva di andare incontro ad una morte annunciata, forse conosceva anche il giorno dell’esecuzione, e ci è andato come i martiri cristiani andavano al supplizio". Caselli dice che lo Stato poteva vigilare di più, specie nel modo di fare le leggi. "La corruzione - dice - è diventata per qualcuno il modo di far politica. È diventata parte di pezzi consistenti del sistema. Appalti e concorsi truccati, tangenti e abusi edilizi diventano spesso la regola. Se poi si aggiunge un perdonismo sistematico, l’impunità dilaga, l’illegalità si diffonde, e si aprono praterie sterminate per i gruppi criminali, che fanno venir meno il vivere civile". Pintacuda chiama la gente ad alzarsi, a stare con gli occhi aperti. "Contro la mafia la mobilitazione è più difficile - dice Caselli - perché la mafia dà lavoro, crea benessere e consenso, drogati ma li crea, è un intreccio di legale e di illegale, è in collusione con pezzi dello Stato". Quelli della tenda si alzano e applaudono. Padre Pintacuda li invita ad essere "semplici come le colombe ma accorti come i serpenti".
di Roberto Bianchin - La Repubblica
305. 22 dicembre 1992 - martedì
Corriere della Sera
306. 27 dicembre 1992 - domenica
DALL' UNITA' ALLA TRASVERSALITA' COME OGGI VOTANO I CATTOLICI
Corriere della Sera FRANCESCO MARGIOTTA BROGLIO
307. 31 dicembre 1992 - giovedì
P. PINTACUDA: FILMIAMO LE DEPOSIZIONI DI CHI ACCUSA
CRONACHE 12 AGI
308. 31 dicembre 1992 - giovedì
SCALFARO CONVOCA IL DIRETTORE DEL SISDE
ROMA - Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha incontrato ieri il direttore del Sisde, Angelo Finocchiaro. Nel corso della visita Scalfaro ha chiesto a Finocchiaro informazioni sul caso del questore Contrada. In particolare, il presidente della Repubblica avrebbe chiesto a Finocchiaro se erano previste altre azioni in queste ultimissime ore. Stasera, infatti, Scalfaro nel discorso di fine anno si soffermerà, a quanto sembra, anche sulla delicata vicenda palermitana. Sempre ieri il presidente della Repubblica aveva incontrato Marco Pannella e Massimo D' Alema con cui si è soffermato sugli stessi temi. Continuano intanto a far discutere le affermazioni rilasciate negli ultimi giorni dal capo della polizia Parisi e dal ministro dell’Interno Nicola Mancino. Una nota di apprezzamento per Parisi arriva da padre Pintacuda che afferma: "Per la stima che ho delle capacità professionali di Parisi, sono molto contento di questa chiarificazione sul caso Contrada contenuta nella lettera pubblicata dal quotidiano La Repubblica". Nel corso di un’intervista Pintacuda ha parlato dell’importanza dei pentiti. Pintacuda ha sostenuto che per una valutazione sui pentiti bisogna partire da Rocco Chinnici, il consigliere istruttore assassinato a Palermo il 28 luglio del 1983. "Chinnici diceva che i veri pentiti di mafia non esistono. Esistono collaboratori...Il pentito è da prendere come qualcuno che ha interesse a non rimanere fedele all' organizzazione. Le loro affermazioni, dunque, vanno verificate affinché ci sia giustizia". Dura invece la Voce Repubblicana sulle affermazioni di Mancino, riferite anche queste all' intervista rilasciata a Repubblica. "Mancino opera una sostanziale correzione, se non proprio una sconfessione, rispetto alle prime dichiarazioni del capo della polizia, Vincenzo Parisi, sul caso Contrada. La “Voce”, inoltre, replica alle espressioni che il ministro ha "riservato" al Pri. "Chiediamo al ministro qual è il sistema contro il quale egli ci accusa di schierarci chiedendo noi di punire severamente un alto funzionario se fosse provato colluso". Per discutere il caso Contrada il 4 gennaio si riunirà l’ufficio di presidenza della commissione parlamentare antimafia.
La Repubblica
309. 31 dicembre 1992 - giovedì
SIAMO MALATI DI ACCIDIA
MODENA 11 ANTONIO MASCOLO
310. 31 dicembre 1992 - giovedì
C' EST ECRIT SUR LES MURS DE PALERME
PELERIN MAGAZINE
311. 31 dicembre 1992 - giovedì
E SE RIFIORISSE LA PRIMAVERA?
FERDINADO SIRINGO
312. 5 gennaio 1993 - martedì
LA SFIDA DEI GESUITI PUNTA AL SUD
di Donatella Trotta - IL MATTINO
313. 5 gennaio 1993 - martedì
Dibattito dal titolo "Pippo Fava...nove anni dopo" - Catania Dibattito organizzato da Città insieme.
Intervenuti: Pamela Donadio, Salvatore Resca (sacerdote), Enzo Guarnera (La Rete), Michele Costa (avvocato), Carmine Mancuso (La Rete), Felice Di Figlia (PDS), Agostino Vincenzo, Felice Lima (magistrato), Carlo Palermo (La Rete), Anna Maria Finocchiaro Fidelbo (PDS), Saro Pettinato (VERDI), Ennio Pintacuda, Grazia Giurato, Marzia Finocchiaro, Salvatore Anastasi, Vito Riolo (professore), Maurizio Caruso, Giuseppe Lentini, Leoluca Orlando (La Rete), Claudio Fava (La Rete), Luciano Violante (PDS)
Tratto da pagina web di Radio Radicale
314. 6 gennaio 1993 - mercoledì
IN FRONTIERA PER L'ITALIA CHE VERRA'
di Donatella Trotta - IL MATTINO
315. 9 gennaio 1993 - sabato
UNA SCUOLA PER INSEGNARE L'EDUCAZIONE ALLA LEGALITA'
di Domenico Fizzuto - La Repubblica
316. 9 gennaio 1993 - sabato
Intini: «È solo un attacco politico»
«La sostanza non cambia: è un problema politico». Nel giorno del secondo avviso di garanzia a Craxi, Ugo Intini racconta il cupo inverno del partito e i suoi anni con Bettino.………………..Perché non sono credibili? Il leghismo contesta l'unita nazionale e non può diventare forza di governo un movimento che trae origine da una cultura separatista. La Rete, come ha spiegato su MicroMega il suo ideologo, padre Pintacuda, è contraria a quella che definisce Una «democrazia formale e rappresentativa» e propone una democrazia «panpolitica» che ricorda il komeinismo……………….
di Stefano Di Michele - L'Unità
317. 9 gennaio 1993 - sabato
Capoterra Cagliari Sassari verificare giorno
318. 10 gennaio 1993 - domenica
SE ANDREOTTI IMITA CICERONE...
La Repubblica GIANNI BAGET BOZZO
319. 10 gennaio 1993 - domenica
IL TEMPO DEL DISGELO
Intervista L'UNIONE SARDA 9 GIANCARLO GHIRRA
320. 14 gennaio 1993 - giovedì
Istituto culture e lingue
antisemitismo
321. 15 gennaio 1993 - venerdì
IL GESUITA PINTACUDA IDEOLOGO DELLA RETE PARLE DI ETICA POLITICA E CRISI DEL SISTEMA
LA NUOVA VENEZIA
322. 15 gennaio 1993 - venerdì
ORE 9,30 C'E' LEZIONE DI SOLIDARIETA' UMANA E DI CONVIVENZA CIVILE
di Raffaella Catalano - La Sicilia
323. 15 gennaio 1993 - venerdì
Allarme bomba
324. 15 gennaio 1993 - venerdì
Mestre sala cisl
325. 16 gennaio 1993 - sabato
Falso allarme per un attentato a Pintacuda
Corriere della Sera pag. 2
«Ce una bomba», allarme per padre Pintacuda
Trovato un ordigno rudimentale vicino al liceo palermitano dove il gesuita insegna. La polizia: «È stata un'intimidazione mafiosa»
Lui a «Italia Radio» ha spiegato: «In città c'è un clima pesante per tutti. Riina? Chissà, forse ci siamo incontrati per strada»
In viale della Regione siciliana l'arresto di Totò Rima e, quasi contemporaneamente, in via Vivaldi, l'allarme che scatta per uno dei simboli della lotta alla mafia: padre Ennio Pintacuda. Una mattinata di tensione ieri a Palermo, con le notizie che si rincorrevano convulsamente da una parte all'altra della città. L'allarme è scattato attorno alle 9,30 quando, dentro i servizi igienici del liceo scientifico Einstein, attiguo all'Istituto linguistico dove insegna il gesuita, un'alunna ha notato una scatola di scarpe al cui interno erano stati collocati quelli che a prima vista sembravano alcuni candelotti di dinamite collegati ad un timer. La ragazza ha dato subito l'allarme, gli uomini della scorta del gesuita sono stati immediatamente avvertiti, gli oltre mille alunni della scuola sono stati fatti uscire dall'edificio e padre Pintacuda, che in quel momento stava facendo lezione dentro un'aula, è stato trasferito in. un luogo sicuro. Quando sono intervenuti gli artificieri della questura, si è compreso però che quell'involucro di cartone ritrovato pochi momenti prima conteneva un falso ordigno, dei pezzi di legno uniti con la cera pongo e collegati con alcuni fili elettrici ad una sveglia. «Una cosa che - comunque non poteva esplodere», dicono i funzionari della Questura che parlano di una possibile intimidazione mafiosa rivolta contro il gesuita. «Un agghiacciante avvertimento», il «preludio di una nuova strage», afferma il Coordinamento antimafia palermitano. Lui, padre Pintacuda, intervistato da Italia Radio proprio nel momento in cui veniva scortato in un luogo segreto, ha ricordato il clima pesante che si respirava a Palermo ieri mattina. «Qualcuno di noi ha avuto un momento particolare - ha affermato il gesuita - bisogna stare molto attenti. Di sicuro c'è un clima di allarme per tutti». Una lunga intervista quella rilasciata al direttore dell’emittente radiofonica, Carmine Fotia. Pintacuda ha parlato della notizia «più importante» per la lotta alla mafia, quella dell'insediamento a Palermo di Giancarlo Caselli, il nuovo procuratore. «Ad essa - ha continuato - si aggiunge, quasi contemporaneamente, quella dell'arresto di Totò Riina». È importante che il boss sia stato «preso vivo», ma «tutti ricordano come è stato individuato Michele Greco, un arresto da capo ormai disarmato». Un arresto che, lascia intendere il gesuita, presenta molte analogie con quello di Riina. «I fatti li conosceremo - aggiunge - quello che c'era di accerchiamento attorno a Riina. Accerchiamento operato forse all'interno stesso delle strutture militari della mafia, accerchiamento: per i pentiti, accerchiamento per le notizie che hanno avuto le forze dell'ordine».
Riina «posato»? Riina consegnatosi spontaneamente ai carabinieri? Sono ipotesi che possono leggersi tra le righe delle affermazioni di Pintacuda. Parla di una «plausibile lettura di una condizione di Riina al di dentro della struttura militare della mafia, non così di vertice, sicura e inattaccabile come lo era prima» e si sofferma poi su possibili «nuove aggregazioni di potere e nuove ricerche di sostegni» di Cosa nostra. Il luogo dove Riina è stato catturato? «La strada più frequentata di Palermo». «Stamattina (ieri ndr) potevamo incontrarci con le macchine, anche con gli sguardi, chissà quante volte è avvenuto, girava così indisturbato...». Complicità delle istituzioni che hanno impedito per anni la cattura di tanti latitanti, quindi? Chiede Fotia. «Queste sono cose che dicevamo da tanto tempo - risponde Pintacuda – fummo additati per questo come giacobini e denigratori anche da Cossiga quando affermammo che la mafia ha il volto delle istituzioni».
In queste settimane, secondo il gesuita, si presenta «uno scenario da Olimpo assaltato:
la richiesta di autorizzazione a procedere per Craxi, la vicenda di Andreotti con l'articolo del New York Times, l'arresto di Riina...Ognuno nel suo spazio, facendo le debite distinzioni, sicuramente erano tutti degli intoccabili». Adesso, però, il rischio si fa più grave: «C'è la possibilità di una reazione di Cosa nostra, lo scontro è molto duro anche perché - torna a ribadire Pintacuda - non si sa cosa significhi Riina preso vivo».
di Ninni Andriolo - L'Unità pag. 5
327. 16 gennaio 1993 - sabato
ALLARME BOMBA NELLA SCUOLA DI PINTACUDA MA NELLA SCATOLA SOSPETTA C'ERA SOLA PONGO
Giornale di Sicilia F.MA.
328. 16 gennaio 1993 - sabato
PINTACUDA: ARRESTO IMPORTANTE, MA NON ESALTIAMOCI
Intervista IL GAZZETTINO ALDA VANZAN
329. 16 gennaio 1993 - sabato
È VERO, IO SONO NEL MIRINO
LA TRIBUNA DI TREVISO FILIPPO TOSATTO
330. 16 gennaio 1993 - sabato
Spinea rete
331. 17 gennaio 1993 - domenica
UNA LEZIONE DI VITA PER DEBELLARE LA MAFIA
IL GAZZETTINO DI VENEZIA
F.S.
332. 17 gennaio 1993 - domenica
Scorze
333. 21 gennaio 1993 - giovedì
INAUGURAZIONE AULA MAGNA "LIBERO GRASSI"
Invito SCUOLA MEDIA STATALE G. MACHERIONE-GIARRE
PRESIDE, CARMELO TORRISI
334. 23 gennaio 1993 – sabato
PINTACUDA: TANGENTI DA SAGRESTIA
Intervista GENTE VENETA MATTEO LAZZARINI
23 gennaio 1993 – sabato
PADRE PINTACUDA SU MAFIA E POLITICA
GENTE VENETA
335. 24 gennaio 1993 - domenica
THE ANTIMAFI - METROPOLITAN 10 11 12
336. 26 gennaio 1993 - martedì
Giarre - Salone del Liceo Scientific "LEONARDO"
Scuola Media Statale "G. MACHERIONE" di Giarre
si presenta il libro di
Pierluigi Diaco e Andrea Scrosati: UN PRETE E LA POLITICA
337. 27 gennaio 1993 - mercoledì
IL MONDO CATTOLICO, LA BICAMERALE, PADRE SORGE, LA DC, CRAXI. TUTTI NEL MIRINO DI PADRE PINTACUDA
Adista
338. 29 gennaio 1993 - venerdì
IO TI DO' UN RIINA A TE, E TU MI DAI ..
Intervista L'Europeo 112-113 SANDRO PROVVISIONATO
339. 31 gennaio 1993 - domenica
PINTACUDA: SE MI DIRANNOI DI ANDARE, OBBEDIRO'
Avvenire
340. 1° febbraio 1993 - lunedì
INCONTRI DI FORMAZIONE
Invito MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE.
341. 9 febbraio 1993 – martedì
VITTORIA
Conferenza Liceo Scientifico con ultime classi.
Pomeriggio a Modica incontro c/o Scuola Servizio Sociale
342. 10 febbraio 1993 - mercoledì
Conferenza Aula Consiglio Comunale di Castellammare
Ore 18,30
343. 10 febbraio 1993 - mercoledì
PRO E CONTRO LA RETE
EPOCA
344. 12 febbraio 1993 - venerdì
COMO
345. 13 febbraio 1993 - sabato
PRATO - Parrocchia San Pietro a Mezzana
20,30 Conferenza in Chiesa
346. 14 febbraio 1993 - domenica
Padre ENNIO PINTACUDA a Firenze c/o Coop. Arcobaleno
347. 15 febbraio 1993 - lunedì
LA PROPOSTA SEGNI SCUOTE LA DC
La Sicilia 2 GIANLUCA COMIN
348. 16 febbraio 1993 – martedì
SIRACUSA
Ore 18,30 – Sala Vermexio - Conferenza
349. 17 febbraio 1993 - mercoledì
ENNIO PINTACUDA - EPOCA
350. 18 febbraio 1993 - giovedì
È DISGELO IN CASA DC
La Sicilia BARTOLOMEO SORGE
351. 19 febbraio 1993 - venerdì
Istituto Pantano Napoli
352. 26 febbraio 1993 - venerdì
STUDENTI IN RIVOLTA "VIA PINTACUDA"
di Maria Teresa Conti - La Sicilia
353. 28 febbraio 1993 - domenica
Corriere della Sera
354. 4 marzo 1993 - giovedì
Scuola Media Statale G. CASTRONOVO – Erice
Dibattito su “Coscienza Civile e lotta alla criminalità mafiosa”
355. 5 marzo 1993 - venerdì
Mantova
356. 6 marzo 1993 - sabato
Desio
357.
358. 6 marzo 1993 - sabato
LA POLITICA DI PINTACUDA
GAZZETTA DI MANTOVA BNICOLA CORRADINI
359. 6 marzo 1993 - sabato
SORGE: I PARTITI DOPO TANGENTOPOLI, VEDO UNA ITALIA CON SOLI TRE POLI
Intervista di Giovanni Chiappisi - Giornale di Sicilia
360. 7 marzo 1993 - domenica
INCONTRO PUBBLICO SUL TEMA "ETICA E POLITICA"
Invito MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE- BRESCIA
Padre Ennio Pintacuda
361. 7 marzo 1993 - domenica
Brescia
Movimento per la Democrazia La Rete Brescia domenica 7 marzo 1993|
BRESCIA ore 10,30 Centro Sociale Via Gasazza incontro pubblico sul tema "ETICA E POLITICA" interverrà Padre Ennio Pintacuda
362. 9 marzo 1993 - martedì
AUGURI
363. 10 marzo 1993 - mercoledì
P. Ennio Pintacuda a Ragusa – Liceo Classico Umberto I
Recital e dibattito con:
padre Ennio Pintacuda, Luca Antonelli, Teddy Russino, Giorgio Cilia, Giorgio Massari, Riccardo, Salvatore Occhipinti.
Padova – Sala Gran Guardia
Conferenza - Presentano Carla Rondine e Paolo Bertezzolo
365. 13 marzo 1993 – sabato
Legnago
Incontro con gli studenti dell’Istituto Tecnico per Geometri
366. 14 marzo 1993 – domenica
INCONTRO DIBATTITO CON P.E. PINTACUDA- SEN. CARMINE MANCUSO
Invito MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA LA RETE
367. 14 marzo 1993 – domenica
ORE 10.30 Auditorium Comunale (Via Rizzini Villafranca Vr
INCONTRO DIBATTITO con: Padre Ennio Pintacuda- SEN. Carmine Mancuso
MODERATORE: Maurizio De Luca Direttore MATTINO di Padova Padre Ennio Pintacuda Gesuita, insigne studioso di teolog1a, da sempre impegnato lotta contro la MAFIA, Orlando, della "PRIMAVERA di PALERMO”. Ne ispiratore ed artefice, insieme con Leol Carmine Mancus (Senatore delLa Rete E' stato Ispettore di Polizia a Palermo e trai fondatori (SIULP). E' stato anche Presidente Sindacato del COORDINAMEANTIMAF IA di PALERMO Con 1'occasione verrà presentato il libro Pintacuda sull'esperienza di Pa"UN PRETE E LA POLITICA" di A. Scrosati e P.L. Diaco
368. 17 marzo 1993 - mercoledì
Corriere della Sera
369. 18 marzo 1993 - giovedì
E CON TANGENTOPOLI IL PARROCO FA IL PIENO
SARIANO - Il paese è quasi introvabile sulle carte geografiche, sperduto al centro di quella sterminata tavola piatta che è il Polesine, con le strade che tagliano la pianura calva e polverosa come righe tirate sulla lavagna, lembo d' Italia dimenticato. Il bar, la scuola materna, la chiesa: è tutto qua, Sariano. Non c' è neppure il municipio: per quello bisogna andare a Trecenta. Don Giuliano Zatterin, 46 anni, è arrivato qui nell' ottobre scorso, con nella valigia la nomina a parroco e nella testa tante idee e tutte molto chiare. La prima: un buon prete mica può limitarsi a parlare della Madonna e dei santi, in questa Italia in stato confusionale da tangenti. Sotto il tendone. Così, non ha perso tempo, don Giuliano. Si è procurato un bel tendone tipo feste dell’Unità, l’ha montato in faccia alla chiesa, poi si è attaccato al telefono e ha chiamato qualche vecchio amico magistrato. Sotto Natale, a Sariano si sono presentati padre Pintacuda e il neo-procuratore di Palermo, Giancarlo Caselli. Domenica 24 gennaio, col freddo che spezzava le ossa, alle tre del pomeriggio, sotto il tendone si sono ritrovati i giudici veneziani Casson e Salvarani insieme al direttore del Mattino di Padova, De Luca. Loro tre a discutere di Tangentopoli, una folla mai vista ad ascoltare. Sariano conta più o meno cinquecento abitanti, quel giorno erano almeno altrettanti a non volersi perdere una sillaba, con intere comitive calate un po' da tutta la provincia di Rovigo e anche da fuori. Una settimana più tardi, don Giuliano ha fatto il bis. Ospiti, questa volta, il giudice Gherardo Colombo e un altro magistrato milanese, Armando Spataro. E la moltitudine, lì nella piazza del paese, è cresciuta ancora, tanto che, per permettere a tutti di assistere all' incontro è stato necessario rimuovere le pareti del tendone. Così è andata anche nelle domeniche successive, quando a Sariano sono comparsi Caponnetto e i giudici Borraccetti e Papalia, il Di Pietro veronese, Leoluca Orlando e Michele Serra. A quel punto, i parroci dei paesi vicini hanno cominciato a preoccuparsi: troppi posti vuoti alle loro messe domenicali, troppi i fedeli che prendevano la strada di Sariano e di quel prete tanto intraprendente. Hanno preso carta e penna, i colleghi di don Giuliano, e hanno scritto al loro vescovo, lamentandosi non poco per l’inaspettata concorrenza. Ma sono stati costretti a battere in ritirata. Seduto al tavolo della casa parrocchiale, ora don Giuliano sgrana gli occhi e sorride: "I preti che protestano lo fanno perché hanno paura di non poter più manovrare come hanno sempre fatto. Anche la Dc adesso ha paura di perdere voti, qui". Domenica scorsa, appena letto sul giornale cosa bolliva nella pentola del governo per Mani pulite, il parroco di Sariano ha chiamato il suo amico Gherardo Colombo: "Gli ho detto: dai Gherardo, vieni che facciamo un altro dibattito e lo intitoliamo ' Onore ai giudici, disonore ai politici' ". Alla messa, don Giuliano invita sempre i suoi parrocchiani a pregare per i magistrati, "perché i preti devono ricordarsi sempre di essere anche cittadini". E, ragiona, devono farlo soprattutto in questo Veneto che per troppi anni ha preferito non vedere e non sapere, tirando a campare: "Qui una certa educazione cattolica ha giocato un ruolo negativo, tante parrocchie hanno avuto grossi interessi, tanti preti, sia pure in buona fede, si sono installati in un certo sistema, per avere i soldi per la chiesa, per la canonica". Mica le manda a dire, don Giuliano Zatterin, e se qualcuno non gradisce fatti suoi: a Rovigo, in curia, a quegli altri parroci che si lagnavano, "hanno risposto che se avevano dei problemi ne dovevano discutere con me. Anche loro si accorgeranno che non si può più puntellare un sistema assurdo". Quel serbatoio di voti e clientele. Davvero sorprendente incontrare questo sacerdote in maglione blu e polo acquamarina nel ventre più profondo della regione-feudo della Democrazia cristiana dei Bisaglia, Rumor e Bernini, in quello che solo pochi anni or sono sembrava l’inesauribile serbatoio di voti e clientele del potere bianco. E ancora più sorprendenti sono le folle che ogni domenica, all’ora della partita, si incolonnano verso il suo tendone. Ma per lui, per don Giuliano, non c' è nulla di strano, nulla di cui stupirsi: "Chi viene in parrocchia dovrebbe anche avere una grossa coscienza civile. E la parrocchia deve essere di tutti, non solo dei democristiani o del prete". Proprio una bella mina vagante, per i diccì di queste parti, il buon don Giuliano Zatterin: "Questa veneta è una classe politica gretta e questo denota un’educazione religiosa non vera". I guai sono solo all’inizio, visto che quel tendone piantato nel Polesine come una spina nel fianco dei politici veneti continuerà a sfornare dibattiti come pezzi di pane.
di Franco Vernice - La Repubblica
370. 20 marzo 1993 - sabato
E RUFFINI DISSE: MAFIA? COS' È UN SAPONE?
di Natalia Augias - L’INDIPENDENTE pag. 3
371. 23 marzo 1993 - martedì
UN GESUITA GLI HA DETTO: CONFESSA
NAPOLI - "Vito? Non ho partecipato a nessun titolo al suo pentimento o alla sua confessione. Non è mia neanche la foto pubblicata sui giornali". Ha smentito prontamente, don Carmelo Russo, il gesuita che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe guidato la decisione dell’onorevole Vito di raccontare tutte le sue malefatte e farla finita con la politica dalle mani sporche. Ha smentito, con queste poche parole, lapidario, secondo il cliché con il quale quasi tutti coloro che lo conoscono lo dipingono: "E' uomo che parla molto poco". Ha smentito, Don Russo. Ma non è riuscito ad allontanare l’attenzione dall' istituto che dirige. Istituto Pontano: scuola media, liceo classico e scientifico, dieci gesuiti a reggerlo, circa 800 alunni………... Qualche tempo fa al Pontano è venuto anche padre Pintacuda, a suggellare quasi una nuova intesa con il mondo laico napoletano, rappresentato in quella occasione dalla co-presenza di Gerardo Marotta, direttore dell’istituto di studi filosofici.
di Roberto Fuccillo - La Repubblica
372. 25 marzo 1993 - giovedì
V CONVEGNO INTERNAZIONALE: L’EDUCAZIONE ALLA PACE
Invito ASS.PEDAGOGICA ITALIANA PRES. PROF. BRUNO FICILI
373. 25 marzo 1993 - giovedì
PADRE SORGE: CRISI RAPIDA, RINNOVAMENTO LENTO
Corriere della Sera PAOLO CONTI
Priolo
375. 28 marzo 1993 - domenica
I NIPOTINI DI PADRE PINTACUDA
di Giampaolo Pansa - ESPRESSO
376. 31 marzo 1993 - mercoledì
SEGNI: NON VOGLIO FARE UNA ALTRA DC
Intervista Corriere della Sera
377. 31 marzo 1993 - mercoledì
E SORGE: ATTENTO A NON CREARE UN PARTITINO - BIS COME ORLANDO
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera
378. 31 marzo 1993 - mercoledì
SEGNI: NON VOGLIO FARE UNA ALTRA DC
Intervista Corriere della Sera
379. 2 aprile 1993 - venerdì
ORA PAGANO I NEMICI DI MORO
Intervista La Sicilia ANTONELLO PIRANEO
RIZZO A PINTACUDA: LE RIVELAZIONI DI VITALE NON FURONO INSABBIATE
Giornale di Sicilia
381. 4 aprile 1993 - domenica
CARO ANDREOTTI
Il Giornale INDRO MONTANELLI
382. 4 aprile 1993 - domenica
ZIO GIULIO SI DIFENDE. RETROSCENA DI UN' ISTRUTTORIA
IL MATTINO
383. 4 aprile 1993 - domenica
A LEZIONE DA PINTACUDA
L'ESPRESSO C.M.
384. 5 aprile 1993 - aprile
ANDREOTTI: QUEI GIUDICI MI FANNO PAURA
Corriere della Sera GIANLUIGI DA ROLD
385. 8 aprile 1993 - giovedì
PARADOSSO MAFIA
Quando verrà scritta la storia di questi anni, le parole non basteranno perché avremo sempre impresse nella memoria le immagini che hanno segnato il 1992: gli assassini di Giovanni Falcone, di sua moglie e degli uomini che lo proteggevano, gli assassini di Borsellino e della sua scorta. Fatti tremendi che hanno inciso col sangue la storia italiana, tracciando un percorso profondo, non cancellabile. Cosa Nostra aveva ucciso non solo uomini onesti e capaci ma i simboli di una guerra senza tregua. Tuttavia, se le stragi avevano ridotto al lumicino la già precaria fiducia nelle istituzioni e nei partiti, ugualmente avveniva qualcosa di imprevisto, di miracoloso: nella gente cresceva il rifiuto e il disgusto verso la mafia, la rivolta morale prendeva corpo. Da Palermo salì un corale "basta" (come dimenticare la chiesa sconvolta dalle grida dei poliziotti e dei parenti delle vittime), basta con gli assassini, con i conniventi, con l’omertà. Durante quei momenti tragici prese corpo un’idea forte, riassunta nello slogan "Nuova Resistenza". Inventore Nando Dalla Chiesa, parlamentare della Rete "orlandiana" e ora tra i candidati della rinascita di Milano, città frantumata dalle vicende di Tangentopoli. Dalla Chiesa si racconta al giornalista Pietro Calderoni in Milano Palermo, La Nuova Resistenza (Baldini & Castoldi, 159 pagine, 20 mila lire), un libro denso, polemico, provocatorio, come altri testi firmati dal professore di sociologia e fondatore della rivista politica Società civile. ………Dalla Chiesa le ricorda puntigliosamente e prende di petto alcuni quotidiani (dal Corriere della Sera, al Giorno, al Giornale di Sicilia) e alcuni giornalisti che indicavano Orlando, Dalla Chiesa, padre Pintacuda, come populisti, demagoghi, avventuristi. Dalla Chiesa lo fa per vendetta? Non sembra. Forse vuole ricordarci, semmai ve ne fosse bisogno, che il sistema dei partiti (che in Sicilia sconfina nel malaffare, nel crimine), ha goduto di impunità. È innegabile che gran parte della stampa italiana si sia comportata verso il Potere come la classe che canta in coro le lodi dell’amato direttore. Quanti giornalisti cortigiani hanno osannato e pompato il Potere; oggi, magari, sono tra i primi a strombazzare contro chi ha mal governato l’Italia. …………
di Guglielmo Pepe - La Repubblica
386. 14 aprile 1993 - mercoledì
ORLANDO NELLA RETE DEI SOSPETTI
ROMA - Le "trame" di Orlando, le "manovre" di Orlando, le "profezie" di Orlando - che ha previsto in anticipo gli avvisi di garanzia ad Andreotti, a Martelli, al fratello di De Mita -, i "massacri orchestrati" da Orlando... È quasi un bersaglio obbligatorio, ormai: il leader della Rete viene dipinto, giorno dopo giorno, come una sorta di novello Grande Vecchio che ispira e dirige le accuse dei pentiti e le inchieste della magistratura. Lo ha detto Andreotti dagli schermi di tutte le tv pubbliche e private, lo ha detto Craxi - che di fronte alla Giunta per le autorizzazioni a procedere ha parlato di un "complotto" contro di lui organizzato da esponenti della Rete - lo ha detto e ripetuto a gran voce negli ultimi tre giorni Martelli. Quasi un coro, tutto composto da uomini che sono stati esponenti di punta del sistema politico al tramonto e che oggi si ritrovano con l’ingombrante marchio di "inquisiti". Eppure, a quel coro ora si aggiunge una voce del tutto diversa: quella di Umberto Bossi, ………….Ma è proprio Bossi a sparare la bordata più violenta, l’accusa più infamante: "Orlando è oggettivamente un mafioso", ha dichiarato il leader della Lega al Giornale. Un' accusa che non si basa su fatti specifici ma che è frutto di un ragionamento a tavolino. …………"La Lega - argomenta Bossi con La Rete potrebbe servire allo scopo. D' altra parte il pentito Messina, se non mi sbaglio, ha tirato in ballo frequentazioni sospette di Orlando". Il "sospetto". Quello stesso "sospetto" che - secondo il gesuita Ennio Pintacuda, padre spirituale ed ispiratore di Orlando - "è l’anticamera della verità". Bossi ne ha anche per lui. Perché Orlando sa sempre tante cose? chiede. Perché riesce a prevedere le mosse di pentiti e giudici? La risposta, secondo il leader della Lega, non sta tanto nelle frequentazioni coi servizi che qualcuno degli inquisiti ha ipotizzato, quanto negli stretti legami coi gesuiti: "Forse quelle informazioni che ha sempre due giorni prima degli altri - afferma - potrebbe anche intuirle, soprattutto se ad aiutarlo arrivassero i suoi collegamenti coi gesuiti. Sono gente, quelli, che combina gran pastrocchi. E forse non è un caso se qualche nazione, nei secoli scorsi, li ha cacciati fuori". Bossi va giù pesante……
di Loredana Bartoletti - La Repubblica
387. 15 aprile 1993 - giovedì
E AL PRODE ORLANDO TOLSERO L'ELMO E MISERO LA COPPOLA
Il Giorno FRANCESCO LUNA
388. 16 aprile 1993 - venerdì
FERRI ELETTO PORTAVOCE PSDI. È PARTITA LA CORSA PER SUCCEDERE A VIZZINI
IL MESSAGGERO
389. 18 aprile 1993 - domenica
RETE DI CONGIURA
Intervista Panorama 44-45 STAFANO BRUSADELLI
390. 19 aprile 1993 - lunedì
Corriere della Sera
391. 20 aprile 1993 - martedì
LA GRAN VOGLIA DI CAMBIARE...
BISOGNA andarci cauti, molto cauti a esortare i cittadini a ' andare al mare quando vogliono andare a votare, o a votare no quando, all' evidenza, vogliono votare sì. Può accadere che il sessantun per cento dei simpatizzanti della Rete votino sì e non il no raccomandato con incomprensibile funambolismo da Leoluca Orlando e dal suo stratega, padre Pintacuda; e parimenti il quarantasette per cento dei missini, il cinquantasette di Rifondazione comunista e l’ottanta dei verdi che meriterebbero davvero una direzione meno preoccupata di mantenere qualche poltrona in Parlamento. È SINGOLARE che nella circostanza questi partitini che si dicono in continuazione per il mutamento, per la fine dell’odiato regime, abbiano seguito una logica partitica, conservatrice, ancora basata sulla separazione fra gli interessi del partito e quelli del paese, fra la conservazione del potere dei partiti e il rinnovamento del paese che ha ucciso il regime.
di Giorgio Bocca - La Repubblica
392. 21 aprile 1993 - mercoledì
LA RIVOLUZIONE ITALIANA
EUGENIO Scalfari ha scritto ieri che il travolgente Sì del referendum è ' diventato l’elemento fondante di una nuova nazione. Credo che valga la pena di tornare su questo concetto. In Italia, infatti, sta succedendo qualcosa di veramente straordinario che oltrepassa l’orizzonte della cronaca. Per la prima volta nella storia una rivoluzione del sistema politico viene guidata dai cittadini, pacificamente, con il loro semplice voto. Non è un evento da poco: anche per la storia d' Europa. ……………………È inutile dunque attardarsi in discussioni postume. L' Internazionale socialista, ad esempio, è già un reperto da museo delle cere. Cosa è vecchio e cosa è nuovo lo decideranno i fatti non gli auto-proclami. Ne sa qualcosa Leoluca Orlando, partito con mille trombe verso Gerico, per superare le appartenenze, e finito per sgranare, assieme ad un antico gesuita, il solito rosario di machiavellismi. Se Dio vuole, la scienza politica moderna è già oltre Machiavelli. Figuriamoci se non è oltre padre Pintacuda. ………………………
di Ferdinando Adornato - La Repubblica
393. 21 aprile 1993 - mercoledì
Corriere della Sera
394. 22 aprile 1993 - giovedì
ORLANDO CONTRO TUTTI ALLA RICONQUISTA DELLA SUA PALERMO
PALERMO Mandato giù il boccone amaro della sconfitta del 18 aprile, Leoluca Orlando serra le file del suo esercito. Non c' è tempo per prendere respiro. A Palermo c' è una nuova campagna elettorale alle porte. Per l'elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale, si vota in autunno, probabilmente il 7 novembre, come ha anticipato il presidente della Regione Giuseppe Campione che lunedì, firmato il decreto di scioglimento di un consiglio che ha tentato fino alla fine di sopravvivere a sé stesso, ha insediato a Palazzo delle Aquile il commissario straordinario Vittorio Piraneo. ………………………………Replica Pippo Russo, coordinatore regionale della Rete. "In Sicilia il voto si è discostato dalla media nazionale perché proprio in Sicilia la volontà di cambiamento è in atto da tempo, ma non si intende far gestire questo cambiamento dal sistema partitocratico". Chi guardava con curiosità al voto dei quartieri di mafia è rimasto deluso. Nessun dato omogeneo. Le cosche non sembrano essersi interessate più di tanto al referendum. Sia a Ciaculli sia a Croceverde Giardini hanno vinto i sì con un discreto scarto. Nessuna sorpresa neanche a Corleone. Unica eccezione in Italia, i no hanno vinto solo ad Isola Delle Femmine e a Prizzi, il paese di Padre Ennio Pintacuda.
di A.Z. - La Repubblica
395. 23 aprile 1993 - venerdì
VIVERE LA LEGALITA' NEI GESTI QUOTIDIANI
Invito LIONS CLUB NOLA "GIORDANO BRUNO"
PRES.PRESIDE PAOLO ALLOCCA
396. 23 aprile 1993 - venerdì
Nola
397. 24 aprile 1993 - sabato
EDUCARE ALLA LEGALITA'
Invito MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA LA RETE
398. 24 aprile 1993 - sabato
S. Maria a Vico
MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA LA RETE"
Laboratorio di formazione politica EDUCARE ALLA LEGALITA Ne parliamo con: Padre ENNIO PINTACUDA S. Maria a Vico, - sabato 24 aprile 1993, ore 17.30 Scuola Elementare "G. Leopardi" - Piazza Roma Siamo lieti di invitarLa a questo seminario-dibattito che riteniamo utile alla crescita morale e civile dei cittadini di S. Maria a Vico.
399. 25 aprile 1993 - domenica
PADRE SORGE PROMUOVE SEGNI E BOCCIA ANDREOTTI E DE MITA
Il Giornale
400. 25 aprile 1993 - domenica
PINTACUDA RICORDA FALCONE E BORSELLINO
IL MATTINO ALESSANDRO CROCETTA
401. 25 aprile 1993 - domenica
San Giorgio a Cremano
402. 30 aprile 1993 - venerdì
VOTO DI SCAMBIO, LA RETE ACCUSA MA SENZA PROVE
Il Tempo
403. 30 aprile 1993 - venerdì
Seregno
404. 1° maggio 1993 - sabato
IL GESUITA PADRE SORGE SCEGLIE IL TRAGHETTO DI ROSY BINDI
405. 1° maggio 1993 - sabato
FIERA DEL LIBRO NEL CASTELLO DI BELGIOIOSO
Reggio Calabria
Manifestazione nazionale contro la mafia, indetta dai circoli Società Civile ed ARCI e dai giornali "L'Alba", "Avvenimenti" e "I Siciliani": "Un fiore per non dimenticare""
Interventi: Paolo Turturro (sacerdote), Adriana Musella, Emilia Bonsignore, Walter Aversa, Agostino, Scopelliti, Manlio Mele (La Rete), Giuseppe De Santis (CGIL), Iole Caruti (PRC), Angela Locanto, Girolamo Tripodi (PRC), Ennio Pintacuda, Vincenzo Macrì (magistrato), Renato Meduri (MSI), Pasquale Scrivo (avvocato).
Tratto da pagina web di Radio Radicale
407. 3 maggio 1993 - lunedì
Corriere della Sera
408. 4 maggio 1993- martedì
QUANDO LA RETE PARLA SENZA RETE E .. CADE
Il Tempo
409. 7 maggio 1993 - venerdì
DIBATTITO CON PINTACUDA SU "MORALE E POLITICA"
IL CENTRO pag. 19
410. 8 maggio 1993 - sabato
LA CHIESA NEMICA DELLA MAFIA
Il Giornale 9 ANNA MARIA GRECO
411. 8 maggio 1993 - sabato
Corriere della Sera
Palazzo farnese
Ortona
Ari
413. 9 maggio
Cesena
414. 15 maggio 1993 - sabato
UN LIBRO RACCONTA LA STORIA DELLA RETE
L’INDIPENDENTE
415. 16 maggio 1993 - domenica
MARTINAZZOLI: NON STRATTONATEMI
Corriere della Sera GIANLUIGI DA ROLD
416. 19 maggio 1993 - mercoledì
Corriere della Sera
417. 20 maggio 1993 - giovedì
SANTORO E COSTANZO RICORDANO FALCONE E LE VITTIME DI MAFIA
GIOVANNI ha donato, e seguita a donare a tutti, tanta speranza". Così Antonino Caponnetto ricorda Giovanni Falcone ad un anno di distanza dalla strage di Capaci. La sua testimonianza viene presentata a Sicilia sette, il settimanale della redazione siciliana della Rai in onda alle 14.50 su RaiTre, dedicato all' anniversario della strage di Capaci. Tra gli ospiti, Maria Falcone, il procuratore di Palermo, Giancarlo Caselli, e i sostituti Morvillo e Natoli. Il rosso e il nero e il Maurizio Costanzo show si uniscono per ricordare Giovanni Falcone, in una lunga serata dedicata alla mafia. Si comincia su RaiTre, alle 20.30, con Michele Santoro, che ospita Marco Pannella, Achille Occhetto, Claudio Martelli, il questore Antonio Manganelli, vicecapo del servizio centrale operativo della polizia, già collaboratore di Falcone, Saveria Antiochia, madre dell’agente ucciso dalla mafia con il commissario Cassarà. Sono previsti collegamenti con Capaci, con via D' Amelio e con la fabbrica di Libero Grassi, che verrà aperta, e riprenderà la sua attività dopo mesi di difficoltà, grazie alla tenacia di Pina Grassi e dei figli. Collegato da Palermo ci sarà anche padre Ennio Pintacuda. Saranno i minatori delle miniere del Sulcis di Iglesias a far sentire per primi la voce delle loro sirene, cui risponderanno altre sirene di molte fabbriche italiane, e le cinque campane della Comunità Incontro di Don Gelmini. Sarà questo il ' testimone' sonoro tra Il rosso e il nero e il Maurizio Costanzo show, su Canale 5. Da Costanzo saranno presenti il ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Conso, il ministro degli Interni Nicola Mancino, il presidente della Commissione antimafia Luciano Violante, Giuseppe Ayala, Clemente Mastella, l’ex sindaco di Palermo Elda Pucci, e i giornalisti Giuseppe D' Avanzo, Francesco La Licata e Claire Sterling. Con loro, le vedove e gli orfani degli agenti di scorta di Falcone e Borsellino. Anche il Costanzo show suonerà le sue campane, quelle di Paisà di Rossellini, e ospiterà, nello spazio antistante il Teatro Parioli, l’albero Falcone. Dalle 23.15, per un quarto d' ora, rimarranno collegate con Costanzo, in segno di solidarietà, le 85 emittenti del circuito Cinquestelle, di Odeon tv e di Italia 7, e anche ' Tg2 Pegaso'.
La Repubblica
418. 20 maggio 1993 - giovedì
"Il Rosso e il Nero" trasmissione di RAI 3 realizzata da Michele Santoro in collegamento con la trasmissione "Costanzo Show" di Maurizio Costanzo
Tratto da pagina web di Radio Radicale
419. 22 maggio 1993 - sabato
COSSIGA A SORGE: HAI SEMPRE IL VIZIO DI STRAPARLARE
Giornale di Sicilia
420. 22 maggio 1993 - sabato
COSSIGA: PADRE SORGE NON PERDE IL VIZIO DI STRAPARLARE
IL MESSAGGERO
421. 22 maggio 1993 - sabato
Prizzi: Commemorazione di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani nel primo anniversario della strage di Capaci
Il Guado pag. 121
422. 24 maggio 1993 - lunedì
NOI NON SIAMO EROI DA FILM
La Stampa PAOLO GUZZANTI
423. 24 maggio 1993 - lunedì
Corriere della Sera
424. 25 maggio 1993 - martedì
CAMBIARE SI PUO'
La Sicilia MARIA AUSILIA BOEMI
425. 29 maggio 1993 - sabato
Castelfranco Veneto
426. 30 maggio 1993 - domenica
PADRE PINTACUDA UNA GIORNATA CON I GIOVANI
LA TRIBUNA DI TREVISO C.G.
427. 30 maggio 1993 - domenica
Sariano
428. 31 maggio 1993 - lunedì
PINTACUDA: PER LA CHIESA ORA È IL TEMPO DEL CORAGGIO
IL MATTINO DI PADOVA
429. 1° giugno 1993 – martedì
I VOLTI DELL' ITALIA CHE NON SI ARRENDE
IL PAESE DEI GIUSTI
430. 1° giugno 1993 – martedì
Catania? Floridia? Associazione Agorà
431. 3 giugno 1993 - giovedì
Corriere della Sera
432. 4 giugno 1993 - venerdì
Foggia Manfredonia?
433. 6 giugno 1993 - domenica
RIFLESSIONI SU ETICA E POLITICA
Invito CLUB L' ALTRA ITALIA- LUCERA Padre Ennio Pintacuda
434. 6 giugno 1993 - domenica
Club L'ALTRITALIA – Lucera
alle ore 11,000 Sala Convegno Padri Giuseppini LUCERA c/o Opera San Giuseppe Via G. Bruno, 3 organizza un incontro - dibattito con Padre Ennio Pintacuda argomento: Riflessioni su Etica Politica 99 9«E una nuova cultura politica che bisogna scoprire, quella cultura che ha permesso di farle
rivivere, nei periodi difficili della storia, le ragioni di quella solidarietà nella convivenza civile che sorreggono il modello ideale di una città governata a misura d'uomo.
La cittadinanza è invitata a partecipare
Bari Molfetta?
Mimmo Favuzzi
436. 8 giugno 1993 – martedì
GRAMMICHELE
Salone Parrocchia Madonna di Lourdes
437. 9 giugno 1993 – mercoledì
REGALBUTO
17,30 incontro Scuola conclusione Corso sulla droga.
Tema: Mafia in Sicilia e ruolo dell’informazione
438. 10 giugno 1993 - giovedì
DOPO IL 6 GIUGNO LA CEI CI RIPENSA?
ROMA - Cresce il malcontento tra i vescovi italiani sul "fallimento" dell’unità politica dei cattolici, la "formula" filodemocristiana tanto cara al cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei. Il risultato del voto del 6 giugno, che oltre a punire severamente i partiti di governo come la Dc e il Psi, ha bocciato anche la linea politica ruiniana, prossimamente potrebbe essere analizzato dal "parlamentino" episcopale. Richieste in tal senso starebbero arrivando alla Cei specialmente da parte di quei vescovi titolari di diocesi dove si è votato la settimana scorsa. Lo ha rivelato ieri a Roma il vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi. ……………………………Tra i più significativi, quello della curia vescovile di Milano, retta dal cardinal Carlo Maria Martini. L' editoriale del settimanale diocesano milanese, Il nostro tempo, scrive che "bisogna prendere atto che a Milano una stagione, anche esaltante, della politica si è conclusa". Ed avverte che è "doveroso ripetere che il voto va rispettato e compreso", a partire "dalla voglia di nuovo alimentata da Tangentopoli". "La Dc non è la Madonna", scrive in un articolo sulla rivista MicroMega, il gesuita Ennio Pintacuda, consigliere del leader della Rete, Leoluca Orlando. "A me il tentativo di riesumare il partito di don Sturzo (l’idea è stata rilanciata l’altro ieri dall' agenzia Sir della Cei - ndr) - spiega Pintacuda - appare antistorico, sbagliato, persino patetico. È una scelta che non ha nulla a che vedere con l’analisi delle tendenze della società attuale". Un dato è certo, tra i cattolici cresce il desiderio di mettere in discussione la validità dell’unità politica pro-Dc.
di Orazio La Rocca - La Repubblica
439. 10 giugno 1993 - giovedì
Corriere della Sera
440. 12 giugno 1993 – sabato
COSSIGA? LO VORREI SEGRETARIO DC
IL RESTO DEL CARLINO F.ALB.
441. 12 giugno 1993 – sabato
DIETRO LE QUINTE DELLA TRASMISSIONE " MILANO-, ITALIA" I REDUCI DEMOCRISTIANI
L’Indipendente SILVIA GRILLI12
442. 12 giugno 1993 – sabato
ETICA E POLITICA
Invito CENTRO SOCIO-CULTURALE CORSO NAZIONI UNITE CIRIE'
443. 12 giugno 1993 – sabato
Ciriè
Associazione Tutela Ambiente A. TA Federata a Pro Natura Piemonte RONOS 1991 CIRIE MIR movimento non violento "O.Romero" Mauni promuovono un incontro di riflessione su "ETICAE POLITICA" Con padre Ennio Pintacuda - sabato 12 Giugno 1993 ore 16,00 CENTRO SOCIO – CULTURALE Corso Nazioni Unite Cirie'
444. 13 giugno 1993 - domenica
L' ITALIA CHE CAMBIA
IL PROFETA E.PINTACUDA
445. 14 giugno 1993 - lunedì
CATTOLICI E DC, LA CHIESA SI FA IN TRE
di Gaetano Giordano - Il Giorno
446. 16 giugno 1993 - mercoledì
MA L' ULTIMO SONDAGGIO DA' FORMENTINI AL 54%
ROMA - Formentini 54,7 per cento, Dalla Chiesa 45,3: è quanto è emerso in un sondaggio condotto dalla Directa sul ballottaggio per l’elezione del sindaco di Milano. Secondo l’indagine, il 65 per cento dei milanesi che al primo turno elettorale del 6 giugno hanno votato per il dc Bassetti, domenica prossima voterà per Nando Dalla Chiesa, mentre il 70 per cento di coloro che si sono espressi per Teso, appoggerà Formentini. Tra i cattolici praticanti, cioè quelli che vanno a Messa ogni domenica, il candidato leghista, sempre secondo la Directa, prenderebbe il 58,6 per cento, mentre è il parlamentare della Rete a vincere tra i giovani con il 57,5 per cento dei consensi. Ancora a favore di Dalla Chiesa ieri si sono espresse una quarantina di associazioni di base con un appello rivolto al mondo del volontariato e dell’associazionismo milanese. Padre Ennio Pintacuda, consigliere del leader della Rete Leoluca Orlando, in un commento sul voto di domenica prossima sostiene che "nel momento del ballottaggio è necessario che la gente venga indirizzata dalla democrazia, dalla giustizia sociale e dall' intransigenza morale, e non quindi sollecitata dalla superficialità delle dichiarazioni".
La Repubblica
447. 18 giugno 1993 - venerdì
ATTIVISTI DAL SUD CON DALLA CHIESA? A MILANO SCONTRO DI FUOCO RETE- LEGA
Giornale di Sicilia
448. 20 giugno 1993 - domenica
NON MORIREMO DEMOCRISTIANI
di Antonio Padalino – Panorama pag. 48 e seg.
449. 22 giugno 1993 - martedì
PALERMO COME GERUSALEMME
Il Tempo
450. 24 giugno 1993 - giovedì
I CRISTIANI PERDUTI DALLA SETE DI POTERE
Intervista La Repubblica ETTORE BOFFANO
451. 25 giugno 1993 - venerdì
SEGNI E COSSUTTA, 2 CONSERVATORI
di Francesco Merlo - Corriere della Sera
452. 25 giugno 1993 - venerdì
ROSY BINDI VUOLE DI NUOVO RICOMPORRE LA " STRANA COPPIA "
L’Indipendente ROBERTO POLETTI
453. 26 giugno 1993 - sabato
Giulio Andreotti
Spunti su un'epoca nuova
In risposta ad alcuni quesiti posti dal Sabato riguardo alla situazione della Chiesa e all'unità politica dei cattolici, il senatore Giulio Andreotti ci ha affidato queste riflessioni sotto forma di appunti.
Del Sant'Uffizio è rimasta solo la toponomastica nella piazza dove ha sede il palazzo, all'ombra del cupolone. Poi è rimasta nel gergo dei romani autentici la frase: «Sono cose da Sant'Uffizio» per catalogare fatti sconvolgenti e impressionanti. È scomparso anche l'indice dei libri proibiti, che lungo i secoli aveva progressivamente perduto valore, suscitando più problemi che rimedi al costume. Il cardinale Ottaviani sembrò l'espressione ultima dell'inquisitore. In verità era un prete romano severo, ma per nulla persecutore e dalla vita privata povera e dedita all'apostolato (trascorreva ogni sera molte ore con i ragazzini dell'oratorio di San Pietro). Ratzinger, essendo tedesco, è stato subito classificato come un duro, ma nei suoi atti concreti e nei documenti è umanamente aperto, e molto più moderno, di suoi colleghi il cui aggiornamento è più in superficie e nel linguaggio che non nella sostanza. Ratzinger non è ricorso alla "plastica facciale" come altri. E il nuovo Catechismo lo dimostra, sia pure con qualche caduta interpretativa dovuta alle traduzioni.
Ratzinger, fedele al Papa, interpreta lo spirito del Concilio Vaticano II, non come moda o civetteria ma come autentica sostanza. La salute non lo ha sempre assistito, ma non sembra davvero che risenta intellettualmente né in generale dei disturbi avuti. La recente nomina a vescovo suburbicario (Velletri-Segni) lo lega ancora di più alla Curia romana. E attesta la stima di cui gode presso il Papa. La chiesa non difende la propria libertà al di fuori di un contesto generale di società in cui tutte le libertà siano garantite. Giovanni Paolo II, a Roma, nel 1982 nel corso di un'udienza dei membri di quasi cento Parlamenti (Unione interparlamentare) disse: «La libertà religiosa non è che una faccia di un prisma unico di libertà. Senza libertà religiosa non c'è libertà, ma senza libertà globale non c'è libertà religiosa». È la concezione del naturaliter christianus. La libertà della Chiesa implica una libertà di magistero e non solo di culto. Se questa è la concezione di fondo, i valori della vita e della famiglia (aborto, divorzio) sono stati oggetto in questi anni di una legislazione permissiva che i cattolici democratici non sono stati sufficienti per impedire (né il popolo tramite i referendum). Di fronte a questi stessi problemi e ad altri (eutanasia, fecondazione artificiale esasperata, scuola liberamente scelta, eccetera) si pone il quesito: senza un partito di chiara ispirazione cristiana si difendono meglio o peggio questi valori? L'esperienza dimostra che i cattolici inseriti in altri partiti (socialisti e comunisti in particolare) hanno seguito le tesi contrarie, magari sospirando o piangendo. Dinanzi al maxifenomeno della Lega l'approfondimento è necessario. Sono questioni rimesse ai singoli o vi è una linea comune? Un coordinatore cattolico è stato annunciato, ma rappresenterà la Lega o i cattolici che aderiscono alla Lega? Anche per gli altri raggruppamenti è necessario un chiarimento? Credo di sì. Il Pds sembra più propenso alle tesi esasperate delle loro femministe che non ad una linea togliattiana di compensazione e di modernizzazione.
La Rete, accanto ai cattolici Orlando e Pintacuda, ha dirigenti che sembrano di tutt'altra sponda. Lo stesso partito di Rifondazione comunista merita una qualche considerazione. Forse per differenziarsi dai pidiessini potrebbero apparire sensibili.
Valori e movimenti sono due linee da approfondire, anche nella Cei.
Il Sabato - n. 26, pag. 3
454. 27 giugno 1993 - domenica
ORLANDO HA SCELTO: COSSUTTA ADDIO STO CON OCCHETTO
La Repubblica Antonello Caporale
455. 27 giugno 1993 - domenica
UN GESUITA PER UNO NON SODDISFA NESSUNO
Panorama 48-49 Antonio Padalino
456. 28 giugno 1993 - lunedì
MARTINAZZOLI: DA DC E PDS UNA IDEA GENEROSA
Corriere della Sera Daria Gorodisky
457. 3 luglio 1993 - sabato
PALERMO, I RISCHI CHE CORRE ORLANDO
Giornale di Sicilia LUIGI COLAJANNI
458. 3 luglio 1993 - sabato
Corriere della Sera
459. 4 luglio 1993 - domenica
A PALERMO MEZZO PDS CON ORLANDO
La Repubblica
460. 4 luglio 1993 - domenica
ELEGGIAMO IL CAPO DEL GOVERNO
La Repubblica GIOVANNI VALENTINI
461. 5 luglio 1993 - lunedì
D'ALEMA (PDS) AVVERTE A ORLANDO: ELEZIONI PRIMARIE PER IL SINDACO
di D.P. - Giornale di Sicilia
462. 8 luglio 1993 - giovedì
DIBATTITO DELLA RETE CON PINTACUDA E CAPONNETTO
Il Tirreno
463. 8 luglio 1993 - giovedì
Pistoia - Salone del Circolo Pio X, via dei Rossi 26
Dibattito della Rete con Pintacuda e Caponnetto
La situazione politica del paese, le prospettive di riforma delle istituzioni nazionali e locali, il ruolo dei partiti e dei movimenti impegnati nella costruzione della democrazia del futuro. Sono i più importanti temi che il Movimento per la democrazia-La Rete affronta alle 21,15 durante un dibattito e un sit-in di riflessione dal titolo "Cittadini, politica, istituzioni nell'Italia del futuro”.
464. 10 luglio 1993 - sabato
Corriere della Sera
465. 11 luglio 1993 - domenica
Corriere della Sera
466. 16 luglio 1993 - venerdì
SEGNI, LEADER DIMEZZATO
di Giuseppe Di Fazio - La Sicilia
467. 20 luglio 1993 - martedì
MA PALERMO NON SI MUOVE...
PALERMO - Come per il 23 maggio il programma annunciava una cascata di manifestazioni, incontri, catene umane, fiaccolate, assemblee e proiezioni di video "per non dimenticare". Come per il primo anniversario della strage di Capaci, la città ufficiale s' è ritrovata a ricordare i suoi morti al Comune, alla Regione, nelle caserme, a Palazzo di giustizia. Ma questa volta Palermo non c’era, i palermitani hanno disertato. Ieri, per le strade, non sono sfilati i 150 mila in onore di Falcone, di sua moglie Francesca, dei ragazzi della scorta. …………………Pochi, pochissimi come quelli fuori dalla chiesa di San Francesco d' Assisi dove alle 19 è cominciata una messa solenne. Celebrata da dieci sacerdoti tra i quali Bartolomeo Sorge ed Ennio Pintacuda. ……………………………………………
di Attilio Bolzoni - La Repubblica
468. 27 luglio 1993 - martedì
LA CORRENTE DI PADRE SORGE SPONSORIZZA MARIA FALCONE COME SINDACO DI PALERMO
di Rino Cascio - Il Manifesto
469. 28 luglio 1993 - mercoledì
PALERMO, CINQUE DONNE CONTRO ORLANDO
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera
470. 28 luglio 1993 - mercoledì
MATTARELLA " MARIA FALCONE SINDACO? OK"
La Stampa AGI
471. 31 luglio 1993 - sabato
NOLA, MINACCE ALLA RETE
Il Giornale DI NAPOLI 14
472. 5 agosto 1993 - giovedì
SI CERCA DI " SMAGLIARE LA RETE “
Il Giornale GIORGIO MULE'
473. 10 agosto 1993 - martedì
Pope did not travel to Palermo for funeral
National Catholic Reporter Alfred Giannantonio
474. 11 agosto 1993 – mercoledì
NAPOLI AL COMMISSARIATO
Il Manifesto ANDREA SALERNO
475. 11 agosto 1993 – mercoledì
PROPOSTA DI GAMBALE: PRIMARIE PER SINDACO
La Repubblica pag. 3
476. 11 agosto 1993 – mercoledì
LA SINISTRA SI RIUNISCE SI PARLA DI PRIMARIE
ROMA
477. 12 agosto 1993 - giovedì
DA SINISTRA E DESTRA: SONO SOLO FOLLIE
IL MATTINO pag. 23
478. 13 agosto 1993 - venerdì
QUANTI FEUDI SONO CADUTI..
La Repubblica 2 GIUSEPPE GAMBALE
479. 13 agosto 1993 - venerdì
SCALFARO FIRMA NAPOLI AFFIDATA AL COMMISSARIO
La Repubblica pag. 12
480. 14 agosto 1993 - sabato
DA DEMOCRISTIANI A POPOLARI: CONDORELLI AVVIA LA TRAVERSATA
IL MATTINO pag. 23
481. 14 agosto 1993 - sabato
PANNELLA LASCIA VELENI A SINISTRA
La Repubblica pag. 6
482. 18 agosto 1993 - mercoledì
POLICLINICO; È STATO UN ATTENTATO
Il Giornale di Napoli 10 ANTONIO LUCIGNANO
483. 18 agosto 1993 - mercoledì
TRE I FOCOLAI AL POLICLINICO, UN ATTENTATO SENZA PERCHE'
La Repubblica 6 BIANCA DE FAZIO
484. 18 agosto 1993 - mercoledì
FIAMME PER CREARE PANICO, I PIROMANI SONO INTERNI? INTERROGAZIONE DELLA RETE
ROMA
Ore 21,00 Castelguidone
486. 21 agosto 1993 – venerdì
Ore 1800 conferenza a Trivento.
487. 24 agosto 1993 - martedì
PER SALVARE L' ANNO IMPROTA È PRONTO A REQUISIRE LE AULE
La Repubblica pag. 6 DANIELA D' ANTONIO
488. 24 agosto 1993 - martedì
IL GHINO DI TACCO DELLA NOSTRA ECONOMIA
UNA peculiare propensione all' astrazione concettuale, tipica dell' intellighenzia italiana, fa sì che anche le più corpose vicissitudini del nostro Paese - vedi Tangentopoli - svoltino, ad un certo punto, in ideologia: così, ora, le distorsioni subìte dal sistema economico e le degenerazioni devastanti della partitocrazia che vi sottostanno, non suggeriscono esami analitici sui dati di fatto, quanto, piuttosto, discettazioni, talvolta acute, su limiti e contraddizioni del capitalismo (e già l' uso di questo termine a forte valenza ideologica, in luogo di quello di "sistema di mercato", rappresenta forse una spia dell' assunto). Per taluni, infatti, la lettura di questi elaborati costituisce un linimento balsamico di brucianti ferite, lo specifico più adatto per "compensare" la sconfitta rovinosa delle società a pianificazione autoritaria - alias comunismo - con le acclarate disfunzioni e immoralità del sistema opposto: Tangentopoli, in questa chiave, viene intesa come la salvifica prova ontologica della bontà della "terza via", prontamente riesumata. ……………Per fortuna questa "connivenza" non è ancora considerata ipotesi di reato, anche se i "nuovisti" di sinistra, ispirati magari da padre Pintacuda, potrebbero annusarvi odor di zolfo. Ma torniamo al tema centrale di questo articolo: le responsabilità del sistema industriale per la degenerazione tangentizia, al di fuori dei comparti, numericamente preponderanti, che ne sono risultati esenti. ……………….….
di Mario Pirani - La Repubblica
489. 27 agosto 1993 - venerdì
NIENTE FESTA LA RETE FA SCUOLA DI POLITICA
ROMA - Niente festa nazionale per la Rete, ma uno stage di formazione politica che si terrà dal 29 agosto al l3 settembre prossimi a Filaga, una località montana del palermitano. La settimana di "scuola di politica" sarà aperta domenica prossima dagli interventi di Leoluca Orlando, coordinatore del movimento, e del gesuita padre Ennio Pintacuda. Nella prima giornata si parlerà anche delle conseguenze istituzionali della riforma elettorale con i deputati Galasso e Piscitello e della situazione in Somalia e Jugoslavia. Lunedì 30 agosto si parlerà della Lega e del sistema radiotelevisivo, con la partecipazione dei deputati della Rete Nuccio, di Rifondazione Manisco, del responsabile informazione del Pds Vita e della giornalista Lilli Gruber. Martedì 31 agosto si parlerà di sistema fiscale e trasparenza amministrativa. Mario Capanna interverrà a un dibattito su partiti e movimenti nel sistema politico. Mercoledì primo settembre su mafia, massoneria e poteri occulti interverrà il senatore Carmine Mancuso; il giorno successivo racket, tangentopoli e prossima campagna elettorale con la partecipazione di Nando Dalla Chiesa e del capogruppo a Montecitorio Diego Novelli.
La Repubblica
490. 28 agosto 1993 - sabato
A FILAGA IL CONCLAVE ANNUALE DELLA RETE DI ORLANDO
Il Manifesto G.RU.
491. 29 agosto 1993 - domenica
"Democrazia e solidarietà" relazioni introduttive al 2° stage di formazione politica de La Rete durante la manifestazione si commemora il 2° anniversario dell'omicidio dell'imprenditore Libero Grassi – Filaga.
Interventi: Ennio Pintacuda (SACERDOTE), Leoluca Orlando (LA RETE), Aurelio Angelini (VERDI), Pina Grassi (VERDI).
492. 30 agosto 1993 - lunedì
ORLANDO A SCALFARO: PER FAVORE NON FARCI VISITA
Il Giorno MARCO SASSANO
493. 30 agosto 1993 - lunedì
LA RETE COME ZATTERA DEGLI ONESTI NON BASTA PIU'
L'Unità
494. 30 agosto 1993 - lunedì
FARO' A ORLANDO LA GUERRA DI BOSSI
di Francesco La Licata - La Stampa
495. 1° settembre 1993 - mercoledì
ROMA, BUTTIGLIONE SI OFFRE ALLA DC
OMA - Dopo un interminabile ed umiliante rosario di "no", la Dc trova finalmente una personalità che non scappa di fronte alla ipotesi di candidarsi a sindaco di Roma. A pochi giorni dalla sua clamorosa riconciliazione con Comunione e liberazione, il filosofo Rocco Buttiglione regala una speranza: ……………. Ma Buttiglione deve mettere nel conto anche delle reazioni tutt' altro che favorevoli. Per esempio, quella di Ennio Pintacuda che, al telefono, si lascia scappare un: "Che peccato". Per il padre spirituale di Leoluca Orlando, Buttiglione "si era collocato nel mondo cattolico come uomo di grande prestigio, proprio prendendo le distanze dal Movimento popolare e da Cl. Ma ora tutto viene incrinato dalle sue dichiarazioni al Meeting di Rimini …...….
di A F - La Repubblica
496. 1° settembre 1993 - mercoledì
SI VOLEVA COLPIRE IL POOL E FALCONE
di Francesco Verderami - Corriere della Sera
497. 1° settembre 1993 – mercoledì
LE MOGLI A OSLO? PER NON FARE FIGURACCE
di Francesco Merlo - Corriere della Sera
498. 1° settembre 1993 – mercoledì
LE PRIMARIE NON CONVINCONO " UN ESPERIMENTO PERICOLOSO "
di Roberto Fucillo - CRONACA NAPOLI
499. 1° settembre 1993 – mercoledì
PADRE PINTACUDA TESTIMONE PROVOCATORIO, MA EVANGELICO
EVANGELIZZARE 9 e seg. DANIELE ROCCHETTI
500. 1° settembre 1993 – mercoledì
LA RETE E L' USIGRAI: REFERENDUM PER ABROGARE LA LEGGE MAMMI'
Giornale di Sicilia
501. 1° settembre 1993 – mercoledì
MELE (LA RETE): A OSLO SONO ANDATO A SPESE MIE
Giornale di Sicilia
502. 1° settembre 1993 – mercoledì
IL PDS: LA MAMMI' È FINITA, SERVE LEGGE SULL' INFORMAZIONE
Il Giornale
ALBERTO CAPECE MINUTOLO
503. 1° settembre 1993 – mercoledì
UN IMPEGNO DI COERENZA
IUSTITIA ENNIO PINTACUDA
504. 1° settembre 1993 – mercoledì
LA RETE: ABROGARE LA LEGGE MAMMI'
La Repubblica
505. 1° settembre 1993 – mercoledì
LE BACCHETTATE DI LEOLUCA
di Dino Paternostro - La Sicilia
506. 1° settembre 1993 – mercoledì
PADRE PINTACUDA: PECCATO!
La Stampa AGI
507. 1° settembre 1993 – mercoledì
GIULIETTI: REFERENDUM CONTRO LA LEGGE MAMMI'
La Stampa A.R.
508. 1° settembre 1993 – mercoledì
LETTERA MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA- LA RETE
509. 1° settembre 1993 – mercoledì
IL LICEO DELLE LIBERTA' PROGRAMMA RETE CORSI 5 e seg.
510. 1° settembre 1993 – mercoledì
CI SALVA PINTACUDA
Intervista TRIBUNA L.S.
511. 1° settembre 1993 – mercoledì
LA RETE: POLITICI ALL' ESTERO SOLO PER RACIMOLARE VOTI
512. 1° settembre 1993 – mercoledì
DOVE VA IL PDS? VALERIO CRUGNOLA
513. 1° settembre 1993 – mercoledì
MA CHI HA PAURA DEL CENTRO SOCIALE?
LUCA PEZZULLO
514. 1° settembre 1993 – mercoledì
MIR SADA. SCENE DA UNA BATTAGLIA PER LA PACE
MARINA PIAZZA
515. 1° settembre 1993 – mercoledì
CONTRO PADRE SORGE: VATTENE
di Lillo Miceli - La Sicilia
516. 1° settembre 1993 – mercoledì
PINTACUDA AD ALBEROBELLO: EDUCARE ALLA LEGALITA'
di Alberto Maiale
517. 1° settembre 1993 – mercoledì
SICILIARNOSE- AUFSTAND GEGEN DIE MAFIA
di Von Beatrice Schlag verificare esattezza nom
518. 1° settembre 1993 – mercoledì
PINTACUDA: IO RESTO
519. 1° settembre 1993 – mercoledì
PADRE PINTACUDA TRASFERITO A …PALERMO
520. 1° settembre 1993 – mercoledì
I NUOVI GIACOBINI
521. 1° settembre 1993 – mercoledì
PRIMARIE, E SE VOTANO PER CIRINO POMICINO?
LUCA MAURELLI
522. 1° settembre 1993 – mercoledì
LA RETE GIA' AL VOTO AL VIA LE PRIMARIE
523. 1° settembre 1993 – mercoledì
LA RETE PROMUOVE IL " TOTOSINDACO " TRA I CITTADINI
524. 1° settembre 1993 – mercoledì
LA RETE LANCIA LE PRIMARIE NAPOLETANE
525. 1° settembre 1993 – mercoledì
È GIA' PARTITO IL TOTO-SINDACO
di Piero Melati
526. 1° settembre 1993 – mercoledì
SCATTA L' ASSE NAPOLI- PALERMO ELLEI
527. 1° settembre 1993 – mercoledì
ORLANDO: LIBERATA LA CITTA'- FINI: VINCEREM
528. 2 settembre 1993 - giovedì
VERSO LE ELEZIONI PROVINCIALI DI NOVEMBRE
Invito LA RETE-VARESE RICCARDO DOMINIONI
529. 3 settembre 1993 - venerdì
"Democrazia e solidarietà" - conclusioni del 2° stage di formazione politica de La Rete.
Intervenuti: Michele Salamone (LA RETE), Ennio Pintacuda (SACERDOTE), Leoluca Orlando (LA RETE).
530. 4 settembre 1993 - sabato
SORGE BOCCIA IL SEGRETARIO DC
L'Unità
531. 5 settembre 1993 - domenica
IL CARDINALE: SINDACO DELLA CITTA', UN UOMO DI SPECCHIATA RETTITUDINE
Giornale di Sicilia
532. 5 settembre 1993 - domenica
LE SCELTE PARTITICHE DI PADRE SORGE
di Alberto Pizzuto - Novica
533. 5 settembre 1993 - domenica
GIA' PALERMO È ALL' AVANGUARDIA
di Roberto Mazzarella - Novica
534. 7 settembre 1993 - martedì
SORGE: MINO, HAI TROPPI COMPAGNI DEVI LASCIARE QUALCUNO PER STRADA
Intervista L'Unità MAURIZIO DOLFI
535. 7 settembre 1993 - martedì
DC, L' IMPOSSIBILITA' DI RESTARE UNITI
L'Unità FABRIZIO RONDOLINO
536. 15 settembre 1993 - mercoledì
PADRE SORGE: PRIMARIE E NON SOLO SU ORLANDO
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera
537. 15 settembre 1993 - mercoledì
QUANDO OCCHETTO CADE NELLA RETE
di Ernesto Galli della Loggia - CORRIRE DELLA SERA
538. 17 settembre 1993 - venerdì
SACERDOTE ANTICLAN NO SOLO SACERDOTE'
PALERMO - Santità, torni in Sicilia. Santo Padre, venga ancora quaggiù, come ai tempi dell’anatema di maggio scagliato contro le cosche, l’indice puntato al cielo, nella Valle dei Templi. Venga a celebrare i funerali del primo prete antimafia massacrato dopo lo "sgarro" della scomunica. Perché a quel tuono è seguito il fulmine di Cosa nostra: don Pino Puglisi, da ieri sera, è vegliato nella cattedrale dai confratelli e dal popolo della Chiesa di Palermo. Migliaia di cittadini per l’estremo omaggio. Pappalardo prende brevemente la parola, ringrazia per la partecipazione (compresa quella di monsignor Cassisa, arcivescovo di Monreale al centro di mille polemiche) e punta tutto sulla figura di don Pino come "sacerdote del Signore, non accetteremo altre qualifiche e altre identificazioni". Quell' appello disperato, quell' Sos parte dai parroci di frontiera di Palermo, una città di nuovo sotto choc. E nella sua Brancaccio, alle cinque del pomeriggio di oggi, partendo due ore prima dalla cattedrale e quindi attraversando quasi l’intera città, padre Puglisi davanti a un altare innalzato sulla piazza dell’amore e della morte, riceverà l’ultimo addio. L' omelia sarà pronunciata dall' arcivescovo Pappalardo, che porta ancora sul viso i segni del dolore per quel parroco "umile e non protagonista" che "non era un prete antimafia ma uno che faceva solo il suo dovere", ed è per questo che il cardinale non crede che quel colpo di pistola sia stato "un segnale rivolto alla Chiesa" ma piuttosto pensa ad una pista locale, a una vendetta maturata esclusivamente nel quartiere. Ma allora, eminenza, nessun avvertimento all' intera Chiesa dopo il messaggio di Wojtyla? "Evidentemente il forte impegno di sacerdote non è stato gradito da quanti, localmente, hanno sempre nutrito interessi opposti ad ogni forma di liberazione da poteri oppressivi, per dominare più agevolmente nella zona, come è stato nel passato". Accanto a Pappalardo, ai funerali, ci saranno tutti i vescovi di Sicilia. E allora "Santità parli anche lei, ancora più forte semmai di quel giorno di maggio". Insomma, se non proprio con la presenza, che almeno dal papa arrivi un messaggio chiaro e durissimo. Quando quest' appello parte via fax dalla chiesa di Borgo Vecchio, lentamente Palermo sta cercando di reagire. La disperata richiesta di aiuto inviata in Vaticano porta la firma di sette preti di prima linea, un Sos che però rappresenta anche la scintilla di una rivolta che potrebbe esplodere all' interno stesso della Chiesa palermitana. Sette preti, da don Cesare Rattoballi (il cugino dell’agente Vito Schifani, che sorreggeva Rosaria ai funerali) e Ennio Pintacuda, a Vincenzo Noto (molto vicino all' arcivescovo), tutti raccolti attorno a don Paolo Turturro, il parroco della chiesa davanti all' Ucciardone. Paura? "La mia scorta è il Vangelo", dice Turturro, "non voglio gente armata al mio fianco. Questo delitto è il più grave errore di Cosa nostra. Vogliono uccidere la Chiesa perché hanno perso la speranza di poterla utilizzare". Con gli angeli custodi accanto, invece, esce dal centro studi padre Bartolomeo Sorge. Va a rendere omaggio, nella chiesa di San Gaetano, alla salma di padre Puglisi: "Il delitto è la risposta all' appello lanciato dal papa, a quella scomunica. La criminalità ha perso su tutto il fronte: ha perso lo Stato, sta perdendo gli agganci con la politica, ha perso la Chiesa nel senso che sono state fatte scelte irreversibili e chiare". Ma, in quell' appello dei sette preti, c' è lo spaccato di una chiesa di frontiera che, all' improvviso scopre di essere entrata - fisicamente - nel mirino della piovra, dopo aver spazzato via ogni traccia di cardinali come Ruffini o di parroci alla Agostino Coppola, il corleonese che univa in matrimonio Riina e Ninetta Bagarella. E Giuseppe Puglisi, dice quel fax che viaggia verso il pontefice, "non era sicuramente uno di coloro, sacerdoti e vescovi, ai quali fu rivolto il Suo duro monito a non essere tiepidi e deboli nella lotta alla mafia". Comincia a filtrare il grande disagio, lo smarrimento e la tensione che, all' indomani del delitto, serpeggia all' interno della Chiesa. Lo si capisce da frasi così: "Qualcuno di noi è anche scoraggiato, chiede se vale la pena di continuare a lottare. Anche perché continuano ad esserci sacerdoti e vescovi che non sono testimoni autentici della liberazione come Cristo vuole per la nostra isola". Accuse durissime. Così, proprio nel momento dell’attacco frontale, quando la mafia getta la maschera e "rompe" con il Credo e i santi, la Chiesa non si unisce ma sembra dividersi. Lievitano i contrasti, aumentano le distanze, esplodono le contraddizioni fra i diversi fronti del mondo cattolico palermitano. C' è Pintacuda che, esplicitamente per la prima volta, attacca Sorge, "perché è pericoloso, come si è visto, pensare che ormai lo Stato fa tutto ciò che dovrebbe nella lotta alle cosche". E Pintacuda ricorda di aver messo in guardia contro un altro pericolo, quello di "accentrare troppo i riflettori sul Palazzo di Giustizia, sguarnendo gli altri possibili obiettivi delle cosche". Si consuma, insomma, la rottura definitiva e completa dei due gesuiti che furono i grandi animatori della Primavera palermitana, con Orlando a Palazzo delle Aquile. Ma ai parroci della trincea più avanzata non è piaciuto molto neanche il cardinale. Sono sembrate riduttive quelle parole dette a caldo nella sala di un ospedale dove don Pino era già arrivato cadavere.
dal nostro inviato UMBERTO ROSSO
La Repubblica
539. 17 settembre 1993 - venerdì
Corriere della Sera
540. 18 settembre 1993 - sabato
IL PAPA AI KILLER DI DON PUGLISI: CONVERTITEVI
IL MESSAGGERO LUCIO GALLUZZO- ORAZIO PETROSILLO
541. 18 settembre 1993 – sabato
WOJTYLA: “BARBARI PENTITEVI”
ROMA - Colpita e scossa, la Chiesa italiana reagisce riconfermando la volontà di proseguire la lotta contro la mafia. Senza lasciarsi intimidire dall' avvertimento sanguinoso degli assassini di Pino Puglisi. Ma non sono giornate facili per le gerarchie ecclesiastiche……………………Il pontefice ha parlato durante la sua breve visita alla Verna. Recatosi ieri mattina nel luogo dove secondo la tradizione san Francesco ricevette le stimmate, Karol Wojtyla si è incontrato dopo la messa con un gruppo di giovani e a loro ha manifestato il suo dolore: "Elevo la mia voce per deplorare che un sacerdote impegnato nell' annuncio del Vangelo e nell' aiutare i fratelli a vivere onestamente, ad amare Dio e il prossimo, sia stato barbaramente eliminato". Esortando killer e mandanti a convertirsi, ha soggiunto: "Che il sangue innocente di questo sacerdote porti pace alla cara Sicilia". "Gli siamo grati per aver accolto il grido di dolore, giunto da Palermo - ha replicato dal capoluogo siciliano il gesuita Ennio Pintacuda - è come se il papa avesse indicato nel parroco del Brancaccio un nuovo martire". ……………Così arriva a tutti l’indicazione vaticana: andare avanti, seguire l’esempio di don Puglisi.
di Marco Politi - La Repubblica
542. 18 settembre 1993 - sabato
POPOLO RIBELLATI ALLA MAFIA
PALERMO - Il popolo delle parrocchie di Palermo non c’era. Non c' era Palermo a piangere il suo prete, il prete ucciso dalla mafia con un colpo di pistola alla nuca. C' era la sua borgata, c' erano alcune migliaia di uomini e di donne, c’era la disperazione di tanti funerali siciliani. E c'erano le serrande chiuse di via Conte Federico al passaggio della bara portata a spalla da sei sacerdoti in lacrime. ………………………Nel corteo c' erano anche i due preti che furono parroci di San Gaetano prima di don Pino. Padre Ignazio D' Acquisto e padre Giuseppe Maratta. Padre Giuseppe è un sacerdote anziano, tantissimi anni fa toccò proprio a lui battezzare "Coriolano della Floresta", il pentito Totuccio Contorno. E dietro ai due parroci centinaia di ragazzi. Tra loro c’era padre Ennio Pintacuda. ……….
di Attilio Bolzoni - La Repubblica
543. 25 settembre 1993 - sabato
CI SONO ANCORA PRETI E VESCOVI CHE NON COMBATTONO LA MAFIA
Adista
544. 25 settembre 1993 - sabato
SANTITA' CI AIUTI A SPERARE
Novica
545. 1° ottobre 1993 - venerdì
INTERVISTA A P.E. PINTACUDA
Intervista DIBATTITO ROBERTA RUSCICA
546. 1° ottobre 1993 - venerdì
MAFIA? PER CARITAS
Intervista 8 e seg.
547. 2 ottobre 1993 - sabato
CI SI SALVA ASSIEME O È LA FINE
Intervista Il Mattino
548. 6 ottobre 1993 - mercoledì
PALERMO, VIVONO SOTTO SCORTA DUE PRETI NEL MIRINO DEI CLAN
PALERMO, ASSEGNATA LA SCORTA AD ALTRI DUE PARROCI A «RISCHIO MAFIA»
Il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica ha deciso di dare una scorta a due parroci di Palermo. Salgono così a quattro i sacerdoti «sotto tutela» in città: dopo i gesuiti Bartolomeo Sorge ed Ennio Pintacuda. la protezione è stata estesa a Paolo Turturro, parroco della chiesa di Santa Lucia e ad Antonio Garau, coadiutore del parroco della Madonna di Lourdes, nel quartiere Zisa. La decisione è stata presa in considerazione dei rischi che corrono i sacerdoti impegnati nella pastorale antimafia ed in relazione all'uccisione di don Giuseppe Puglisi….
549. 6 ottobre 1993 - mercoledì
LEZIONI DI ANTIMAFIA IN TUTTE LE SCUOLE
di Giovanni Bianconi - La Stampa
550. 6 ottobre 1993 - mercoledì
Corriere della Sera
551. 10 ottobre 1993 - domenica
ABRUZZO, MESSAGGIO INTIMIDATORIO PER DON CONTI: È AMICO DEL PARROCO UCCISO DA COSA NOSTRA A PALERMO
552. 10 ottobre 1993 - domenica
PRETE, ATTENTO A QUELLO CHE FAI
IL CENTRO Paola Calvano
553. 10 ottobre 1993 - domenica
AVVERTIMENTO MAFIOSO?
di Giuseppe Forte
554. 11 ottobre 1993 - lunedì
QUANDO LA MAFIA ENTRA IN PARROCCHIA
Corriere della Sera
555. 13 ottobre 1993 – mercoledì
ONESTO, CAPACE, ANTIMAFIA: L' IDENTIKIT DEL SINDACO SECONDO BARTOLOMEO SORGE
Giornale di Sicilia
556. 14 ottobre 1993 - giovedì
Corriere della Sera
557. 17 ottobre 1993 - domenica
PADRE E. PINTACUDA
Invito MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA LA RETE
558. 17 ottobre 1993 - domenica
PADRE PINTACUDA ASSOLVE BOSSI
di PAOLO POZZI
559. 17 ottobre 1993 - domenica
Lovere
Movimento per la Democrazia "LA RETE or al servizio della politica la politica come servizio PADRE ENNIO PINTACUDA gesuita, tra i fondatori della scuola "Pedro Arrupe", autore di saggi sulla fede e l'impegno nella società civile SARA' A LOVERE alia sala consiliare di Villa Milesi domenica 17 ottobre alle ore 10
560. 19 ottobre 1993 - martedì
ORLANDO - PUCCI, DUELLO SENZA SCINTILLE
di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia
561. 20 ottobre 1993 - mercoledì
SORGE: TEMO GLI INTEGRALISTI
La Sicilia G.C.
562. 22 ottobre 1993 - venerdì
Napoli
Nell'ambito di "La politica non è un'altra cosa" ciclo di incontri di formazione politica organizzato da La Rete: "Incontro con Padre Ennio Pintacuda per un'analisi dei processi politici in atto" - Dibattito organizzato da Movimento per la democrazia "La Rete".
Interventi: Leonardo Cenni (La Rete), Ennio Pintacuda
Tratto da pagina web di Radio Radicale
563. 23 ottobre 1993 – sabato
Salerno
564. 24 ottobre 1993 – domenica
Ercolano
565. 27 ottobre 1993 - mercoledì
SICILIANITA': PENSIERI, OPERE E VELENI
GIANNI FESTA
566. 29 ottobre 1993 – venerdì
Verona Associazione Industriali
567. 30 ottobre 1993 - sabato
PALERMO, IL FUOCO SOTTO LA RETE
IL MATTINO
568. 30 ottobre 1993 - sabato
È TEMPO DI SERIETA' E PULIZIA
LA CRONACA 15 MARINA ZANOLLI
569. 31 ottobre 1993 - domenica
CARITA': L' INGERENZA DI DIO NELLA STORIA
Invito CENTRO STUDI " ALTO MOLISE " E.PINTACUDA
570. 31 ottobre 1993 – domenica
ELDA, ORA TOCCA A LEI BERE LA TAZZINA DI CAFFE'
Il Giornale Giancarlo Perna
571. 31 ottobre 1993 - domenica
Agnone
Centro Studi ALTO MOLISE- Agnone AGNONE, DOMENICA 31 OTTOBRE 1993- ORE 17,00 incontro dibattito con Padre ENNIO PINTACUDA prep che presenterà il libro «CARITA': L'INGERENZA DI DIO NELLA STORIA» Labanca Sala Convegni delle Biblioteche Riunite Comunale e B. Labanca Il ricavato della vendita sarà devoluto alla Casa di Riposo di San bernardino di Agnone.
572. 5 novembre 1993 - venerdì
IL FORUM: CHI FECE PRESSIONI PERCHE'LA CHINNICI RINUNCIASSE?
di Lillo Miceli - La Sicilia
573. 5 novembre 1993 - venerdì
Monopoli
574. 6 novembre 1993 - sabato
S. Ferdinando
575. 7 novembre 1993 - domenica
Bari
576. 8 novembre 1993 – lunedì
DI FRONTE ALLA CRISI DELLA LEGALITA'
Invito ISTITUTO DI FORMAZIONE POLITICA " PEDRO ARRUPE"
577. 9 novembre 1993 - martedì
CASELLI SU MAFIA E CORRUZIONE: IL RIGORE DEI GIUDICI NON BASTA
Giornale di Sicilia E.M.
578. 9 novembre 1993 - martedì
PADRE SORGE INSISTE: QUESTO NON È PIU' IL TEMPO DELLE RUSPE
di Lillo Miceli - La Sicilia
579. 10 novembre 1993 - mercoledì
IL GRANDE EPURATORE
Il Giornale MARIO CERVI
580. 10 novembre 1993 - mercoledì
PALERMO TRA MIRAGGI E BUON SENSO
Il Giornale
581. 10 novembre 1993 - mercoledì
PADRE SORGE: FORSE È TEMPO DI NUOVI PROTAGONISTI
Il Giornale
582. 11 novembre 1993 - giovedì
LA LISTA RETE- FORUM RIENTRA IN GARA PER LE AMMINISTRATIVE
di Dino Paternostro - La Sicilia
583. 11 novembre 1993 - giovedì
LA RETE NON VI SALVERA'
Intervista Panorama 70 e seg.
584. 12 novembre 1993 - venerdì
ENNIO PINTACUDA - LA SCELTA
Avvenire
585. 13 novembre 1993 - sabato
Corriere della Sera
586. 14 novembre 1993 - domenica
ORLANDO FA IL BIS E AL PRIMO TURNO
ROMA - A mani basse. Al primo turno. Senza "passare" dal ballottaggio. Così, dice l’ultimo sondaggio del Cirm per Repubblica, Leoluca Orlando riprenderà il "suo" posto nella sala rossa di Palazzo delle Aquile. …………………………Perché il rullo compressore Orlando trascina anche la Rete alla conquista del consiglio comunale, sbaragliando tutte le altre tredici liste in corsa, a partire da quella del suo vecchio partito. Anzi, "Leo-look", "ciuffettino", il "figlioccio" di Pintacuda, consuma in pieno la vendetta dell’ex: il suo movimento, secondo il sondaggio, spazza via quarant' anni di dominio democristiano al Comune. Giù la bandiera dello Scudocrociato, sul pennone di Palazzo delle Aquile sventoleranno le insegne della Rete, con il 34 per cento dei consiglieri (dieci punti in più rispetto alle politiche dell'anno scorso). ………………………………….
di Umberto Rosso – La Repubblica
587. 14 novembre 1993 - domenica
SORGE A MARTINAZZOLI: STRINGI I TEMPI
di Mimmo Muolo - Avvenire
588. 15 novembre 1993 - lunedì
Biblioteca Salita dei Frati
Lugano
589. 16 novembre 1993 - martedì
PADRE PINTACUDA: BISOGNA RICOSTRUIRE LA DEMOCRAZIA PER NON PERDERE LA LIBERTA'
LUGANESE N.L.
590. 17 novembre 1993 - mercoledì
Corriere della Sera
591. 20 novembre 1993 - sabato
L' ESTATE DI PALERMO
di Guido Ruotolo - Il Manifesto
592. 20 novembre 1993 - sabato
CHIESA E MAFIA; LE PAROLE DI PIETRA DEL GIUDICE CASELLI
Il Manifesto FILIPPO GENTILONI
593. 21 novembre 1993 - domenica
BELCIUFFO IL SEDUTTORE
Panorama 41, 43, 44 STELLA PENDE
594. 22 novembre 1993 - lunedì
ORLANDO STRAVINCE
di Giovanni Pepi - Giornale di Sicilia
595. 22 novembre 1993 - lunedì
Corriere della Sera
596. 23 novembre 1993 - martedì
ORLANDO, PRIMO GIORNO DA SINDACO TRA UN BRINDISI E UN BAGNO DI FOLLA
Giornale di Sicilia
UMBERTO LUCENTINI
597. 23 novembre 1993 - martedì
Corriere della Sera
598. 27 novembre 1993 - sabato
PADRE PINTACUDA E PADRE SORGE
Corriere della Sera F.C.
599. 27 novembre 1993 - sabato
PADRE PINTACUDA: NON HO CHIESTO LE DIMISSIONI DI SORGE
Giornale di Sicilia
600. 27 novembre 1993 - sabato
PINTACUDA - SORGE, FRA I PADRI GESUITI DI PALERMO SI RINNOVA IL DUELLO A DISTANZA DOPO LA STRAVITTORIA DI LEOLUCA ORLANDO
di Lillo Miceli - La Sicilia
601. 30 novembre 1993 - martedì
LA DC DILANIATA TRA PROGRESSO E REAZIONE
di Rosanna Lampugnani - L'Unità
602. 30 novembre 1993 - martedì
SORGE: SI AI PROGRESSISTI
La Repubblica
603. 1° dicembre 1993 - mercoledì
IN ITALIA COME A PALERMO URGE COSTRUIRE PER CAMBIARE
JESUS 38-39 BARTOLOMEO SORGE
604. 5 dicembre 1993 - domenica
IO E PALERMO SULLA RAMPA DI LANCIO
Intervista Il Giorno ANDREA MARCENARO
605. 8 dicembre 1993 - mercoledì
POVERO MINO LA CHIESA NON TI AMA PIU'
L' L'Europeo 26-27 LUCIO BRUNELLO
606. 8 dicembre 1993 - mercoledì
LA MIA CROCIATA CONTRO LA MAFIA
L'Unità SIEGMMUND GINZBERG
607. 12 dicembre 1993 - domenica
MAFIA & NUCLEARE VERTICE CON L' FBI
ROMA - Una mafia senza confini, una piovra transnazionale pronta a allungare i tentacoli sull' Europa Centrale e Orientale e addirittura ad impadronirsi degli arsenali nucleari del patto di Varsavia. È un’immagine da incubo quella che esce dall' incontro del capo dell’Fbi, Luis J. Freeh e del suo staff col ministro degli Interni, Nicola Mancino e col guardasigilli Giovanni Conso. È all' Est che puntano, ormai, i grandi investimenti di Cosa Nostra e di tutte le sue filiali: riciclaggio, armi, capitali sporchi, traffico di droga. Un' invasione che va stroncata sul nascere: "La sfida è internazionale, dal Giappone alla Russia, alla Corea, al Sudamerica" sottolinea Freeh, 44 anni, in un breve incontro coi giornalisti. E il direttore dell’Fbi rispolvera Mc Luhan e il suo Villaggio Globale: "Occorre formalizzare e realizzare l’intesa tra le forze dell’ordine dei vari stati, soprattutto nell' ex Urss. Hanno bisogno di addestramento ma anche di buone leggi". Intanto, nella sua battaglia contro l’”Onorata società", l’Italia si guadagna un bel 10 e lode. "L' indagine sulla strage di Capaci è stata un’inchiesta modello, che ha portato notevolissimi risultati in termini brevi" si congratula il direttore dell’Fbi. Che, dal canto suo, ha collaborato con gli investigatori nostrani fin dall' inizio, soprattutto sul piano tecnico, con incontri tra esperti sugli esami del Dna". In mattinata, per Freeh, udienza privata dal Papa. Stamattina il direttore dell’Fbi è a Palermo, protetto da un mastodontico apparato di sicurezza. Uno dei primi incontri è riservato al cardinal Pappalardo. Sul ruolo della Chiesa, Freeh si è soffermato in modo particolare: "Ho ringraziato il Pontefice per il discorso contro la mafia che ha fatto ad Agrigento. Abbiamo parlato della pace nel mondo. Ma per affermare la pace c' è bisogno della giustizia e perché la giustizia vinca ci vogliono magistrati e forze dell’ordine". Luis J. Freeh ha citato anche padre Pintacuda e padre Puglisi, il sacerdote assassinato dalla mafia. …………..
di Massimo Lugli - La Repubblica
608. 12 dicembre 1993 - domenica
L' FBI PRONTA AD AIUTARE I GIUDICI DI MANI PULITE
La Stampa FRA.GRI.
609. 13 dicembre 1993 - lunedì
COSA NOSTRA UCCIDERA' UN PRETE
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera
610. 13 dicembre 1993 - lunedì
L' FBI SFIDA LA MAFIA
di Lillo Miceli e Giorgio Petta - La Sicilia
611. 15 dicembre 1993 - mercoledì
LA PIOVRA, UNA CITTA', UN PRETE
di Maurizio Chierici - Corriere della Sera
612. 15 dicembre 1993 – mercoledì
Palermo – Piccolo Teatro via Pasquale Calvi 5 – ore 17,00
"I mandanti: il patto strategico tra massoneria, mafia e poteri politici" presentazione del libro di Gianni Cipriani (Riuniti)", Palermo. Dibattito organizzato da Associazione Coordinamento Antimafia e Editori Riuniti.
Intervenuti: Angela Locanto, Giuseppe De Lutiis (professore), Renato Azzinnari, Carmine Mancuso (La Rete), Ennio Pintacuda, Gianni Cipriani.
Tratto da pagina web di Radio Radicale
613. 19 dicembre 1993 - domenica
IL CAPO DELLO STATO E GLI STUDENTI: APPLAUSI, DOMANDE E QUALCHE UOVO
Intervista Giornale di Sicilia G.MA
614. 19 dicembre 1993 - domenica
CONDIZIONE MINORILE E GIOVANILE IN ITALIA
Invito COMUNE DI ACATE
615. 19 dicembre 1993 - domenica
Acate - ore 16,00 - Prof. Ennio Pintacuda - Sociologo.
ore 16,45 - Dott. Giambattista Scidà - Presidente del Tribunale dei minori di Catania.
ore 17,30 - Dibattito
616. 21 dicembre 1993 - martedì
INCONTRO CON P.E. PINTACUDA “MODELLI E VALORI PER LA SOCIETA' CONTEMPORANEA
Invito COMUNE DI SCICLI - MOVIMENTO CULTURALE " VITAGLIANO BRANCATI "
617. 26 dicembre 1993 - domenica
Ennio Pintacuda a colloquio con Aldo Civico presentazione del libro su Padre Ennio Pintacuda “La scelta “organizzata dall'Amministrazione Comunale di Prizzi (Palermo).
Sono intervenuti: Girolamo Cannariato (La Rete), Salvatore Ingorgia (La Rete), Alfredo Galasso (La Rete), Giovanni Ferro (La Rete), Carmine Mancuso (La Rete), Garau (Sacerdote), Gianni Puglisi (professore), Ennio Pintacuda).
Tratto da pagina web di Radio Radicale
618. 27 dicembre 1993 - lunedì
Pintacuda a Roma incontra Padre Rotelli S.J.
619. 27 dicembre 1993 - lunedì
MAFIOSO SI PENTE IN CHIESA
di Sergio Quinzio - Corriere della Sera
620. 27 dicembre 1993 – lunedì
PADRE, CONFESSO CHE HO UCCISO
di Enzo Mignosi - Corriere della Sera
621. 27 dicembre 1993 – lunedì
MAFIOSO SI PENTE IN CHIESA
Corriere della Sera SERGIO QUINZIO
622. 27 dicembre 1993 – lunedì
PADRE, CONFESSO CHE HO UCCISO
di Enzo Mignosi - Corriere della Sera
623. 27 dicembre 1993 – lunedì
NO DI PADRE TURTURRO AL GIUDICE: C'È IL SEGRETO DELLA CONFESSIONE
di Francesco Massaro - Riccardo Arena - Giornale di Sicilia
624. 27 dicembre 1993 – lunedì
SI COVERTE E CONFESSA LA STRAGE
Il Giorno ANGELO VECCHIO
625. 27 dicembre 1993 – lunedì
"SONO UN KILLER DI CAPACI" IL CONFESSORE: NON DIRO' IL NOME
L'Unità MARIO GOZZINI
626. 27 dicembre 1993 – lunedì
I SACERDOTI SI SPACCANO
La Sicilia GIUSEPPE VECCHIO
627. 27 dicembre 1993 – lunedì
PENTITO, MA AL COSPETTO DI DIO
di Lillo Miceli e Giorgio Petta - La Sicilia
628. 27 dicembre 1993 – lunedì
SONO UN UOMO DELLE STRAGI
La Sicilia MICELI- PETTA- VECCHIO
629. 27 dicembre 1993 – lunedì
PADRE, HO UCCISO IL GIUDICE FALCONE
di Saverio Lodato
630. 27 dicembre 1993 – lunedì
DON RIBOLDI: AVREI CONSIGLIATO: VAI DAI GIUDICI
ANTONIO CIPRIANI
631. 28 dicembre 1993 - martedì
SULLE RIVELAZIONI DI DON TURTURRO TANTE CRITICHE E POCHI CONSENSI
di Enzo Mignosi – Giornale di Sicilia
632. 28 dicembre 1993 - martedì
PALERMO: LA CONFESSIONE CHOC NON CONVINCE I GIUDICI
633. 28 dicembre 1993 - martedì
TURTURRO, MIRACOLO O PECCATO?
di Lillo Miceli- Giorgio Petta - La Sicilia pag. 3
634. 28 dicembre 1993 - martedì
LETTERA DEL PENTITO AL PARROCO DI TRINCEA
di Enzo Mignosi
635. 29 dicembre 1993 - mercoledì
URASSIC SCHOOL È APARTITICA. CONTESTATI I BIG DELLA RETE
di Maria Teresa Conti
636. 29 dicembre 1993 - mercoledì
Palermo Palazzo delle Aquile – Sala delle Lapidi
Presentazione del libro su Padre Ennio Pintacuda “La scelta”
P. Pintacuda, seppur previsto, non partecipa. Ndr
637. 30 dicembre 1993 - lunedì
PINTACUDA, LASCI PALERMO
di Saverio Lodato - L'Unità prima pagina
638. 30 dicembre 1993 - giovedì
CARO PINTACUDA, DEVI LASCIARE PALERMO
di Saverio Lodato - L'Unità pag. 9
639. 30 dicembre 1993 - giovedì
ORLANDO SFIDA I GESUITI: PINTACUDA DEVE PARLARE
Giornale di Sicilia
19 Delia Parrinello
640. 30 dicembre 1993 - giovedì
BUFERA A PALERMO: P. PINTACUDA CENSURATO DAI GESUITI
di Natale Conti - Il Giornale
641. 30 dicembre 1993 - giovedì
PINTACUDA NON PRESENTA IL SUO LIBRO.
ORLANDO: IMPOSIZIONE DI UN GESUITA
IL MESSAGGERO pag. 6
642. 30 dicembre 1993 - giovedì
HANNO PUNITO PINTACUDA
PALERMO - Punito. Costretto a tacere. Ordine tassativo della Compagnia di Gesù: da ieri per padre Ennio Pintacuda c' è il divieto assoluto di qualsiasi dichiarazione pubblica. E l’invito "velato" a lasciare la Sicilia per motivi, diciamo così, di opportunità. "Padre, scelga lei un’altra sede, in qualsiasi altra parte d' Italia o in America", gli sarebbe stato suggerito nei giorni scorsi dalle alte gerarchie dei gesuiti dopo l’uscita del suo ultimo libro, La scelta, la scelta di Pintacuda di un impegno antimafia al fianco di Leoluca Orlando, una scelta spesso intransigente di rottura anche con i suoi superiori. A cominciare da padre Bartolomeo Sorge, il direttore del Centro Pedro Arrupe, che l’anno scorso, non condividendo i comportamenti del collega, lo "licenziò". Sarebbe Sorge l’ispiratore della nuova campagna contro Pintacuda, ha denunciato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che ha chiesto l’intervento del papa. "C' è in atto un tentativo di isolare i sacerdoti impegnati da anni nella lotta alla mafia", aveva dichiarato proprio ieri mattina ad un’agenzia di stampa padre Ennio Pintacuda, scendendo in campo al fianco di don Paolo Turturro, travolto dalle polemiche per aver rivelato la confessione di un mafioso pentitosi di aver partecipato alla strage di Capaci. "Il caso di don Turturro - aveva detto Pintacuda - rischia di essere strumentalizzato da qualcuno che non vede di buon occhio il rafforzato impegno della chiesa contro Cosa nostra, tra i quali anche qualche ecclesiastico". Parole durissime, rimbalzate immediatamente nelle stanze della Compagnia di Gesù. Poi, la decisione di imporre il silenzio al sacerdote. Un ordine che è arrivato poche ore prima della presentazione del libro di Pintacuda. E così, ieri, al Comune di Palermo, a parlare de La scelta c' erano tutti tranne l’autore. Da padre Pintacuda un laconico messaggio di scuse, affidato ad Antonino Caponnetto, appena eletto all' unanimità presidente del Consiglio comunale di Palermo. "La mia assenza - scrive Pintacuda - è dovuta ad impedimenti sopraggiunti contro la mia volontà". Introvabile, praticamente sparito nel nulla Pintacuda, è Orlando a rivelare i retroscena di questo nuovo capitolo dello scontro nella chiesa palermitana. "Padre Pintacuda non è assente per motivi di sicurezza. Padre Pintacuda è assente perché un gesuita gli ha proibito di partecipare a questa manifestazione. Si tratta di un nuovo inaccettabile attacco ad un sacerdote che, al contrario di altri uomini di chiesa, non ci ha mai fatto vergognare di essere cattolici. Dietro questa storia non può che esserci lo zampino di padre Sorge. A questo punto, io mi rivolgo al papa, al cardinale Pappalardo, al generale della Compagnia di Gesù, padre Kolvenbach, di intervenire immediatamente, prima che a fare chiarezza nel mondo della chiesa sia costretta ad intervenire la magistratura. È mai possibile che la chiesa si comporti come un partito?". Ed Orlando rivela come proprio ieri mattina gli sia arrivata una lettera di padre Sorge nella quale il gesuita offre la sua disponibilità ad una fruttuosa collaborazione per il bene della città. "Un biglietto ipocrita - afferma Orlando - che ho immediatamente rispedito al mittente". Antonino Caponnetto stringe invece nelle mani la lettera inviatagli da Pintacuda, poi dice con amarezza: "Non vorrei che la voce di Pintacuda rimanesse soffocata. Giudico incomprensibili le sue difficoltà nell' esprimere il messaggio di solidarietà e di amore cristiano". Colto di sorpresa, Pintacuda ha affidato un pensiero a poche righe. "Sono convinto che siamo finalmente in possesso di nuove speranze e di una nuova primavera. Il mio impegno, come uomo della società civile e come sacerdote, e le mie scelte, sono state e continueranno ad essere per la liberazione di Palermo e per affermare i valori della democrazia contro il dominio mafioso e contro ogni altro tentativo di impedirne la piena realizzazione".
di Alessandra Ziniti - La Repubblica pag. 18
643. 30 dicembre 1993 - giovedì
FERMATO PADRE PINTACUDA
di Lillo Miceli – La Sicilia pag. 14
644. 31 dicembre 1993 – venerdì
PINTACUDA: ANDRO' IN ESILIO COME STURZO
di Bruno Bartoloni - Corriere della Sera
645. 31 dicembre 1993 – venerdì
PINTACUDA: ANDRO' IN ESILIO COME STURZO
di Enzo Mignosi - Corriere della Sera
646. 31 dicembre 1993 – venerdì
PINTACUDA, LA PREFETTURA BLOCCA IL TRASFERIMENTO
Giornale di Sicilia E.M.
647. 31 dicembre 1993 – venerdì
PINTACUDA: VOGLIONO ISOLARMI MA IO NON LASCERO' PALERMO
Il Giornale
648. 31 dicembre 1993 – venerdì
PINTACUDA: RESTO A PALERMO
di Maria Teresa Conti - Il Giornale
649. 31 dicembre 1993 – venerdì
PINTACUDA LASCIA PALERMO
Il Manifesto GUIDO RUOTOLO
650. 31 dicembre 1993 – venerdì
VIA PINTACUDA: È POLEMICA
IL MATTINO FILIPPO D' ARPA
651. 31 dicembre 1993 – venerdì
I GESUITI ESILIANO PINTACUDA
IL MESSAGGERO ORAZIO PETROSILLO
652. 31 dicembre 1993 – venerdì
DOPO IL TRASFERIMENTO ALTRE MINACCE A PINTACUDA
Il Tempo 6 MARCELLO BARBARO
653. 31 dicembre 1993 – venerdì
IL GESUITA PINTACUDA RIMANE A PALERMO. TANTO RUMORE PER NULLA
L’INDIPENDENTE MA.LU.
654. 31 dicembre 1993 – venerdì
SONO COME I MILITARI, UBBIDISCO
di Saverio Lodato - L'Unità
655. 31 dicembre 1993 – venerdì
IL BRACCIO DI FERRO DI PINTACUDA
PALERMO - Dopo il bavaglio, lo sfratto. Padre Pintacuda fa le valigie. Entro pochi giorni dovrà lasciare il centro studi di via Franz Lehar, dove ha sempre abitato, anche dopo il licenziamento dall' istituto di formazione politica Pedro Arrupe, diretto da Bartolomeo Sorge. Dopo la rottura i due sacerdoti hanno continuato a vivere da "separati in casa", ma adesso, insieme all' ordine di tacere e all' invito a scegliersi una nuova sede, al gesuita "ribelle" è arrivato anche un cortese sollecito ad "individuare una nuova sede diversa da quella del centro studi di Palermo". Attestazioni di solidarietà: E. Pintacuda, amareggiato dal nuovo braccio di ferro con i superiori ma al tempo stesso confortato dalle tante attestazioni di solidarietà chiarisce subito che obbedirà. "Ho sempre obbedito, anche quando mi hanno tolto l'insegnamento, e continuerò a farlo". E una nuova sede il gesuita l'aveva già trovata, a Casa Professa, un altro degli istituti della Compagnia di Gesù a Palermo, ma il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica gli ha detto di no. Troppo difficile, in quei vicoli del centro storici, garantire l'incolumità del sacerdote che da anni ormai conduce una vita blindata. E allora padre Pintacuda, che farà, lascerà Palermo? "Non lo so ancora. Fino a quando è possibile resterò qui. Quel che è certo è che continuerò a lavorare per la liberazione di Palermo e per affermare i valori della democrazia contro il dominio mafioso". I suoi superiori le rimproverano di non aver rispettato le regole della Compagnia di Gesù. Come risponde? "Non voglio entrare nel merito delle motivazioni espresse dal padre provinciale. Dico solo che, dopo il licenziamento dall' istituto di formazione politica avvenuto nel giugno dell'anno scorso, la mia vicenda ha avuto un'improvvisa accelerazione nelle ultime quattro settimane, subito dopo la trionfale elezione di Leoluca Orlando a sindaco di Palermo e la vittoria della Rete. Probabilmente già qualche giorno prima, lo scontro tra Orlando e padre Sorge sul palcoscenico di Milano-Italia, deve aver ridestato l'attenzione sulle mie scelte. E per ultimo, forse, anche l'appoggio che il direttore dell'Fbi Louis Freeh ha voluto esprimermi nella sua recente visita a Palermo deve aver destato qualche malumore". Pensa di aver fatto qualche errore? "Certamente, qualche errore l'ho fatto. Soprattutto quello di aver sottovalutato in alcuni momenti l'acredine degli avversari, di aver creduto che la lotta non era così dura come invece si è rivelata". E padre Sorge, crede ci sia lui dietro questi provvedimenti? "Chiedetelo a lui. Io vorrei solo ricordare che fu padre Sorge a firmare la prefazione del mio libro, Breve corso di politica e poi fu sempre padre Sorge, alla vigilia delle politiche del ' 92, a dichiarare al Corriere della Sera che avrebbero ammazzato Orlando. Io non posso che augurargli di continuare il lavoro senza divisioni, anche se i miei guai sono cominciati proprio quando lui non condivise la mia scelta di restare a fianco di Orlando dopo l'uscita dalla Dc". Le alte gerarchie ecclesiastiche "La scelta", appunto, il titolo del libro che ha scatenato la punizione da parte dei vertici della Compagnia di Gesù. Pintacuda non vuole entrare nel merito delle contestazioni mossegli dai superiori. Lascia parlare Aldo Civico, l'autore del libro-intervista. "La responsabilità del libro è mia. Io ho raccolto e integrato con una serie di documenti alcune interviste di padre Pintacuda, ma non facendo parte dell'Ordine dei gesuiti non ho certo sottoposto il mio lavoro ad alcuna censura preventiva". Il telefono di Pintacuda squilla in continuazione. "Ho ricevuto decine di attestazioni di solidarietà. Semplici sacerdoti, l'arcivescovo di Catania Bommarito, anche le alte gerarchie ecclesiastiche", dice. Un ex alunno del centro Pedro Arrupe, Salvatore Ingorgia, per protesta, ha fatto sapere che restituirà il diploma conseguito nel ' 92. E insieme alla solidarietà un unico interrogativo. Che Chiesa è una Chiesa che consente a sacerdoti indagati per mafia, come l'arcivescovo di Monreale Cassisa, di parlare dall' altare e impone il silenzio e il confino a padre Pintacuda? "Non vorremmo - dice il deputato del Pds Pietro Folena - che questa volta ad essere espugnata come Sagunto fosse la Chiesa siciliana". Ed il coordinatore regionale della Rete Pippo Russo avanza il sospetto che alla vigilia della nomina del nuovo arcivescovo di Palermo "ci sia in atto un tentativo di ritornare a logiche e schieramenti che all' interno della Chiesa vogliono restaurare il vecchio".
di Alessandra Ziniti - La Repubblica pag.19
656. 31 dicembre 1993 – venerdì
QUEL LIBRO PUBBLICATO SENZA AUTORIZZAZIONE'
CITTA' DEL VATICANO - Il benservito ufficiale a padre Ennio Pintacuda è dato in forma solenne anche attraverso la Radio vaticana. Il suo allontanamento dal centro "Studi sociali" di Palermo è stato infatti annunciato e spiegato ieri ai microfoni dell’emittente pontificia da padre Gian Giacomo Rotelli, il provinciale per l’Italia dei gesuiti. Un "trattamento" certamente non casuale. È quasi legittimo, inoltre, sospettare che la disponibilità della Radio vaticana a lanciare l’annuncio della defenestrazione di Pintacuda dal "Centro studi" sia stata favorita dal fatto che l’emittente papale è gestita, guarda caso, dai gesuiti. "I superiori maggiori - ha spiegato padre Rotelli ieri alla Radio vaticana - hanno chiesto al padre Pintacuda di offrire elementi per l’individuazione di una nuova sede per lui, diversa da quella del Centro studi". Un modo elegante e, apparentemente, indolore per chiedere a Pintacuda di farsi più in là. Perché tanta determinazione contro un gesuita che, in fondo, rappresenta pur sempre un simbolo antimafia? Chiara e lapidaria la spiegazione del padre provinciale: Pintacuda ha pubblicato il libro La Scelta senza averlo sottoposto al preventivo "necessario" placet dei suoi superiori. Un atto, quindi, di aperta insubordinazione, che, fa capire il provinciale, è andato a sommarsi alle tensioni esplose tra lo stesso Pintacuda e il direttore del Centro "Arrupe" di Palermo, padre Bartolomeo Sorge. "Padre Pintacuda, come ogni religioso - ha dichiarato infatti Rotelli - deve previamente sottoporre ad approvazione quanto desidera pubblicare. Questo gli era stato esplicitamente ricordato in relazione al libro La Scelta. Ma, il padre Pintacuda ha lasciato ugualmente pubblicare il volume, senza chiedere autorizzazione alcuna". Il libro in questione, ha spiegato ancora il provinciale, "contiene anche la riproposizione di una serie di articoli, brani di lettere, ecc. pesantemente critici nei confronti del diretto superiore del Centro". Da qui i provvedimenti. "Al padre Pintacuda - ha assicurato il provinciale - non è stato vietato di parlare, ma, tenendo conto di quanto detto, è stato fatto divieto di promuovere in qualunque forma la diffusione del libro". Da qui la decisione adottata dai "superiori" di destinarlo a una "nuova sede, diversa da quella del Centro studi". In sostanza, il gesuita "ribelle", spiegano alla curia provinciale dei gesuiti d' Italia, ha disatteso le "precise" norme delle "Disposizioni", le regole della Compagnia di Gesù. Tali "Disposizioni", in vigore fin dal 1973 e approvate anche da padre Pedro Arrupe, regolano le pubblicazioni di articoli e di libri scritti dei religiosi "figli" di S. Ignazio di Lojola.
di O.L.R. -La Repubblica
657. 31 dicembre 1993 – venerdì
PINTACUDA AI SUPERIORI: OBBEDISCO
di Antonio Ravidà - La Stampa
658. 31 dicembre 1993 – venerdì
ORLANDO CONTRATTACCA, INTERVENGA IL PAPA
La Stampa S.C.
659. 31 dicembre 1993 – venerdì
PINTACUDA: OBBEDISCO E VADO VIA
Articolo 6
660. 2 gennaio 1994 - domenica
MA IL CARDINALE STA CON PINTACUDA
di Enzo Mignosi - Corriere della Sera pag. 9
661. 2 gennaio 1994 - domenica
CONTESTATA LA MESSA IN COMUNE
di Lillo Miceli – La Sicilia pag. 6
662. 2 gennaio 1994 – domenica
E PINTACUDA: IMBAVAGLIATO E UMILIATO
di Lillo Miceli - La Sicilia pag. 6
663. 2 gennaio 1994 – domenica
MANCUSO: SI È FATTO UN PASSO INDIETRO
di Giorgio Petta - La Sicilia pag. 6
664. 2 gennaio 1994 – domenica
PADRE PINTACUDA RESTERA' IN CITTA'. ANCHE PAPPALARDO MI È VICINO
di Enzo Mignosi – Giornale di Sicilia pag. 45
665. 2 gennaio 1994 – domenica
SOLIDARIETA' A PINTACUDA
Gazzetta del Sud
666. 2 gennaio 1994 – domenica
SOLIDARIETA' DI PAPPALARDO
La Stampa (AGI)
667. 2 gennaio 1994 – domenica
IN SICILIA OCCULTE PRESENZE
di Maria Teresa Conti - Il Giornale
668. 2 gennaio 1994 – domenica
PINTACUDA, NIENTE ESILIO
di Alessandra Ziniti - La Repubblica pag. 16
669. 2 gennaio 1994 – domenica
IL MIO POSTO È QUI NESSUNO CANCELLERA' LA NOSTRA RIVOLUZIONE'
di Alessandra Ziniti - La Repubblica pag. 16
670. 3 gennaio 1994 - lunedì
QUANTI PRETI IN GIRO ALLA QUERCIA
di Tonino Satta - L'Europeo pag. 21-22
671. 3 gennaio 1994 – lunedì
PINTACUDA: DON CHILLURA - HA SPEZZATO INTERESSI CONSOLIDATI
Agrigento, 3 gen. (Adnkronos)- ''La messa in discussione del ruolo di padre Pintacuda a Palermo è il segno che la sua opera è riuscita a spezzare vecchi interessi consolidati''. Lo sostiene don Angelo Chillura, parroco di Naro, della diocesi di Agrigento, autore del saggio ''Coscienza di Chiesa e fenomeno mafioso''.
''Non posso che esprimere piena solidarietà a Pintacuda - ha detto il sacerdote che per cinque anni è stato segretario di monsignor Luigi Bommarito, oggi vescovo di Catania - perché' da sempre è impegnato nella promozione religiosa e sociale della nostra terra e nella liberazione dalla mafia, tenendo sempre una posizione equilibrata. Cercar di far tacere la sua voce è mortificante per la Chiesa. Se Pintacuda avesse avanzato dubbi teologici allora la Chiesa dovrebbe giustamente vigilare, ma in campo sociale, non essendoci pronunciamenti ufficiali, è errato fermare il rinnovamento invocato dal gesuita''.
(Pam/As/Adnkronos)
PINTACUDA NON LASCERA' PALERMO - "SE DOVESSERO AMMAZZARE ENNIO LA RESPONSABILITA' SAREBBE TUA"
di Lillo Miceli - La Sicilia pag. 2
673. 3 gennaio 1994 - lunedì
DA ROMA CONFERMA UFFICIALE "MA SCONTERA' LA DISUBBIDIENZA"
di Lillo Miceli - La Sicilia pag. 2
674. 3 gennaio 1994 - lunedì
UN MENAGE A TROIS DESTINATO A NAUFRAGARE
di Lillo Miceli - La Sicilia pag. 2
675. 3 gennaio 1994 - lunedì
CONTRO LA MAFIA GESUITI CON PINTACUDA
Il Giornale 7 Vincenzo Vitale
676. 3 gennaio 1994 - lunedì
GESUITI: PINTACUDA PUNITO SOLO PER LE CRITICHE A SORGE
Corriere della Sera 8 R.I.
677. 3 gennaio 1994 - lunedì
I GESUITI CONFERMANO: PINTACUDA HA DISOBBEDITO, SE NE ANDRA'
Il Giorno
678. 3 gennaio 1994 - lunedì
I GESUITI: SOSTENIAMO L' IMPEGNO ANTIMAFIA DI PADRE PINTACUDA
L'Unità pag. 7
679. 3 gennaio 1994 - lunedì
CASO PINTACUDA, GALEOTTO FU IL LIBRO
di Fabio Negro - Il Tempo
680. 3 gennaio 1994 - lunedì
Corriere della Sera
681. 4 gennaio 1994 - martedì
PINTACUDA: OBBEDISCO, MA COME UN CADAVERE
Il Giorno
CHI CACCIA PINTACUDA AIUTA LA MAFIA
Corriere della Sera R.I.
683. 4 gennaio 1994 - martedì
LETTERE AL PAPA NERO IN DIFESA DI PINTACUDA
Gazzetta del Sud pag. 9
684. 4 gennaio 1994 - martedì
LA RETE CRITICA PAPPALERDO: POCO RIGUARDO PER IL SINDACO
Giornale di Sicilia
685. 4 gennaio 1994 - martedì
PINTACUDA TRASLOCA TRA LE POLEMICHE " VOGLIONO ZITTIRLO "
di Lillo Miceli - La Sicilia
686. 4 gennaio 1994 - martedì
Corriere della Sera
687. 5 gennaio 1994 - mercoledì
VIA IL PRETE GIORNALISTA TROPPO LEGATO ALLA RETE
Articolo 11 E.M.
688. 5 gennaio 1994 - mercoledì
Corriere della Sera
689. 6 gennaio 1994 - giovedì
BASTA CON I PRETI PROTAGONISTI: PAPPALARDO SCENDE IN CAMPO
Giornale di Sicilia
690. 6 gennaio 1994 - giovedì
DON MAGRO: S' È VOLUTO CREARE UN CASO POLITICO CHE NON C' E'
Gazzetta del Sud 8
691. 6 gennaio 1994 - giovedì
MONITO DEL CARDINALE PAPPALARDO: MA LA CHIESA NON È UN PARTITO
di Leopoldo Gargano - Giornale di Sicilia 1, 37
692. 6 gennaio 1994 - giovedì
LA CHIESA NON È UN PARTITO
di Maria Teresa Conti - Il Giornale
693. 6 gennaio 1994 - giovedì
MONTA LA POLEMICA SULLE DIMISSIONI DEL DIRETTORE. IL PRESIDENTE DI NOVICA: NON È UN CASO POLITICO
Giornale di Sicilia L.G.
694. 6 gennaio 1994 - giovedì
PRIZZI: IL VICESINDACO LASCIA LA DC. LO CANDIDA LA RETE
di D.P. - La Sicilia
695. 6 gennaio 1994 - giovedì
Corriere della Sera
696. 7 gennaio 1994 – venerdì
A PALERMO FARETE VINCERE LUTERO
di Attilio Bolzoni - La Repubblica pag. 17
697. 7 gennaio 1994 – venerdì
ORLANDO: NO AL TRISTE MARTINAZZOLI E L' INQUISITO LA MALFA RESTI A CASA
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera
698. 7 gennaio 1994 – venerdì
ORLANDO: SE LA CHIESA VA VANTI COSI' RISCHIA DI FARE LA STESSA FINE DELLA DC
Giornale di Sicilia pag. 2
699. 7 gennaio 1994 – venerdì
SOLIDALI CON PADRE PINTACUDA
LETTERA Giornale di Sicilia Maria Giovanna Granata ed altre firme
700. 7 gennaio 1994 – venerdì
IL PRETE RIBELLE A PAPPALARDO: OBBEDISCO
di Maria Teresa Conti - Il Giornale
701. 7 gennaio 1994 – venerdì
ORLANDO; RITORNO ALLE ORIGINI
di Lillo Miceli - La Sicilia.
702. 7 gennaio 1994 – venerdì
CHI HA CHIESTO LA TESTA DI PADRE PINTACUDA?
Volantino GRUPPO DANIELE
703. 7 gennaio 1994 – venerdì
Corriere della Sera
704. 8 gennaio 1994 - sabato
CASO PINTACUDA: CHI SONO I LUTERANI?
Lettera al giornale Giornale di Sicilia 17 Totò Cuffaro
705. 8 gennaio 1994 - sabato
PINTACUDA RINGRAZIA PAPPALARDO: LASCIA UN PATRIMONIO DA CONSERVARE
Giornale di Sicilia pag. 34
706. 8 gennaio 1994 - sabato
LA CHIESA NON SI IMMISCHI CON I PARTITI
di Francesco Foresta - La Repubblica
707. 8 gennaio 1994 - sabato
PAPPALARDO PER ORA RESTA
di Silvano Spaccatrosi - La Repubblica pag. 9
708. 8 gennaio 1994 - sabato
CIVICO: IL LIBRO SOLO UN PRETESTO PER ALLONTANARE IL GESUITA
di Enrico del Mercato - Giornale di Sicilia
709. 9 gennaio 1994 - domenica
DA PUGLISI A PINTACUDA
di Vincenzo Noto - Novica
710. 10 gennaio 1994 - lunedì
DOPO L' ALBA " SORGE " LA NOTTE
di Giovanna Giurato - La Sicilia
711. 11 gennaio 1994 - martedì
GRUPPO DI PRETI E FEDELI SCRIVE AL PAPA DI SOSPENDERE MONSIGNOR CASSISA
IL MESSAGGERO
712. 11 gennaio 1994 - martedì
APPELLO AL PAPA “VIA IL VESCOVO DI MONREALE”
PALERMO - Un centinaio di firme in calce a due paginette spedite in Vaticano. Sacerdoti, teologi, semplici fedeli, operatori del volontariato (e tra loro Fiammetta Borsellino, la più piccola delle figlie del giudice assassinato in via D' Amelio) rivolgono al papa un accorato invito. Via dal duomo di Monreale l’arcivescovo Salvatore Cassisa, ormai da mesi al centro di diverse inchieste della magistratura. In questo momento di grande travaglio per la Chiesa siciliana, non c' è posto per sacerdoti chiacchierati come Cassisa. "Per salvare la credibilità, per difendere l’immagine di una Chiesa che, faticosamente e a prezzo anche del sangue versato, vuole dare una risposta evangelicamente credibile alle attese", il popolo dei fedeli adesso pretende chiarezza, si schiera, è pronto perfino a forme plateali di protesta come quelle che domenica sera hanno accolto a Paternò padre Bartolomeo Sorge, il gesuita ritenuto il vero artefice dei nuovi provvedimenti punitivi a carico del confratello Ennio Pintacuda. Cerotti sulla bocca, cartelloni in mano, una cinquantina di persone ha atteso Sorge davanti ad una scuola. Ma il gesuita non s' è perso d' animo. È sceso dalla macchina si è diretto rapidamente verso uno degli striscioni che recitava: "Chi caccia Pintacuda aiuta la mafia" e lo ha firmato senza esitazioni. Poche parole per spiegare: "La firma significa che sono d' accordo con il messaggio dello striscione. Non esiste contrapposizione Sorge-Pintacuda, ma esiste Sorge uguale Pintacuda". E ai manifestanti perplessi e poco convinti dall' equazione ha annunciato: "Si chiarirà tutto in seguito". Nelle scorse settimane le polemiche scatenate dalla confessione di Natale di don Paolo Turturro, dal trasferimento di padre Ennio Pintacuda, dalle dimissioni del direttore della rivista Novica don Vincenzo Noto, avevano fatto dimenticare la brutta storia dell’arcivescovo di Monreale……………………………………………………………………………………………….
di Alessandra Ziniti – La Repubblica
713. 11 gennaio 1994 - martedì
SORGE CONTESTATO: RICUCIRO' LO STRAPPO CON PINTACUDA
di Domenico Liggeri - Giornale di Sicilia
714. 11 gennaio 1994 - martedì
Messina
715. 12 gennaio 1994 – mercoledì
PINTACUDA: ARRIVATO ORDINE DI TRASFERIMENTO (2)
(Adnkronos)- Pintacuda farà comunità religiosa con padre Francesco Paolo Rizzo, docente di storia romana alla facoltà di lettere dell’università di Palermo. I rapporti fra i due gesuiti sono ottimi e datano da lungo tempo: Rizzo è stato infatti direttore del centro studi sociale di Palermo fino al 1985, anno in cui venne sostituito da Sorge, e fondatore con Pintacuda della scuola di formazione politica che ha contribuito a formare la classe dirigente della ''primavera palermitana''. Pur collaborando alle attività della comunità di accoglienza di padre Rizzo, il gesuita ''sfrattato'' dal centro ''Arrupe'' continuerà a lavorare all'Istituto di cultura e lingue e fra qualche settimana inizierà un corso su ''giustizia economia e sociale'' alla facoltà di Magistero dell’università di Palermo. ''Il trasferimento non sara' accompagnato comunque da un indebolimento del mio impegno nella lotta alla mafia e per il rinnovamento della politica'', ha detto Pintacuda, che da anni conduce una vita blindata e sotto scorta armata per le ripetute minacce di morte. ''Resterò accanto a coloro, soprattutto i parenti delle vittime di Cosa Nostra, che vogliono proseguire lo stupendo cammino di liberazione della città. Continuerò a lavorare - ha aggiunto - nello stesso clima di obbedienza che ha contraddistinto fin qui la mia vita di sacerdote e gesuita''. Fra i prossimi impegni anche la pubblicazione da parte della casa editrice Rizzoli di un libro intitolato ''Come si fa politica in una città di mafia''. Per evitare di suscitare le ire dei superiori, questa volta - assicura con ironia il gesuita - ''chiederò' la previa censura dei superiori''.
(Pam/As/Adnkronos)
716. 12 gennaio 1994 – mercoledì
IN NOME DELLA DC; FERMATE QUEL GESUITA
Aldo Civico - L' L'Europeo pag. 25, 26
717. 13 gennaio 1994 - giovedì
PINTACUDA TRASFERITO MA RESTA A PALERMO
Corriere della Sera
718. 13 gennaio 1994 - giovedì
SCATTATO IL TRASFERIMENTO PER PINTACUDA: VA A VIVERE IN UNA COMUNITA' ALL' UDITORE
Giornale di Sicilia
719. 13 gennaio 1994 - giovedì
PINTACUDA TRASFERITO ALL' UDITORE
di Lillo Miceli - La Sicilia
720. 13 gennaio 1994 - giovedì
PINTACUDA TRASFERITO MA RESTA A PALERMO
Corriere della Sera
721. 14 gennaio 1994 - venerdì
UN DESTINO MISSIONARIO
L' ISOLA Antonio Siracusano
722. 15 gennaio - 1994 sabato
"Rinnovamento della politica e sviluppo della Sicilia" tavola rotonda organizzata dall'Istituto "Luigi Sturzo" di Bagheria (Palermo) e patrocinata da La Rete.
Interventi: Manlio Schiavo (professore), Francesco Stabile (storico), Gianfranco Zanna (PDS), Domenico Aiello (professore), Ennio Pintacuda, Giuseppe Cosenza (La Rete).
Tratto da pagina web di Radio Radicale
723. 16 gennaio 1994 - domenica
DALLA CHIESA: ORLANDO LASCI SPAZIO
di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia pag. 4
724. 16 gennaio 1994 - domenica
PINTACUDA DA IERI NELLA NUOVA CASA " MA LA MIA VITA NON CAMBIERA' "
di Martino Grasso - Giornale di Sicilia
725. 16 gennaio 1994 - domenica
LA RETE STRINGE LE MAGLIE
di Lorenzo Del Boca - La Stampa pag. 4
726. 17 gennaio 1994 - lunedì
LA RETE NON CEDE A DALLA CHIESA. ORLANDO LEADER PER ALTRI DUE ANNI
di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia pag. 5
727. 17 gennaio 1994 - lunedì
DAS SCHRECKLICHE GEFUHL; MIT EINER ESKORTE ZU LEBEN
MARIO TAMPONI
728. 18 gennaio 1994 - martedì
IN PERIFERIA, CULTURA A DOMICILIO
IL MATTINO
729. 18 gennaio 1994 - martedì
MAFIA MASSONERIA POLITICA CHIESA
Invito MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA- LA RETE
730. 18 gennaio 1994 - martedì
Partanna (Tp) ore18.00 - presso la Sala Belvedere - piazza Falcone Borsellino
Incontro dibattito su: MAFIA MASSONERIA POLITICA CHIESA
Il superamento impone una scelta coraggiosa
Incontro dibattito con:
Padre Ennio Pintacuda S.J. sociologo, Antonino Ingroia magistrato, Alfredo Galasso deputato alla Camera, Antonio Garau, parroco della Zisa
Organizzato dal Movimento per la Democrazia LA RETE
731. 20 gennaio 1994 - giovedì
GRUPPO DI EX ALUNNI DEL CENTRO ARRUPE: SORGE SIA ALLONTANATO
Giornale di Sicilia
732. 20 gennaio 1994 - giovedì
E CONTRO LA CRIMINALITA' NASCE LA LEGA DEI COMUNI
di Marina Leonardi L'Unità
733. 20 gennaio 1994 - giovedì
UNITI CONTRO LA PIOVRA
LA GAZZETTA 23 F.G.I.
734. 20 gennaio 1994 - giovedì
Corleone
735. 21 gennaio 1994 - venerdì
Vico Equense – p. notari
736. 21 gennaio 1994 - venerdì
CONVEGNO: CRIMINALITA' ORGANIZZATA IERI E OGGI
Invito COMUNE DI SAVIGNANO SUL PANARO
737. 22 gennaio 1994 - sabato
Lettera aperta dei PP. Gesuiti del Centro Arrupe sul “caso Pintacuda”.
738. 22 gennaio 1994 - sabato
DISCUSSIONE DEL MANIFESTO CONTRO LA CRIMINALITA' ORGANIZZATA REDATTO A CONCLUSIONE DEI PRECEDENTI INCONTRI DEL CONVEGNO
Invito COMUNE DI SAVIGNANO S.P. - PROVINCIA DI MODENA
739.Savignano teatro la Venere con Ayala presentazione libro ?????
740. 23 gennaio 1994 - domenica
MA IO E PADRE BARTOLOMEO SORGE NON SIAMO I GALLETTI DI UN POLLAIO
di Dino Paternostro - La Sicilia
741. 24 gennaio 1994 – lunedì
Corriere della Sera
742. 25 gennaio 1994 - martedì
SINISTRE; ORLANDO VA ALLA GUERRA
Avvenire pag.6
743. 25 gennaio 1994 - martedì
CHIESA E POLITICA A PALERMO: TANTI INCONTRI, TANTI SCONTRI
Giornale di Sicilia
744. 25 gennaio 1994 - martedì
L' ALLEANZA ANTIMAFIA
IL RESTO DEL CARLINO BARBARA MANICARDI
745. 25 gennaio 1994 - martedì
UNA LEGA DEI COMUNI PER DIRE NO ALLA MAFIA
IL RESTO DEL CARLINO EUGENIO TANGERINI
746. 25 gennaio 1994 - martedì
SAVIGNANO VOLA A CORLEONE
di Barbara Manicardi - IL RESTO DEL CARLINO
747. 25 gennaio 1994 - martedì
SAVIGNANO VOLA A CORLEONE
di Barbara Manicardi - IL RESTO DEL CARLINO
748. 26 gennaio 1994 - mercoledì
Padre Ennio Pintacuda ospite al Maurizio Costanzo show su Canale 5
749. 27 gennaio 1994 - giovedì
PINTACUDA DA COSTANZO: ORLANDO, GUAI A TE SE NON CAMBI PALERMO
Giornale di Sicilia GABRIELE LE MOLI
750. 27 gennaio 1994 - giovedì
A PADRE PINTACUDA UN AUGURIO DA MISTERBIANCO
LETTERA Giornale di Sicilia 16 MOVIMENTO DONNE CONTRO LA MAFIA
751. 27 gennaio 1994 - giovedì
" CARO KILLER TI SCRIVO.." DI ANTONIO GARAU
Invito E.N.D.A.S. SICILIA
752. 27 gennaio 1994 - giovedì
Dibattito dal titolo ""Caro killer ti scrivo" presentazione del libro che raccoglie cento lettere di studentesse dell'Istituto "Regina Margherita" agli assassini di Padre Puglisi (Edizioni Associate)" - Palermo.
Dibattito organizzato da Edizioni Associate.
Interventi: Denise Jacobs, Felice Cavallaro (giornalista), Rita Borsellino, Amedeo Brucato (ENDAS), Ennio Pintacuda, Antonio Garau (Sacerdote), Massimo Calzolari, Leoluca Orlando, Giuseppe Cipriani, Mario Barreca (professore).
Tratto da pagina web di Radio Radicale
753. 28 gennaio 1994 venerdì
INSABBIAMENTI SU CONTRADA E CASSISA
La Sicilia 5 G.P.
754. 28 gennaio 1994 venerdì
SINDROME DE COUBERTIN
Lanfranco Vaccari – Panorama pag. 22-23
755. 4 febbraio 1994 - venerdì
Gorgonzola
756. 5 febbraio 1994 - sabato
Varese
757. 6 febbraio 1994 - domenica
L' ORA DELL' IMPEGNO E DELLA PARTECIPAZIONE
Invito PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA E S. MARIA AUSILIATRICE
758. 6 febbraio 1994 - domenica
S. Donato Milanese
759. 8 febbraio 1994 - martedì
Alcamo ore 17,00 – Loredana Fiore
760. 10 febbraio 1994 - giovedì
San Cataldo
761. 11 febbraio 1994 - venerdì
Fabriano
762. 12 febbraio 1994 - sabato
POLI E AGGREGAZIONI. TRASFORMISMO O NOVITA'?
Invito MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA- LA RETE
Padre Ennio Pintacuda
763. 12 febbraio 1994 - sabato
Ancona
Sala della Provincia
764. 13 febbraio 1994 – domenica
Macerata
765. 18 febbraio 1994 - venerdì
Mesagne
766. sab. 19 febbraio 1994
FEDE E SCELTE POLITICHE Invito CENTRO STUDI CITTA' DELL' UOMO- CENTRO STUDI GIUSEPPE LAZZATI
767. 19 febbraio 1994 - sabato
LO SCOPO PRIMARIO DELLA MIA VITA È LA LOTTA ALLA MAFIA
COLLOQUIO Corriere della Sera 5 MARIO TAMPONI
768. 19 febbraio 1994 - sabato
Bari, Mottola
769. 23 febbraio 1994 - mercoledì
NUOVA LITE RETE-PDS SUL CASO PINTACUDA
La Sicilia G.C.
Torino ore 17,00
Saronno ore 21,00 marco oliva
771. 26 febbraio 1994
772.novara
773. 4, 5, 6 marzo 1994
Sardegna
774. 6 marzo 1994 - domenica
ORLANDO: IL CAVALIERE PERDERA'
di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia pag. 11
775. 11, 12
Toscana
776. 12 marzo 1994 - sabato
MAFIA E POLITICA
Invito COORDINAMENTO ANTIMAFIA DI FIRENZE
777. 12 marzo 1994 - sabato
Firenze
Partecipazione di Pintacuda al dibattito organizzato dal Coordinamento Antimafia e dalla rivista “Contrasti”.
Tema: Mafia e Politica
Sala dei Consoli – Palagio di Parte Guelfa – via Vacchereggia - Firenze
Il Guado pag. 134
778. 16 marzo 1994 - mercoledì
Centuripe
779. 18 marzo 1994 – venerdì
ORLANDO: LA MAFIA COL CAVALIERE
di Lillo Miceli - La Sicilia pag. 7
780. 20 marzo 1994 - domenica
IN TRINCEA DA PROTAGONISTI. E SE CHI LO FA È UN PRETE?
NOVICA EMMANUEL PARTIGNO
781. 21 marzo 1994 - lunedì
Corriere della Sera
782. 24 marzo 1994 - giovedì
UNITI CONTRO IL PRE-FASCISMO
di Antonello Piraneo - La Sicilia
783. 24 marzo 1994 - giovedì
Corriere della Sera
784. 1° aprile 1994 - venerdì
Corriere della Sera
785. 2 aprile 1994 - sabato
Corriere della Sera
786. 3 aprile 1994 - domenica
MA ADESSO ORLANDO SUPER L' ORLANDISMO
Intervista Giornale di Sicilia F.F.
787. 6 aprile 1994 – mercoledì
Troina – Massimiliano Ragusa
PINTACUDA LIQUIDA LA RETE: ORLANDO CREI UN NUOVO PARTITO DEMOCRATICO
di Felice Cavallaro - Corriere della Sera pag. 8
789. 7 aprile 1994 - giovedì
COLPO DI MAGLIO ALLA RETE
Gazzetta del Sud MARIO DI PAOLA
790. 7 aprile 1994 - giovedì
PINTACUDA LASCIA LA RETE
Gazzetta del Sud
791. 7 aprile 1994 - giovedì
PINTACUDA BOCCIA LA GIUNTA ORLANDO " VETERO- COMUNISMO DELL' ANTIMAFIA "
Giornale di Sicilia 4 Padre Ennio Pintacuda
792. 7 aprile 1994 - giovedì
PINTACUDA SOTTERRA LA RETE
di Maria Teresa Conti - Il Giornale pag. 7
793. 7 aprile 1994 - giovedì
PINTACUDA SCOMUNICA ORLANDO: LA RETE HA ORMAI ESAURITO IL SUO COMPITO
IL MESSAGGERO pag. 8
794. 7 aprile 1994 - giovedì
PINTACUDA SCOMUNICA ORLANDO E LA RETE
Il Tempo
795. 7 aprile 1994 - giovedì
PINTACUDA: LA RETE HA ASSOLTO IL SUO COMPITO
L'Unità pag. 8
796. 7 aprile 1994 - giovedì
ANCHE PINTACUDA SPARA SU ORLANDO
PALERMO - Dopo la Waterloo elettorale, dopo le pesantissime accuse di Carmine Mancuso, la Rete subisce un altro attacco, inaspettato, clamoroso. Quello dell’ideologo e ispiratore del movimento di Leoluca Orlando, il gesuita padre Ennio Pintacuda. Il colpo ad alzo zero Ennio Pintacuda l’ha sparato attraverso una lunga intervista concessa a Panorama che ne ha anticipato una sintesi. Il gesuita colpisce a destra e a manca, dice che una fase della Rete si è esaurita. Accusa l’amministrazione comunale guidata da Orlando di "massimalismo statalista" e di avere una "visione veterocomunista dell’Antimafia". La Rete è nel caos, in subbuglio, incapace di difendersi dagli attacchi interni di alcuni dei suoi più rappresentativi esponenti, Mancuso e Pintacuda. E Orlando? Orlando non parla. Lo farà probabilmente domenica prossima alle assise nazionali della Rete. In quell' occasione il leader dirà la sua dopo aver ascoltato le parti in causa, accusatori e accusati, e cioè Carmine Mancuso e il coordinatore regionale della Rete, Pippo Russo, colpevole, secondo Mancuso, di averlo ostacolato nella campagna elettorale, di averlo "esposto" ai presumibili attacchi della mafia. E quando sembrava che le polemiche provocate dal neosenatore Mancuso, ripescato a fatica dalla consultazione elettorale, si fossero placate, il "fulmine a ciel sereno" di padre Ennio Pintacuda. "La Rete è stata un cuneo nei ghiacciai perenni di un sistema politico congelato, la Rete - afferma Pintacuda nell' intervista a Panorama - ha assolto il suo compito. Una fase si è esaurita". E il gesuita suggerisce quale dovrà essere la nuova strada che dovrà percorrere la Rete: "In Parlamento - dice - vanno costruite alleanze nuove per difendere le nuove postazioni della democrazia". E poi le "stoccate" sulla disfatta della Rete nelle ultime consultazioni elettorali e sulla gestione dell’amministrazione comunale. Cannonate che sono arrivate ieri pomeriggio mentre Leoluca Orlando era impegnato in un interrogatorio a Palazzo di giustizia dove il leader della Rete si è presentato spontaneamente, nell’ambito dell’inchiesta sul Teatro Massimo diretta dal sostituto procuratore Lorenzo Matassa. Commentando il calo dei consensi del movimento di Orlando, Pintacuda afferma che "c' è modo e modo di lottare contro la mafia e ce n' è uno più rassicurante di quello adottato dalla giunta di Palermo. Purificare troppo non serve - aggiunge il gesuita -. Si finisce col buttare il bambino con l'acqua sporca". Poi la pesante critica ai quattro mesi di gestione della Rete dell’amministrazione comunale di Palermo che Pintacuda accusa di "massimalismo statalista" e di avere una "visione veterocomunista dell'Antimafia". Le accuse di Pintacuda si concludono ricordando un episodio: "La giunta ha tagliato i contributi alle case di riposo per anziani e ai vecchi convitti che ospitavano i bambini poveri perché il vecchio assessore era finito in galera". Le dichiarazioni di padre Pintacuda arrivano nelle stanze di Palazzo delle Aquile dove Orlando al termine dell'interrogatorio a Palazzo di Giustizia si è riunito con i suoi fedelissimi. Ma non c' è nessuna reazione, nessun commento. Telefoni e telefonini dei diretti interessati sono muti, soltanto Davide Cammarrone, responsabile dell’informazione per la Rete è "reperibile". Chiediamo a Cammarrone cosa sia successo ma lui ne sa quanto i cronisti: "Chiedete a padre Pintacuda, so che ha già fatto alle agenzie delle smentite". Padre Pintacuda è anche lui introvabile e sulle agenzie fino a tarda sera non c'era nessuna "smentita" o "rettifica" del gesuita.
di Francesco Viviano - La Repubblica
797. 7 aprile 1994 - giovedì
Corriere della Sera
798. 8 aprile 1994 – venerdì
l’attacco di Pintacuda a Orlando Padre Sorge: " è una sceneggiata "
Corriere della Sera
799. 8 aprile 1994 – venerdì
ORLANDO? RIAPRA AI CATTOLICI
La Sicilia 3 GIUSEPPE TESTA
800. 8 aprile 1994 – venerdì
LEOLUCA VUOLE GUIDARE UN NUOVO PARTITO MA SORGE: " FALLIREBBE COME LA RETE"
di Lillo Miceli - La Sicilia
801. 8 aprile 1994 – venerdì
ORLANDO? RIAPRA AI CATTOLICI
di Giuseppe Testa - La Sicilia pag. 3
802. 8 aprile 1994 – venerdì
PINTACUDA IN RETROMARCIA
di Massimo Gramellini - La Stampa pag. 6
803. 8 aprile 1994 – venerdì
PINTACUDA-ORLANDO, IL DUELLO È UN BLUFF
GAETANO SAVATTERI
804. 8 aprile 1994 – venerdì
Corriere della Sera
UNA RETE TROPPO STRETTA
Il Manifesto 8 GUIDO ROTOLO
806. 9 aprile 1994 - sabato
ATTACCO AL CASTELLO DI RE LEOLUCA
PALERMO - Tutta colpa di una sedia, di una maledetta sedia. Quella che mancava alla conferenza stampa sul terremoto elettorale del 27 marzo. Quel giorno i colonnelli della Rete si sono schierati davanti ai giornalisti senza lasciare al senatore Carmine Mancuso neanche uno strapuntino, neanche un puff. Così lui ha aspettato un po’, appoggiato alla parete, ha visto che nessuno lo invitava al tavolo della Rete, poi si è girato verso i cronisti e ha detto: "Ma chi sono quelli lì? A nome di chi parlano? Sono io che sono stato eletto senatore, non loro...". Poi è esploso: "Tra di noi c' è qualcuno che non voleva che io fossi eletto. Volevano delegittimarmi, isolarmi, cioè espormi alla vendetta della mafia". Così sì è rotto l’incantesimo della Rete, così si è incrinato il monolite di Leoluca Orlando, il "movimento per la democrazia" che doveva essere la prima pietra della casa comune dei progressisti. Disse una volta padre Ennio Pintacuda, ideologo della Rete e profeta di Orlando: "Il sospetto è l’anticamera della verità". Non immaginava che dopo Andreotti, dopo Lima, dopo Mannino, un giorno l’ombra di un terribile sospetto avrebbe colpito proprio la Rete. È davvero possibile che gli amici di Orlando abbiano potuto sabotare uno di loro, lasciandolo solo davanti ai Kalashnikov di Cosa nostra? Venissero da qualcun altro, le accuse del senatore potrebbero essere archiviate come uno sfogo, un’esagerazione, un eccesso di protagonismo. Ma Carmine Mancuso è uno dei fondatori della Rete, è il presidente del Coordinamento Antimafia, è un commissario di polizia, è il figlio di Lenin Mancuso, il poliziotto che fu ucciso con il giudice Terranova. E dunque è giusto chiedersi: è fondato, il suo sospetto? ' Certezze non sospetti' Mancuso sorride: "Ma quali sospetti? Io ho certezze, non sospetti. Io vengo dalla miseria dell’Albergheria, quando uscivo di casa col pane in mano dovevo stare attento perché c’era sempre qualcuno che tentava di rubarmelo. Sono abituato alla lotta per la sopravvivenza. E ho imparato che nei partiti gli avversari non si eliminano col piombo, si eliminano politicamente". E a lei cos' è successo, esattamente? "Un giorno vengo a sapere che Vito Riggio, del Patto, ha scelto proprio il mio collegio per candidarsi. Mi chiedo: È un caso o qualcuno gli ha detto che la Rete non mi avrebbe sostenuto? A Palermo certe cose non passano inosservate, la voce ha cominciato a girare e la gente mi fermava per strada per domandarmi se mi avessero cacciato dal movimento. Io avevo il dubbio ma me lo tenevo per me. Finché un giorno vengo a sapere che qualcuno sta dicendo in giro: Mancuso va massacrato politicamente". Chi lo diceva? Mancuso non fa nomi, ma annuncia: "Li farò domenica, a Roma, all' assemblea nazionale della Rete". A Palermo non è un mistero che il senatore li abbia individuati nei colonnelli della sinistra retina: Pippo Russo, coordinatore siciliano del movimento e inventore della regola del "consolidato politico" al tavolo progressista delle candidature, Gaspare Nuccio, deputato uscente e bocciato, e Franco Piro, deputato regionale. E tuttavia c' è chi sussurra che Mancuso non si fermerà a loro, ma chiamerà in causa il più sacro dei simboli della Rete: Antonino Caponnetto, l’ex capo del pool antimafia, la vittima più illustre del terremoto elettorale siciliano. "Nervi saldi - ammonisce Alfredo Galasso - una guerra fratricida sarebbe assurda, non cadiamo nei vizi da partitino. E soprattutto evitiamo i regolamenti di conti. Io faccio il giurista, di mestiere, e dico che le accuse di Mancuso non sono materia politica. Se ne occuperà il Garante del movimento, Anton Luigi Mirabelli. Noi piuttosto domandiamoci perché non abbiamo vinto le elezioni a Palermo". Bella domanda, onorevole Galasso. Perché s' è squagliato così in fretta il 75 per cento di Leoluca Orlando? "Perché ci eravamo illusi che la Rete ormai a Palermo fosse una novità acquisita. Abbiamo scambiato il trionfale successo di Orlando per una conversione progressista di massa. E non era così, purtroppo. Abbiamo scoperto d' un colpo che ci mancava il radicamento vero, l’innervatura sociale. Insomma, ci siamo comportati come un partitino d' opinione". Non bastavano le accuse di tradimento e la caccia ai colpevoli per una sconfitta che brucia. L' ultimo colpo al castello di re Leoluca l’ha dato il suo maestro spirituale e politico, padre Pintacuda, puntando l’indice accusatorio contro la fortezza della Rete, il Comune di Palermo. Accuse roventi, di quelle finora riservate agli avversari, da quella di agire con un "massimalismo statalista" a quella di coltivare una "visione veterocomunista dell’antimafia". Il gesuita ha chiarito che non ce l’aveva con Orlando, ma gli assessori sono furibondi. Uno di loro, ieri mattina, gli ha telefonato: "Grazie tante, padre, grazie di cuore del suo prezioso sostegno. Adesso andiamo tutti a iscriverci a Forza Italia, naturalmente...". Ma padre Pintacuda non ha gradito la battuta. Attacco a sorpresa Anche in questo caso tutti si sono chiesti il perché di un simile attacco a sorpresa, appena cinque mesi dopo l’insediamento della giunta Orlando. E di perché ne sono stati trovati due. Il primo non è di alto livello: dicono le malelingue che il gesuita abbia chiesto al Comune che fossero potati gli alberi del convento che lo ospita. Lo ha chiesto una volta, due volte, alla terza ha perso la pazienza e ha sparato sulla giunta. Più credibile è la seconda spiegazione: Pintacuda vuole un bel rimpasto che sia il primo passo verso un Partito democratico aperto ai cattolici in fuga dalla Dc, e dunque vuole che Orlando scarichi gli estremisti. Per loro, risponde il vicesindaco Emilio Arcuri, che lasciò il Pci per abbracciare Orlando: "Padre Pintacuda ha una visione approssimativa dei problemi. Vorrei dirgli solo una cosa, come militante della Rete: io mi posso caricare tutte le colpe, tranne la mancata elezione di Fava a Catania e di Piscitello a Siracusa. Non si può imputare anche quel risultato alla giunta di Palermo". A Palazzo delle Aquile l’atmosfera s'è fatta pesante. Protestano gli insegnanti delle scuole private, alle quali il comune ha tagliato i fondi dopo aver sentito puzza d' imbroglio. Gridano gli ambulanti abusivi, sventolando multe milionarie che non potranno mai pagare. Mugugnano quelli che speravano di salire sul carro del vincitore, e si ritrovano fuori dalla porta.
di Sebastiano Messina - La Repubblica pag. 6
807. 9 aprile 1994 - sabato
RETE BUCATA: ATTACCHI A PINTACUDA E ORLANDO
di G.C. La Sicilia pag. 4
808. 9 aprile 1994 - sabato
PADRE SORGE: SINISTRA SUICIDA
di Giovanni Ciancimino - La Sicilia pag. 3
809. 9 aprile 1994 - sabato
Istituto professionale femminile di Caltanissetta
Tema: Potere, mafia e legalità
810. 16 aprile 1994 - sabato
DA PINTACUDA SOSPETTI INGIUSTI
LETTERA La Sicilia 21 DON GIUSEPPE ANZALONE
811. 17 aprile 1994 - domenica
A SIRACUSA SI TERRA' IL VI CONVEGNO INTERNAZIONALE " L' EDUCAZIONE ALLA PACE "
Il Giornale DI SCICLI SALVO MICCICHE'
812. 19 aprile 1994 - martedì
SEMINARIO AL LINGUISTICO CON PADRE PINTACUDA
Il Mediterraneo
813. 29 aprile 1994 - venerdì
LES " PETITS PRETRES CONTRE LA MAFIA "
PELERIN MAGAZINE 24 e seg. ALAIN VINCENOT
814. 29 aprile 1994 - venerdì
Siracusa
815. 15, 16, 17
Campania
816. 6 maggio - venerdì
s.anastasia
817. 7 maggio 1994 - sabato
Vallo della Lucania
818.
819.7 maggio 1994 - sabato
Corriere della Sera
820. 8 maggio 1994 - domenica
QUEI PRETI, MARTIRI DI MAFIA
CAMPANIA CLAUDIO COLUZZI
821. 8 maggio 1994 - domenica
Sapri
822. 11 maggio 1994 - mercoledì
PALERMO - Totò Riina come Robin Hood? I sondaggi e i test sulla mafia non finiscono di stupire. A Termini Imerese, un paese a venticinque chilometri da Palermo, molti studenti di un istituto superiore hanno sostenuto che i boss mafiosi sarebbero dei Robin Hood: banditi sì, ma di buon cuore, che difendono i deboli e puniscono i potenti. Dunque, Cosa nostra sarebbe anche una società "di uomini d' onore che proteggono i lavoratori e i più deboli". Ed ancora: "La mafia è una realtà inventata dai mass media per screditare la Sicilia". Altri studenti, uno su tre, una percentuale molto alta, non hanno esitato ad affermare che se subissero il furto del loro motorino, per riaverlo si rivolgerebbero ad un mafioso non certo alla polizia. QUESTI dati sono emersi dal sondaggio effettuato fra i 731 studenti dell’istituto tecnico commerciale di Termini Imerese, nell’ambito del progetto "Educazione alla legalità", che è stato studiato e condotto dai docenti e dal preside dell' istituto tecnico, Antonino Militello. Un progetto finalizzato a informare i giovani sul fenomeno mafioso e a capire cosa gli adolescenti pensano sull' argomento. ' Hanno risposto con leggerezza' Il preside minimizza, sostiene che questi risultati sarebbero stati falsati perché "i ragazzi non sapevano che sarebbero stati resi noti". Una motivazione che lascia invece pensare il contrario? "No - ribadisce il professor Militello - molti ragazzi hanno risposto con leggerezza, magari non convinti di quel che hanno sostenuto nel test. Sono certo che il risultato sarebbe stato diverso se gli studenti avessero risposto in maniera più attenta alle domande. Il grado di maturità comunque è sempre elevato". Ed a conforto di questa tesi il preside invita a guardare gli altri dati, quelli "positivi". Cinquecento studenti su 731 hanno risposto che la mafia "è un’organizzazione criminale estranea alla società degli onesti", ed il 79 per cento condivide lo slogan coniato subito dopo le stragi di Capaci e di via D' Amelio: "Non li avete uccisi (Falcone e Borsellino, ndr) le loro idee cammineranno sulle nostre gambe". Ieri mattina i risultati del sondaggio sono stati "analizzati" in un dibattito con gli studenti al quale hanno partecipato tra gli altri il gesuita Ennio Pintacuda, il sacerdote-giornalista Vincenzo Noto, il condirettore del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi, e il sostituto procuratore Vittorio Teresi, componente della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e candidato al Csm per Magistratura democratica. ………………………………………………………………………………………
di Francesco Viviano – la Repubblica
823. 13 maggio
Acquaviva ?
824. 14 maggio
Matera ?
825. 16 maggio 1994 – lunedì
BIONDI SMORZA LA POLEMICA CONTRO DI PIETRO
MILANO - Ieri mattina, per la prima volta da quando è partito per la sua missione ad Hong Kong, ad Antonio Di Pietro non è arrivata la rassegna stampa via fax preparata dai ragazzi della sua squadra. Così dell’ammonimento di Alfredo Biondi, ministro della Giustizia, il pm di Mani Pulite scoprirà l’esistenza solo oggi, arrivando in Italia, quando il Guardasigilli ha già attenuato con nuove e più distensive dichiarazioni il senso di quel "Vedo che i giudici vanno in trasferta a fare proclami" che tutta Italia ha letto come una frecciata all' indirizzo del magistrato più famoso del paese. In ogni caso, la reazione di Di Pietro è facilmente prevedibile: il silenzio, che il pm si è imposto ormai da quasi due anni e al quale fa eccezione solo quando varca i confini nazionali. Come ha fatto a Hong Kong, con la dichiarazione ("se tenteranno un colpo di spugna il popolo alzerà la voce") che ha suscitato la replica del neoministro. Tacciono, per ora, anche gli altri magistrati della Procura. La sensazione è che il pool Mani Pulite voglia considerare il battibecco transoceanico un incidente chiuso, e attendere invece il ministro al varco delle scelte concrete sull' amministrazione della giustizia e sulle leggi per la trasparenza degli appalti. Intanto, però, l’uscita di Biondi ha suscitato - com' era inevitabile - più di una reazione. ………………………………Ancora più esplicito padre Ennio Pintacuda, gesuita, che ad un convegno organizzato dalla Rete ha commentato così l’esternazione anti-Di Pietro del Guardasigilli: "Sono solidale con Di Pietro per la ' reprimenda' ingiustamente rivoltagli dal ministro della Giustizia Alfredo Biondi. Sono indignato per quanto affermato dal ministro e preoccupato, di conseguenza, per l’atteggiamento che il governo potrebbe assumere verso i problemi esistenti oggi in Italia". ……………………………………….
di L. F. – La Repubblica
826. 17 maggio 1994 - martedì
Corriere della Sera
827. 20 maggio 1994 - venerdì
VAMPIRI DELLA POVERA GENTE, LE BOMBE NON MI FERMERANNO
VISTO 35-36 ROBERTO BUIA
828. 20, 21, 22 lombardia
829. 21 maggio vimodrone ‘
830. 21 maggio 1994 – sabato
OMA - L' assemblea dei vescovi si è chiusa senza nessun pronunciamento collettivo a favore o contro il nuovo governo. Ogni vescovo è intervenuto con accenti diversi sui problemi più vari, di fatto delegando al cardinal Ruini (e al Vaticano) la linea da seguire. La rotta è rimasta, dunque, quella tracciata dal presidente della Cei nella sua relazione introduttiva. Via libera a Berlusconi, presentazione di un pacchetto di richieste. Il cardinal Ruini ha preannunciato che si incontrerà con il premier così come ha fatto in passato con altri presidenti del Consiglio. ……………………………………Un protagonista spesso citato, ma poco seguito nei suoi movimenti all' interno dell' area ex democristiana: Francesco Cossiga. L’ex presidente ha accusato Civiltà Cattolica di una serie di peccati: perseguitò Manzoni e Rosmini, appoggiò il fascismo e la guerra d' Etiopia, fu anticomunista all' eccesso, inventò la Rete e padre Pintacuda... Cossiga ha concluso sprezzantemente che non sono gesuiti seri. La durezza ha una sola spiegazione. La lotta per il pacchetto dei sei milioni di voti cattolici è ancora in corso e chi la combatte pensa di poter determinare il futuro del paese.
di MARCO POLITI
831. 26 maggio 1994 – giovedì
Corriere della Sera
832. 27 ascoli
833. 28 Pescara
834. 29 chieti?
835. 30 maggio 1994 - lunedì
PINTACUDA, SCELTA DA PRIMA LINEA
IL CENTRO SAVERIO OCCHIUTO
836. 31 maggio 1994 - martedì
PADRE PINTACUDA PARLA DI MAFIA
LA GAZZETTA DELLA MARTESANA Lorenzo Frigerio
837. 1° giugno 1994 - mercoledì
PADRE PINTACUDA: UNA SCELTA, UNA VITA
LA COMUNITA' CHE VIVE Lorenzo Frigerio
838. 3 giugno 1994 – venerdì dimitri
Locarno: Lezione al corso di formazione politica
vedi Il Guado pag. 138
839. 4 giugno 1994 - sabato
"PROFUMI DI LUNA NEL DESERTO" DI CALOGERO PULVINO
Invito CENTRO CULTURALE EPICARMO- SIRACUSA
IL PRESIDENTE SOFIA FANNELLO
840. 4 giugno 1994 - sabato
LA POLITICA COME LIBERAZIONE
CORRIERE DEL TICINO LUCA BERNASCONI
841. 4 giugno 1994 - sabato
LA POLITICA COME RISCATTO DALLA DEMOCRAZIA SIMULATA
LA REGIONE TICINO A.P.
842. 3 4 giugno svizzera SI
BELLINZONA
843. 5 giugno 1994 - domenica
PADRE PINTACUDA A SARZANA
IL SECOLO XIX
844. 5 GIUGNO
SARZANA ?
845. 7 giugno – martedì
Troina Palestra Comunale ore 19,00 Massimiliano Ragusa
846. 22 GIUGNO POTENZA??
POCHI TESTIMONI A POTENZA PER UN " GRANDE " PINTACUDA
CRONACHE LUCANE GIUSEPPINA D' ALESSANDRO
848. 2 luglio 1994 - sabato
PARTITO DEMOCRATICO O ALLEANZA CON IL PDS. IL FUTURO DELLA RETE DIVIDE ORLANDO E PINTACUDA
Giornale di Sicilia GABRIELE LE MOLI
849. 2 luglio 1994 - sabato
L’ALTRA SINISTRA ATTENDE E SPERA
ROMA - C' è chi gli invia telegrammi d' auguri più o meno sinceri, chi lo incita a "metterci una pietra sopra" e lavorare, chi non perde tempo e ne approfitta per invitarlo a partecipare oggi ad una manifestazione, chi è deluso, chi si frega le mani perché è l’avversario migliore che il Pds poteva offrire. Fra quelli che durante la campagna elettorale erano stati definiti i ' cespugli della Quercia' non tutti sono felici dell’elezione di Massimo D' Alema al vertice della Quercia. ………………………………..Felice della vittoria di D' Alema padre Ennio Pintacuda, ideologo della Rete. "Le posizioni dell’ex capogruppo dei deputati pidiessini sono molto più chiare di quelle di Veltroni, la cui vittoria avrebbe potuto creare maggiori ambiguità di quante ne ha provocate la segreteria di Occhetto" commenta il gesuita. …………………………………………………
di Silvio Buzzanca La Repubblica
850. 3 luglio 1994 - domenica
PINTACUDA E I GIOVANI
LA VALLATA
851. 6 luglio 1994 - mercoledì
Corriere della Sera
852. 10 luglio 1994 - domenica
CERISDI: UNA VICENDA DI ORDINARIA FOLLIA SPECCHIO DELLA " REGIONE DEGLI SPRECHI "
Avvisatore 11 N.D.R.
853. 11 luglio 1994 - lunedì
PINTACUDA: LA LEGA È IL NOSTRO CAVALLO DI TROIA
di Lillo Miceli - La Sicilia pag.6
854. mercoledì 13 luglio 1994
LA CHIESA DELLA MAFIA
di Sandra Bonsanti - La Repubblica
855. 16 luglio 1994 - sabato
DURE REAZIONI ANCHE IN SICILIA. IL GESUITA P. PINTACUDA RACCOGLIE FIRME: È L' INIZIO DI UN EVENTUALE REFERENDUM
Giornale di Sicilia
856. 16 luglio 1994 - sabato
LA GENTE IN PIAZZA CONTESTATA TROUP FININVEST
ROMA - Sit-in, raccolte di firme, appelli: esplode la protesta contro il decreto salva-ladri. Cori di condanna ieri si sono levati dalle più importanti piazze italiane, da Milano a Torino, da Trento a Genova, da Firenze a Roma, da Napoli a Palermo. Il via alla protesta è stato praticamente dato dai parlamentari verdi-progressisti con una manifestazione davanti a Palazzo Chigi, contemporaneamente alla conferenza stampa di Silvio Berlusconi. ……………………………………Tre le manifestazioni napoletane. La prima si è svolta ieri davanti al carcere di Poggioreale. Oggi protesteranno, in due distinte manifestazioni, Verdi e associazione dei politrasfusi. Infine, Palermo, dove padre Ennio Pintacuda ha iniziato una raccolta di firme anti-decreto.
di Orazio La Rocca - La Repubblica
857. 20 luglio 1994
Padre Ennio Pintacuda assume la residenza anagrafica in via Giacomo Longo
858. 30 luglio 1994
IL TAGLIO DELLE SCORTE COLPISCE ANCHE DON CIOTTI E PINTACUDA
ROMA - Hanno tolto la scorta a personalità ormai lontane dalla scena e dunque da eventuali pericoli. L' hanno tolta però anche a due preti da anni in prima linea nella lotta alla mafia: don Luigi Ciotti, il fondatore del Gruppo Abele di Torino, e al gesuita palermitano padre Ennio Pintacuda. Perché? In ambienti del Viminale si sottolinea che nel caso di Pintacuda il comitato provinciale dell’ordine pubblico di Palermo avrebbe sottolineato come non ci siano più pericoli gravi. Diverso il caso di don Ciotti. A lui è stata confermata la scorta, ma solo a Torino. Se si sposta in un’altra città invece potrà solo chiedere la tutela. Senonché il pericolo o c' è oppure no: eventuali malintenzionati non si fanno certo scoraggiare dalle distanze. Proprio nei giorni scorsi, Ciotti, direttore tra l’altro del mensile Narcomafie, avrebbe ricevuto nuove minacce che lo hanno costretto a cambiare percorsi e abitazione. Singolare è che nessuno dei due ha mai chiesto la riduzione o l’annullamento della scorta, così come invece fonti del Viminale avevano riferito ieri.
La Repubblica
859. 2 agosto 1994
MANDURIA ?
860. 5 agosto 1994 - venerdì
PAOLO BORSELLINO: PERCHE' HO SCELTO DI DIVENTARE MAGISTRATO
Intervista IL DOSSIER R.R.
861. 22 agosto 1994 - lunedì
L' ALTRA ITALIA A CONFRONTO PER UN NUOVO PROGETTO POLITICO- CULTURALE STAGE DI FORMAZIONEFILAGA -PRIZZI
862. 22 agosto 1994 - lunedì
CON GRANDE CORAGGIO TRA TRANSIZIONI E OSCILLAZIONI
L.U.P. 1 e seg. Padre Ennio Pintacuda
863. 22 agosto 1994 - lunedì
"L'altra Italia a confronto per un nuovo progetto politico - culturale" III Stage di formazione politica promosso dall'Associazione Libera Università della Politica apertura dei lavori. Filaga.
Intervenuti: Michele Salamone (LA RETE), Leoluca Orlando (LA RETE), Ennio Pintacuda (SACERDOTE), Girolamo Cannariato (LA RETE).
864. 23 agosto 1994 - martedì
ORLANDO TIRA LA RETE IN BARCA
di Guido Ruotolo - Il Manifesto pag. 8
865. 23 agosto 1994 - martedì
ORLANDO ALLA RETE: IL SEGRETARIO DEL PPI SARA' IL NUOVO MORO?
L'Unità RUGGERO FARKAS
866. 23 agosto 1994 - martedì
ORLANDO A CANOSSA: FORSE BUTTIGLIONE È IL NUOVO MORO
ILAGA - "Buttiglione? Forse è il nuovo Aldo Moro". "D' Alema? È bene che sia lui il segretario del Pds". Sotto un ombrellone, sulla spiaggia di Gallipoli, tra Rocco e Massimo, tutto sommato, avrebbe voluto esserci anche lui. Per parlare di formazione politica e di opposizione che nasce dal governo delle città, di pluralismo dell’informazione e autonomia della magistratura, di un’economia di mercato protetta dai flussi dell' economia illegale. Dopo mesi di silenzio, apparentemente incurante dello sfilacciamento della Rete e del divorzio con quasi tutti i vecchi compagni di strada, Leoluca Orlando si riaffaccia sulla ribalta politica con un inedito "mea culpa" e con un nuovo progetto politico nel quale la Rete ha ancora un ruolo. Parla Orlando davanti a circa duecento giovani che partecipano all' annuale stage di formazione politica organizzato dalla Rete a Filaga, centro montano sulle Madonie. Ancora una volta accanto a lui, ad elaborare la nuova "svolta", padre Ennio Pintacuda, il consigliere politico e spirituale del leader della Rete. Allora Orlando ritorna in campo? "La sconfitta del 27 marzo imponeva una pausa di riflessione. Abbiamo peccato di megalomania, ci siamo lasciati prendere da un delirio di onnipotenza. Abbiamo puntato tutto sulle leadership e sulle alleanze, su Occhetto, Bertinotti, Ripa di Meana, Orlando, sul tavolo dei progressisti. Abbiamo affrontato le elezioni come se si votasse ancora con il sistema proporzionale. E siamo stati sconfitti perché sono entrate in crisi le leadership tradizionali e le alleanze". Da dove ricominciare dunque? "Dall' elaborazione di un progetto che parta dalla formazione politica e dal governo concreto delle città dove sono state elette amministrazioni della sinistra. Io, per tutti questi mesi sono stato in silenzio, ma ho continuato a lavorare come sindaco di Palermo, così come Bassolino ha fatto a Napoli e come hanno fatto tanti altri sindaci di sinistra. Un modo concreto per costruire un progetto e per ottenere consensi". Costruire un progetto di opposizione, ma con chi? "L' elezione di Buttiglione a segretario del Partito popolare è un avvenimento di grande interesse. Potrebbe essere il nuovo Aldo Moro e io non ho certo intenzione di mettermi contro di lui. Certo, se indica Cossiga come capo del governo, se difende i vecchi apparati, se pensa di ricostituire il vecchio partito cattolico, allora non potrei seguirlo. Buttiglione è a un bivio: può tornare indietro o essere un elemento di speranza per i cattolici democratici". E il Pds di D' Alema? "Nonostante i miei rapporti di amicizia e la stima che nutro per Veltroni, guardo a D' Alema con grande attenzione ed affetto. Gli faccio i miei più sinceri auguri e penso che sia un bene per il Pds che sia lui il segretario". E il progetto di Sergio D' Antoni? "Dipende, se D' Antoni pensa di fare il decimo terzo polo, come quello di Prodi o Segni o Amato, allora non mi interessa. Non è certo questa la strada vincente. E' il tempo di aprirsi al confronto, di guardare a nuovi spazi, anche quelli che arrivano dalle insofferenze di Bossi e perfino dall' interno di Forza Italia dove in tanti si sono ritrovati dentro un recinto troppo angusto che coincide con gli interessi del padrone". E la Rete, in tutto questo, che spazio potrà ancora avere? "La Rete deve rimanere un movimento culturale, di elaborazione politica. Abbiamo indicato un progetto di legalità, abbiamo fatto della questione morale e della lotta alla mafia una discriminante politica. Siamo nati per far scoppiare tangentopoli e mafiopoli, ma adesso dobbiamo attrezzarci ai tempi che cambiano. Non è più l’ora di gridare. La Rete, che è nata come lievito culturale, è ancora capace di elaborare proposte politiche? Se saremo capaci bene, se no dobbiamo fare della nostra libera università della politica un luogo di riflessione comune, di confronto e di verifica". E l’idea della costruzione del partito democratico, l’ha abbandonata? "No, non ne parlo più perché non mi interessa costruire anche uno dei tanti presunti terzi poli. A Buttiglione, a D' Alema, a D' Antoni, a tutti i progressisti dico: l’opposizione si fa governando in maniera diversa laddove abbiamo responsabilità di governo. Se vogliamo costruire una vera alternativa alle destre e a Berlusconi dobbiamo smettere di azzuffarci per stabilire chi dovrà assumerne la leadership". Contro "i poteri forti che in momenti di grande ebollizione politica come questo hanno grande importanza e vicinanza con i poteri occulti" padre Ennio Pintacuda, l’ideologo della Rete, chiama a raccolta le truppe. "Non è più il tempo del sogno, ma quello del grande realismo politico. Quando le cose si fanno difficili - ha detto riferendosi ai tanti che hanno abbandonato la Rete - alcuni non hanno il fiato per resistere e divengono scorie. Ora è il momento della tenda, della riflessione, non importa il numero, se si hanno le idee è questo il momento di chiamare le truppe a raccolta".
di Alessandra Ziniti - La Repubblica
867. 23 agosto 1994 - martedì
ROCCO PUO' ESSERE IL NUOVO MORO
La Sicilia
868. 23 agosto 1994 - martedì
BUTTIGLIONE: NESSUN RIBALTONE IN PARLAMENTO
La Stampa MAURIZIO TROPEANO
869. 23 agosto 1994 - martedì
ORLANDO GUARDA A BUTTIGLIONE: PUO' ESSERE IL NUOVO ALDO MORO
Articolo
"Giustizia, servizi, ordine pubblico" dibattito organizzato nell'ambito del III Stage di formazione politica promosso dall'Associazione Libera Università della Politica.
Intervenuti: Alfredo Galasso (La Rete), Michele Del Gaudio (La Rete), Enzo Di Giacomo (magistrato), Giuseppe De Lutiis (professore), Olindo Canali (magistrato), Nicola Quatrano (magistrato), Giuseppe Scozzari (La Rete), Antonio Ingroia (magistrato), Giuseppe Gambale (La Rete), Gennaro De Falco (avvocato), Francesco La Saponara (Progressisti), Bruno Di Maio (La Rete), Leoluca Orlando (La Rete), Ennio Pintacuda.
871. 25 agosto 1994 - giovedì
PALERMO - Lotta alla mafia indietro tutta? Sul palcoscenico di Filaga, un paesino arroccato sulle Madonie dove il gesuita Ennio Pintacuda ha allestito l’annuale stage di formazione politica sul tema "Giustizia e mutamenti politici italiani e internazionali", il giudice Antonino Ingroia, del pool antimafia di Palermo, lancia un allarme. Denuncia a chiare lettere che c' è in atto un arretramento nella strategia antimafia. "La maggioranza di governo - afferma il giudice - vuole tornare indietro nella lotta alla mafia interpretando un sentimento diffuso, il desiderio di normalità e il rifiuto di logiche di emergenza". Il magistrato che "allevato" dal giudice Paolo Borsellino, parla dei "segnali" preoccupanti e li elenca uno per uno. Dalla sostituzione di Gianni De Gennaro alla Dia, al recente decreto Biondi, alle polemiche sulle carceri e sulla legge dei pentiti. Allora signor giudice, che sta accadendo? "La mia riflessione nasce dalla registrazione di alcuni segnali che ritengo molto inquietanti in quanto si muovono in direzione opposta rispetto alla politica antimafia messa in atto all' indomani delle stragi". Vuole dire che quell' "emergenza" antimafia provocata dalle stragi sta facendo passi indietro? "Uno dei momenti fondamentali di quella politica antimafia fu l’introduzione del regime carcerario differenziato per i mafiosi, il noto 41 bis, e l’immediato trasferimento dopo le stragi di Capaci e di via D' Amelio di tutti i boss all' Asinara e Pianosa. Oggi si discute delle carceri e le esigenze dell’ordine pubblico vengono sotto questo profilo ritenute non prevalenti rispetto a presunte esigenze turistiche; si mette perfino in discussione lo stesso 41 bis". Lei dice che c' è il tentativo di strumentalizzare la "voglia" di normalità, per altri motivi. Quali? "Ho l’impressione che invece di tornare alla cosiddetta normalità si voglia normalizzare la magistratura". Sono coincidenze le polemiche ed i dibattiti attorno alla legge sui pentiti, le carceri...? "Un momento forte della legislazione antimafia è quella sul pentitismo, ma da mesi è in atto una campagna di delegittimazione dei pentiti, invece di migliorare la legislazione sui collaboratori di giustizia, sembra volersi mettere in atto qualcosa che di fatto temo possa ostacolare il diffondersi della dissociazione all' interno di Cosa Nostra". La sostituzione di Gianni De Gennaro alla Dia è un altro "segnale"? "La ventilata sostituzione di De Gennaro in questo contesto è un segnale preoccupante in quanto De Gennaro ha rappresentato fino ad ora uno dei principali momenti di continuità rispetto all' opera svolta da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La rimozione del direttore della Dia, in base al cosiddetto principio di logoramento, è in rotta di collisione con la regola della professionalità, professionalità che va preservata soprattutto in questo settore. Se fosse valido questo principio Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avrebbero dovuto abbandonare i loro incarichi antimafia ben prima di essere uccisi. È indispensabile che il governo preservi la professionalità di De Gennaro attribuendogli funzioni altrettanto importanti come quelle finora ricoperte. E non ho alcun dubbio che, in particolare il ministro Maroni che finora ha dimostrato sensibilità nei confronti della problematica della lotta al crimine organizzato, abbia questa intenzione. Preoccupa però ugualmente l’effetto negativo che la sostituzione di De Gennaro da direttore della Dia possa avere anche sui collaboratori di giustizia. Mi auguro che questo riferimento al logoramento di De Gennaro non diventi una regola cui il governo intende adeguarsi, che non diventi principio". Gli altri segnali "inquietanti"? "Altri motivi di preoccupazione sono il decreto Biondi, la proposta delle carceri di Pianosa e dell’Asinara le proposte di modifica della disciplina in materia di protezione dei collaboratori. Temo che tutti questi segnali siano parte di un unico disegno che mirano a ricacciare indietro la magistratura. Dopo il ' 92 fu messa in atto una politica antimafia di tipo emergenziale e questo stato di emergenza ha stancato la gente e c' è quindi una voglia di normalità; il pericolo che io temo è proprio che questa voglia possa essere strumentalizzata per un’operazione di normalizzazione. E tutte queste polemiche, i pentiti, le carceri, le esternazioni dell’onorevole Tiziana Maiolo, mi sembrano tentativi per far arretrare la legislazione antimafia".
di Francesco Viviano – La Repubblica
872. 26 agosto 1994 – venerdì
ORLANDO IN STILE ECUMENICO
Avvenire MIMMO MUOLO
873. 26 agosto 1994 – venerdì
MA LA SANITA', ORA I MEDICI SUONANO LA CARICA: NOI PAGHIAMO IL PREZZO DI TROPPE INEFFICIENZE
Giornale di Sicilia MARCELLO BARBARO
874. 26 agosto 1994 – venerdì
BUTTIGLIONE
Il Giornale MARCELLO VENEZIANO
875. 26 agosto 1994 – venerdì
CONDONO EDILIZIO: UN VILLINO ABUSIVO? PAGA UN QUINTO DEL SUO VALORE
Il Giornale
876. 26 agosto 1994 – venerdì
QUESTA SCUOLA INCOSTITUZIONALE
Il Manifesto GUIDO RUOTOLO
877. 26 agosto 1994 – venerdì
ORLANDO, LA SVOLTA DI FILAGA
La Sicilia Giovanni Ciancimino
878. 27 agosto 1994 - sabato
SIAMO SEMPRE QUI. PER GOVERNARE
L’INDIPENDENTE pag. 9
"Le prospettive future per il Movimento per la Democrazia La Rete" organizzato nell'ambito del III Stage di formazione politica promosso dall'Associazione Libera Università della Politica. Filaga
Interventi: Monia Marconi (La Rete), Ennio Pintacuda, Gaspare Viola (La Rete), Leoluca Orlando (La Rete), Gaspare Nuccio (La Rete), Davide Camarrone (La Rete), Carlo Alberto De Lia (La Rete), Bonanno (La Rete), Angelo Tartaglia (La Rete), Bruno Di Maio (La Rete), Franco Piro (La Rete), Roberto Gnisci (La Rete), Bonomo (La Rete), La Macchia (La Rete), Solve (La Rete), Pippo Russo (La Rete), Andrea Ricciato (La Rete), Giuseppe De Santis (La Rete), Gianni Ferraccioli (La Rete), Fiore (La Rete), Pipitone (La Rete), Rino Piscitello (La Rete), Bertini (La Rete), Toscano (La Rete), Frigerio (La Rete), Francesco La Saponara (Progressisti), Alberto Carrera (La Rete), Roccaverde (La Rete), Angelo Gallo (La Rete), Volpe (La Rete), Barbara Sorge (La Rete), Savonardo (La Rete), Triscari (La Rete)
880. 28 agosto 1994 - domenica
PALERMO - Il ministro Maroni ed il sottosegretario agli interni Gasparri, non hanno gradito le dichiarazioni del giudice Antonino Ingroia e hanno sollecitato l’intervento del ministro di Grazia e giustizia per un’azione disciplinare. L' iniziativa ha fatto immediatamente scattare attorno al magistrato la solidarietà del gesuita padre Ennio Pintacuda e del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, in questi giorni impegnati nell' annuale meeting della Rete a Filaga. È stato proprio al meeting che il magistrato, intervenuto al dibattito nel paesino delle Madonie, espresse alcune valutazioni critiche sugli avvicendamenti ai vertici della polizia di Stato ed in particolare sulla sostituzione di Gianni De Gennaro alla Dia, che scelte avrebbero comportato un arretramento nella lotta alla mafia. "Sono perplesso e sorpreso - dice padre Pintacuda - per le sollecitazioni provenienti da più parti, per avviare un’azione disciplinare nei confronti del giudice Ingroia il quale, in quel suo intervento, ha espresso con competenza e soprattutto con conoscenza, le sue analisi e le sue preoccupazioni che peraltro sono anche di altri magistrati". Il gesuita ha poi avuto parole di elogio per il nuovo capo della polizia, Fernando Masone: "E' pur vero che talune nomine fatte dal ministro Maroni sono di persone competenti che hanno un’esperienza, come quella di Masone, che conosciamo per il suo impegno a Palermo". E dal nuovo capo della polizia Pintacuda si aspetta molto. "La sua presenza a Palermo è coincisa con momenti difficili per la città, e quindi sappiamo quel che ha fatto Masone". Anche il sindaco di Palermo, Orlando, manifesta tutto il suo sostegno al giudice del pool Antimafia Antonino Ingroia, "e agli altri magistrati impegnati in momenti così difficili". "A loro va il nostro ringraziamento - aggiunge Orlando - per avere con tutta lucidità espresso una serie di preoccupazioni e l’auspicio che i ministri, il capo della polizia, il Csm, sappiano garantire l’autonomia dei magistrati". A proposito di Ingroia, il sindaco di Palermo ha detto che "si tratta un magistrato integerrimo il cui valore e la cui correttezza sono fuori discussione. Spero che Biondi non prenda in minima considerazione la sollecitazione di Gasparri per un’azione disciplinare". Il giudice Ingroia non vuole fare altre dichiarazioni su questa polemica a distanza: ha letto il fondo sul "Secolo d' Italia" del sottosegretario agli Interni Gasparri che nel chiedere l’intervento del ministro di Grazia giustizia definisce Ingroia un "propagandista comunista travestito con la toga".
di F.V. – La Repubblica
881. 28 agosto 1994 – domenica
MARONI: PER IL VIMINALE HO SCELTO POLIZIOTTI VERI
IL MATTINO F. D' A.
882. 28 agosto 1994 - domenica
Manifestazione di chiusura del III Stage di formazione politica organizzato dalla Libera Università della Politica. Filaga
Interventi: Leoluca Orlando (La Rete), Roberto Maroni (MINISTRO), Ennio Pintacuda, Salvatore Cusimano (giornalista), Francesca De Ayala Gomez (giornalista), Enzo Mignosi (giornalista), Gabriella Ferrari (giornalista), Guido Ruotolo (giornalista), Giuseppe Scozzari ((La Rete)
883. 29 agosto 1994 – lunedì
MARONI: HO SCELTO UOMINI SENZA TESSERE
Corriere della Sera R.R.
884. 29 agosto 1994 – lunedì
IL CARCERE DURO ANTIBOSS NON SI CANCELLA
di Alessandra Ziniti - La Repubblica
885. 2 settembre 1994 - venerdì
PADRE SORGE: PER L' ALTERNATIVA COSTRUIAMO IL POLO DELLA SOLIDARIETA'
Giornale di Sicilia
886. 3 settembre 1994 - sabato
Appello perché il premio per la pace vada al messicano Ruiz
NOBEL AL VESCOVO DEL CHIAPAS
Il premio Nobel per la pace 1994 va attribuito al vescovo messicano Samuel Ruiz: lo sostengono Leoluca Orlando, Gianni Minà, Ettore Masina, Dacia Maraini, padre Ennio Pintacuda, Pino Cacucci e Raniero La Valle in un appello comune. "Monsignor Ruiz - scrivono - rappresenta per il Chiapas e per il Messico il simbolo della volontà di raggiungere la giustizia fra tutti gli esseri umani, anche i più indifesi, attraverso un dialogo di pace, e per la società civile di tutto il mondo un punto di riferimento per dimostrare che la via del dialogo e della legalità sono le più efficaci per affermare i valori di dignità della vita di ogni uomo, necessari per costruire una società giusta e solidale". Non a caso monsignor Ruiz è stato l’unico garante accettato da entrambe le parti nel corso della prima trattativa di pace tra governo messicano ed esercito zapatista di liberazione nazionale. "Per questo - conclude l’appello - ma soprattutto per la storia di impegno testimoniata dalla vita di monsignor Ruiz, noi sosteniamo la sua candidatura, depositata presso il comitato svedese, a premio Nobel per la pace 1994".
Breve - La Repubblica
887. 3 settembre 1994 - sabato
I VERI CLERICO- MODERATI
IL POPOLO
888. 4 settembre 1994 - domenica
MAFIA, LE TONACHE IN TRINCEA
M.NEI.
889. 9 settembre 1994 - venerdì
COSE DI SINISTRA
di Fabio Giovannini – LIBERAZIONE pag. 5
890. 11 settembre 1994 - domenica
IL CENTRO È FINITO
di Giovanni Ciancimino - La Sicilia
891. 11 settembre 1994 - domenica
PINTACUDA: NUOVI COMPITI PER LA RETE
PROSPETTIVE 5 GABRIELLA FERRARI
892. 16 settembre 1994 - venerdì
Corriere della Sera
893. 26 settembre 1994 - lunedì
LAICI E CATTOLICI NELLA SLAVINA DELLA DEMOCRAZIA
La Sicilia Padre Ennio Pintacuda
894. 29 settembre 1994 - giovedì
TORINO RETE
895. 1° ottobre 1994
Floridia
896. 7 ottobre 1994 - venerdì
SORGE: CATTOLICI, DIVIDETEVI.BUTTIGLIONE: UNITI E AL CENTRO
Giornale di Sicilia
897. 7 ottobre 1994 - venerdì
CARO PADRE SORGE.. LETTERE IL POPOLO
898. 14 ottobre 1994
FLORIDIA
899. 15 ottobre 1994
VICARI
900. 16 ottobre 1994 - domenica
Corriere della Sera
901. 17 ottobre 1994 - lunedì
AMICI DA SEMPRE, AMICI SEMPRE
STAGE COMUNE DI VICARI
902. 17 ottobre 1994 - lunedì
IL RUOLO NEL CATTOLICO, NEL SOCIALE E NELLA POLITICA Invito COMUNITA' GIOVANI " DON G. COLUMBA "- CHIESA MADRE- FLORIDIA
903. 24 ottobre 1994 - lunedì
RISCIACQUARE L' ECONOMIA
di Mirko Gattoni - GIORNALE DEL POPOLO
904. 25 ottobre 1994 - martedì
PALERMO, FUGGE IL PARROCO TROPPE MINACCE DAL CLAN
"Hai rotto. Devi smetterla sennò ti ammazziamo". Da mesi minacce di questo tipo giungevano a padre Roberto Zambolin, parroco della chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù, nel quartiere Malaspina di Palermo. Un quartiere che il sacerdote, dopo le ultime minacce, ha dovuto abbandonare in fretta e furia. È andato via da Palermo l’altro ieri perché è nel mirino delle organizzazioni criminali della mafia che non sopportano le omelie che "sconfinano", che denunciano le attività illecite e che invitano i parrocchiani a ribellarsi. …………………………………….Adesso padre Zambolin si trova in una località segreta, si è allontanato d' intesa con il superiore del suo ordine, padre Carmelo Puglisi e con la curia. "Non ho denunciato le minacce alla magistratura - afferma padre Zambolin - perché mi avrebbero assegnato una scorta ed io non voglio diventare un prete simbolo, non voglio essere scortato; con questa scelta non ritengo di aver abbandonato la trincea, il prete con la scorta non so farlo, ma Palermo resta nel mio cuore". La decisione del sacerdote è stata variamente commentata. Il senatore Carmine Mancuso, il gesuita padre Ennio Pintacuda e il sacerdote del Borgo Vecchio, padre Paolo Turturro che più volte ha detto di avere subito minacce, hanno espresso solidarietà a padre Zambolin. Pintacuda denuncia un calo della tensione antimafia nella "città normalizzata". "La Chiesa - aggiunge il gesuita - non può fare antimafia a parole, ma deve essere azione calata nel quotidiano". Padre Turturro capisce "la scelta del confratello", mentre padre Giuseppe Gambino del quartiere Cruillas dice: "Un prete, come un soldato, non può abbandonare mai la trincea".
di Francesco Viviano – La Repubblica
905. 26 ottobre 1994 - mercoledì
"SPERANZE: GIOVANI, ETICA, POLITICA" presentazione del libro di Mario Capanna organizzata dall'Associazione "Ambiente e Società" – Palermo
Interventi: Franco Piro (La Rete), Antonino Caponnetto (La Rete), Ennio Pintacuda, Mario Capanna (scrittore).
Tratto da pagina web di Radio Radicale
906. 27 ottobre 1994 - giovedì
INCONTRO CON P. PINTACUDA
INCONTRO Il Tirreno
907. 29 ottobre 1994 - sabato
P.E. PINTACUDA OGGI A PAGLIARE
di Andrea Ferretti - CORRIERE ADRIATICO
908. 29 ottobre 1994 - sabato
SPINETOLI
909. 30 ottobre 1994 - domenica
FACCIAMO POLITICA
ASSOCIAZIONE SPAZIO APERTO E BIBLIOTECA CANTONALE
910. 30 ottobre 1994 - domenica
PINTACUDA E I GIOVANI
CORRIERE ADRIATICO ANDREA FERRETTI
911. 30 ottobre 1994 - domenica
REDISTRIBUIRE REDDITO MA ANCHE IL LAVORO
Intervista IL TRENO LEONARDO CORDONE
912. 30 ottobre 1994 - domenica
CELEBRAZIONE LITURGICA A PRIZZI CONTRO VIOLENZA E MAFIA DOPO L' ATTENTATO AL SINDACO CANNARIATO
Comunicato stampa Padre Ennio Pintacuda
913. 3 novembre 1994 - giovedì
LA RETE IN CERCA DI RISCATTO SI ALLEA CON P. PINTACUDA E LANCIA LA RICOSTITUENTE DEMOCRATICA
Giornale di Sicilia ROSA MARIA DI NATALE
914. 3 novembre 1994 - giovedì
GUARNERA: COSTRUIREMO LA POLITICA CHE NON C' E'
La Gazzetta del Sud
915. 7 novembre 1994 - lunedì
DON SACCHETTI “NON CEDO ALLE MINACCE DEI BOSS”
TERMINI IMERESE - Attorniato dalle decine di volontari che lavorano con lui nei due centri sociali e nella comunità per tossicodipendenti dell’Opera Don Calabria, guardato a vista dagli uomini di scorta che da due giorni lo seguono, don Gino Sacchetti accetta il braccio di ferro con i boss. "Non me ne andrò - promette - non dobbiamo lasciarci intimorire. Resterò qui fino a quando non avrò la sensazione di essere rimasto solo". A ventiquattro ore dal ritrovamento di quell' agnello sgozzato dietro la porta di casa del sacerdote, accanto a don Sacchetti sembrava esserci tutta Termini Imerese. Centinaia di persone alla manifestazione di solidarietà organizzata dai progressisti e chiesa madre strapiena alla messa celebrata da don Gino al quale è giunto anche l’incoraggiamento di tre sacerdoti palermitani che da tempo hanno imparato a vivere blindati, padre Ennio Pintacuda, don Antonio Garau e il cappellano del carcere minorile di Palermo, Enrico Schirru. "Noi che abbiamo resistito tanti anni, invitiamo don Sacchetti a restare. Più si sguarnisce il fronte, più si rafforza la mafia". Sulla stessa linea i sacerdoti di Termini Imerese …………………………………………..
di A.Z. – La Repubblica
916. 7 novembre 1994 - lunedì
Termini Imerese ore 18,00 partecipa alla fiaccolata c/o Chiesa S. Antonio al Duomo.
917. 8 novembre 1994 - martedì
QUATTROMILA FIACCOLE PER DON GINO
Giornale di Sicilia LEOPOLDO GARGANO- LIRLO ABBATE
918. 8 novembre 1994 - martedì
Corriere della Sera
919. 9 novembre 1994 - mercoledì
Valderice ore 10,00 conferenza Scuola Media “Valenti”
920. 10 novembre 1994 - giovedì
MAFIA, C' È OTTIMISMO
La Sicilia ENZO DI PASQUALE
921. 10 novembre 1994 - giovedì
Catania ore 17,30 Circolo della Stampa Hotel Sheraton
922. 11 novembre 1994 - venerdì
LA CHIESA OGGI RISCHIA PIU' DEI MAGISTRATI
IL MATTINO FILIPPO D' ARPA
923. 13 novembre 1994 - domenica
JULIUS EVOLA, IL PENSATORE NERO RISORGE A PALERMO
La Stampa MARCO NEIROTTI
924. 15 novembre 1994 - martedì
SEMINARIO SU FEDERICO II AL LINGUISTICO DI VIA VIVALDI
Giornale di Sicilia
925. 17 novembre 1994 - giovedì
RAGAZZI, PERDONO E GIUSTIZIA: DIBATTITO ALLA MEDILIBRI
Giornale di Sicilia
926. 17 novembre 1994 - giovedì
OGGI PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI SARA FAVARO'
Invito Giornale di Sicilia
927. 17 novembre 1994 - giovedì
1899 A VILLA NISCEMI
Invito La Sicilia
928. 18 novembre 1994 - venerdì
LETTERE AI KILLER DI MAFIA DAI RAGAZZI DELLE SCUOLE
La Sicilia GIULIA MAIONE
929. 22 novembre 1994 - martedì
LICEO LINGUISTICO, FILM DIBATTITO SULLA VIOLENZA
Invito GIORNALE DI SICLIA
930. 22 novembre 1994 - martedì
NESSUNO VI DOVRA' INTIMIDIRE
La Sicilia
931. 24 novembre 1994 - giovedì
VIDEO SULLA VIOLENZA AL LINGUISTICO PROVINCIALE
Giornale di Sicilia
932. 24 novembre 1994 - giovedì
BLITZ DEI VIGILI A SANTA CHIARA. SEQUESTRATE LE SCHEDE DI UN MIGLIAIO DI IMMIGRATI
Giornale di Sicilia M.R.
933. 24 novembre 1994 - giovedì
COLPEVOLI DI AMARE IL PROSSIMO
di Maria Teresa Conti - La Sicilia
934. 26 novembre 1994 - sabato
SEMINARIO SULL' USURA
La Sicilia
935. 26 novembre 1994 - sabato
A SCUOLA DI POLITICA
PROTAGONISTI 56 SILVIO DI PASQUA
936. 28 novembre 1994 - lunedì
USURA. PROBLEMA MORALE E SOCIALE CONVEGNO COMUNE DI PALERMO
937. 28 novembre 1994 - lunedì
PALAZZO DELLE AQUILE
USURA
938. 29 novembre 1994 - martedì
NASCE UN FONDO DI SOLIDARIETA' PER LE VITTIME DEGLI USURAI
Giornale di Sicilia UMBERTO LUCENTINI
939. 29 novembre 1994 - martedì
CONTROLLO MAFIOSO ATTRAVERSO L' USURA
La Sicilia
940. 30 novembre 1994 - mercoledì
ROCCO, NON ESISTE IL PARTITO DEI GESUITI
Corriere della Sera GUIDO CREDAZZI
941. 2 dicembre 1994 - venerdì
PADRE PINTACUDA A LUCCA S.
La Sicilia
942. 3 dicembre 1994 - sabato
LUCCA SICULA
943. 5 dicembre 1994
verificare
Bellinzona: prolusione al Corso di Formazione Politica organizzato dall’Associazione Spazio Aperto
vedi Il Guado pag. 141
944. 15 dicembre 1994 - giovedì
PADRE PINTACUDA ALLA SCUOLA MEDIA
GAZZETTINO DI VALDERICE GLI ALUNNI
945. 16 dicembre 1994 - venerdì
PADRE PINTACUDA: CI SONO TANTE ANALOGIE COL PERIODO CHE VIDE VINCERE IL FASCISMO
Giornale di Sicilia CLOTILDE CALASCIBETTA
946. 17 dicembre 1994 - sabato
L' INVIO DI DON STURZO IN ESILIO E L' AVVENTO DEL FASCISMO
PRESENTAZIONE LIBRO COMUNE DI PALERMO- ASSESSORATO DELLA CULTURA
947. 17 dicembre 1994 - sabato
DON STURZO IN ESILIO
INCONTRO L A SICILIA
948. 17 dicembre 1994 - sabato
VILLA TRABIA
949. 31 dicembre 1994 - sabato
PALERMO, GUERRA TRA GESUITI
di Lillo Miceli - La Sicilia
950. 7 gennaio 1995 - sabato
ORLANDO, RITORNO ALLE ORIGINI
di Dino Paternostro - La Sicilia