1.               1° gennaio 1991 - martedì

UN MILIONE DI ORE FELICI. BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO  AUGURI

LA BANCA DELLA FELICITA'                    GIOVANNI PONTANI ROBERTO

 

2.               3 gennaio 1991 - venerdì

Convegno sull'evangelizzazione da oggi a Lercara

LERCARA FRIDDI-(ai) Prenderà il via oggi 3 e si concluderà domenica 5 gennaio, a Lercara Friddi, organizzato dalle parrocchie locali, un convegno zonale sul tema: «insieme per una nuova evangelizzazione», Nei tre giorni del convegno interverranno, padre Pintacuda, Biagio Favarò, ed il giornalista Nino Barraco. Concluderà il vicario episcopale, padre Giuseppe Messina.

Giornale di Sicilia pag. 10

 

3.               21 gennaio 1991- lunedì

MA LA RETE PESCA POCO

di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia pag. 11

 

4.               23 gennaio 1991 - mercoledì

ESISTE ANCHE UNA GUERRA LEGITTIMA

Il Giornale         FEDERICO GUIGLIA

 

5.               27 gennaio 1991 - domenica

Il gesuita annulla gli impegni per la Rete: i superiori lo mandano negli Stati Uniti

NASCE UN NUOVO CASO PINTACUDA

“A differenza di qualsiasi religioso” dicono i sostenitori di Orlando "noi non siamo tenuti all'obbedienza. E protesteremo con forza se sarà allontanato da Palermo"

TORINO Padre Pintacuda? È sereno, lavora, è a Palermo. Diciamo che si è dato, come dire? una pausa di riflessione.... Dalla Sicilia, gli uomini della Rete più vicini al gesuita che ne è stato il padre spirituale tranquillizzano così chi vuol sapere perché, d' improvviso, padre Pintacuda ha annullato tutte le conferenze, gli incontri, e perfino gli impegni esclusivamente religiosi che dovevano, tra l’altro, portarlo in Piemonte nei primi giorni di marzo. Michele Salamone, che fa parte del comitato promotore nazionale della Rete e che è tra i più stretti collaboratori di Pintacuda, spiega tra l’altro, prudente e diplomatico, che il padre è già in forte ritardo nella consegna di un libro, che verrà pubblicato da Rizzoli, nel quale si racconta la storia politica di Palermo degli ultimi cinque anni così come lui l’ha vissuta. Ma le voci, voci ben fondate, rimbalzate a Torino parlano di tutt' altri impedimenti: esponenti autorevoli della Compagnia di Gesù in Italia, forse lo stesso provinciale, padre Federico Lombardi, avrebbero visitato di recente Ennio Pintacuda a Palermo. Con una nuova proposta di destinazione, gli Stati Uniti, che se appare meno punitiva di quella ventilata nell' ottobre scorso (l’università di San Salvador) sembra destinata, ciò nondimeno, a recidere i legami tra il gesuita e la sua città. La proposta, del resto, potrebbe apparire addirittura allettante: una missione itinerante americana, basata soprattutto sul messaggio culturale cattolico, e gesuita, in una società multiconfessionale e in continua evoluzione anche sotto il profilo religioso. Non ci sono biglietti fatti, padre Pintacuda non ha ancora la valigia pronta, insiste, da Palermo, Michele Salamone. Ma la proposta è stata fatta o no? Non bisogna enfatizzare... In ottobre, quando si è parlato della destinazione salvadoregna di Pintacuda, la cosa è stata gonfiata, qui a Palermo la videocassetta del film con Robert De Niro missionario gesuita in Sud America andava a ruba... In realtà, nessun ordine religioso manda via nessuno, così, sui due piedi.... Ma gli uomini della Rete, comprensibilmente preoccupati di perdere una voce e un sostegno importanti per la neonata formazione politica, sono assai meno diplomatici. A differenza di qualsiasi religioso, dicono a Torino i sostenitori di Orlando, noi non siamo tenuti all' obbedienza. E possiamo dunque annunciare che leveremo la nostra voce se, sotto qualsiasi forma, anche diplomatica o ammantata di prestigio, padre Pintacuda verrà allontanato da Palermo. La sua presenza, il suo ruolo, sono una parte troppo importante di quella primavera che ha ridato la speranza a migliaia di cittadini. Quello che si annuncia, dunque, sembra l’ennesimo capitolo della storia che, da anni, vede Ennio Pintacuda al centro dell’attenzione, non sempre benevola, dei vertici della Compagnia del Gesù e, in quest' ultima stagione, perfino del Quirinale. È di quattro mesi fa l’attacco al gesuita palermitano compiuto personalmente dal capo dello Stato che, in quell' occasione, lo definì un prete fanatico che crede di vivere nel Paraguay del ' 600. Francesco Cossiga aveva avuto qualche parola severa anche per i superiori di Pintacuda, accusati di non riservare uno sguardo più attento al loro esponente in Sicilia. L'episodio era arrivato a turbare un rapporto tradizionalmente buono, quello tra i gesuiti e il presidente della Repubblica, e aveva dato vita all' ipotesi di una missione speciale, quella di Pintacuda in Salvador, che aveva tutta l’aria di una frettolosa rimozione. Ma, naturalmente, nessuna decisione presa dalla Compagnia di Gesù, e in un caso tanto delicato, può essere realizzata in poche settimane. Così, dopo qualche circolare che invitava ogni gesuita a sottoporre preventivamente per iscritto alla visione dei superiori ogni dichiarazione pubblica, articolo o intervista, Ennio Pintacuda è rimasto al suo posto, sia pure in modo più silenzioso. Fino a quando?

di Vera Schiavazzi - La Repubblica

 

6.               27 gennaio 1991 - domenica

LA LAVAGNA

La Sicilia pag. 16

 

7.               28 gennaio 1991 - lunedì

C x U: LA RETE DI ORLANDO? SOMIGLIA A ROTARY

L' ORA  10

 

8.               8 febbraio 1991 - venerdì

I DISSIDENTI DI C x U TORNANO ALLA POLITICA MA NELLA RETE

L' ORA  11        G.CA.

 

9.               8 febbraio 1991 - venerdì

DA CxU ALLA RETE

La Sicilia pag. 6

 

10.           9 febbraio 1991 - sabato

VOGLIAMO VEDERCI CHIARO IN QUESTO BILANCIO COMUNALE

L' ORA  13        D.M.

 

11.           9 febbraio 1991 - sabato

PDS A PALERMO: CRITICHE DAL PSI      OPINIONI E COMMENTI

L' ORA              Aldo Penna

 

12.           11 febbraio 1991 - lunedì

23054. VICENZA-ADISTA

Nonostante le critiche del presidente della Repubblica Francesco Cossiga e le pressioni di personaggi politici influenti, il gesuita p. Ennio Pintacuda non sarà allontanato da Palermo e dalla Sicilia, non sarà 'esiliato'. Lo ha assicurato esplicitamente. il nuovo provinciale dei gesuiti italiani, p. Giangiacomo Rotelli, nell'intervista rilasciata al settimanale, diocesano di Vicenza "La Voce dei Berici" (6/1/91). Alla domanda se p. Pintacuda per le sue prese di posizione contro la mafia e i governanti che la sostengono sarà punito con l’esilio, che "incontrerebbe il favore di Cossiga, piuttosto critico verso questo religioso", il provinciale dei gesuiti ha risposto con chiarezza: "No. Certo queste cose (l'allontanamento del gesuita scomodo dalla Sicilia, ndr) sono state dette. Un Settimanale a larghissima tiratura, subito dopo l'intervento del presidente Cossiga, scrisse che il presidente non .si poteva. aspettare che la, cosa avvenisse subito, ma che entro l'estate prossima certamente...". "Invece ha precisato p. Rotelli - non c’è nessuna idea di esilio. Perché, soprattutto, non si accettano interventi esterni nella vita della Compagnia. Ogni valutazione nei confronti della realtà politica, nel caso di quella siciliana, e ogni valutazione di intervento su una realtà così complessa come la mafia può essere discussa, è opinabile. Le valutazioni del padre Pintacuda non sono le uniche possibili.: Nello stesso. tempo sono possibili e sono costruttive; a testimonianza di questo c’è il rischio "personale che queste persone vivono sulla propria pelle. Non c’è alcun gesto di polemica o gusto di apparire o volontà di divisione. Posta un'intenzionalità di fondo corretta e positiva, si possono non condividere le singole valutazioni, ma questo e altro che giudizi sulla persona".

Adista

 

13.           20 febbraio 1991 - mercoledì

QUEI GESUITI DEL PARAGUAY

«Mi piacerebbe avere giganti come quelli al servizio della fede»

di Gaetano Caponetto - La Sicilia

 

14.           22 febbraio 1991 - venerdì

PARTONO I GIUDICI TORNANO I KILLER PALERMO ASSEDIATA

PALERMO Due magistrati di prima linea si lasciano alle spalle, dopo anni, la trincea palermitana. E con Falcone e Ayala sembra andar via anche un pezzo della storia antimafia della città, è come se in qualche modo venissero meno la memoria e i simboli di una lunga stagione. E dall' Ucciardone, dopo i boss che hanno già lasciato le celle, si aspetta adesso di vedere uscire anche Michele Greco, il papa di Cosa Nostra. Si è chiuso, malamente, un intero ciclo di speranza e di lotta contro le cosche? Si è sbriciolato il fronte all' antimafia? ……………………………………Ancora un altro fronte. Ecco il centro Pedro Arrupe il quartiere generale dei gesuiti di Palermo. Ecco Ennio Pintacuda, l’ispiratore della primavera di Leoluca Orlando: Si ritorna ad una Sagunto assediata. Siamo entrati in una fase in cui per andare avanti bisogna agguerrirsi. Tanti segnali indicano una riorganizzazione che attraversa settori molto diversi, un filo comune che li lega tutti: si torna a sistemi che sembravano scomparsi o ormai in difficoltà. È la conferma dei pericoli che avevamo denunciato da tempo.... Che cosa è accaduto, dunque: crisi dell’antimafia, stanchezze, la controffensiva della piovra? In molti dice Pintacuda si erano convinti di avere ormai raggiunto certe condizioni, di avere acquisito determinate posizioni, quasi che non ci fossero più veri nemici. La battaglia si è sgretolata, si è lavorato per il re di Prussia. L' arretramento però è complessivo, in tutto il paese. Arretra anche palazzo delle Aquile? Il sindaco Domenico Lo Vasco dice di no: Forse sta accadendo in altri palazzi. Forse anche in quelli della politica. Noi però puntiamo tutte le carte nell' amministrare la città, sulle cose concrete. Ma fra la gente il sindaco ha sentito perplessità e smarrimento. Perplessità per le scarcerazioni, davvero Parlamento e Csm non sono stati in grado di trovare un rimedio alla scarcerazione di persone condannate in primo e secondo grado? Lo smarrimento lo ha avvertito per la partenza di Falcone e di Ayala: Io non so se siano stati trasferiti o se siano andati via dopo una loro richiesta. In ogni caso dimostra quanto fossero in pericolo quei giudici, e come lo siano altri che sono in prima linea. Corriamo rischi un po' tutti....

di Umberto Rosso - La Repubblica pag. 21

 

15.           24 febbraio 1991 - domenica

'MA NOI NON POSSIAMO STARE ZITTI LA COSTITUZIONE È STATA AGGIRATA'

Di nuovo? Rassegnati piuttosto che indignati: così i giuristi per la pace reagiscono alle critiche di Cossiga. ……………………….Entrambi studiosi di diritto costituzionale, il presidente del Pds e il fondatore della rete sono anche accomunati dall' essere già stati protagonisti di durissimi scontri con Cossiga: la polemica sui giuristi di palazzo, il primo, l’attacco al bravo ragazzo mal consigliato da un gesuita fanatico (Padre Pintacuda, ndr) il secondo. Anche quest' ultimo sassolino, il presidente se lo è levato inaspettatamente. ………………………

di Giovanna Maria Bellu - La Repubblica pag. 9

 

16.           7 marzo 1991 - giovedì

'ORMAI SOLO PAROLE IN LIBERTA' '

di Loredana Bartoletti - La Repubblica pag. 12

 

17.           8 marzo 1991 - venerdì

L' ORLANDISMO E I DIVERSI MODI DI FARE POLITICA A PALERMO

Giornale di Sicilia pag. 12

 

18.           10 marzo 1991 - domenica

PADRE SORGE CRITICA LA DC E LA RETE

Giornale di Sicilia

 

19.           14 marzo 1991 - giovedì

C' ERA UNA VOLTA LA LOTTA ALLA MAFIA

di Giampaolo Pansa - La Repubblica pag. 1

 

20.           14 marzo 1991 - giovedì

'CIANCIMINO, LIMA, GUNNELLA...'

PALERMO. Chi era Michele Reina? Non era assolutamente un mio uomo, risponde in una mattina di luglio al giudice istruttore l’europarlamentare Salvo Lima. Beh, io con lui non ho mai avuto contrasti per un semplicissimo motivo: Reina non era un'entità politica autonoma, non aveva peso politico, i miei interlocutori non potevano che essere l'onorevole Lima e, più raramente, l'onorevole Andreotti che incontrai tre o quattro volte..., giura Vito Ciancimino allo stesso magistrato un paio di mesi dopo. E aggiunge don Vito con il sorriso sulle labbra: A dire la verità i contrasti ci furono...limitati alla pessima abitudine del Reina di non rispettare gli appuntamenti che mi dava, davvero una pessima abitudine.... Interrogatorio della vedova Reina, la signora Marina Pipitone: Michele era particolarmente vicino a Lima, anche se non aveva mai rinunciato a ragionare con la sua testa. Ultimamente era esasperato, era logoro in particolare per dovere contrastare Ciancimino. Pur non avendolo mai detto esplicitamente, mio marito mi faceva capire che lo riteneva vicino ad ambienti mafiosi. Messaggi in codice. Davanti ai giudici di Palermo sfilano gli uomini del Palazzo e gli ex padroni della città. ………………………E l'onorevole Sergio Mattarella spiega come si era mosso Piersanti nel mondo degli appalti, come era intervenuto nella macchina burocratica regionale, come cercava di rinnovare la politica in Sicilia. Mi sembra evidente che questa mutata atmosfera non era gradita a chi potesse pensare di utilizzare collaudati equilibri di potere per fini extraistituzionali. Io non ritengo infatti possibile alcuna altra causale di questo omicidio. E infine: Un dato certo è che dopo la sua morte si creò un forte arretramento e una destabilizzazione delle condizioni politiche regionali. Nella requisitoria ci sono naturalmente centinaia di altre deposizioni. Quella di padre Pintacuda, quelle dei deputati di palazzo dei Normanni, dei funzionari, degli amici del presidente. C' è anche quella dell’allora ministro degli Interni Virginio Rognoni. Ricordo che Mattarella mi parlò delle nuove forme criminose della mafia e di un aspetto molto importante del fenomeno relativo ai legami tra mafia e politica, non mi nascose che la sua politica poteva creare forti ostilità negli interessi colpiti. Lo sapeva bene Piersanti Mattarella. Lo sapeva e lo diceva anche ai suoi collaboratori più stretti. Come un giorno, parlando con loro di un appalto per la costruzione di sei scuole. Nella stanza del presidente c' è la dottoressa Trizzino e il dottor Mignosi. Dice Mignosi: Bisogna andarci piano, siamo su un terreno scivoloso. Interviene la Trizzino: Presidente, dice Mignosi che lei poi continua a fare il presidente e lui finisce nel cemento. Risponde Mattarella guardando i due: Io finisco nel cemento.

di Attilio Bolzoni - La Repubblica pag. 13

 

21.           18 marzo 1991 - lunedì

Reina, le alleanze del rinnovamento.

La requisitoria. Anche a Palermo la Dc, in sintonia con i vertici romani, aveva una crescente attenzione verso il Partito comunista, fortemente osteggiata, però, dalla corrente fanfaniana

…Padre Ennio Pintacuda deposizione test. del 4-6-1990:

“Ho avuto modo di conoscono occasionalmente, per motivi legati all'attività del Centro Studi sociali, anche il dottor Michele Reina. Della sua azione politica posso dire che tendenzialmente, per la sua volontà di apertura anche verso il PCI, era volta nella stessa direzione di quella dell'onorevole Mattarella. Tuttavia, mentre alle idee ed alla prassi di quest'ultimo era assolutamente estraneo ogni collegamento tra politica ed affari, lo stesso non può dirsi – per quella che è la mia esperienza – per il dottor Reina, che pur avendo espresso quella linea di tendenza innovativa con la elezione a sindaco di Palermo di Carmelo Scoma, aveva ben presente l'esigenza di dovere fare i conti con i c.d. comitati d'affari. Posso anche dire che il Reina, pur essendo vicino all'onorevole Salvo Lima, in questa linea politica tendenziale mostrava avere una volontà autonoma o meglio di autonomia, appoggiandosi in particolare al gruppo Cisl (Sergio D'Antoni, Luigi Cocilovo, Vito Riggio e Carmelo Scoma) nonché a Rosario Nicoletti. La sindacatura di Carmelo Scoma fu, appunto l'espressione più palese di questa volontà politica del Reina” ….

Pubblicazione della requisitoria della Procura di Palermo sull’omicidio Reina - Giornale di Sicilia pag. 5, Cronache Siciliane

 

22.           19 marzo 1991 - martedì

'IO TRADITORE DELLA PATRIA? È UN' OFFESA AL PARLAMENTO'

ROMA Sassarese de La Maddalena, fiorentino d' adozione. 52 anni, da 25 in magistratura. Sposato, una figlia. Nel 1979 e nel 1983 eletto, come indipendente nelle liste del Pci, deputato. Dal 1987 senatore della Repubblica, membro del comitato di controllo per i servizi segreti. In quanto tale, giudice di Gladio. E traditore della patria, secondo il capo dello Stato. Senatore Pierluigi Onorato, come ci si sente nei panni che Cossiga le ha cucito addosso durante l'audizione al Quirinale? Sereno e confortato da centinaia di telefonate di solidarietà……………………… Offese alla dignità personale dei cittadini ne sono state già commesse da Cossiga. A che cosa, a chi si riferisce, senatore. Alle accuse a Leoluca Orlando ragazzo sbandato, a padre Pintacuda gesuita del Seicento, a Stefano Rodotà giurista di palazzo, ai magistrati diventati bottegai. C' è stato già un abuso del potere di esternazione che si è esercitato attraverso la denigrazione, l'offesa alla reputazione altrui. …………….Lo ritengo un vizio, una concezione monarchica dei poteri presidenziali che costituiscono un' ulteriore vulnus alle istituzioni repubblicane.

di Giuseppe D’Avanzo - La Repubblica pag. 8

 

23.           22 marzo 1991 - venerdì

IL GRANDE GELO INTORNO AL QUIRINALE

di Sandra Bonsanti - La Repubblica pag. 2

 

24.           6 aprile 1991 - sabato

Padre Pintacuda a Perugia: Partiti e democrazia.

Sala dei Priori – ore 15,30

 

25.           12 aprile 1991 – venerdì

San Giorgio a Cremano

Incontro pubblico con Padre E. Pintacuda sul tema

LA POLITICA COME SERVIZIO

Moderatore Giorgio Tommaselli

Ore 19,00 Sala Convegni Hotel Schiavone

 

26.           13 aprile 1991 – sabato

Pozzuoli (mattina)

Nola (pomeriggio)

 

27.           20 aprile 1991 – sabato

Conferenza a Roccapalumba. Mafia e società civile.

Con Nino Mannino

 

28.           4 maggio 1991 - sabato

Sondrio

 

29.           7 maggio 1991 - martedì

Caltagirone

Sala convegni torre San Gregorio 11:00 - Convegno sul tema:

piacerebbe avere giganti come quelli al servizio della

«L'impegno dei giovani per il rinnovamento della politica»

Relatori: prof. Franco Cazzola (docente Scienze Politiche Università di Catania), prof. p. Ennio Pintacuda docente al Centro “P. Arrupe” di Palermo, Carmine Mancuso Pres. Coordinamento antimafia Palermo, dr. Salvatore Scalia responsabile culturale “La Sicilia” Catania.

 

30.           25 maggio 1991 - sabato

Partecipazione pubblica a convegno di P. Pintacuda a Foggia.

 

31.           26 maggio 1991- domenica

LA FABBRICA DEGLI STIPENDI

SICILIA. Il Palazzo dei Normanni, nel cuore del cadente centro storico palermitano, rappresenta il Potere: la vita, il lavoro, i favori, le protezioni, i servizi per milioni di siciliani albergano nelle stanze di questo bel palazzo dove rivalità e passioni risalgono alle conquiste arabe. Anche oggi la conquista di un posto nella Sala d' Ercole, quella dell'Assemblea regionale, scatena odio e rancori. Basta vedere il comportamento dei partiti per formare le liste del 16 giugno: uno spettacolo, dal dramma degli esclusi al classico teatrino dei pupi. Forse in Sicilia non è sempre facile capire chi è il pirata saraceno e chi il cavaliere liberatore. Però si conoscono i registi, i pupari che tengono i fili. ……………………..L' arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore Pappalardo, è intervenuto con molta severità richiamandosi agli ammonimenti della Conferenza episcopale che aveva indicato i nemici da sconfiggere alle elezioni: la logica mafiosa, il sistema politico-clientelare che elargisce favori e compra consensi, l'endemica mancanza di prospettive di lavoro, l' inefficace presenza dello Stato. Resta da vedere se le parole della gerarchia ecclesiastica avranno un esito. Di sicuro, scavano nel profondo, convincono. Come hanno colpito padre Ennio Pintacuda, il gesuita che dopo aver passato un periodo burrascoso per le critiche del presidente Cossiga, è tornato all' attività pubblica. “Serve una seria riforma della politica. Soprattutto da noi, dove facciamo i conti con la questione morale, con governi incapaci, con la criminalità organizzata. Ma le vicende siciliane sono quelle della democrazia del paese, perché i nostri problemi superano lo Stretto, coinvolgono altre regioni, sono questione nazionale. La specificità siciliana è nella violenza, nella crudezza dello scontro, perché nulla è ovattato. Secondo me però la riforma della politica non riguarda più i partiti che hanno perso la scommessa. Dobbiamo invece sperare in nuove forme di partecipazione”. Il pallino della partecipazione ……………………………Sì il cittadino si sente schiavo e la lotta contro la mafia è la lotta per i suoi diritti aggiunge Folena. Questa è la via per cambiare. Ma se la speranza muore in Sicilia, muore nel resto d' Italia.

di Guglielmo Pepe - La Repubblica pag.19

 

32.           26 maggio 1991- domenica

Partecipazione pubblica a convegno di P. Pintacuda ad Alberobello

 

33.           31 maggio 1991 - venerdì

PADRE SORGE: ORLANDO MANCA DI PROGETTO, BISOGNA RINNOVARE LA DC

Articolo

 

34.           1° giugno 1991 - sabato

È SCESO IL GELO TRA GLI UOMINI DELLA " PRIMAVERA " DI PALERMO

di Tonino Virone - SECOLO XIX

 

35.           2 giugno 1991 - domenica

Palermo - Partecipazione pubblica convegno di P. Pintacuda a Badia

 

36.           15 giugno 1991 - sabato

UN TEST CHE RIMETTE IN GIOCO I PARTITI DEL DOPO – REFERENDUM

PALERMO Piazza Politeama, davanti all' arena polverosa e trascurata che ricorda l’Unità d'Italia, è una catena di montaggio al sole. Tirano su e rinnovano palcoscenici da comizio, un cantiere frenetico. Fuori Occhetto, avanti un altro. Tocca a Rauti e Vittorio Mussolini, poi sarà il turno di Craxi. Cambia la scenografia, cambia la platea (mai oltre alcune centinaia di fedelissimi, intossicati dal traffico, storditi dai clacson), cambia il messaggio. E dopo? ……………………………………………D'improvviso è arrivata l’estate sull' isola. La calura africana scalda un voto affollato di speranze e rassegnazioni antiche. Un voto mobile, inquieto, tentato da sorprese nell' urna da quelle che padre Pintacuda definisce coscienze ormai liberate. Mangiare e far mangiare riassume invece il tassista, con una pragmatica sintesi tra l’abulia verso poteri pubblici inquinati e l’esigenza di un minimo di giustizia sociale.

di Giorgio Battistini - La Repubblica pag. 9

 

37.           18 giugno 1991 - martedì

ORLANDO: LA CARICA DEI CENTOMILA

PALERMO Come un risveglio. L' inizio d' un sogno nuovo e difficile per la Sicilia che porta in trionfo Leoluca Orlando (record personale di 101.585 preferenze) e la sua Rete consegnandogli (con oltre 210 mila voti) poco più del 7 per cento del Parlamento regionale. Sale dall' isola in questo inizio di anni Novanta qualcosa di molto simile a un nuovo partito cattolico, che però pesca voti soprattutto fra i delusi della sinistra, provocando appena lievi vertigini alla Dc. Un oggetto politico destinato forse a emigrare più a nord. …………………………………Azzardando magari, come fa Alfredo Galasso, che la Sicilia s' è desta. Lui è stato svegliato ieri da una telefonata importante. La voce di padre Pintacuda, il gesuita palermitano animatore del Movimento. Poi una chiamata amica. ………………….

di Giorgio Battistini - La Repubblica pag. 7

 

38.           19 giugno 1991 - mercoledì

DC E PSI ALLA RESA DEI CONTI PER LA DISFATTA DI PALERMO

PALERMO. Il voto apre un altro caso Palermo. La disfatta socialista e democristiana nella città delle 100 mila preferenze a Leoluca Orlando annuncia un regolamento di conti tra gli sconfitti. Comincia il processo agli stati maggiori palermitani di Psi e Dc, agli uomini che hanno portato i loro partiti al crac elettorale. C' è una raffica di richieste di dimissioni, qualcuno sicuramente ci rimetterà il posto. …………………………………………Su tutte queste vicende le Acli presenteranno nei prossimi giorni un dossier. Polemiche anche tra Sergio Mattarella, vicesegretario nazionale della Dc, e padre Pintacuda che lo ha accusato di avere stretto un accordo elettorale con Salvo Lima. Che si voglia far credere che nella Dc non esista più una sinistra dichiara Mattarella e che tutto il rinnovamento si esaurisca in Orlando non mi stupisce. Ma è inaccettabile che, a questo scopo, si ricorra alle bugie. …………………..

di Attilio Bolzoni e Umberto Rosso - La Repubblica pag. 6

 

39.           19 giugno 1991 - mercoledì

'BRAVO ORLANDO', FIRMATO COSSIGA

QUANDO LO ACCUSAVA DI DIVIDERE L' ANTIMAFIA

ROMA - Lo scontro tra Cossiga e Orlando inizia il 18 maggio, quando a Samarcanda l’ex sindaco dice che nei cassetti del palazzo di giustizia di Palermo ce n' è abbastanza per fare giustizia sui delitti politici. Cossiga chiede alla magistratura di valutare la rilevanza penale di queste accuse. Dopo l’omicidio del giudice Livatino, Orlando denuncia: Lo Stato non aiuta la Sicilia onesta. Cossiga replica ai giornalisti: È un bravo ragazzo che non ha capito con le sue intemperanze quanto danno abbia fatto all' unità della lotta contro la mafia. Di padre Pintacuda dice che è un prete fanatico. Ai giudici del Csm il presidente aggiunge: E' unità di intenti dire che i giudici hanno le prove nei cassetti? Provocare la crisi di un partito e la divisione dei sindacati? Dividere la gente davanti alle tombe, sulla base di una subcultura stalinista e pseudoreligiosa? Orlando risponde che è meglio farsi consigliare da un prete che chiedere occultamente indicazioni a Gelli. Il presidente: Orlando è in preda a un profondo sbandamento.

di Concita De Gregorio - La Repubblica pag. 7

 

40.           19 giugno 1991 - mercoledì

LA RIVINCITA DI ORLANDO

di Andrea Torlonia - La Sicilia pag. 3

 

41.           22 giugno 1991 - sabato

Seravezza (LU)

Palazzo Mediceo 17:30

Incontro dibattito con padre Ennio Pintacuda sul tema

«Il potere dei senza potere»

 

 

42.           29 giugno 1991 - sabato

L' ORA DEI SOCIALISTI CONTRO

BARI. Il giorno del ribelle e dei pretoriani: Il giorno di Signorile, insomma, e poi di Intini, di Acquaviva e Fabbri. E forse il giorno di Formica, che chiede a Craxi le elezioni anticipate, e di Di Donato che invece mostra il volto di un Psi forza tranquilla. …………………………Il segretario lo guarda estasiato puntare il solito indice contro la Repubblica (Le cronache di oggi rendono evidente che non è un giornale, ma un partito a noi avversario) oppure infilarsi in casa pidiessina: Sì, in quel partito c' è chi sa riconoscere la sinistra tra un compagno socialista, un padre Pintacuda e un principe Caracciolo. E non molto dopo, ancora Craxi applaude convinto ad Acquaviva, che la mette giù chiarissima: Questo non è il congresso di una impossibile apertura al Pds

di Federico Geremicca - La Repubblica pag. 6

 

43.           30 giugno 1991 - domenica

L' ATTACCO A WOJTYLA INFIAMMA IL CONGRESSO

BARI. Il commento più spiritoso è di Giuliano Amato: Eravamo a pranzo, ma Acquaviva non arrivava. Ho pensato che fosse andato in chiesa a pregare per l’anima di Martelli, e più i minuti passavano più lo vedevo in ginocchio a mani giunte. Acquaviva non era andato in chiesa per implorare il divino perdono, ma certo non era dell’umore migliore: Non rappresento la Chiesa nel partito taglia corto il cardinale di Via del Corso e perciò non mi va di fare polemiche. E polemiche non ne aveva fatte nemmeno di fronte a questa battuta di Martelli: Il segretario del Pds vuole i cattolici? ……………………………Sul banco degli imputati, per Martelli ci sono soprattutto i gesuiti di Palermo, quei preti così vicini a Leoluca Orlando, padre Pintacuda in testa. Il gesuita replica: Non sono affatto sorpreso dalle dichiarazioni di Martelli, del resto da lui ci si poteva aspettare ben altro. È falsa questa accusa di ricerca di nuovo potere che Martelli rivolge all' arcipelago cattolico. In questo articolato mondo si cerca in forme diverse di dare alla gente nuove energie, liberandola dai troppi inquinamenti che è costretta a subire.

di Gianluca Luzi - La Repubblica pag. 6

 

44.           4 luglio 1991 - giovedì

'IO COMBATTO SOLO L' INTOLLERANZA'

ROMA Bastonato dal Vaticano, linciato dalla Dc, corretto da Craxi, Martelli si difende e contrattacca. Con una lettera di nove pagine indirizzata all' eurodeputato socialista Pierre Carniti, nella veste di direttore della rivista di area cattolica e socialista Il Bianco e il Rosso, il vicepresidente del Consiglio torna sulla questione cattolica spiegando e confermando il senso delle sue critiche al temporalismo della Chiesa e di papa Wojtyla.  ………………………………..    E ancora un intervento della Chiesa sul terreno della pedagogia politica è chiamato in causa per spiegare il passo falso elettorale in Sicilia. Si tratta del laboratorio politico dei gesuiti di Palermo. Sorto per rinnovare dal di dentro e con nuove leve la Dc siciliana, il laboratorio ha prodotto una giunta multicolore, quindi un grande successo elettorale delle due Dc tenute forzosamente insieme, quindi una rottura tra Orlando e la Dc e anche tra Sorge e Pintacuda e nuovi successi elettorali sia per la Rete, sia per la Dc siciliana. E la conseguenza è stata che la Dc ha svuotato la destra e gli alleati e la Rete ha svuotato elettoralmente il Pci siciliano e impedito che i voti in uscita dal Pci andassero dove volevano o, come nel resto del sud Italia, al Psi. ……………………………………………….

di Gianluca Luzi - La Repubblica pag. 6

 

45.           5 luglio 1991 - venerdì

NON È IL PAPA CHE RUBA GLI OPERAI AL PSI'

ROMA Formigoni, chi le è più simpatico in questo momento, Martelli o Occhetto? Il ciellino e parlamentare dc Roberto Formigoni risponde senza sorridere: In politica cerco di ragionare, non vado a simpatia……………………………………………………... E non ritiene che ci sia un clero politicante? Se la polemica è con padre Sorge e padre Pintacuda, mi sembra datata. Ma non pensa che ci debba essere un confine tra politica e religione? Anche questa polemica è vecchia. Dove viene superato questo confine? La fede è in crisi, non c' è pericolo che straripi……………………………………………………………….

di Guglielmo Pepe - La Repubblica pag. 11

 

46.           5 luglio 1991 - venerdì

COSSIGA PARLA, SMENTISCE, RESTA SOLO

ROMA Cossiga celebra l’inizio del suo ultimo anno al Quirinale lanciando un paio di macigni, ma per la prima volta, lasciato solo da tutti, anche dai suoi ex compagni di strada socialisti, è costretto a far marcia indietro e a smentire se stesso. Paolo Cirino Pomicino è il secondo ministro del governo Andreotti, dopo Rino Formica, ad essere oggetto di una critica diretta e violenta del capo dello Stato. Questa volta il presidente della Repubblica ha scelto come mezzo della sua esternazione il giornalista Giuseppe Turani, ……………………..Il ministro del Bilancio è solo l' ultimo di un lungo elenco di personaggi che, tra il ' 90 e il ' 91, sono stati attaccati da Cossiga: Felice Casson, Leoluca Orlando, padre Pintacuda, Stefano Rodotà, Luciano Violante, Raffaele Bertoni, Carlo Caselli, Ettore Gallo, Giovanni Galloni, Nuccio Fava, Gava e Mancino, De Mita, Onorato, Tortorella, il generale Ramponi, Zolla, Andreotti, Formica, La Malfa, Gualtieri, Bruno Vespa, Pippo Baudo, Richard Wallis, e tutti quelli del partito trasversale. Le esternazioni continuano.

di Sandra Bonsanti - La Repubblica pag. 3

 

47.           15 luglio 1991 - lunedì

LA FORZA DI INERZIA HA GONFIATO LA VITTORIA DC

di Saverio Lodato - L'Unità

 

48.           22 luglio 1991 - lunedì

A Palermo, organizzato dal Coordinamento Antimafia, si svolge un convegno sul tema "Da Boris Giuliano a Giovanni Bonsignore - 2 anni di stragi e di delitti politico – mafiosi rimasti impuniti", al quale prendono parte: Conte, Carmine Mancuso, Alfredo Galasso, Claudio Fava, Orioles, Grimaldi, Padre Ennio Pintacuda, Leoluca Orlando, il regista Marco Risi, il giornalista Maurizio De Luca, Felice Casson.

 

49.           28 luglio 1991 - lunedì

A Palermo, organizzato dal Coordinamento Antimafia, arena Sirenetta Mondello:

MONTANA, CASSARA’, ANTIOCHIA, 5 anni dopo

Prende parte tra gli altri Padre Ennio Pintacuda

 

50.           29 luglio 1991 – martedì

OMICIDIO LIBERO GRASSI

 

51.           31 agosto 1991 - sabato

NEL NUOVO DESERTO DI PALERMO SOLO L' AMAREZZA DEI PERDENTI

PALERMO - Erano gli uomini della "primavera di Palermo", adesso sono soldati di un esercito scompaginato. Erano i simboli di una speranza, erano una "squadra": adesso sono cavalieri solitari, accerchiati, divisi, forse già battuti. I loro volti sono una galleria di nobili caduti. C' è Giovanni Falcone, da super-giudice palermitano ad alto burocrate romano. C'è Aldo Rizzo, da vicesindaco-mastino a uno dei seicento che popolano Montecitorio. Ci sono Ayala e Borsellino, da punta di diamante della lancia anti-cosche a onesti giudici di una Procura di provincia o a consiglieri dell'Antimafia. Ci sono Sorge e Pintacuda, da evangelizzatori della "primavera di Palermo" a gesuiti divisi e rancorosi. C' è Michele Figurelli, da capo di un Pci che contava a capogruppo di un Pds annichilito. Ci sono Vizzini e Mattarella, da garanti coraggiosi del "rischio rinnovamento" a disciplinati dirigenti nazionali. Ci sono i frantumi dei Verdi e di Città per l’Uomo, da "movimenti" vitalissimi a "movimenti" e basta. Un faro spento E poi c' è lui, naturalmente, Leoluca Orlando, una volta sindaco-simbolo, democristiano eretico: e ora scatenato tessitore di una Rete che più che una rete è un salvagente, gettato lì per naufraghi e dispersi. Palermo è un deserto. Palermo è un faro spento. E dentro il buio che oscura l’omicidio di Libero Grassi, i fantasmi di quella che fu la "primavera di Palermo" - la giunta di Orlando e Rizzo, il pool "leggendario" del giudice Falcone - cominciano a capire che significa impotenza. Fa male dirlo: ma loro, qui, non contano più niente. E a Palermo, allora, nel giorno di questo lutto atteso, non c' è più niente. ………………….E lugubre profezia. Come quella che mormora un Vizzini desolato: "Questo omicidio è il peggio che poteva capitare, perché abbatte definitivamente il muro che separa la paura dalla connivenza. Dopo Grassi, tutto quello che servirà a non farsi ammazzare sarà legittimo. Perché la vita, dico la vita, non la si può chiedere a nessuno".

di Federico Geremicca - La Repubblica pag. 4

 

52.           1° settembre 1991 - domenica

IL GESUITA CON SCORTA ARMATA

di Lorenzo Frigerio 18  

 

53.           3 settembre 1991 - martedì

PALERMO, IL CSM INDAGA SULLA PROCURA

ROMA - Per la prima volta nella drammatica storia dell’intreccio fra politici e mafiosi il Csm indagherà sulla procura di Palermo. "Ci muoviamo e questo ha già un significato in sé" spiega il vicepresidente Giovanni Galloni. Negli uffici dei magistrati la prima commissione di palazzo dei Marescialli e il gruppo di lavoro antimafia cercheranno la verità sull' accusa lanciata ormai da più di quattro anni da Leoluca Orlando: nei cassetti di alcuni magistrati ci sarebbero le prove dei legami fra alcuni politici e la cupola della mafia. L' inchiesta, da un punto di vista formale, parte oggi, quando a palazzo dei Marescialli si riunirà l’ufficio di presidenza: Galloni, il procuratore generale della Cassazione e il presidente della Cassazione. Spetta a loro dare il via ufficiale all' indagine. Ma già domani sarà a Roma, per un appuntamento il via ufficiale all' indagine. Ma già domani sarà a Roma, per un appuntamento con Galloni, il vertice della Rete: Orlando, Diego Novelli e Alfredo Galasso. "La situazione è grave" aggiunge Galloni "proprio perché o i denuncianti hanno torto, oppure, se hanno ragione, le cose da approfondire saranno molte e difficili". ……………………………………….….Nel mese di luglio Orlando ripeté le sue denunce alla Commissione parlamentare antimafia, alla quale espose per un’ora e mezzo tutti gli elementi che aveva per sostenere la sua tesi. I nomi che fa l’ex sindaco di Palermo sono quasi sempre gli stessi: Ciancimino, Lima, i Cavalieri del Lavoro... E anche in questa occasione, Orlando è deciso a continuare la sua battaglia. Domani, dopo il colloquio con Galloni, incontrerà i giornalisti. Si rende conto che quando Cossiga chiede un’inchiesta penale, quando chiede che si accerti la verità, ad essere sotto accusa è proprio lui. Che il Presidente della Repubblica in sostanza chiede che lui "risponda" per le accuse ai magistrati definite "infamanti". Non si capacita dei motivi per i quali, all' indomani delle elezioni regionali di quest' anno aveva ricevuto quella telefonata di Cossiga: "Congratulazioni per le preferenze. E adesso riposati, forse sei un po' stanco". Una telefonata proprio a lui, che dal giorno in cui il Capo dello Stato aveva deciso di togliersi i sassolini dalle scarpe è stato uno degli obiettivi più assidui del Quirinale, insieme a padre Pintacuda, o da solo. L' inchiesta del Consiglio superiore della magistratura, che prende il via oggi a palazzo dei Marescialli, capita in un momento in cui Orlando non è solo a denunciare le collusioni tra mafia e politica. C' è in corso l’inchiesta a Catania sui voti pagati ai mafiosi per le elezioni del giugno scorso. E c' è, a Trapani, l’inchiesta del sostituto procuratore Taurisano che, occupandosi ormai del livello politico della mafia, è stato costretto a denunciare addirittura il furto del verbale degli interrogatori. Ha ricevuto anche una lettera di minacce. L’ha mandata a uno dei suoi superiori, il quale l’ha restituita per conoscenza "al dottor Taurisano".

di Sandra Bonsanti - La Repubblica pag. 13

 

54.           13 settembre 1991 - venerdì

Padre Pintacuda a Trieste.

 

55.           14 settembre 1991 - sabato

A Tolmezzo per una conferenza con Giorgio Ellero (Responsabile friulano Movimento della Rete)

Padre Pintacuda a Forni di Sotto: Premiazione "Racconti di Montagna"

Nella qualità di membro della Giuria.

Gruppo Giovanile Iniziative Fornesi.

Soggiorno c/o Comunità “Rinascita di Tolmezzo”

 

56.           15 settembre 1991 - domenica

PADRE PINTACUDA: CI VUOLE SOPRATTUTTO TRASPARENZA

di Luciano Romano - IL GAZZETTINO DEL FRIULI

 

57.           15 settembre 1991 - domenica

TUTTI MAFIOSI?

di Bianca Stancanelli – Panorama 44 e seg.

 

58.           15 settembre 1991 - domenica

DEGRADATO E SOSPESO

Intervista di Daniele Martini - Panorama pag. 46, 47

 

59.           18 settembre 1991 - mercoledì

Un mese di audizioni al Csm per il caso Palermo. Definitivo divorzio del gesuita dall'ex sindaco

SORGE: ORLANDO E PINTACUDA, CHE INTOLLERANTI

ROMA. Un mese di audizioni del Csm per fare chiarezza sulle accuse di inerzia lanciate dall'ex sindaco di Palermo alla magistratura siciliana. Ha ragione Orlando che denuncia tiepidezza nelle indagini sui grandi delitti e sui rapporti mafia-politica? Oppure anno ragione i magistrati che sostengono di non avere tralasciato nulla e di non avere ancora prove nei cassetti? A partire da martedì prossimo e fino a metà ottobre la prima commissione del Csm ascolterà Orlando, Carmine Mancuso e Alfredo Galasso, i tre esponenti della «Rete» che la settimana scorsa hanno consegnato una memoria di 19 pagine l'avvocato Giuseppe Lupo, parte civile del Pds per l'omicidio di La Torre e Di Salvo, Michele Costa e Rita Bartoli, figlio e vedova del procuratore di Palermo ucciso nell'80, il procuratore capo Pietro Giammanco, l'ex procuratore aggiunto di Palermo ora direttore degli Affari penali del ministero di Grazia e giustizia Giovanni Falcone, il capogruppo del Psi all'Ars Turi Lombardo. Quest'ultimo aveva chiesto di essere ascoltato per sapere a che punto sono le inchieste giudiziarie che riguardano Orlando, se è vero che Ha assunto noti pregiudicati al Comune di Palermo, se è vero che «magistrati pubblicamente e politicamente orlandiani abbiano giuridicamente insabbiato le inchieste relative», se è vero che «associazioni gestite da questi magistrati siano state ristorate con generosi contributi dal Comune. A Palazzo dei Marescialli affermano che queste prime audizioni puntano a dare un primo indirizzo ai successivi accertamenti che il Csm dovrà compiere e che, allo stato, non sono sotto inchiesta né i magistrati di Palermo né Orlando. Lunedi prossimo, invece, la commissione del Csm inizierà l'esame del «caso Trapani ed ascolterà il giudice Francesco Taurisano sul furto dei verbali, custoditi nel suo cassetto alla Procura, dell'inchiesta sulle deposizioni dei pentiti Spatola e Filippello. Mentre a Roma si cerca di fare chiarezza sulle accuse di Orlando, l'ex sindaco di Palermo ed il gesuita Pintacuda devono registrare il divorzio definitivo con padre Bartolomeo Sorge, l'antico compagno di lotta che ora si dissocia dalle iniziative della «Rete». «Quello che mi amareggia è la divisione del fronte antimafia, spiega Sorge, in una intervista al «Sabato». È elemento più negativo della situazione palermitana causata da irrigidimenti di tipo psicologico, una divisione che nasce sull'onda della personalità di Leoluca Orlando». L'ex sindaco e Pintacuda - dice Sorge - «fanno un ragionamento sbagliato. Nessuno mette in dubbio la loro sincerità ma non si può pensare che chi non è dalla loro parte fa’ il gioco della mafia». E critica l’intolleranza e il sospetto che Pintacuda aveva definito «l'anticamera della verità: «È un'arma che nessun cristiano dovrebbe mai usare. Criticare, denunciare ciò che non va è giusto ma in questo modo non si costruisce niente». Nell'intervista Sorge aggiunge che Orlando ha sbagliato a creare la «Rete» perché «è nella lotta partitocratica e correntizia e non ha futuro mettere assieme un esercito di scontenti.

Giornale di Sicilia

 

60.           11 ottobre 1991 - venerdì

VI PROMETTO CHE DISFERO' LA RETE

Intervista Giancarlo Perna - L'Europeo pag. 14, 15

 

61.           18 ottobre 1991 - venerdì

Palermo. Iniziativa del Coordinamento Antimafia.

Presentazione del libro “Il Sud negato” di Sandro Di Stefano

Interventi: Tano Grasso, Enzo Guarnera, Angela Lo Canto, Leoluca Orlando, Pintacuda

 

62.           25 ottobre 1991 - venerdì

PERCHE' A PALERMO LA SPERANZA NON MUOIA

Invito    ISTITUTO DI FORMAZIONE POLITICA " PEDRO ARRUPE"

 

63.           1° novembre 1991 - venerdì

'COSI' FU USATO QUEL FIUME DI DENARO'

PALERMO - La cosiddetta Gladio ecclesiastica, attiva in Italia dal 1955 al 1963, dovette fare i conti con un ampio fronte di opposizione interno alla Compagnia di Gesù. Lo rivela padre Ennio Pintacuda, uno degli esponenti di punta del centro di studi sociali "Pedro Arrupe", diretto da Bartolomeo Sorge. Padre Pintacuda, c' erano i gesuiti al centro di questa struttura anticomunista? "Non è esatto tirare in ballo tutta la Compagnia di Gesù. Soprattutto tra i gesuiti che si occupavano di problemi politici, economici e sociali, ci fu un'enorme reazione, una grande opposizione a questo progetto. Io ero ancora studente, stavo per entrare al centro studi, ma ricordo perfettamente che in moltissimi dichiarammo la nostra aperta ostilità per la provenienza di quel denaro. Un vero e proprio fiume di soldi che arrivava dagli Stati Uniti, in modo non molto chiaro, senza alcun controllo. Eravamo molto perplessi e sospettosi. Questo fronte di opposizione passava dai centri studi, soprattutto quelli di Milano, Napoli, e in un secondo tempo Palermo, che già allora facevano una grossa battaglia per l’allargamento dell’area democratica verso il centrosinistra". La paternità di quest' operazione di chi fu? "I superiori della Compagnia di Gesù la subirono, sotto la pressione del cardinale Siri che, a quel tempo, presiedeva la Conferenza episcopale italiana. Don Luigi Sturzo, che ne fu l’ispiratore, decise di affidarsi a padre Gliozzo, che all’inizio fu titubante ad accettare. Loro facevano una vera e propria operazione ' muro contro muro, portavano in giro una mostra sulle persecuzioni, sulla cosiddetta Chiesa del silenzio. Diciamo che il nostro dissenso era culturalmente tollerato e trovò poi conforto nella strategia del dialogo portata avanti da papa Giovanni". Lei ritiene che si possa parlare di una Gladio ecclesiastica? "Non credo sia corretto. Diciamo che questi finanziamenti, abbondantissimi, erano usati per una propaganda culturale contro il comunismo solo indirettamente. In realtà, venivano usati per combattere il marxismo ateo e l’anticlericalismo che, soprattutto nei Paesi dell’Est, perseguitava i sacerdoti, costringendoli alla Chiesa del silenzio. I soldi venivano dati a questo scopo. Certo, nelle intenzioni di chi mandava i finanziamenti (gli Stati Uniti e - si dice - in particolare la Cia), c’era il preciso obiettivo di impedire la crescita del comunismo. In questo, si può dire che la struttura clericale avesse una coincidenza di intenti con la vera Gladio".

di A.Z. - La Repubblica pag. 10

 

64.           3 novembre 1991 - domenica

SORGE: ECCO LE MIE RAGIONI

LETTERA - Novica pag. 3

 

65.           13 novembre 1991 - mercoledì

Palermo. Iniziativa del Coordinamento Antimafia

 

66.           15 novembre 1991 - venerdì

IL CARDINALE RESTA SOLO

MO - Il cardinale denuncia le collusioni che "coprono delitti politici e mafiosi", chiede di rompere i "collegamenti economici, amministrativi e politici" per spezzare la catena di morte, ma la città non risponde al suo appello. E diserta la celebrazione. Era un appuntamento importante, preparato con cura nelle parrocchie e attraverso la rete dei gruppi cattolici: una messa di suffragio per tutte le vittime palermitane cadute sul fronte della violenza, per i morti ammazzati in una lunghissima guerra. E la Chiesa si è voluta presentare al "gran completo", con Ennio Pintacuda (il consigliere spirituale di Leoluca Orlando) fra i concelebranti, insieme a padre La Rosa, prete simbolo del quartiere della Vucciria. Ma le dure parole pronunciate nell' omelia dall' arcivescovo Salvatore Pappalardo sono cadute nel silenzio di una cattedrale semideserta. Non c' erano i familiari degli uomini uccisi dalle cosche, i parenti dei poliziotti, dei magistrati, degli imprenditori finiti nel mirino dei killer. Tutti assenti. In prima fila, vestiti di nero, solo la moglie e i familiari di Giuseppe Cardella, un uomo morto insieme alla nipote nel crollo accidentale della sua bottega, un paio di mesi fa. Sotto le navate della chiesa "madre" della città, non più di duecento- trecento persone, raccolte a seguire il dolente discorso del cardinale "Chi fermerà tante lacrime, chi porrà fine allo scorrere di tanto sangue?". Domande alle quali Palermo sembra, oggi non voler rispondere. Non ci sono, in cattedrale, nemmeno gli uomini dello Stato, il rappresentante delle istituzioni, i leader dei partiti che Pappalardo, raccogliendo in pieno l’intervento della Cei, sprona e mette alla frusta. "Riferendoci al recente documento della Conferenza episcopale italiana, dobbiamo fare appello ad una necessaria, generale ripresa della legalità, ad un puntuale e coscienzioso adempimento dei propri compiti da parte di ciascuno: cosa quanto mai dappertutto decaduta, per il prevalere di tante forme di più o meno oscuri interessi, di arbitrio, di disimpegno, di irresponsabilità". Ma gli "interlocutori" non sono lì ad ascoltarlo. C' è chi prova l'elenco degli assenti. Non si vedono il sindaco Lo Vasco né gli assessori della sua giunta. Fra gli uomini che a Palermo hanno il compito di rappresentare lo Stato c' è, solitario, il questore Vito Plantone. Sono tutti nel "palazzo dei viceré", impegnati in un dibattito d' aula all' Assemblea siciliana, gli amministratori e gli uomini politici della Regione. Alle 18, quando il cardinale si avvia all' altare fra i fumi d' incenso, seguito dal corteo dei concelebranti, c' è un gran vuoto fra i politici. Resterà così. Alla spicciolata arrivano il vicesegretario regionale dc Rubino, il deputato della Rete Letizia Battaglia, qualche consigliere comunale del Pds e qualche "dissidente" democristiano. Ci sono quelli delle Acli e di "Città per l'Uomo", l'unico movimento che aveva pubblicamente appoggiato l'iniziativa del cardinale. Pino Toro, presidente del gruppo ragiona sul perché di tante assenze: "Sì, la città non ha risposto. È come sorda se non viene scossa da qualche tragico fatto ...". Colpiscono, soprattutto quei posti in prima fila dove non ci sono gli uomini e le donne che Cosa nostra ha ferito negli affetti più cari. Un' assenza per stanchezza, per sconforto, forse anche un gesto di "protesta"? C' è chi non esclude proprio questa ultima spiegazione: un "vuoto" in polemica con una commemorazione in nome di "tutte le vittime di tragici avvenimenti e violenze omicide" che poteva mettere l’uno accanto all' altro le vedove di boss e le vedove dell’antimafia. "Dinanzi alla morte - sottolinea il cardinale - la comunità cristiana non rievoca fatti e misfatti, non pronuncia giudizi, non emette sentenze e condanne ma tutti ugualmente affida alla divina pietà". Pappalardo aveva convocato questa messa di suffragio invitando tutti a partecipare, "senza distinzione di parte o di partito", una celebrazione senza divisioni, senza "odii che richiamino rivalse o vendette...". Un appello che non è stato accolto. Il cardinale, però, insiste nel "richiamo" alle istituzioni: "Non possiamo non auspicare anche che le autorità e le strutture pubbliche, diano sempre nel nostro territorio esempio di efficienza, di compattezza, di trasparenza, di indipendenza da ogni interesse che non sia quello della giustizia. Il nostro commosso ricordo va al riguardo a quanti, in tempi lontani e recenti, questo coraggio e coerenza hanno avuto, e sono caduti perciò vittime della loro rettitudine e del loro dovere". Un riferimento, esplicito, agli uomini delle istituzioni caduti nella guerra contro Cosa nostra. Infine, la condanna più dura: "Non risaliremo la china dei delitti politici, mafiosi, delle faide tra persone e gruppi malavitosi se non si riusciranno ad individuare e a rompere, nei momenti e luoghi appropriati, tutti i possibili collegamenti economici, amministrativi e anche politici che coprono e salvaguardano determinati affari o prestigi personali e di parte".

di Umberto Rosso - La Repubblica pag. 21

 

67.           15 novembre 1991 - venerdì

IL CARDINALE SENZA GREGGE

Disertata l'omelia di Pappalardo per le vittime di mafia

L’annuncio prevedeva una celebrazione religiosa per ricordare i caduti di mafia, ma il cardinale Salvatore Pappalardo, arcivescovo di Palermo, nel corso dell'omelia non ne ha citato neanche la parola. Tra banchi non si è presentato nessuno dei familiari delle vittime di «Cosa nostra». Grandi assenti anche i rappresentanti delle istituzioni pubbliche e delle forze dell'ordine. In cattedrale si contano appena duecento fedeli, qualche consigliere comunale, uno o due esponenti politici intervenuti a titolo personale e pochissimi rappresentanti di movimenti e gruppi della società civile. Poi tantissimi banchi vuoti. In seconda fila ci sono soltanto alcuni membri della famiglia Cardella. Due mesi fa, per il crollo in una palazzina pericolante all'Albergheria. Al centro storico. morirono zio e nipote ed ora i familiari vogliono ricordarli in questa messa. A concelebrare con il cardinale Pappalardo c'è padre La Rosa. parroco del centro storico, ma anche padre Ennio Pintacuda, che da tempo era assente dal fianco dell'arcivescovo. Pappalardo apre la sua omelia ricordando che novembre è il mese in cui si commemorano tutti i defunti. «Il presente rito non ha altri significati o sottintesi». tiene a specificare. E una preghiera per i morti, ma anche «per i viventi che progettano il male e lo compiono, perché si ravvedano» Poi è un susseguirsi di auspici, di speranze, di moniti e preghiere. Auspicio che «le strutture pubbliche diano esempio di efficienza. trasparenza ed indipendenza». Il ricordo è a quanti caddero «vittime della loro rettitudine e del loro dovere. L'arcivescovo legge così anche il recente documento delia Cei sulla mancanza di «legalità» in Italia. E un appello «ad un puntuale e coscienzioso adempimento dei propri compiti da parte di ciascuno» dice. Fa solo un riferimento ai «delitti mafiosi» per ribadire che non ci sarà mai giustizia «se non si riusciranno ad individuare e rompere tutti i possibili collegamenti economici amministrativi ed anche politici che coprono e salvaguardano determinati affari o prestigi personali e di parte». È la parte più dura dell'omelia. Poi è tutto un ritorno alla speranza di «Una forte ripresa etica di ciascuno, soprattutto dei cristiani.
In una lettera inviata al cardinale alla vigilia di quest'appuntamento il movimento Città per l’Uomo aveva sottolineato proprio la responsabilità dei cristiani nei problemi di questa città. «Gran parte del potere economico, sociale e politico - avevano scritto al cardinale - è nelle mani dei credenti. Cambiare la città, fare progetti di sviluppo, dare voce alla giustizia significa interrogarsi sull'effettiva volontà di liberarsi dai condizionamenti che hanno umanificato i valori evangelici».

di Rino Cascio - Il Manifesto

 

68.           19 novembre 1991 - martedì

IL PARTITO DEGLI ONESTI

Il Manifesto

 

69.           1° dicembre 1991 - domenica

L' INDIGNAZIONE DI NOBERTO BOBBIO. ORA BASTA

L' ORA 

 

70.           1° dicembre 1991 - domenica

ENNIO PINTACUDA, PRIMAVERA SICILIANA

di Guglielmo Pepe - L' ORSA MAGGIORE pag. 27

 

71.           1° dicembre 1991 - domenica

MANIFESTO COSTITUTIVO DEL MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE

MOVIMENTO LA RETE

 

72.           1° dicembre 1991 - domenica

SETTE VOLTI DI SANTA ROMANA CHIESA

Articolo 37

 

73.           1° dicembre 1991 - domenica

LE AZIENDE SICILIANE IN 5 ANNI SARANNO MORTE O IN MANO ALLA MAFIA

di ALBERTO MAZZUCA

 

74.           3 dicembre 1991 - martedì

CATANIA – Camera di Commercio -ore 17,00

Presentazione del libro " IL SUD NEGATO " di Sandro Distefano

Interventi: Enzo Guarnera, Tano Gullo, Giuseppe Nicolaci, Ennio Pintacuda e Giovanbattista Scidá.

Conclude l'autore, Sandro Distefano.

 

75.           14 dicembre 1991 - sabato

LARINO (Campobasso)

Sala Conferenze Chiesa SS. Martiri Larinesi – via Sturzo, Larino ore 17,00

Incontro -dibattito sul tema:

POLITICA È …  con Padre Ennio Pintacuda

Centro Sociale IL MELOGRANO - Presidente Antonio Mastantuono

 

76.           15 dicembre 1991 - domenica

Palermo. Iniziativa del Coordinamento Antimafia.

Convegno-dibattito sul tema “I diversi volti del garantismo” - Interventi:

Ennio Pintacuda, Alfredo Galasso, Aurelio Grimaldi, Carmine Mancuso, Leoluca Orlando

 

77.           4 gennaio 1992 - sabato

RESPONSABILITA' E SOLIDARIETA' PER SALVARE LA DEMOCRAZIA

Invito    MOVIMENTO SOCIO- POLITICO- CULTURALE NUOVA DEMOCRAZIA- LA RETE  Padre Ennio Pintacuda

 

78.           4 gennaio 1992 - sabato

Ore 18,00 presso Centro Aperto Parrocchiale “Amedeo Orsini”, Parrocchia Maria SS. Annunziata - Palagiano.

Incontro con P. Pintacuda sul tema:

“Responsabilità e solidarietà per salvare la Democrazia”.

Organizzato dal

Movimento sociopolitico culturale NUOVA DEMOCRAZIA LA RETE – PALAGIANO

 

79.           18 gennaio 1992 - sabato

FERMATE IL PRESIDENTE, LA COSTITUZIONE NON SI CAMBIA COSI'

STEFANO BOCCONETTI

 

80.           18 gennaio 1992 – sabato

Dopo l’esternazione “volgare” di Cossiga

L’ “incazzirsi” di formiche e presidenti

L’uso del verbo incazzarsi e un riepilogo delle esternazioni poco urbane del presidente della Repubblica. turpiloquio

L' "incazzirsi" di formiche e presidenti

Il libro più venduto in Italia da un anno a questa parte è opera di due umoristi, Gino e Michele, e s' intitola "Anche le formiche nel loro piccolo s' incazzano...". Da domenica, quel titolo potrebbe avere una variante: "Anche i presidenti della Repubblica s' incazzano". Come è noto, in una delle sue esternazioni Francesco Cossiga, rivolgendo un appello alle forze dell'ordine perché' non violino le leggi, ha detto: "Per il governo sembra che il futuro dell'Italia dipenda dalla legge sull' obiezione di coscienza. Volete che non s' incazzino? Anch' io m' incazzerei, come mi sto incazzando". Il triplice uso del verbo "incazzarsi" in una pubblica dichiarazione ha provocato una domanda che a noi pare legittima, considerando l'inequivocabile etimologia del vocabolo: poteva, il capo dello Stato, ricorrere a qualche sinonimo meno pesante? La risposta è sì. Il dizionario mette a disposizione i verbi "adirarsi, arrabbiarsi, incavolarsi, infuriarsi". È ovvio che l’effetto non sarebbe stato di pari intensità. Del resto, "incazzarsi" non è un'espressione di conio recente. Nel senso di "arrabbiarsi violentemente" la registrò il Panzini nel suo "Dizionario moderno" del 1908. E nella formulazione "incazzirsi" il verbo appare 4 secoli fa nel "Dialogo nel quale la Nanna insegna a la Pippa" dell'Aretino, che parla di "voce incazzita". La voce di Cossiga è stata spesso "incazzita". Tutto cominciò il 1° febbraio di due anni fa, quando il presidente dichiarò: "Di colpo, come accade quando ci si sveglia di soprassalto, mi sono rimbalzati in testa alcuni problemi italiani. Quali? Lo si capirà nei successivi interventi". L' elenco ci porterebbe al di là dei limiti di un articolo, ma qualche esempio rinfrescherà la memoria dei lettori. Il gesuita Ennio Pintacuda definito "un prete fanatico che crede di essere nel Paraguay del Seicento". Il problema delle Leghe: "Dividere l’Italia è un’operazione criminale, sciocca e vergognosa". A proposito di alcuni articoli che mettevano in discussione l'operato dei carabinieri: "Non sono parole miserande, sono parole miserabili". Il giudice Casson: "Efebo di Venezia" e anche "vile". Il presidente del Pds, Stefano Rodotà: "Piccolo arrampicatore sociale". L’ex sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: "Un irresponsabile". Per De Mita: "Dice che parlo troppo? A lui capita di dire cose incomprensibili anche quando parla poco". Il vicepresidente della Camera Michele Zolla: "Un analfabeta di ritorno". Il vocabolario presidenziale ha anche riesumato un termine popolaresco come "ciccia!". Si sa che ciccia è la carne commestibile, ma esiste un uso della parola come risposta negativa o come manifestazione d' indifferenza. "Ciccia!" potrebbe essere, in entrambi i significati, la risposta adatta alle variazioni sul verbo "incazzarsi".

Nascimbeni Giulio – Corriere della Sera pag. 2

 

81.           18 gennaio 1992 - sabato

Teramo??

 

82.           26 gennaio 1992 - domenica

BATTIAMOCI CONTRO IL POTERE MAFIOSO

di Paola Alberti - Il Tirreno

 

83.           27 gennaio 1992 - lunedì

INCONTRO- DIBATTITO SU: LA PRESENZA CULTURALEDELLA COMUNITA' ALBANESE IN SICILIA

Invito    LICEO LINGUISTICO PROVINCIALE

 

84.           1° febbraio 1992 - sabato

E MACALUSO " NEL PDS TROPPI ERRORI "

La Sicilia Ciancimino

 

85.           8 febbraio 1992

Macerata vedi foto

 

86.           11 febbraio 1992 – martedì

IL LORO POTERE IN ITALIA

"I gesuiti scrivono...". Quando sui giornali italiani si legge questa frase, il che capita frequentemente, il riferimento è quasi sempre a La civiltà cattolica, il quindicinale per definizione considerato "prestigioso", edito da un gruppo di gesuiti con sede a Roma, in una villa nei pressi di Via Veneto. In genere, ciò che della rivista viene ripreso dai giornali è l’editoriale (che si dice sia sempre visto dalla Segreteria di Stato vaticana) o la nota che tratta di politica italiana. Altra fonte di citazione è il Centro "Pedro Arrupe" di Palermo, diretto dai gesuiti Bartolomeo Sorge ed Ennio Pintacuda, una scuola di formazione politica e sociale, il cui interesse, data la collocazione nel capoluogo siciliano, è incentrato anche sui fenomeni mafiosi. Altro Centro importante è, invece, dislocato a Milano, il Centro "San Fedele", con plurime attività culturali, dal quale esce la rivista mensile Aggiornamenti sociali, dedicata a temi di carattere politico e sociale. In questi casi, con un po' di semplificazione, le idee della rivista romana o le opinioni dei religiosi del Centro palermitano o di quello milanese vengono attribuite ai gesuiti in genere. Il "Centro San Fedele" pubblica anche Letture, mensile di critica letteraria, cinematografica e teatrale, e Popoli, che tratta di missioni. Vi è poi aggregato un "Centro culturale", che comprende una Galleria d’arte e un Cineforum. Otto sono in Italia i famosi Collegi dei gesuiti, che accolgono alunni e alunne dalle elementari alla maturità. Sono: l’”Istituto sociale" a Torino, il "Leone XIII" a Milano, l’”Arecco" a Genova, il "Massimo" a Roma, il "Pontano" a Napoli, il "Di Cagno" a Bari, il "Gonzaga" a Palermo, il "Sant' Ignazio" a Messina, che è stato il primo collegio fondato dalla Compagnia di Gesù. Funzionano anche due Facoltà teologiche dei gesuiti a Napoli e a Cagliari. Una decina sono le Case di Esercizi spirituali, dove vengono predicati gli "Esercizi" di sant' Ignazio. A Roma, inoltre, la Compagnia di Gesù ha in mano i centri maggiori della cultura ecclesiastica: la Pontificia Università Gregoriana, l’Istituto Biblico e l’Istituto di Studi Orientali. Sono tre istituzioni collegate tra loro, dipendenti dall' autorità centrale della Compagnia, aventi come scopo una attività di formazione culturale internazionale. La Gregoriana, fondata dallo stesso sant' Ignazio di Loyola, ha preparato un gran numero di preti in ogni parte del mondo. Si può dire che la maggior parte dei vescovi ha studiato nel famoso ateneo romano dei gesuiti.

di D.D.R. - La Repubblica pag. 33

 

87.           9 febbraio 1992 - domenica

Roma.

Dibattito dal titolo "Le trasformazioni del sistema politico in Italia"

Dibattito organizzato da Movimento per la democrazia "La Rete".

Interventi: Ennio Pintacuda (SACERDOTE), Livio Pescia.

 

88.           18 febbraio 1992 - martedì

L' " incazzarsi " di formiche e presidenti

di Giulio Nascimbeni - Corriere della Sera pag. 2

 

89.           18 febbraio 1992 - martedì

CORLEONE, NUOVO INCONTRO: LA CULTURA CONTRO LA MAFIA

L' ORA              C.D.C.

 

90.           18 febbraio 1992 - martedì

ANTIMAFIA A CORLEONE

La Sicilia

 

91.           18 febbraio 1992 - martedì

Corleone.

Assemblea-dibattito ore 10 nei locali dell'Istituto Santa Chiara di Corleone, dal tema:

La cultura contro la mafia.

Partecipazione degli studenti e dei docenti di tutte le scuole medie superiori del paese.

Introduzione svolta dall'assessore comunale alla Pubblica istruzione Dino Paternostro (Pds), relazioni tenute dal sociologo padre Ennio Pintacuda e dal dott. Michele Costa, avvocato, figlio del procuratore Gaetano Costa, assassinato dalla mafia

92.   

 

93.           20 febbraio 1992 - giovedì

I LIONS E LE ISTITUZIONI

Invito    THE INTERNATIONAL ASSOCIATION OF LIONS CLUBS

 

94.           21 febbraio 1992 - venerdì

PER UNA FRASE SU ORLANDO PADRE SORGE SOTT' ACCUSA

ALERMO "Ha sfasciato troppe cose, si vendicheranno. Lo ammazzeranno, ne sono sicuro...". E su questa frase, nella città dove le parole sono davvero pietre, scoppia l’ultimo caso. Profezia terribile, attribuita a padre Bartolomeo Sorge, che dalle pagine del Corriere della Sera scende come un pugno allo stomaco. La vittima, l’uomo nel mirino, il morto che cammina? Leoluca Orlando, ex allievo spirituale di Sorge. Due personaggi simbolo della "primavera di Palermo" le cui strade si sono da tempo separate. Smentisce, sorpreso e amareggiato, padre Sorge: "Per carità. È stata data un’interpretazione assurda alle mie parole. Volevo soltanto dire che Orlando espone la sua vita, che ha dato molto fastidio. Lo ripete lui stesso, e ci vuole molto poco a capirlo... Siamo proprio fuori dalla grazia di Dio...". Eppure, è stato persino colto un agghiacciante messaggio, come una specie di invito a non votare per un uomo che tanto finirà ammazzato, e qui, il sorriso amaro di Sorge si spegne: "Figurarsi se potevo sostenere una cosa simile, ' non votate Orlando perché lo ammazzano’. Roba da matti. Sarei un nazista soltanto a pensarlo...". E poi aggiunge: "Una cosa sono le mie riserve sulla Rete, tutt' altra cosa attribuirmi l’intenzione di battermi contro Orlando, con propositi di quel tipo. E pensare che la mia frase voleva essere elogiativa, per mettere in evidenza la grandezza morale del personaggio...". Serviranno, queste precisazioni, a chiudere lo scontro tra i due? Leoluca Orlando replica con una laconica battuta: "Chiedo a padre Sorge se non ritenga grave sostenere una politica che, per sua stessa ammissione, uccide e lascia uccidere...". Di poche parole anche padre Ennio Pintacuda, l’altro gesuita che però è sempre rimasto al fianco dell’ex sindaco: "Mi auguro che Sorge non abbia mai detto quelle cose...". Ma contro l’ex grande alleato scendono in campo i gruppi legati ad Orlando, s' indignano pure altri "settori" del mondo cattolico. Telefonate e telegrammi di protesta sono arrivati perfino a Pappalardo. Protesta anche Vincenzo Noto, direttore del settimanale Novica vicino alla curia: "L' ho personalmente detto a Sorge: certe cose non si possono dichiarare, bisogna portare avanti il senso della solidarietà". Dunque, l’ex direttore di "Civiltà cattolica" si ritrova al centro della bufera. Qualcuno torna a chiedere, come già tante volte in passato, l’intervento dei vertici della Compagnia di Gesù. Soltanto che stavolta a rivolgersi a Roma sono gli uomini che fino a poco tempo fa lo difendevano. Sono i deputati della Rete all' assemblea regionale siciliana che si rivolgono al Generale della Compagnia: "Ci chiediamo se le dichiarazioni di Sorge debbano ritenersi farneticazioni personali o altro. Chiediamo di porre rimedio a un messaggio che isola Orlando...". È decisamente la fine di un grande amore politico, anche se padre Sorge ha un’ultima tenerezza: "Il documento della Rete? Lo condivido interamente".

di U. R. - La Repubblica pag. 6

 

95.           21 febbraio 1992 - venerdì

SORGE - ORLANDO, SCONTRO APERTO. GIALLO PER L' INTERVISTA MANIPOLATA

di Tonino Zito - La Sicilia

 

96.           21 febbraio 1992 - venerdì

IL PERICOLO PINTACUDA

di Pierluigi Germana – Novica pag. 9, 10, 11

 

97.           22 febbraio 1992 - sabato

REMIAMO INSIEME

La Sicilia P.M.P.

 

98.           23 febbraio 1992 - domenica

COSA È LA MAFIA. CONVEGNO- DIBATTITO AL COMUNE DI CORLEONE

di Cosmo Di Carlo - L' ORA

 

99.           25 febbraio 1992 - martedì

Corriere della Sera

 

100.        25 febbraio 1992 - martedì

VOTO DEI CATTOLICI: SCOPPIA LA POLEMICA " POPOLO " - LA MALFA

Il Giornale         G.B.

 

101.        28 febbraio 1992 - venerdì

ETICA E NUOVA POLITICA           Invito  ASSOCIAZIONE CULTURALE HAPPY RADIO

IL PRESIDENTE GIORGIO SCOLLO

 

102.        28 febbraio 1992 - venerdì

Conferenza-dibattito sul tema:

“Etica e nuova politica'' nell'Aula Magna della Scuola Elementare Borgo Troina.

Aula Magna della Scuola Elementare Borgo – Troina. Ore 18.00

Intervento: Padre Ennio Pintacuda della Scuola di Formazione Politica Pedro Arrupe'" di Palermo

 

103.        29 febbraio 1992 - sabato

TOLTA LA SCORTA A P.E. PINTACUDA

IL MESSAGGERO pag. 7

 

104.        29 febbraio 1992 - sabato

NIENTE AGENTI A PINTACUDA

La Stampa (ASCA)

 

105.        1° marzo 1992 - domenica

C'E' ANCHE LA VARIABILE SORGE

di Vincenzo Noto - NOVICA

 

106.        7 marzo 1992 – sabato

Ostiglia (MN)

Incontro con studenti Liceo Scientifico Galileo Galilei – ore 9,00

Tema: Etica del moderno e e dell’intervento nel politico.

Pomeriggio a Palazzo Bonazzi incontro pubblico sul tema

“CRISI DELLA POLITICA E VALORI DELLA DEMOCRAZIA”

 

107.        8 marzo 1992 - domenica

SUZZARA – Sala Civica via Montecchi – ore 10,00

Incontro pubblico organizzato dal

“Partito Democratico della Sinistra” Sez. Sailetto

Lezioni di cultura politica contemporanea.

Incontro con i protagonisti:

Padre Ennio Pintacuda su “Etica del moderno e dell’intervento nel politico”

 

108.        10 marzo 1992 - martedì

A OSTIGLIA E SUZZARA PADRE PINTACUDA UN ALFIERE ANTI-MAFIA

di Giancarlo Oliani - GAZZETTA DI MANTOVA

 

109.        13 marzo 1992 – venerdì

MAFIOSITA' E TESTIMONIANZA CRISTIANA

Invito    COMUNITA' CATTOLICHE DI SRVIZIO PER L' EVANGELIZZAZIONE

 

110.        13 marzo 1992 – venerdì

PINTACUDA: MI RICORDA LA FINE DI CALVI

Corriere della Sera pag. 5

 

111.        13 marzo 1992 – venerdì

MANNINO: CHI È UCCISO DALLA MAFIA È VITTIMA

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

 

112.        13 marzo 1992 – venerdì

L' ATTO D 'ACCUSA DI ORLANDO: ANDREOTTI CHIEDA LUMI A CIANCIMINO

Intervista           L’UNITÀ        Franca Chiaromonte

 

113.        13 marzo 1992 – venerdì

Corriere della Sera

 

114.        15 marzo 1992 - domenica

LA PAURA DEGLI ' EREDI

Anche Orlando risponde al presidente del Consiglio e spiega perché incontrò Lima GALASSO REPLICA AD ANDREOTTI PINTACUDA: ' DELITTO POLITICO' PALERMO - Leoluca Orlando e Alfredo Galasso, i due esponenti della Rete, replicano ai rilievi loro mossi dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti a commento dell’assassinio di Salvo Lima. Galasso dice che "all' onorevole Andreotti devono evidentemente essere saltati i nervi. Umanamente si può anche capire, dati i suoi rapporti con Lima, ma non si può dimenticare ancora una volta la verità. La verità - secondo Galasso - è che la mafia va combattuta con gli strumenti e le regole di uno Stato di diritto, quelle regole che proprio l’onorevole Andreotti ha violato quando ha mentito di fronte alla corte d' Assise del maxiprocesso contro la mafia, in un’udienza da lui voluta a porte chiuse, coprendo le gravi responsabilità di un sistema di potere che aveva in Lima e in lui stesso un abituale protagonista". Orlando ricorda di aver "incontrato Lima nel 1985, ma su iniziativa del capogruppo consiliare dc Vito Riggio, in un incontro formale di cinque minuti con i rappresentanti nazionali del partito Sergio Mattarella e, appunto, Salvo Lima". Invece padre Ennio Pintacuda, il gesuita di Palermo, sembra aderire alle tesi di Andreotti sul possibile movente dell’omicidio. Spiega che "l’uccisione di Lima non è soltanto un delitto di ' bande’: tutto è da collegare a quello che avviene al vertice delle istituzioni, con il controllo di esse, con gli sviluppi futuri anche dopo le elezioni e cioè un progetto politico che vede massoneria, mafia ed antistato molto presenti e che hanno già rapporti dentro le istituzioni". "Ci sono in Italia - conclude Pintacuda - problemi legati a un certo tipo di sviluppo, economico soprattutto, che comporta (in particolare nelle aree urbane) la crescita della criminalità. Ma non è questo il vero problema che preoccupa. È il rapporto orrendo tra mafia e politica".

di Sandra Bonsanti - La Repubblica pag. 6

 

115.        15 marzo 1992 - domenica

Corriere della Sera

 

116.        21 marzo 1992 - sabato

CRISI DELLE ISTITUZIONI E PARTECIPAZIONE POLITICA

Invito    FORUM ' 91

 

117.        21 marzo 1992 - sabato

PINTACUDA ALLA CHIESA EVANGELICA

Padre Ennio Pintacuda, gesuita, sarà protagonista questa sera alle 21 nella Chiesa Evangelica di Savona del dibattito su:

“Crisi delle istituzioni e partecipazione politica” promossa da Forum 91.

Con Pintacuda si confronteranno Bruno Marengo, Vicepresidente della Regione e Giampietro Filippi Coordinatore "Forum 91.

Pintacuda è uno dei maggiori esponenti del mondo cattolico italiano

 

118.        21 marzo 1992 - sabato

Città futura Albenga?

 

119.        28 marzo 1992 - sabato

E DISSE: CAVALIER, TU CERCHI ROGNA....

RAPIDO, provvisorio elenco delle molte cose che si sono sentite e apprese - l’altra sera - nel corso della serata che RaiTre ha dedicato al caso "Samarcanda": "Il grande fratello; politica e informazione". A dire il vero, il "Samarcanda Day" era cominciato prima, molto prima. Con manifestazioni nelle piazze di Roma, di Milano, di Palermo. E con una iniziativa radiofonica di "Italiaradio". IL TEMPO È SCARSO (variante di "Il tempo è tiranno") e le cose sono tante, incominciamo. Abbiamo appreso (da Mario Segni) che "Samarcanda" dovrebbe mandare un fascio di fiori a Pasquarelli; per ringraziarlo del favore che involontariamente le ha fatto, sospendendola. Altro che fascio di rose, tutta l’Interflora dovrebbe mandargli, ha detto a metà serata Antonio Ricci (quello dell’autosospesa "Striscia la notizia"). E per ultimo, all' una di notte: Errore, gravissimo errore quello di Pasquarelli, ha detto da Livorno il direttore del "Tirreno" Luigi Bianchi. Altre rose a Pasquarelli. Dalla viva voce di Paolo Mieli, direttore della "Stampa", l’affermazione (poi variamente ripresa da altri) che è un’assurdità questa cintura di castità imposta all' informazione politica prima delle elezioni. Proprio quando si ha più voglia di discutere. Da Parigi, il giornalista Karol ci ha detto quanto è più noiosa, più piatta, più conformista in fondo la televisione francese di quella italiana. Lì le piazze non si vedono mai. Sempre i soliti dibattiti con le solite persone. Meglio, molto meglio da noi. NELLO STUDIO CENTRALE, intanto, Antonio Leone ospitava il condirettore dell’”Espresso", Giampaolo Pansa e Roberto Zaccaria, consigliere d' amministrazione democristiano della Rai-Tv. Tema della serata: questa sospensione di "Samarcanda" è un’imposizione o semplicemente un richiamo all’ordine, un richiamo alle regole valide per tutti? Giampaolo Pansa ha sostenuto la prima tesi; Roberto Zaccaria (molto cauto, molto pacato) la seconda. Molto meno pacata la redazione del "Popolo". Dove il redattore della pagina economica, sorpreso al lavoro in tipografia, diceva che lui il vero pericolo per la libertà di informazione lo vede nella prepotenza dei potentati economici. Dei padroni del vapore. Dei quali - come è a tutti noto - il "Popolo", organo della Democrazia Cristiana è sempre stato - e da sempre - un duro, implacabile, irriducibile nemico. MA C' È STATA anche un’intervista al Presidente della Repubblica. Si è discusso se egli abbia, o non abbia, abusato dei Media. Per carità: il Presidente Cossiga ha usato la televisione come una finestra. Dalla quale di tanto in tanto si è affacciato per insultare cortesemente un po' di passanti. Mica però li ha mai schiaffeggiati. Maleducati loro, se si sono permessi di reagire. C' era Giorgio Santerini, della Federazione della Stampa. Il quale ad un certo punto ha preso a filosofeggiare: "Il giacobinismo non può assorbire la democrazia, ma la democrazia deve assorbire il giacobinismo". Sarà. Da New York il giornalista-scrittore Gianni Riotta ha affermato che la televisione non è poi così influente, così importante. Facendo scandalizzare il padre Ennio Pintacuda che da Palermo ha trovato questa affermazione "orrenda". Altroché se è importante e influente, la televisione. E POI Federico Orlando, vicedirettore del "Giornale" che da Milano ha dichiarato l’affinità del suo giornale con "Samarcanda". …………..

di Beniamino Placido - La Repubblica

 

120.        1° aprile 1992 - mercoledì

NOI E VOI CONTRO L A MAFIA

Articolo CITTA' NUOVE        STUDENTI DEL LICEO G. GALILEI DI OSTIGLIA

 

121.        3 aprile 1992 - venerdì

Corriere della Sera

 

122.        7 aprile 1992 - martedì

PADRE PINTACUDA: È FINITA L' ERA DELLA CENTRALITA'

di Antonio Manzo - IL MATTINO

 

123.        7 aprile 1992 - martedì

Corriere della Sera

 

124.        8 aprile 1992 - mercoledì

PINTACUDA: LA DC È UN COCCODRILLO

PALERMO. Una definizione che farà fortuna. Dalle spoglie della Balena Bianca nasce il Coccodrillo. Questa sarebbe, dopo il voto di ieri, la dc, che «ha divorato il meglio del sistema politico ed ora piange». E ancora. «Il successo della Rete deve far pensare coloro che ne sono stati i necrofori nell'area cattolica e indurli a battersi il petto». Così la vede Ennio Pintacuda, 59 anni, da 30 a Palermo e da un decennio animatore del Centro studi sociali dei Gesuiti, condotto in partnership con il «confratello» Bartolomeo Sorge, dal quale non nasconde differenziazioni e marcate sfumature sulla realtà politica. Pintacuda non usa mezzi termini, sostiene le stesse tesi di Orlando, chiede le dimissioni di coloro che «hanno ingessato il sistema», invoca il cambiamento. Sorge, assente lunedì, rifiuta con fermezza ogni commento. (AGI)

La Stampa

 

125.        22 aprile 1992 - mercoledì

UN " PONTE ANTIMAFIA " LEGA I LICEI DI OSTIGLIA E CORLEONE

L' ORA pag. 7   C..D.C.

 

126.        26 aprile 1992 - domenica

Corriere della Sera

 

127.        29 aprile 1992 - mercoledì

PINTACUDA: LE DIMISSIONI SONO STATE UN ATTO DOVUTO

L'Unità

 

128.        5 maggio 1992 - martedì

LIBERALI CONTRO L' IMMUNITA'; PRI: UOMINI DA CAMBIARE

Corriere della Sera R.R.

 

129.        5 maggio 1992 - martedì

PADRE PINTACUDA, IL PSI CACCI I CORROTTI

ROMA. La questione morale continua ad essere centrale nella politica e addirittura per quanto riguarda alcuni partiti come il psi pone alcuni interrogativi circa la permanenza dei suoi dirigenti nei posti che occupano». Lo sostiene padre Ennio Pintacuda, secondo il quale le dimissioni costituiscono un dovuto per recuperare i grandi valori di cui è stato portatore il psi nella sua storia». (AGI)

La Stampa

 

130.        5 maggio 1992 - martedì

PINTACUDA:SI DIMETTONO QUESTI DIRIGENTI DEL PSI

L’UNITÀ pag. 3

 

131.        15 maggio 1992 - venerdì

I TEORICI DELLA POLITICA

CARLINO

 

132.        25 maggio 1992 - lunedì

NON HA CONSIDERATO L'ESISTENZA DELL'INTRECCIO TRA POLITICA E MAFIA

Intervista           IL GAZZETTINO    G.P.

 

133.        25 maggio 1992 - lunedì

PINTACUDA LANCIA LA SFIDA ALLA MAFIA

di Marco Colonna - LA GAZZETTA

 

134.        14 giugno 1992 - domenica

NIENTE SCISSIONE RESTIAMO INSIEME PER CAMBIARE LA DC

ROMA - Rivera li ha chiamati e i "quaranta" rispondono: certo che si può lavorare insieme per cambiare il gruppo dirigente, ma dentro e non fuori dalla Dc. L’ex golden boy milanista, parlamentare democristiano ed esponente dello schieramento referendario, ipotizzando l’uscita dalla Dc aveva detto che anche i ribelli della sinistra democristiana avrebbero potuto seguire la stessa strada. Ma ieri Carlo Fracanzani, Pierluigi Castagnetti e Michelangelo Agrusti, che fanno parte dei "quaranta" hanno fatto osservare a Rivera che "è meglio raccogliere le forze e l’impegno di quanti vogliono cambiare questa Dc piuttosto che fuggire verso la suggestione di una nuova forza politica". E Clemente Mastella ritiene che "nonostante tutto esistano ancora concrete possibilità per un rinnovamento della Dc". L' idea di una scissione dalla Dc è un’ipotesi viene scoraggiata anche dagli ambienti cattolici che seguono con maggiore interesse la battaglia contro la nomenklatura. Padre Ennio Pintacuda vede soprattutto un pericolo in una scissione democristiana: "Nella speranza che tutto cambi in un futuro ipotetico, in realtà si rafforzano le posizioni esistenti". Anche Giovanni Bianchi, presidente delle Acli schieratissime nel referendum del giugno scorso, preferisce puntare su un rinnovamento radicale della Dc piuttosto che sull' ipotesi di fondare un altro partito: "Ma la Dc deve trovare la forza di chiudere un periodo storico, altrimenti prenderà avvio una consistente diaspora dei cattolici". La prospettiva di un secondo partito cattolico "non è una cosa seria" per Roberto Formigoni, secondo cui si devono "riportare alla luce le radici popolari del partito".

La Repubblica

 

135.        15 giugno 1992 - lunedì

CONFERENZA - DIBATTITO SU: MAFIA E POLITICA

Invito    PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA   SILVANO PRIVITERA

 

136.        21 giugno 1992 - domenica

Corriere della Sera

 

137.        24 giugno 1992 - mercoledì

MAFIA E POLITICA DI PADRE PINTACUDA.

PARTITO DEMOCRATICO DELLA SINISTRA

 

138.        28 giugno 1992 - domenica

E DAL PALCO L' URLO DI ROSARIA

La vedova di Vito Schifani (capo scorta di Falcone) torna a chiedere giustizia. Tano Grasso: lo Stato è senza alibi. E dal palco l’urlo di Rosaria contro la mafia.

Trentasei giorni dopo lo shock, l’emozione, il dolore, Tano Grasso non ha più il volto rigato di lacrime. L' uomo che ha guidato la rivolta dei commercianti di Capo d' Orlando cammina tra la folla con un’espressione diversa, inquieta, indurita. Sì, è un giorno bello, di sole, di speranza, di solidarietà, "ma non basta l'indignazione della gente comune per sconfiggere la mafia. Gli atti concreti li deve fare lo Stato. E lo Stato non è sceso tutto in guerra, solo una parte delle istituzioni risponde, per ora, alla sfida...". Davanti alla magnolia di via Notarbartolo, davanti alla casa di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, Tano Grasso si ferma, interrompe il discorso, resta in silenzio. Gli italiani perbene ci sono, stanno facendo l'impossibile per testimoniare la loro rabbia. Eccoli lì, con i loro striscioni, gli slogan scanditi ad alta voce, i mazzi di fiori, i messaggi scritti a mano. C' è anche il banchetto delle sottoscrizioni, piccolo, discreto, messo di fronte all' ingresso. Sopra, un'urna di cartone, dove versare l'altro "pizzo", l'altra "tangente", quella "per non dimenticare". Più fiori, più messaggi, più calore di trentasei giorni fa. La suocera di Falcone è in casa, di sicuro sente gli applausi, non esce. È il portiere che raccoglie quei pezzi di carta abbandonati a centinaia sulla magnolia della speranza e glieli porta ogni giorno, chiusi in grandi sacchi. Questa è Palermo, questa è la gente che reagisce. "Città incredibile - dice Tano Grasso -. Sa produrre il massimo dell'indignazione, ma anche, purtroppo, il massimo della rassegnazione". Sarà in grado lo Stato di sostenere fino in fondo le forze della protesta? Il corteo si muove, Grasso riprende a parlare: "La legge antiracket è ancora lettera morta. La vararono, a cadavere caldo, subito dopo la morte di Libero Grassi. Sono passati nove mesi e sulla Gazzetta Ufficiale non è stato ancora pubblicato il regolamento. Queste sono le cose da fare...". Il leader dei commercianti onesti ammette a malincuore: "Sto riflettendo se continuare ad accettare la scorta. Non voglio dare nessun alibi a questo Stato". "Giustizia, giustizia", invoca dal microfono Rosaria, la madonna che fece piangere l'Italia, la vedova di Vito Schifani, uno dei ragazzi della scorta. È stata, ed è, il volto della sofferenza, della ferita aperta. Trentasei giorni dopo, anche Rosaria cerca di inghiottire le lacrime. Prima di parlare alla folla, che le dedicherà l'applauso più lungo, Rosaria se ne sta pallida, in un angolo, lo sguardo assente. Assicura con un filo di voce: "La mia voglia di lottare non è cambiata, non ho paura di nulla, anche se fisicamente sono stanca, sfinita". Sembra quasi svenire, Rosaria. Il sole, il caldo, ricordi che tornano. La spingono dolcemente al microfono, non ha un discorso pronto. Il suo intervento non era previsto. Dice: "Ringrazio l’Italia di essere qui. Credo in Dio, nella giustizia ultraterrena. Ma credo anche nella giustizia terrena. Io la voglio, la pretendo, la mia giustizia. Non potrò più morire se non l’avrò, la mia giustizia...". Pensiero rivolto alla morte, non alla vita. Riaffiorano le lacrime. La piccola vedova si allontana dal palco, travolta dai singhiozzi, protetta da un amorevole cordone di vigili del fuoco, inseguita dalle telecamere. Migliaia di facce osservano, anche i familiari delle vittime di Ustica e Bologna. In mezzo ai cittadini onesti, volti noti. Ecco Leoluca Orlando che insiste ' cerchiamo i mandanti', ecco il presidente delle Acli Giovanni Bianchi, ecco Lucio Magri, Pietro Folena (Pds), Marina Noè, presidente dei giovani industriali siciliani, Nicolò Amato, direttore generale degli istituti di pena, Giuseppe Ayala, l'amico di Falcone. C' è anche padre Pintacuda, il volto teso: "Sono sconvolto - dice - nel giorno dei centomila, il giudice Antonio Di Pietro viene attaccato. Lo accusano, proprio lui, di aver violato la giustizia". Ondate di disagio, di malumore, di rabbia, che si mescolano all' emozione, al sollievo per questa grande prova della gente. Nitto Morello, dell’Associazione Commercianti Sant' Agata, denuncia ai microfoni l’ennesima beffa: "Un nostro associato ha avuto il negozio distrutto, settecento milioni di danni. Riaprirà fra dieci giorni, ma nessuna compagnia nazionale lo vuole assicurare. Questo significa lasciarci soli". Avrà la forza, questa classe politica, di lottare e vincere contro la mafia? Il cardinale Pappalardo scende lentamente dal palco e fende la folla: "La classe politica - dice - è sotto pressione, la stanno stimolando alla lotta". Dunque, c' è bisogno degli italiani qualunque, della loro pressione. Roberto Scarpinato, sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia e segretario palermitano di "Magistratura Democratica", si lascia andare alla speranza. Sotto di lui, migliaia di cittadini. "Dodici anni fa, ai funerali del procuratore Costa - ricorda - c' eravamo solo noi giudici e i poliziotti. Oggi qui ci sono centomila persone. È una rivoluzione culturale enorme. Un segnale politico, non solo di solidarietà. La gente dice basta all' intreccio fra mafia e politica". Trentasei giorni dopo, l’emotività lascia il posto alla determinazione. Giuseppina La Torre, vedova di Pio, cammina con gli altri, nelle mani uno striscione rosso che dice: "Pio La Torre vive". Sembra serena, orgogliosa di questa "rabbia" nuova che sale e vendica "l’ultimo delitto di Stato, permesso dallo Stato" e anche morti più antiche. Improvvisamente, qualcuno dal corteo scandisce uno slogan: "Pio La Torre ci ha insegnato: fuori la mafia dallo Stato". La vedova ha un sussulto, gli occhi le si riempiono di lacrime, stacca le mani dallo striscione, rallenta la marcia, di colpo affaticata. Spiega, quasi a giustificarsi: "Sono passati dieci anni da quel giorno, ma il dolore per una morte violenta non finisce mai".

di Alessandra Longo - La Repubblica

 

139.        30 giugno 1992 – martedì

Ore 21,00 Teatro Comunale Pietrasanta (Lucca) - Incontro pubblico

Con Antonino Caponnetto, Leoluca Orlando, Padre Ennio Pintacuda.

In occasione della presentazione del libro “Fede e Politica”.

 

140.        30 giugno 1992 - martedì

INCONTRO STASERA CON ORLANDO E PADRE PINTACUDA

Il Tirreno

 

141.        30 giugno 1992 - martedì

ANTIMAFIA MOBILITATA ARRIVANO ORLANDO E PADRE PINTACUDA

LA NAZIONE

 

142.        18 luglio 1992

Castelbuono Vedi foto

 

143.        22 luglio 1992 - mercoledì

' FIAMMETTA ASPETTIAMO TE PRIMA DI SEPPELLIRE PAPA'

PALERMO - "Aiuto, aiuto". Quella donna bionda e minuta, vestita a lutto, che rischia di rimanere stritolata nei primi tafferugli che esplodono in cattedrale, è Agnese Borsellino. Pallidissima, seguita dalla figlia Luisa cerca invano di avanzare contro corrente nella navata centrale della chiesa. Viene investita dalla marea umana, quasi schiacciata contro il portale di ferro del duomo e, per un attimo, perde il controllo. La paura, l’angoscia, il dolore hanno il sopravvento. "Aiuto, aiuto - mormora tra gli agenti inferociti che sembrano non accorgersi di lei - Mi hanno ucciso Paolo". È come se solo adesso se ne rendesse conto. Luisa le prende la mano, le fa forza: "Mamma, calma, non fare così". E' brutale l’impatto di Agnese Borsellino con il funerale di Stato, così diverso dalla dimensione assolutamente intima che i familiari del giudice ucciso hanno deciso per le esequie del loro Paolo. Accanto alla vedova, c' è Antonino Caponnetto: il padre del pool, l’uomo che scoprì Falcone e Borsellino, ha superato lo scoramento che gli aveva fatto dire appena ieri "è finito tutto, non c' è più speranza". Ora è di nuovo deciso, è disposto ancora a dare l’esempio. Agli agenti che gli gridano "non ci lasciare", risponde: "Mi sono già pentito di quello che ho detto. Raccoglierò le mie povere forze e ricomincerò daccapo. Ve lo prometto". …………Dunque, potrà baciare la bara del padre non prima di domani. La ragazza adesso ricorderà per tutta la vita quell' ultima telefonata con il papà, domenica mattina, appena arrivata a Bali. "Ci sentiamo nei prossimi giorni, divertiti", le aveva detto Paolo Borsellino, quasi sollevato al pensiero che Fiammetta fosse lontana da lui, in vacanza, proprio nel momento in cui sentiva il pericolo vicino come mai. Lo conferma Agnese, "una donna forte, decisa a non mollare, a resistere", racconta padre Pintacuda che è andato a trovare la vedova. "Negli ultimi venti giorni, Paolo era molto preoccupato, spesso assente", ricorda Agnese, con lo sguardo nel vuoto. Seduta su uno dei tre divani damascati che in questi giorni hanno visto sfilare i volti che raccontano la triste storia di vent' anni di sangue versato sul fronte antimafia, Agnese Borsellino è ferma nella sua decisione. La famiglia non gradisce visite "istituzionali". Niente uomini politici, niente rappresentanti dello Stato. Porte chiuse anche per "qualche finto amico", come racconta il portiere dello stabile che, su esplicito invito della famiglia, ha dovuto negare l’ingresso a qualcuno arrivato su un’auto blu. Da ieri mattina, poliziotti e carabinieri del servizio d' ordine hanno direttive precise: vietato l’accesso a giornalisti e personalità. ……………………

di Alessandra Ziniti - La Repubblica

 

144.        23 luglio 1992 - giovedì

Corriere della Sera

 

145.        25 luglio 1992 - sabato

E PER ADDIO L' ABBRACCIO DEGLI ONESTI

ALERMO - A Palermo c' è una piccola e brutta chiesa di cemento armato nascosta fra i palazzi grigi. Una parrocchia di periferia, muri spogli, sedici lampadari che scendono dal tetto di legno lucido, otto lampadine accese su ogni lampadario. È qui dentro, a Santa Luisa di Marillac, che abbiamo visto una bara sollevata e portata a spalla dai suoi migliori amici, è qui dentro che abbiamo visto andarsene anche lui, Paolo Emanuele Borsellino, magistrato della Repubblica morto di mafia, morto come il suo compagno Giovanni Falcone nello stesso anno, nella stessa estate, negli stessi giorni di terrore che segnano la storia di questa Palermo. Lo abbiamo visto andar via per l’ultima volta avvolto in un silenzio struggente. Accompagnato dallo sguardo di una folla ammutolita, uomini e donne con il dolore e la rabbia chiusa nei loro cuori, uomini e donne provati dai lutti ma non piegati dalle barbarie. Che funerali, che strazio alle dieci del mattino inginocchiati sulle panche della chiesa di Santa Luisa di Marillac. Funerali, ancora funerali a Palermo………………. Sull' altare adesso ci sono venti sacerdoti. C' è padre Ennio Pintacuda, c' è anche don Cesare, il cugino di Rosaria Schifani, la Rosaria che ha fatto piangere l’Italia ai funerali di Giovanni Falcone. Ecco, la messa comincia, si alza in piedi la folla, si vedono i volti di tutti i magistrati di Palermo, scolpiti nel marmo, uno dopo l’altro fino a quello di Antonio Ingroia, uno dei giudici più giovani della procura, uno di quelli che aveva lavorato a Marsala con Paolo Borsellino, uno che Paolo Borsellino si era portato a Palermo per averlo sempre vicino. E accanto a lui, come sempre, come sempre negli ultimi quattro anni, c' è Carmelo Canale, fedele amico e collaboratore di entrambi, maresciallo dei carabinieri con la testa di un generale. …………Ma oggi non si vedono a questo funerale in onore di Paolo Borsellino le facce del vero potere siciliano, quelle facce impassibili e imperscrutabili che tante volte hanno riempito cattedrali e basiliche. Non ci sono loro, qui, nella chiesa di Santa Luisa di Marillac.

di Attilio Bolzoni - La Repubblica

 

146.        1° agosto 1992 - sabato

ATTENTO SCOTTI NON SCHERZARE CON L' INFERNO

ROMA - "Caro Scotti, scherza poco con l’Inferno, perché tu, come quasi tutti i politici, a partire da quelli che si dichiarano cristiani, potresti essere veramente punito con le fiamme eterne". Severe bacchettate di vescovi, teologi, esorcisti e monsignori all' ex ministro degli Esteri, il dc Vincenzo Scotti, che nei giorni scorsi aveva risposto con uno spavaldo "e chi se ne importa" a chi lo avvertiva che per il "peccato" commesso con le sue improvvise dimissioni sarebbe potuto andare incontro alla pena del fuoco infernale. Quel "chi se ne importa" sparato nei confronti di uno dei capisaldi del cristianesimo, uscito, per di più, dalla bocca di un politico di fede cattolica, non è piaciuto per niente agli addetti ai lavori. ' Ha sbagliato due volte' Scotti ha sbagliato due volte, commentano in coro vescovi e monsignori, Scotti ha sbagliato due volte, commentano in coro vescovi e monsignori, confortati anche dall' Osservatore romano, il giornale della Santa Sede, che condanna il gesto dell’ex ministro con parole inequivocabili come "sconcerto e indignazione". Primo sbaglio: l’ex ministro, fa capire ad esempio l’arcivescovo Ersilio Tonini, non avrebbe dovuto dimettersi in un momento così delicato per il paese, venendo meno alle responsabilità assunte solo pochi giorni prima davanti al capo dello Stato e agli italiani. Scotti, e siamo al secondo errore, nel disperato tentativo di difendere il suo gesto non avrebbe dovuto ironizzare sull' Inferno. Così facendo, è l’opinione di monsignor Corrado Balducci, esorcista di fama ed esperto di questioni infernali, ha pure offeso i sentimenti di milioni di credenti. Entrambi, Tonini e Balducci, avvertono Scotti che alle pene dell’Inferno sono destinati quanti commettono peccato mortale senza pentirsi, una "categoria" ben rappresentata tra i politici di tutti i partiti. Ma dello stesso avviso sono anche padre Ennio Pintacuda, gesuita, monsignor Giuseppe Maggioni della curia di Milano, don Gianni Baget Bozzo, sacerdote (sospeso a divinis) e europarlamentare socialista, e persino una rappresentante della Dc, l’ex parlamentare Maria Eletta Martini, responsabile dei rapporti tra cattolici e democristiani, secondo un sondaggio svolto dalla agenzia di stampa Adn Kronos. L' analisi-anatema di monsignor Tonini, davanti a Dio".

di Orazio La Rocca - La Repubblica pag. 6

 

147.        1° agosto 1992 - sabato

Corriere della Sera

 

148.        14 agosto 1992 - venerdì

VOLER POUR SE PAYER DE LA DROGUE

PELERIN MAGAZINE

 

149.        16 agosto 1992 - domenica

MEN OF THE CLOTH LEAD CRUSADE AGAINST THE MEN OF HONOUR,

Philip William - SUNDAY TELEGRAPH

 

150.        22 agosto 1992 - sabato

COSA NOSTRA MINACCIA PINTACUDA

di Carmen Santoro - Il Manifesto

 

151.        22 agosto 1992 - sabato

DAGLI USA L'ARTEFICE DI COSA NOSTRA

di Maria Pia Piscio - Il Tempo  

 

152.        22 agosto 1992 - sabato

INSIEME IN MARCIA PER NON DIMENTICARE

di D.P. - La Sicilia

 

153.        22 agosto 1992 - sabato

ALLA FINE, LE MINACCE AL GESUITA PINATCUDA

di Dino Paternostro - La Sicilia

 

154.        22 agosto 1992 - sabato

TELEFONATE DI MINACCE A PADRE PINATCUDA

La Stampa

 

155.        22 agosto 1992 - sabato

UCCIDEREMO PINTACUDA E I SOLDATI CHE LO DIFENDONO

PALERMO - Una telefonata anonima è arrivata a Filaga, una frazione di Prizzi, dove sono ospitati i militari che presidiano l’abitazione di padre Ennio Pintacuda. L' altra notte una voce ha annunciato che sarebbero stati fatti saltare in aria i soldati e il gesuita. La casa di Ennio Pintacuda è infatti presidiata dall' esercito in quanto ritenuta "obiettivo sensibile". Il sacerdote si è schierato tra i sostenitori del movimento della Rete, fondato e capeggiato da Leoluca Orlando, che fu tra l’altro allievo di Pintacuda ai tempi in cui era allievo all’istituto "Gonzaga". La telefonata, secondo quanto precisato in una nota del Centro studi sociali di Palermo dei gesuiti, è arrivata nei locali che ospitano i parà della Folgore al termine di una fiaccolata organizzata giovedì sera a Prizzi per ricordare le vittime delle stragi di Capaci e via D' Amelio. Poco prima padre Pintacuda, davanti a un migliaio di persone, aveva pronunciato una predica in cui denunciava collusioni tra mafia, massoneria e pezzi deviati dello Stato.

La Repubblica

 

156.        22 agosto 1992 - sabato

Corriere della Sera

 

157.        23 agosto 1992 - domenica

LETTERA        RICCARDO (DELLA RETE)

 

158.        30 agosto 1992

P. Pintacuda a Canneto Castelguidone.

 

159.        1° settembre 1992 - martedì

NON CHIUDETE GLI OCCHI, LA MAFIA è ANCHE IN ABRUZZO

di Giacomo Zaino - IL CENTRO

 

160.        1° settembre 1992 - martedì

LA RETE PER PADRE PINTACUDA

IL RESTO DEL CARLINO

 

161.        1° settembre 1992 - martedì

MORIBONDA PURE IN MOLISE LA BALENA DEMOCRISTIANA

MOLISE

 

162.1° settembre 1992 - martedì

SIAMO IN QUARTIERE D' ITALIA

REPORTAGE - Padre Ennio Pintacuda

 

163.        1° settembre 1992 - martedì

Corriere della Sera

 

164.        1° settembre 1992 - martedì

PINTACUDA, CEI SMENTISCE INTROMISSIONI CARD. RUINI

 

165.        4 settembre 1992 - venerdì

DALLA CHIESA SABATO AD ALBA PADRE PINTACUDA AD ACQUI

Valle Bormida Pulita

 

166.        5 settembre 1992 - sabato

FUNARI POLITICO, DEBUTTO CON LACRIME

di Massimo Gramellini - La Stampa

 

167.        5 settembre 1992 - sabato

"Corso di formazione politica di Filaga" – Prizzi.

Evento organizzato da Movimento per la democrazia "La Rete".

Intervenuti: Ennio Pintacuda (SACERDOTE), Vincenzo Passerini (La Rete), Enzo Guarnera (La Rete), Antonio Iosa (La Rete), Leoluca Orlando (La Rete), Totò Ingorgia, Gaspare Nuccio (La Rete), Rossella De Rosa, Antonello Pivi, Michele Santoro (giornalista), Pippo Russo (La Rete).

 

168.        11 settembre 1992

Aqui Terme - Palazzo Robellini ore 21,00

il Circolo Culturale Politea organizza un incontro dibattito con padre Pintacuda sul tema: Perché è come fare politica

 

169.        8 settembre 1992 - martedì

Corriere della Sera

 

170.        12 settembre 1992 - sabato

P. Pintacuda ad Alba in visita agli stabilimenti di ”Famiglia Cristiana”.

 

171.        12 settembre 1992 - sabato

DC, IL CONGRESSO ULTIMA SPIAGGIA

di Marco Rampoldi - L'ECO DI BERGAMO

 

172.        12 settembre 1992 - sabato

FESTA DELL'ORATORIO

PROGRAMMA-FESTA

PARROCCHIA SAN VITTORE MARTIRE LAINATE

 

173.        13 settembre 1992 - domenica

PADRE PINTACUDA: COME FARE POLITICA

di C.R. - L’ANCORA

 

174.        13 settembre 1992 – domenica

Il gesuita palermitano ospite a Palazzo Robellini

DIBATTITO CON PINTACUDA

Fare politica per superare la crisi

ACQUI TERME - Le sirene delle auto della scorta che avevano annunciato il suo arrivo nel tardo pomeriggio, poco più di due ore dopo avevano taciuto. Forse era stato lui stesso a dire: «Qui siamo in Piemonte, non ce n'è bisogno». E mentre gli uomini della scorta potevano rilassarsi un po', padre Ennio Pintacuda, il gesuita palermitano più e più volte minacciato dalla mafia, saliva le scale di Palazzo Robellini, certo che le sirene non servissero. «Sono arrivato qui pensando ci fosse bisogno di scongelare una certa mentalità, invece…». È passata da poco la mezzanotte, quando il gesuita palermitano ammette, e di ciò ringrazia gli acquesi, che si era sbagliato. Era arrivato qui, nel cuore del Piemonte troppo spesso vittima dello stereotipo dell'immobilismo anche politico e talvolta affiora addirittura l'assenza di reazione, pensando di dover «far fatica a diminuire la distanza fra qui e Palermo, a far comprendere come ormai sia arrivato il momento di affidarsi alla politica per giungere alla liberazione, come occorra superare la crisi passando addirittura oltre il rinnovamento dei partiti». E invece, dopo più di due ore, padre Pintacuda ha dovuto ammettere soddisfatto che il compito che si era prefissato, arrivando in Piemonte, per la prima volta dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio, ma anche dopo Tangentopoli era quasi inutile, come la sirena della scorta. E così quando, alzando il tono della voce, dice: «Craxi e gli altri di Tangentopoli devono andare a casa», non riceve solo lunghi applausi, ma suscita un dibattito in sala. Con l'ex consigliere socialista Gallizzi che, quasi stesse confessandosi davanti a padre Pintacuda, scivola ancora una volta nello scaricabarile per la responsabilità del commissariamento di Acqui; con il consigliere verde Vacchino che chiede di indicare quali siano le sedi per fare davvero politica, quella politica che il gesuita nel suo discorso ha indicato come via per arrivare al rinnovamento e alla liberazione; con Renzo Fontana, della Rete, che chiede, lui non acquese agli acquesi, perché nella città ogni Amministrazione sia fallita. E risponde a tutti, padre Pintacuda, entusiasta, come lui stesso ammette, che gli acquesi abbiano la voglia, soprattutto la volontà di cambiare davvero. Perché su questo, sul cambiamento della politica e non solo sugli uomini che fanno politica, si sono trovati d'accordo i tanti che erano a Palazzo Robellini per il convegno promosso da "Politeia" con il sacerdote palermitano che non ha dimenticato di ricordare come la sua attività in un passato recente sia stata più volte presa di mira da quei politici che oggi devono invece pensare a tirarsi fuori dal calderone di Tangentopoli. Una enormità in confronto alla crisi di Acqui Terme, ma non tanto da impedire a padre Pintacuda di soffermarsi nella sua analisi sul caso della crisi amministrativa della città termale. E così l'approssimarsi delle elezioni, l'incognita per tutte le forze politiche, passa in secondo piano per il gesuita, che non rinuncia ad invitare gli acquesi a non sfuggire la politica, ma anzi a dedicarvisi tenendo ben presente due imprescindibili indicazioni: «L’intransigenza morale e soprattutto scegliere e far sapere da che parte si sta».

di Marina Monti – Il Secolo XIX

 

175.        13 settembre 1992 - domenica

Alba vedi foto

 

176.        14 settembre 1992 - lunedì

Comunicato stampa

MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE.                      AVV.DIEGO MAGGIO

 

177.        14 settembre 1992 - lunedì

Comunicato stampa

SEN. CARMINE MANCUSO

 

178.        15 settembre 1992 - martedì

PINTACUDA: PADRE ROTELLI - ''UNA MIA DECISIONE''

Roma 15 set (AdnKronos) - l'ordine di sospensione di padre Ennio Pintacuda dall'istituto ''Arrupe'' è partito dal vertice romano della Compagnia di Gesù. ''tutte le decisioni di un certo rilievo vengono prese dai superiori della compagnia. quindi, questa decisione è mia''. così padre Giangiacomo Rotelli, il Provinciale dei gesuiti in Italia si assume in una dichiarazione all’AdnKronos la responsabilità del ''licenziamento'' del religioso membro e fondatore del centro di studi sociali per la formazione politica, diretto da padre Bartolomeo Sorge. Per dovere di cronaca si registra però che la decisione riguardante padre Pintacuda è stata anticipata, alcune settimane fa, da un incontro ''top secret'' tra il presidente della Cei Camillo Ruini e padre Giuseppe Pittau, consigliere generale della Compagnia di Gesù. un incontro al quale sono seguite altre decisioni, anche se il Provinciale dei gesuiti italiani precisa ''che sono episodi non collegati tra loro. Sia l'iniziativa riguardante padre Pintacuda, sia quella riguardante padre Angelo Macchi, politologo, direttore di ''Aggiornamenti Sociali'' e vicino alle posizioni di Comunione e Liberazione, trasferito da Milano a Roma, dove, in seno a ''Civiltà' Cattolica'' si occuperà di politica internazionale''. (segue)

(gia/as/AdnKronos)

 

179.        15 settembre 1992 - martedì

FINE DI UN GRUPPO SUL FRONTE DELL'ANTIMAFIA

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera

 

180.        15 settembre 1992 - martedì

" quel gesuita non può insegnare "

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera

 

181.        15 settembre 1992 - martedì

l’ispiratore della giunta anomala un " papa nero " per i suoi nemici

di Enzo Mignosi - Corriere della Sera

 

182.        15 settembre 1992 - martedì

QUEL GESUITA NON PUO' INSEGNARE

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera pag. 8

 

183.        15 settembre 1992 - martedì

FINE DI UN GRUPPO SUL FRONTE DELL'ANTIMAFIA

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera

 

184.        15 settembre 1992 - martedì

GUERRA TRA I GESUITI, PADRE SORGE LICENZIA PINTACUDA

Corriere della Sera - Cavallaro, Manno, Mignosi

 

185.        15 settembre 1992 - martedì

L’ispiratore della giunta anomala un " papa nero " per i suoi nemici

di Enzo Mignosi - Corriere della Sera

 

186.        15 settembre 1992 - martedì

PADRE SORGE LICENZIA PINTACUDA, PAGATO CARO L'APPOGGIO ALLA RETE

di Enzo Mignosi – Giornale di Sicilia

 

187.        15 settembre 1992 - martedì

GUERRA TRA GESUITI A PALERMO, PINTACUDA NON INSEGNERA' PIU' ALLA SCUOLA DI STUDI POLITICI

Giornale di Sicilia pag. 5

 

188.        15 settembre 1992 - martedì

PER LA CURIA DEI GESUITI, NON SI TRATTA DI PUNIZIONE

Giornale di Sicilia

 

189.        15 settembre 1992 - martedì

ORLANDO: È UN PREOCCUAPANTE ATTO DI INTOLLERANZA

Giornale di Sicilia

 

190.        15 settembre 1992 - martedì

PER CARMINE MANCUSO È UN ATTACCO ALLA RETE

Giornale di Sicilia

 

191.        15 settembre 1992 - martedì

PADRE NOTO: OGGI A PINTACUDA DOMANI A SORGE

Giornale di Sicilia

 

192.        15 settembre 1992 - martedì

LA PARABOLA DI UN GESUITA SCOMODO: DA REGISTA DELLA PRIMAVERA, ALLA CENSURA DEI CONFRATELLI

di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia

 

193.        15 settembre 1992 - martedì

PINTACUDA GIU' DALLA CATTEDRA

Il Giorno

 

194.        15 settembre 1992 - martedì

SORGE: LA NOSTRA NON È UNA SCUOLA DI FAZIONE

IL POPOLO

 

195.        15 settembre 1992 - martedì

QUI NON SI FA POLITICA, SORGE LICENZIA PINTACUDA

Le reazioni alla decisione. I gesuiti affermano: ' Resterà a Palermo...' ' E CHI VA ALLA FESTA DELL' AMICIZIA?' ROMA - L' allontanamento di Pintacuda dall' insegnamento è stato deciso dalla curia italiana dei gesuiti. Lo ha confermato padre Gian Giacomo Rotelli, provinciale per l’Italia della compagnia di Gesù. Padre Rotelli ha però precisato che Pintacuda continuerà la sua attività di studio presso il centro di Palermo, al quale fa capo l’istituto di formazione "Pedro Arrupe". Con l’allontanamento di Pintacuda, ha spiegato Rotelli, "si è voluto precisare il distacco della compagnia di Gesù dall' appoggio a questo o quel movimento politico. Niente di più". Per questo Pintacuda "non sarà allontanato da Palermo, ma continuerà la sua attività di studi, di conferenziere e di scrittore presso il centro Studi sociali". "Temo che questa decisione sia il preludio di altre decisioni - ha invece dichiarato padre Vincenzo Noto, amico di Pintacuda e direttore di Novica, il settimanale di vita ecclesiale siciliana - Oggi è il turno di padre Pintacuda, domani forse quello di padre Bartolomeo Sorge. Mi dispiace tanto vedere che nel 1992 all' interno di organizzazioni religiose si debba assistere a questo tipo di decisioni. L' esclusione di Pintacuda non arriva a caso. Secondo me hanno tentato di fargli presentare le dimissioni, non ci sono riusciti e...a mali estremi, estremi rimedi. Io non capisco - ha aggiunto padre Noto - perché ai superiori del centro Arrupe non piace l’appoggio di Pintacuda alla Rete di Orlando mentre tollerano le visite di padre Sorge alle feste della Democrazia cristiana". "Non ne sapevo nulla - afferma padre Giuseppe De Rosa, politologo di Civiltà cattolica - è una notizia che mi coglie di sorpresa. So che sono cose che possono capitare ed avvengono anche frequentemente. Certo che quella di Pintacuda è proprio una novità". Anche monsignor Ersilio Tonini, vescovo di Ravenna, è colto di sorpresa: "Non so che dire. Certo, non è poi come la scomunica... Evidentemente i superiori hanno ritenuto che le cose non fossero più conciliabili. Altro non posso aggiungere. Questo è un settore che non mi interessa".

di Lucio Luca - La Repubblica pag. 16

 

196.        15 settembre 1992 - martedì

SORGE: NON È UNA PUNIZIONE

La Stampa         A.R.

 

197.        15 settembre 1992 - martedì

DIVISI DALLA POLITICA E UNITI DALLA FEDE

di Francesco La Licata - La Stampa

 

198.        15 settembre 1992 - martedì

I GESUITI LICENZIANO PADRE PINTACUDA

Francesco La Licata, Antonio Ravidà - La Stampa

 

199.        15 settembre 1992 - martedì

PALERMO, SILURATO PADRE PINTACUDA

Non potrà più insegnare nella scuola di formazione politica, ma resta al Centro studi Palermo, silurato padre Pintacuda «Troppo coinvolto con La Rete, il nostro Istituto no» Dura replica di Orlando: siete voi faziosi e intolleranti.

Il gesuita Ennio Pintacuda, ispiratore del leader della Rete Leoluca Orlando, è stato licenziato dall'Istituto di formazione politica della Compagnia di Gesù intitolato a Pedro Arrupe. Motivo: «La stretta collaborazione del padre Pintacuda con un determinato movimento politico potrebbe indurre a credere che anche l'Istituto Arrupe sia in qualche modo coinvolto in una scelta partitica alla quale esso è e intende restare del tutto estraneo». La notizia è stata data ieri mattina dal direttore dell'Istituto, padre Bartolomeo Sorge, che, prima di essere inviato a Palermo nel 1985, fu per dodici anni direttore dell'autorevole rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica. Immediate le reazioni della Rete, con dichiarazioni infiammate. Sorge ha convocato i giornalisti per rendere nota l'apertura delle iscrizioni al corso biennale riservato a laureati che intendono approfondire le nozioni sulla politica, la società, i partiti, ovviamente nell'ottica dei gesuiti che a Palermo gestiscono anche la maggiore scuola privata della città, il Gonzaga, e l'Isas, l'Istituto di scienze amministrative e sociali. Una presenza consistente e che ha inciso nella formazione di parecchi esponenti palermitani nei campi più diversi (da Sergio Mattarella allo stesso Orlando, da Onofrio Pirrotta a Marcello Dell'Utri). Nel comunicato che padre Sorge ha fatto distribuire non manca un ringraziamento dell'Istituto Arrupe a Pintacuda «per la preziosa collaborazione prestata in questi sette anni di lavoro comune». E anche se non insegnerà più sociologia politica si precisa - «egli continuerà ad appartenere alla comunità religiosa del Centro studi di Palermo: proseguiremo perciò insieme la medesima battaglia». Dopo l'annuncio che la fondazione giapponese Sasakawa per la pace e la cooperazione ha assegnato all'Istituto Arrupe una delle sue 50 borse di studio annuali «per il significato morale e scientifico» della sua attività, padre Sorge ha congedato i giornalisti. Ha poi trascorso il resto della giornata accanto al telefono e al fax subissato di chiamate da giornali, radio, televisioni, esponenti politici. Silenzio invece da parte di padre Pintacuda, fuori Palermo («È in Lombardia, per ora non vuol parlare», dicono negli uffici della Rete). Subito comunque s'è fatto sentire Orlando. Furente, ha fatto distribuire un commento nel quale solidarizza con il suo ex insegnante di religione e compaesano di suo padre: Pintacuda infatti è di Prizzi, a 80 chilometri da Palermo, come il professor Salvatore Orlando Cascio, ex docente di procedura civile e noto avvocato. Orlando ha citato anche Cossiga, con il quale duellò spesso nella stagione delle esternazioni al Quirinale (Cossiga parlò di Pintacuda come di uno degli ultimi gesuiti che avevano scambiato la Sicilia con il Sud America): «So che padre Sorge dopo Cossiga - ha detto Orlando - sta da tempo tentando di allontanare da Palermo padre Pintacuda. I superiori della Compagnia di Gesù lo hanno però sempre impedito. In merito al pericolo di inquinamento politico della scuola di formazione politica avremo ancora tanto da dire: per adesso mi limito a ricordare che l'odierna posizione di padre Sorge segue di alcuni giorni la sua partecipazione alla Festa dell'amicizia». Il senatore Carmine Mancuso, pure della Rete, dichiara: «Il simultaneo attacco, dell'on. Ayala e di padre Sorge, l'uno a Orlando e l'altro a padre Pintacuda, è la manifestazione lampante di una strategia verosimilmente concordata. Facciamo i complimenti all'on. Ayala e a padre Sorge con i ringraziamenti per la loro disponibilità che sicuramente riceveranno dai loro altolocati amici». E il coordinatore regionale della Rete, Pippo Russo: «Il democristiano Bartolomeo Sorge licenzia padre Pintacuda colpevole di non schierarsi con la dc». La Rete chiederà «un pronunciamento del padre generale dei gesuiti, padre Kolvenbach» su quello che definisce «un gesto di intolleranza intellettuale e di faziosità politica».

di Antonio Ravidà - La Stampa pag. 7

 

200.        15 settembre 1992 - martedì

PINTACUDA LICENZIATO, STA IN UN PARTITO NON PUO' INSEGNARE

L’UNITÀ

 

201.        15 settembre 1992 - martedì

E COSSIGA ACCUSO' IL PRETE FANATICO, CREDE DI ESSERE NEL PARAGUAY DEL '600

RO.LA. - L’Unità

 

202.        15 settembre 1992 - martedì

PADRE PINTACUDA LICENZIATO DAI GESUITI

Luciana Di Mauro - L’Unità pag. 8

 

203.        15 settembre 1992 - martedì

PINTACUDA E FUNARI

Di Sergio Turone - L’Unità

 

204.        15 settembre 1992 - martedì

PINTACUDA, INCONTRO SACERDOTI SICILIANI CON MANNINO E NICOLOSI.

Comunicato stampa      MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE.

 

205.        15 settembre 1992 - martedì

LETTERA        MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE.

MAURO VAIANI

 

206.        15 settembre 1992 - martedì

LICENZIAMENTO PADRE PINTACUDA

Comunicato stampa      MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE.

 

207.        15 settembre 1992 - martedì

Corriere della Sera

 

208.        16 settembre 1992 - mercoledì

PADRE ENNIO PINTACUDA IN VISITA A FAMIGLIA CRISTIANA

GAZZETTA D'ALBA pag. 16

 

209.        16 settembre 1992 - mercoledì

PINTACUDA: OBBEDISCO MA CONTINUERO' LA LOTTA

di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia

 

210.        16 settembre 1992 - mercoledì

È SOLO RISPETTO DELLE REGOLE

di Roberto Ciuni - IL MATTINO pag. 12

 

211.        16 settembre 1992 - mercoledì

PINTACUDA SI È SCHIERATO, PADRE SORGE NO

Intervista           IL MATTINO            ANTONIO GALDO

 

212.        16 settembre 1992 - mercoledì

SORGE: NON SPONSORIZZO NÉ ORLANDO NÉ SEGNI.

Intervista           IL MESSAGGERO               ORAZIO PETROSILLO

 

213.        16 settembre 1992 - mercoledì

PADRE PINTACUDA "OBBEDISCO".

Il Tempo            GIANNI SARROCCO

 

214.        16 settembre 1992 - mercoledì

PADRE ENNIO: OBBEDISCO.

ITALIA

 

215.        16 settembre 1992 - mercoledì

NON FACCIO CAMPAGNE ELETTORALI.

ITALIA 5          GIORGIO PAOLUCCI

 

216.        16 settembre 1992 - mercoledì

COLPO DI CANNONE CONTRO I GESUITI.

Venne la fine della guerra. C' era Pio XII, c' era Churchill, c' era Stalin, c' era De Gaulle... E, loro erano già lì. Venne papa Giovanni, venne Kennedy, venne Kruscev... E loro erano lì. Venne Paolo VI, venne Bresnev, venne Reagan... E loro erano lì. Sono crollati imperi, sono passate dittature, sono spariti regimi. E loro sono sempre lì. Loro chi? Ma i democristiani italiani: i Fanfani, gli Andreotti, i Colombo... Questa storia della resistenza democristiana al potere e narrata così nell' ultimo libro di padre Bartolomeo Sorge, L' Italia che verrà, edizioni Piemme. Il libro è uscito appena prima delle ultime elezioni: voleva essere con aperta intenzione una specie di manuale per l’elettore, spiegava i mali della Democrazia Cristiana, la spingeva a ritornare ai tempi di Sturzo, faceva il tifo per Mario Segni e teorizzava un trasversalismo partitico che salvasse la purezza e la moralità della politica. La politica è sempre stata molto a cuore ai gesuiti. Ma politica, nella mente dei membri della Compagnia di Gesù, non è quella che appare dalle cronache dei nostri giorni, inquinata di tangenti, incappata nelle maglie giudiziarie. Politica è l’arte nobile a servizio della "polis", della città, del popolo. E i gesuiti vogliono fare i maestri, i precettori dei politici, vogliono insegnare la morale della politica. Padre Sorge è un gesuita "politico". Lo è fin dai tempi in cui dirigeva la rivista Civiltà cattolica, quando battagliava con gli intellettuali del Pci. Lo è, forse ancor di più, padre Pintacuda, di cui parlano le cronache di questi giorni, legato appassionatamente alle vicende di Palermo e della mafia. "Politico" è padre Giuseppe De Rosa, che su Civiltà cattolica, ogni quindici giorni, analizza e giudica la situazione italiana. "Politico" è il Centro Padre Arrupe di Palermo, dal quale è stato estromesso ora Pintacuda, e che è appunto una scuola di politica per futuri dirigenti democristiani e non, educati al più puro rigore morale. morale. San Francesco proibiva ai suoi frati di affacciarsi sulla strada per vedere l’imperatore che passava col suo corteo quando andava a Roma a incontrarsi col Papa. Non gli piacevano gli uomini del potere. …………..

di Domenico Del Rio - La Repubblica

 

217.        16 settembre 1992 - mercoledì

"OBBEDISCO" DICE PINTACUDA

PALERMO - "Sono un gesuita, la nostra regola fondamentale è quella di non replicare alle decisioni dei Superiori. A noi sacerdoti si chiede di obbedire, e io obbedisco". Padre Ennio Pintacuda il giorno dopo continua a preferire il silenzio. La decisione della Compagnia di Gesù di allontanarlo dall' istituto di formazione politica "Pedro Arrupe" perché troppo vicino alla Rete di Leoluca Orlando ha scatenato vivaci polemiche. Ma lui rimane tranquillo e si limita a precisare che continuerà a Palermo il suo impegno nella lotta alla mafia e per il rinnovamento della politica, raccogliendo nel ricordo delle vittime di questi ultimi anni le speranze dei cittadini onesti. L' antimafia come bandiera. La rottura definitiva tra Bartolomeo Sorge ed Ennio Pintacuda, per un decennio protagonisti della vita politica palermitana e ispiratori della "primavera", sancisce la fine di un gruppo che aveva fatto dell’antimafia la propria bandiera. Le strade di Leoluca Orlando, Aldo Rizzo, Pietro Folena, Giuseppe Ayala, Carlo Vizzini, si sono divise, tra polemiche a distanza e dichiarazioni "velenose". Adesso gli alleati di un tempo sono diventati acerrimi nemici. L' espulsione di padre Pintacuda dal centro "Arrupe" non fa che acuire una crisi sempre più profonda. Pietro Folena, ex segretario regionale del Pds, si dice sorpreso e amareggiato: "Padre Sorge da un lato predica la concezione pluralista, dall' altro si lascia andare ad atti illiberali - afferma Folena -. Dico forte di non avere sempre condiviso le posizioni di Pintacuda, ma sono convinto che si tratti di una delle figure più significative dell’impegno antimafioso della chiesa siciliana. Ma in essa - continua il deputato del Pds - vivono ancora troppe contraddizioni, se è vero che in questi giorni la conferenza presbiteriale ha invitato gli onorevoli Mannino e Nicolosi a spiegare le riforme ai sacerdoti". Duro anche il commento della Sinistra Giovanile che si chiede come mai l’espulsione di Pintacuda arrivi soltanto adesso mentre il gesuita appoggia la Rete da almeno due anni. E se il sindaco di Palermo Aldo Rizzo rifiuta ogni commento su una "faccenda di gesuiti" che sembra non riguardarlo, il coordinatore nazionale dei verdi Aurelio Angelini, palermitano, giudica assolutamente intempestivo il provvedimento di espulsione: "Padre Sorge è salito in cattedra di intolleranza. Mi appare estremamente preoccupante che questa decisione arrivi in un momento nel quale Palermo avrebbe invece bisogno di rinsaldare vecchie e nuove alleanze. Sono - conclude Angelini - ulteriori segnali di frattura del fronte antimafia soprattutto sul piano culturale". Ma c' è chi ritiene giusto l’allontanamento di padre Pintacuda dall' istituto di formazione politica. Rino Nicolosi, democristiano, per cinque anni presidente della Regione Siciliana, prende le difese di Bartolomeo Sorge: "Il livello con cui si è mosso è sempre stato alto, non legato alle convenienze di questo o quel partito. Sorge - aggiunge Rino Nicolosi - ha sempre mantenuto le sue riflessioni su un piano culturale-politico. Altra è la scelta di militare in un partito. Evidentemente si è arrivati al punto di rottura di una comune esperienza che non si è ritrovata più su un piano politico, religioso e culturale". È d’accordo anche il gesuita Enrico Lombardi, direttore della Radio Vaticana. "L' attività di formazione politica dell’istituto ' Arrupe' non può rischiare di essere confusa con l’appoggio esplicito all' uno o all' altro movimento o partito. Da quando Bartolomeo Sorge è stato inviato a Palermo per dirigere il centro di formazione politica - spiega padre Lombardi - i gesuiti già sul posto non hanno mai ricevuto alcuna censura nella propria attività. Padre Pintacuda ha continuato a tenere conferenze, a scrivere libri, a commentare i fatti della politica. Ma questo si può fare se si è al di fuori dei partiti, non quando c' è un coinvolgimento in prima persona". Il caso Ayala-Orlando È polemica anche sulle recenti dichiarazioni di Giuseppe Ayala che alla Festa dell’Unità si è scagliato contro Leoluca Orlando. Per Pietro Folena "è devastante che due persone così importanti per la gente di Palermo, due simboli della nuova Sicilia, si debbano dividere. Finché non costruiremo un fronte comune tra tutti quelli che credono nella liberazione della Sicilia, mafia e sistema di potere potranno dormire sonni tranquilli".

di Lucio Luca - La Repubblica 

 

218.        16 settembre 1992 - mercoledì

OBBEDISCO MA RESTO A PALERMO

di Antonio Ravidà - La Stampa

 

219.        16 settembre 1992 - mercoledì

PINTACUDA LICENZIATO DA RUINI

di Sandro Berettoni - La Stampa

 

220.        16 settembre 1992 - mercoledì

LA RETE DI BERGAMO E LA CATTEDRA TOLTA A PADRE PINTACUDA ALL'ISTITUTO ARRUPE.

L'ECO DI BERGAMO

 

221.        16 settembre 1992 - mercoledì

SORGE SI DIFENDE DALLA VALANGA DI CRITICHE, NOI SIAMO CONTRO OGNI COLLATERALISMO

L’Unità              ALCESTE SANTINI

 

222.        16 settembre 1992 - mercoledì

PINTACUDA "OBBEDISCO AI SUPERIORI

L’Unità 9           LUCIANA DI MAURO

 

223.        16 settembre 1992 - mercoledì

PINTACUDA, PRECISAZIONE CEI

ADNKRONOS

 

224.        17 settembre 1992 – giovedì

FOLCO QUILICI VIAGGIA NEL MONDO DEI GESUITI

Folco Quilici viaggia nel mondo dei gesuiti

In programma stasera su RaiUno la prima delle quattro puntate E IL REGISTA RACCONTA IL PELLEGRINO IGNAZIO IN SECONDA serata, alle 23: da oggi, e per altri due giovedì (mentre l’ultima puntata andrà in onda di venerdì) RaiUno presenta Il rischio e l’obbedienza: quattro puntate di Folco Quilici con la collaborazione alla regia di Marino Maranziana per le prime due puntate, e con Riccardo Grassetti direttore della fotografia. Mentre i laici si sforzano, in mancanza di meglio, di far diventare santi Chiambretti e Funari, i cattolici, che a santi stanno benissimo, ripropongono Ignazio di Loyola e i suoi seguaci, divisi da quattrocentocinquant' anni tra il "rischio" (per esempio di Padre Pintacuda) e “l’obbedienza" (per esempio di Bartolomeo Sorge, che eseguendo evidentemente la volontà del Vaticano, che si è addossata la responsabilità di allontanare Pintacuda dal Centro Studi di Palermo). Padre Giovanni Marchesi, presentando il programma, e ringraziando anche un po' troppo ostentatamente la Rai di Carlo Fuscagni, dice: "Sono sicuro che le quattro puntate avranno dalla loro milioni di telespettatori: tutti non possono che aspettare programmi di qualità come questo". ………

di Anna Maria Mori - La Repubblica

 

 

225.        17 settembre 1992 - giovedì

UN GESUITA CIELLINO PER CIVILTA' CATTOLICA

La Stampa         8          M.TOS.

 

226.        17 settembre 1992 - giovedì

CASO PINTACUDA, RUINI ESTRANEO

Gazzetta del Sud pag. 8

 

227.        17 settembre 1992 - giovedì

RUINI: IO NON C'ENTRO CON IL LICENZIAMENTO DI PADRE PINTACUDA

Il Giornale                     ANNA MARIA GRECO

 

228.        17 settembre 1992 - giovedì

SMENTITA DELLA CEI SUL CASO P. PINTACUDA: NESSUN INTERVENTO DEL CARDINALE RUINI

di Carlo Albertini - IL POPOLO

 

229.        17 settembre 1992 - giovedì

LA VICENDA PINTACUDA LA CONSIGLIO DELLA CEI

La Sicilia CESARE BOLLA

 

230.        17 settembre 1992 - giovedì

PINTACUDA, SMENTITA CEI

L’Unità

 

231.        17 settembre 1992 - giovedì

IL VOTO CATTOLICO? ESISTE ANCORA MA NON AMA FORLANI

di Franca Chiaromonte - L’Unità

 

232.        18 settembre 1992 - venerdì

PADRE PINTACUDA: IMPEGNO ANTIMAFIA ANCHE A COSTO DELLA MORTE

Il Giorno

 

233.        18 settembre 1992 - venerdì

PINTACUDA: UN IMMUTATO IMPEGNO CONTRO COSA NOSTRA

Il Tempo

 

234.        18 settembre 1992 - venerdì

GESUITI? PARLIAMONE

QUIGIOVANI             MARCO BALVETTI

 

235.        18 settembre 1992 - venerdì

Corriere della Sera

 

236.        19 settembre 1992 - sabato

I GESUITI DELL' ISAS OFFRONO UNA CATTEDRA A PADRE PINTACUDA

Gazzetta del Sud

 

237.        19 settembre 1992 - sabato

DIRETTORE DELL' ISAS A PINTACUDA: COLLABORA CON NOI

Giornale di Sicilia

 

238.        19 settembre 1992 - sabato

PINTACUDA SOLLECITATO A COLLABORARE CON L' ISAS

La Sicilia pag. 6

 

239.        20 settembre 1992 - domenica

I GESUITI NON SONO SOLO QUELLI DI VILLA MALTA

Il Giorno

 

240.        20 settembre 1992 - domenica

IL CASO PINTACUDA, IL CANDIDATO AYALA

di Alfio Mastropaolo - Il Manifesto

 

241.        20 settembre 1992 - domenica

MALEDETTA PRIMAVERA

PROSPETTIVE                       SALVATORE GIULIANO

 

242.        22 settembre 1992 - martedì

I VELENI DELL' ANTIMAFIA

C' È UNA dinamica perversa nella storia recente delle risposte sociali, politiche ed istituzionali alla mafia, di cui in questi giorni abbiamo purtroppo avuto una significativa conferma. Nei momenti più alti di coesione dell’impegno contro la mafia, improvvisamente il fronte antimafia incomincia ad essere dilaniato da polemiche devastanti tra coloro che sino al giorno prima avevano operato fianco a fianco, mossi solo dall' obiettivo comune e primario di combattere il regime mafioso. Nel corso dell’ultimo decennio gli esempi di questa dinamica distruttiva sono stati innumerevoli ed hanno variamente toccato le istituzioni, le formazioni sociali, le aggregazioni culturali e gli schieramenti politici. Basti pensare, sul terreno istituzionale, alle ricorrenti stagioni dei veleni …………………….Infine, il padre gesuita Ennio Pintacuda, anche egli uno dei simboli e dei punti di riferimento della "primavera di Palermo", è stato licenziato dall' incarico di insegnamento presso la scuola di formazione politica del "Centro Arrupe", accusato di faziosità per essere troppo vicino alle posizioni della Rete di Orlando. Immediata è stata la reazione degli esponenti della Rete, che hanno a loro volta accusato padre Sorge, diretto superiore di Pintacuda e direttore del Centro Arrupe, di fare politica per conto di una corrente della Dc. Ma come è possibile che i Gesuiti non si siano resi conto che questo atto di intolleranza sarebbe stato vissuto come un allentamento del loro forte impegno contro la mafia? I PROTAGONISTI di queste polemiche sono uomini assolutamente al di sopra di ogni sospetto, che alla lotta alla mafia hanno dedicato la loro esistenza e non temono di mettere a repentaglio la loro vita. Non hanno nulla da spartire con quella "cultura mafiosa" che in tante altre occasioni ha artatamente provocato scontri e divisioni per indebolire il fronte antimafia; anzi, hanno fatto più volte appello alla necessità di una Nuova Resistenza contro il regime mafioso, e Resistenza vuole appunto dire unità di tutte le forze antimafia, accomunate dall' obiettivo minimo e primario di sconfiggere il nemico. Come è possibile che non capiscano che non vi è un’antimafia delle istituzioni ed una di popolo, che non sarà qualche manciata di voti in più alla Rete piuttosto che al Pri, che non saranno Orlando piuttosto che Ayala Sindaco di Palermo, un padre gesuita più vicino alla Rete o a qualche corrente democristiana, a risolvere da soli la lotta alla mafia? Quegli uomini di Palermo, laici e religiosi, che ora si stanno scannando tra loro sono un simbolo antimafia per tutta la nazione. Gli italiani non conoscono e non vogliono conoscere gli arcani dello scontro politico per le prossime elezioni comunali di Palermo, vogliono che quegli uomini continuino la battaglia che li ha visti sino a ieri uniti nel comune intento di sconfiggere la mafia, vogliono rivedere un’aggregazione forte e compatta come fu la primavera di Palermo. Per carità, ne tengano conto, e non deludano le aspettative di milioni di italiani; non vengano meno al loro ruolo fondamentale di punto di riferimento della Resistenza al regime mafioso, di faro democratico e legale, anche per scoraggiare le tentazioni dei disillusi verso la scorciatoia della lotta armata.

di Guido Neppi Modona - La Repubblica

 

243.        22 settembre 1992 - martedì

RESURREZIONE DOPO LA PASSIONE

Tony Zermo - La Sicilia

 

244.        23 settembre 1992 - mercoledì

BARTOLOMEO SORGE: DA LICENZIATO A LICENZIATORE

Adista pag. 5

 

245.        23 settembre 1992 - mercoledì

LEOLUCA ORLANDO: SORGE ATTUA IL VECCHIO SOGNO DI COSSIGA: LICENZIARE PINTACUDA

Adista pag. 5

 

246.        23 settembre 1992 - mercoledì

IL CARDINALE PAPPALARDO RIMANDA I PRETI A SCUOLA: DOCENTI D' ECCEZIONE IL CHIACCHERATO MANNINO E IL GESUITA SORGE

Adista pag. 6

 

247.        23 settembre 1992 - mercoledì

IL CARDINALE PAPPALARDO RIMANDA I PRETI A SCUOLA: DOCENTI D' ECCEZIONE IL CHIACCHERATO MANNINO E IL GESUITA SORGE

Adista pag. 6

 

248.        23 settembre 1992 - mercoledì

VOI SIETE IL SALE DELLA TERRA. I CRISTIANI NEL SOCIALE E NEL POLITICO SECONDO IL CARD. SALDARINI

Adista pag. 6

 

249.        23 settembre 1992 - mercoledì

PINTACUDA: UN CRISTIANO A PALERMO

di Riccardo Orioles - AVVENIMENTI

 

250.        23 settembre 1992 - mercoledì

PADRE PINTACUDA: LA TEMPESTA FINANZIARIA PUO' AGEVOLARE LE COSCHE MAFIOSE

Giornale di Sicilia

 

251.        23 settembre 1992 - mercoledì

PADRE PINTACUDA

Ho appreso con molta amarezza la notizia che Padre Ennio Pintacuda non può più insegnare nella scuola di formazione politica "Centro Arrupe" di Palermo. Questa notizia mi addolora: soffocare una voce è sempre un delitto, oggi ancora di più. In questo momento gravissimo, dopo le stragi che sono state compiute, togliere la parola ad una persona che ha sempre testimoniato apertamente e coraggiosamente per la verità, per la giustizia, per una politica che abbia al centro l’uomo e non l’interesse è un atto riprovevole; appare e temo sia un meschino tentativo di isolare chi già rischia per ciò che pensa e che coerentemente afferma.

Lettera di Cecilia Vettori Livorno - La Repubblica

 

252.        26 settembre 1992 - sabato

LA DC IN BRODO DI GIUGGIOLE PER IL BENSERVITO A PINTACUDA: CHI NON È CON NOI E' FAZIOSO

Adista pag. 11

 

253.        26 settembre 1992 - sabato

LA TEOLOGIA OLTRE IL MODERNO: SEMINARIO DEL CENTRO PER LA RIFORMA DELLA POLITICA A ROSSANO CALABRO

Adista pag. 11

 

254.        26 settembre 1992 - sabato

SUL CASO PINTACUDA TUTTI CONTRO SORGE: TIFARE DC VUOL FORSE DIRE ESSERE AUTONOMI?

Adista pag. 11

 

255.        26 settembre 1992 - sabato

PALERMO, GRUPPO DI CATTOLICI CHIEDE FRANCO DIBATTITO SUL CASO PINTACUDA

La Sicilia

 

256.        27 settembre 1992 - domenica

LA SLAVINA ITALIANA

di Guido Ruotolo - Il Manifesto

 

257.        27 settembre 1992 - domenica

PADRE, LEI È FINITO NELLA RETE

di Sandro Magister - L' ESPRESSO pag. 80, 81

 

258.        27 settembre 1992 - domenica

' LA CRISI RAFFORZA MAFIA E MASSONERIA'

ROMA - Il gesuita Ennio Pintacuda rompe il silenzio che si era imposto all' indomani della decisione di sospensione dall' insegnamento all’istituto di formazione politica Padre Arrupe di Palermo e, in un’intervista al Manifesto, sostiene che oggi il pericolo per la democrazia viene dalla mafia e dalla massoneria. "Per me - dice Pintacuda - il padrone è oggi il gruppo di potere che abbiamo chiamato mafia-massoneria e che possiede pezzi delle istituzioni, della società civile e anche tanto potere economico". Secondo il gesuita "il rischio è che i poteri forti, la mafia e la massoneria, diventino con la crisi sempre più forti. E questa crisi, in assenza di chiarezza, rischia di far stare dall' altra parte della barricata anche le nuove soggettività politiche". Pensa alla Lega di Bossi? "Anche - risponde Pintacuda - ma il problema, ripeto, è che nella crisi rischiano di rafforzarsi mafia e massoneria. Chi è forte diventerà più forte".

La Repubblica

 

259.        27 settembre 1992 - domenica

LA CHIESA FA PENITENZA

Novica

 

260.        27 settembre 1992 - domenica

LICENZIATO PADRE PINTACUDA

di Fabrizio Carrera – Novica pag. 12

 

261.        27 settembre 1992 - domenica

UNA TORMENTATA PAGINA NELLA VITA DEI GESUITI IN SICILIA

Novica

 

262.        27 settembre 1992 - domenica

ALL' ARMI SIAM ONESTI

di Paolo Guzzanti – Panorama pag. 61

 

263.        29 settembre 1992 - martedì

GRUPPO DI CATTOLICI SI SCHIERA A FIANCO DI PINTACUDA

Giornale di Sicilia

 

264.        29 settembre 1992 - martedì

ABBASSO IL REGIME E VIVA LA RIVOLUZIONE

Non credo che si debba enfatizzare la riforma elettorale come valore in sé, astratto dalla ricostruzione dell’intero sistema politico in vista di una nuova democrazia, fondata sulla giustizia sociale, sulla difesa degli emarginati e dei ceti più deboli. Una riforma elettorale che resti nel quadro dell’attuale sistema politico potrebbe al massimo produrre qualche modesto aggiustamento, se non peggiorare ancora le cose. Non esiste oggi in parlamento una aggregazione di forze tale da garantire che la eventuale riforma elettorale si inserisca nel quadro di una democrazia del futuro che superi i limiti della democrazia rappresentativa, formalistica, di stampo liberale, ereditata dalla Rivoluzione francese: un sistema, insomma, che non risponde alla sete di giustizia sociale, in particolare di una giustizia distributiva senza di cui non è possibile fare comunità, gettare le basi di una democrazia effettiva. Compromessi riduttivi Questo parlamento non potrebbe che produrre quindi un compromesso che sarebbe senz' altro riduttivo rispetto alle necessità specifiche di una riforma elettorale inserita nel contesto di una trasformazione complessiva di cui c' è così grande bisogno. Dobbiamo infatti renderci conto che ci troviamo in una fase prerivoluzionaria, nella quale il riformismo non ha più senso. (...) Quando accenno al carattere prerivoluzionario dell’attuale situazione italiana voglio soprattutto sottolineare che siamo ormai oltre la crisi del sistema rappresentativo, oltre la crisi della partitocrazia. Non si può più limitarsi a denunciare lo scollamento fra le istituzioni e la società civile, a discettare sul "sistema politico bloccato", sull' impossibilità dell’alternativa. Dobbiamo allargare il nostro raggio di analisi e di proposta. Ci troviamo infatti in una fase totalmente diversa: siamo al regime. (...) Con questo termine intendo una aggregazione di interessi economico-politici che soffoca la tradizionale rappresentanza politica, soggioga i partiti e distrugge le basi della convivenza democratica, mirando all' affermazione di un potere autoritario. Prevalgono ormai fra le forze dominanti del regime comportamenti di illegalità. (...) Di fronte al regime risalta l’arcaicità delle posizioni di soggetti come il movimento referendario, i "popolari per la riforma" eccetera. Queste forze, portatrici di un progetto importante nel recente passato, si rivelano ora insufficienti a rispondere alle esigenze di una fase prerivoluzionaria. (...) Ma oggi il problema è ben altro: occorre scardinare il fronte degli interessi massonico-mafiosi, il nuovo "blocco storico" che opprime l’Italia. Non c' è più solo il consenso tacito fra poteri dello Stato e interessi criminali, ma un vero e proprio patto che mira ad affermare un progetto autoritario e si nutre di una corruzione non riducibile a mero problema morale, perché sta strangolando la democrazia, la sta riducendo a pura forma. Il contrario della democrazia sostanziale, necessaria a proteggere e a promuovere i soggetti sociali meno protetti. (...) In questo clima politico-culturale restare su posizioni riformiste significa fare la parte degli utili idioti. Significa insomma mettere in sala di rianimazione questo sistema degradato. Credo che questa definizione renda esattamente il carattere del governo Amato: il governo della sala di rianimazione. Il quale mantiene un atteggiamento equivoco rispetto al regime. Ne è allo stesso tempo lontano e vicino. Ciò vale anche per altre forze riformiste, come il Partito repubblicano, o meglio i suoi esponenti che attaccano verbalmente Gelli e la P2 ma allo stesso tempo hanno radicato il loro consenso anche in quegli ambienti; e - quanto a Segni e ai suoi amici - davvero si può dare ancora tempo alla Dc e agli altri partiti perché si autoriformino e rinnovino le istituzioni? O si deve aspettare la nascita di un secondo partito cattolico? Ecco una logica molto pericolosa. Intellettuali sognatori Io non credo in questo subdolo sogno del riformismo, caro soprattutto ad alcuni intellettuali. Deve essere chiaro che il riformismo è da bandire. E' completamente fuori della storia. In questo momento, anzi, esso è il male peggiore, perché vorrebbe concedere i tempi supplementari a un regime moribondo. I teorici del riformismo non si rendono conto che siamo alla vigilia di grandi conflitti sociali. Il fenomeno delle Leghe in Lombardia e in Veneto ne è un segnale importante. C' è un potenziale rivoluzionario nella società civile che prescinde dai leader o dai capi carismatici e che può presto sfuggire al loro controllo. Il popolo delle Leghe si ribella alle ingiustizie del regime, reclama giustizia e verità. (...) Il compito dell’oggi è dunque di aggregare le forze sociali che si oppongono al regime intorno a un modello di valori e a un nuovo progetto adeguato alla fase di emergenza che stiamo vivendo. La parola-chiave di questa fase è trasversalismo: dobbiamo creare aggregazioni che attraversino i soggetti politici attuali, che siano interne ed esterne alle istituzioni. (...) Il movimento rivoluzionario deve operare nella società civile, sfruttando però anche gli strumenti nuovi offerti dal riformismo istituzionale. Naturalmente avendo ben chiaro che essi non rappresentano un valore in sé, non vanno interpretati in senso formalistico, ma come punti di appoggio per la aggregazione del fronte rivoluzionario operante nella società. (...) Mi riferisco in particolare all' elezione diretta del sindaco, che in Sicilia è già diventata legge. Considero questa riforma un grande successo proprio nell' ottica della cultura politica democratica fondata sulla riscoperta della polis, della città come spazio effettivo della politica, come sede del governo della comunità. (...) La Chiesa, e più in generale la cultura di ispirazione cattolica, può assumere un ruolo di punta nel processo di transizione verso la democrazia del futuro. Il mondo cattolico non è certo omogeneo, esprime movimenti molto avanzati, come anche intellettuali tuttora legati a una cultura vecchia, conservatrice o gradualista, che non vuole rinunciare all' idea della rappresentanza politica dei cattolici in quanto tali, all' idea del partito o dei partiti cattolici. Per certi aspetti la Chiesa non è nemmeno immune dalle infiltrazioni dell’aggregazione massonico-mafiosa: Marcinkus non è certo un cavaliere solitario. Ma l’esperienza siciliana di lotta alla mafia dimostra, insieme a tante altre, che la cultura di ispirazione cattolica può essere e deve essere all' avanguardia nella creazione della nuova democrazia, nella promozione dei deboli e degli emarginati, nella difesa della dignità dell’uomo.

di Padre Ennio Pintacuda - La Repubblica

 

265.        30 settembre 1992 - mercoledì

DIGNITA' PER PRODURRE LIBERAZIONE

TESTIMONIANZE    AVVENIMENTI       96        Padre Ennio Pintacuda

 

266.        30 settembre 1992 - mercoledì

LA PRIMAVERA TRADITA

AVVENIMENTI pag. 5

 

267.        30 settembre 1992 - mercoledì

I GESUITI NON VOGLIONO FINIRE NELLA RETE

FAMIGLIA CRISTIANA                    A.BO.

 

268.        30 settembre 1992 - mercoledì

P. PINTACUDA LA CHIESA E LA DC

di Sandro Di Stefano - La Sicilia

 

269.        30 settembre 1992 - mercoledì

Basilea vedi foto con tappa in Germania

 

270.        2 ottobre 1992 - venerdì

P. PINTACUDA, LA PAROLA DI UN UOMO LIBERO

di Patricia Dao - VALLE BORMIDA PULITA pag. 4

 

271.        6 ottobre 1992 - martedì

Corriere della Sera

 

272.        11 ottobre 1992 - domenica

SEGNI, FUNARI E PINTACUDA TRE PERSONAGGI IN UN CICLONE

di Carlo Alberto D' Elia – Novica pag. 11

 

273.        12 ottobre 1992 - lunedì

Udienza di "Processo per i delitti politici a Palermo dal 1979 al 1982" tenuta a Palermo.

Testimonianza P. Ennio Pintacuda.

Tratto da Radio Radicale

 

274.        14 ottobre 1992 - mercoledì

ORLANDO ORA FA I NOMI MA ARRIVANO LE QUERELE

Corriere della Sera         F.N.

 

275.        14 ottobre 1992 - mercoledì

ORLANDO: ECCO CHI TRAMA CON I BOSS

di Antonio Ravidà - La Stampa

 

276.        16 ottobre 1992 - venerdì

LE IDI ITALIANE: IL DELITTO LIMA

Angelo Vullo - La Stampa

 

277.        17 ottobre 1992 - sabato

PADRE PINTACUDA A FALCONARA

IL RESTO DEL CARLINO

 

278.17 ottobre 1992 - sabato

A CONFRONTO CON P.E. PINTACUDA

LA GAZZETTA DI ANCONA

 

279.17 ottobre 1992 - sabato

INCONTRO-DIBATTITO SUL TEMA: PROSPETTIVE DELLA POLITICA IN ITALIA  Invito

MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE.                      Padre Ennio Pintacuda

 

280.17 ottobre 1992 - sabato

Falconara Marittima - ore 18,00

Sala Convegni Hotel Touring di Falconara

Incontro-dibattito sul tema:

Prospettive della politica in Italia.

Con Padre Ennio Pintacuda.

Organizzato dal “Movimento per la Democrazia LA RETE”

 

281.18 ottobre 1992 - domenica

GUAI AI FALSI MOVIMENTI

CORRIERE ADRIATICO

 

282.18 ottobre 1992 - domenica

LA FORZA DELL' ONESTA'

CORRIERERE ADRIATICO LORENZO SCONOCCHINI

 

283.18 ottobre 1992 - domenica

UN GESUITA NELLA RETE

IL RESTO DEL CARLINO

 

284.18 ottobre 1992 - domenica

TUTTO IN COMPAGNIA

L' ESPRESSO              GIAN GIACOMO ROTELLI

 

285.18 ottobre 1992 - domenica

PADRE PINTACUDA: LA NUOVA FRONTIERA DELLA VITA POLITICA

LA GAZZETTA DI ANCONA                      ALFREDO FORNICONI

 

286.18 ottobre 1992 - domenica

HO SCRITTO A PADRE SORGE

Novica

 

287.18 ottobre 1992 - domenica

IL RUOLO DEI RELIGIOSI NELLA CHIESA

Novica   GIUSEPPE TUZZOLINO- GIACOMO RIBAUDO

 

288.21 ottobre 1992 - mercoledì

Corriere della Sera

 

289.22 ottobre 1992 - giovedì

PINTACUDA: RESTA UN OMICIDIO POLITICO

di Antonello Piraneo - La Sicilia pag. 4

 

290.23 ottobre 1992 - venerdì

ANDREOTTI: INVECE DEGLI ASSASSINI STANNO PROCESSANDO LA VITTIMA

di Giorgio Mulè - Giornale di Sicilia

 

291.23 ottobre 1992 - venerdì

ANDREOTTI FURIOSO: STAVOLTA QUERELO

L'Unità              STEFANO DI MICHELE

 

292.        25 ottobre 1992 - domenica

Corriere della Sera

 

293.        26 ottobre 1992 - lunedì

ORLANDO E AYALA, COMIZI BLINDATI

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera

 

294.        26 ottobre 1992 - lunedì

TRA LEOLUCA E ANDREOTTI INTERVENGA SCALFARO

Giuliano Ferrara - Corriere della Sera

 

295.        26 ottobre 1992 - lunedì

ORLANDO: SALVERO' PALERMO

di Natale Conte - Il Giornale

 

296.        27 ottobre 1992 - martedì

PINTACUDA: UN LIBRO DI SOLIDARIETA' PER IL GESUITA

ROMA, 27 OTT. -(ADNKRONOS)- la decisione di escludere padre Pintacuda dall'insegnamento nel centro studi ''Arrupe'' di Palermo ''e' un clamoroso autogol di padre Sorge''. ''dov'è finita tutta quella libertà delle scuole dei gesuiti? questa decisione presa nei confronti di Pintacuda è una vergogna'', sostiene Giampaolo Pansa, condirettore de ''L'Espresso'', in un'intervista che fa parte del libro ''Padre Ennio Pintacuda. Un prete e la politica'', curato da Pierluigi Diaco e Andrea Scrosati e pubblicato in questi giorni dalla casa editrice Bonanno di Acireale. Il libro raccoglie una serie di interviste a noti personaggi politici sulla figura del noto gesuita sostenitore della ''Primavera palermitana'' e padre spirituale di Leoluca Orlando, leader della Rete. solidarietà a Pintacuda viene espressa da Paolo Cabras, vicepresidente della commissione parlamentare antimafia, Alessandro Curzi, direttore del Tg3, e dai parlamentari della Rete Alfredo Galasso, Carmine Mancuso, Diego Novelli e Leoluca Orlando.

(red/as/AdnKronos)

 

297.        28 ottobre 1992 - mercoledì

Corriere della Sera

 

298.        18 novembre 1992 - mercoledì

Presentazione del libro curato da Andrea Scrosati e Pierluigi Diaco.

"Padre Pintacuda, un prete e la politica" – Roma.

Dibattito organizzato da Bonanno Editore e Movimento per la democrazia "La Rete".

Intervenuti: Andrea Scrosati (La Rete), Pierluigi Diaco, Paolo Cabras (DC), Leoluca Orlando (La Rete), Ennio Pintacuda

Tratto da Radio Radicale

 

299.        21 novembre 1992 - sabato

Novara NO !!!

Spoleto vedi foto

 

300.        22 novembre 1992 - domenica

LA RETE GIOCHERA' ANCORA A CARTE COPERTE

di Maria Teresa Meli - Il Giorno pag. 15

 

301.        10 dicembre 1992 - giovedì

San Piero Patti – ore 17,30

Cine-circolo “Il Semaforo”

Tavola Rotonda sul Tema “MAFIA E ISITUZIONI”

Interventi Padre E. Pintacuda, Sandro Di Stefano, A. Ceraolo

 

302.        15 dicembre 1992 - martedì

Corriere della Sera

 

303.        19 dicembre 1992 - sabato

Corriere della Sera

 

304.        22 dicembre 1992 - martedì

LA BANCA D' ITALIA SMASCHERI I MAFIOSI

SARIANO (Rovigo) - Quelli che non si arrendono si stringono in nome della speranza, una domenica pomeriggio, sotto una gelida tenda di un paesino del Polesine, come sotto la capanna di Betlemme. Sono duemila, giovani e vecchi, non riescono neanche ad entrare tutti. Si stringono attorno a Giancarlo Caselli, Antonino Caponnetto, Ennio Pintacuda. Tre simboli del paese pulito. Li ha chiamati, a parlare della pastorale del cardinale Martini, un giovane prete, Don Giuliano Zattarin, che ha fatto di quest' angolo di nebbie "un avamposto sul cammino di liberazione". La gente dice a Caselli che pregherà per lui. Il giudice risponde che andrà a Palermo, a capo della procura, perché crede che una "nuova primavera" è possibile. Perché la speranza porta il nome di Caponnetto. Perché la piovra si può battere se le istituzioni riacquisteranno credibilità e se vincerà la "cultura della vigilanza" e la voglia di non chiudersi in sé stessi. Padre Pintacuda dice che la nomina di Caselli è "un grande dono di Natale" e che "star qui con lui e Caponnetto è un segno inequivocabile di salvezza e di speranza". Ma Caponnetto, il padre del pool antimafia, non nasconde che il cammino è lungo: "Temo che scorrerà ancora molto sangue per le strade di Sicilia". Aggiunge che i giudici non sarebbero mai entrati nel "mondo impermeabile" della mafia senza la rivelazione di Buscetta e Contorno. "Avevamo 280 fascicoli ma non avevamo mai capito dall’interno la struttura dell’associazione". E invita Caselli a scavare. A svelare i misteri di molte casse rurali e artigiane della Sicilia "che la mafia dirige e governa". "La Banca d' Italia non trova il tempo di fare le ispezioni necessarie - accusa Caponnetto - si limita a farne 3-4 l’anno e ogni volta si scoprono covi di mafiosi. Ne facesse 20, ne scoprirebbe 20". Incalza Pintacuda: "La cupola non è più quella di Buscetta, ma è molto più ampia, e il problema non riguarda solo la Sicilia ma tutta l’Italia". Il gesuita parla di collusioni tra i cavalieri del lavoro siciliani e alcune cooperative bolognesi. Poi alza la spada sui partiti: "Non possiamo permettere che Craxi, Forlani e altri dicano di non essere responsabili e che tutte le colpe ricadono sui segretari amministrativi. Aggiunge Pintacuda: "Non serve aspettare il giudizio di un tribunale. Magari di un altro Carnevale...". "Di fronte alla raffica di annullamenti della Cassazione ho provato grande rabbia e vergogna" incalza Caponnetto, che denuncia i "garanti" tra potere mafioso da una parte e potere politico e giudiziario dall' altro: "E' rimasto solo Andreotti a pensare che Lima non svolgesse questo compito" tuona. Il vecchio giudice ricorda Borsellino che "sapeva di andare incontro ad una morte annunciata, forse conosceva anche il giorno dell’esecuzione, e ci è andato come i martiri cristiani andavano al supplizio". Caselli dice che lo Stato poteva vigilare di più, specie nel modo di fare le leggi. "La corruzione - dice - è diventata per qualcuno il modo di far politica. È diventata parte di pezzi consistenti del sistema. Appalti e concorsi truccati, tangenti e abusi edilizi diventano spesso la regola. Se poi si aggiunge un perdonismo sistematico, l’impunità dilaga, l’illegalità si diffonde, e si aprono praterie sterminate per i gruppi criminali, che fanno venir meno il vivere civile". Pintacuda chiama la gente ad alzarsi, a stare con gli occhi aperti. "Contro la mafia la mobilitazione è più difficile - dice Caselli - perché la mafia dà lavoro, crea benessere e consenso, drogati ma li crea, è un intreccio di legale e di illegale, è in collusione con pezzi dello Stato". Quelli della tenda si alzano e applaudono. Padre Pintacuda li invita ad essere "semplici come le colombe ma accorti come i serpenti".

di Roberto Bianchin - La Repubblica

 

305.        22 dicembre 1992 - martedì

Corriere della Sera

 

306.        27 dicembre 1992 - domenica

DALL' UNITA' ALLA TRASVERSALITA' COME OGGI VOTANO I CATTOLICI

Corriere della Sera                     FRANCESCO MARGIOTTA BROGLIO

 

307.        31 dicembre 1992 - giovedì

P. PINTACUDA: FILMIAMO LE DEPOSIZIONI DI CHI ACCUSA

CRONACHE    12        AGI

 

308.        31 dicembre 1992 - giovedì

SCALFARO CONVOCA IL DIRETTORE DEL SISDE

ROMA - Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ha incontrato ieri il direttore del Sisde, Angelo Finocchiaro. Nel corso della visita Scalfaro ha chiesto a Finocchiaro informazioni sul caso del questore Contrada. In particolare, il presidente della Repubblica avrebbe chiesto a Finocchiaro se erano previste altre azioni in queste ultimissime ore. Stasera, infatti, Scalfaro nel discorso di fine anno si soffermerà, a quanto sembra, anche sulla delicata vicenda palermitana. Sempre ieri il presidente della Repubblica aveva incontrato Marco Pannella e Massimo D' Alema con cui si è soffermato sugli stessi temi. Continuano intanto a far discutere le affermazioni rilasciate negli ultimi giorni dal capo della polizia Parisi e dal ministro dell’Interno Nicola Mancino. Una nota di apprezzamento per Parisi arriva da padre Pintacuda che afferma: "Per la stima che ho delle capacità professionali di Parisi, sono molto contento di questa chiarificazione sul caso Contrada contenuta nella lettera pubblicata dal quotidiano La Repubblica". Nel corso di un’intervista Pintacuda ha parlato dell’importanza dei pentiti. Pintacuda ha sostenuto che per una valutazione sui pentiti bisogna partire da Rocco Chinnici, il consigliere istruttore assassinato a Palermo il 28 luglio del 1983. "Chinnici diceva che i veri pentiti di mafia non esistono. Esistono collaboratori...Il pentito è da prendere come qualcuno che ha interesse a non rimanere fedele all' organizzazione. Le loro affermazioni, dunque, vanno verificate affinché ci sia giustizia". Dura invece la Voce Repubblicana sulle affermazioni di Mancino, riferite anche queste all' intervista rilasciata a Repubblica. "Mancino opera una sostanziale correzione, se non proprio una sconfessione, rispetto alle prime dichiarazioni del capo della polizia, Vincenzo Parisi, sul caso Contrada. La “Voce”, inoltre, replica alle espressioni che il ministro ha "riservato" al Pri. "Chiediamo al ministro qual è il sistema contro il quale egli ci accusa di schierarci chiedendo noi di punire severamente un alto funzionario se fosse provato colluso". Per discutere il caso Contrada il 4 gennaio si riunirà l’ufficio di presidenza della commissione parlamentare antimafia.

La Repubblica

 

309.        31 dicembre 1992 - giovedì

SIAMO MALATI DI ACCIDIA

MODENA        11        ANTONIO MASCOLO

 

310.        31 dicembre 1992 - giovedì

C' EST ECRIT SUR LES MURS DE PALERME

PELERIN MAGAZINE         

 

311.        31 dicembre 1992 - giovedì

E SE RIFIORISSE LA PRIMAVERA?

FERDINADO SIRINGO

 

312.        5 gennaio 1993 - martedì

LA SFIDA DEI GESUITI PUNTA AL SUD

di Donatella Trotta - IL MATTINO

 

313.        5 gennaio 1993 - martedì

Dibattito dal titolo "Pippo Fava...nove anni dopo" - Catania Dibattito organizzato da Città insieme.

Intervenuti: Pamela Donadio, Salvatore Resca (sacerdote), Enzo Guarnera (La Rete), Michele Costa (avvocato), Carmine Mancuso (La Rete), Felice Di Figlia (PDS), Agostino Vincenzo, Felice Lima (magistrato), Carlo Palermo (La Rete), Anna Maria Finocchiaro Fidelbo (PDS), Saro Pettinato (VERDI), Ennio Pintacuda, Grazia Giurato, Marzia Finocchiaro, Salvatore Anastasi, Vito Riolo (professore), Maurizio Caruso, Giuseppe Lentini, Leoluca Orlando (La Rete), Claudio Fava (La Rete), Luciano Violante (PDS)

Tratto da pagina web di Radio Radicale

 

314.        6 gennaio 1993 - mercoledì

IN FRONTIERA PER L'ITALIA CHE VERRA'

di Donatella Trotta - IL MATTINO

 

315.        9 gennaio 1993 - sabato

UNA SCUOLA PER INSEGNARE L'EDUCAZIONE ALLA LEGALITA'

di Domenico Fizzuto - La Repubblica

 

316.        9 gennaio 1993 - sabato

Intini: «È solo un attacco politico»

«La sostanza non cambia: è un problema politico». Nel giorno del secondo avviso di garanzia a Craxi, Ugo Intini racconta il cupo inverno del partito e i suoi anni con Bettino.………………..Perché non sono credibili? Il leghismo contesta l'unita nazionale e non può diventare forza di governo un movimento che trae origine da una cultura separatista. La Rete, come ha spiegato su MicroMega il suo ideologo, padre Pintacuda, è contraria a quella che definisce Una «democrazia formale e rappresentativa» e propone una democrazia «panpolitica» che ricorda il komeinismo……………….

di Stefano Di Michele - L'Unità

 

317.        9 gennaio 1993 - sabato

Capoterra Cagliari Sassari verificare giorno

 

318.        10 gennaio 1993 - domenica

SE ANDREOTTI IMITA CICERONE...

La Repubblica               GIANNI BAGET BOZZO

 

319.        10 gennaio 1993 - domenica

IL TEMPO DEL DISGELO

Intervista           L'UNIONE SARDA  9          GIANCARLO GHIRRA

 

320.        14 gennaio 1993 - giovedì

Istituto culture e lingue

antisemitismo

 

321.        15 gennaio 1993 - venerdì

IL GESUITA PINTACUDA IDEOLOGO DELLA RETE PARLE DI ETICA POLITICA E CRISI DEL SISTEMA

LA NUOVA VENEZIA

 

322.        15 gennaio 1993 - venerdì

ORE 9,30 C'E' LEZIONE DI SOLIDARIETA' UMANA E DI CONVIVENZA CIVILE

di Raffaella Catalano - La Sicilia

 

323.        15 gennaio 1993 - venerdì

Allarme bomba

 

324.        15 gennaio 1993 - venerdì

Mestre sala cisl

 

325.        16 gennaio 1993 - sabato

Falso allarme per un attentato a Pintacuda

Corriere della Sera pag. 2

 

326.        16 gennaio 1993 - sabato

«Ce una bomba», allarme per padre Pintacuda

Trovato un ordigno rudimentale vicino al liceo palermitano dove il gesuita insegna. La polizia: «È stata un'intimidazione mafiosa»

Lui a «Italia Radio» ha spiegato: «In città c'è un clima pesante per tutti. Riina? Chissà, forse ci siamo incontrati per strada»

In viale della Regione siciliana l'arresto di Totò Rima e, quasi contemporaneamente, in via Vivaldi, l'allarme che scatta per uno dei simboli della lotta alla mafia: padre Ennio Pintacuda. Una mattinata di tensione ieri a Palermo, con le notizie che si rincorrevano convulsamente da una parte all'altra della città. L'allarme è scattato attorno alle 9,30 quando, dentro i servizi igienici del liceo scientifico Einstein, attiguo all'Istituto linguistico dove insegna il gesuita, un'alunna ha notato una scatola di scarpe al cui interno erano stati collocati quelli che a prima vista sembravano alcuni candelotti di dinamite collegati ad un timer. La ragazza ha dato subito l'allarme, gli uomini della scorta del gesuita sono stati immediatamente avvertiti, gli oltre mille alunni della scuola sono stati fatti uscire dall'edificio e padre Pintacuda, che in quel momento stava facendo lezione dentro un'aula, è stato trasferito in. un luogo sicuro. Quando sono intervenuti gli artificieri della questura, si è compreso però che quell'involucro di cartone ritrovato pochi momenti prima conteneva un falso ordigno, dei pezzi di legno uniti con la cera pongo e collegati con alcuni fili elettrici ad una sveglia. «Una cosa che - comunque non poteva esplodere», dicono i funzionari della Questura che parlano di una possibile intimidazione mafiosa rivolta contro il gesuita. «Un agghiacciante avvertimento», il «preludio di una nuova strage», afferma il Coordinamento antimafia palermitano. Lui, padre Pintacuda, intervistato da Italia Radio proprio nel momento in cui veniva scortato in un luogo segreto, ha ricordato il clima pesante che si respirava a Palermo ieri mattina. «Qualcuno di noi ha avuto un momento particolare - ha affermato il gesuita - bisogna stare molto attenti. Di sicuro c'è un clima di allarme per tutti». Una lunga intervista quella rilasciata al direttore dell’emittente radiofonica, Carmine Fotia. Pintacuda ha parlato della notizia «più importante» per la lotta alla mafia, quella dell'insediamento a Palermo di Giancarlo Caselli, il nuovo procuratore. «Ad essa - ha continuato - si aggiunge, quasi contemporaneamente, quella dell'arresto di Totò Riina». È importante che il boss sia stato «preso vivo», ma «tutti ricordano come è stato individuato Michele Greco, un arresto da capo ormai disarmato». Un arresto che, lascia intendere il gesuita, presenta molte analogie con quello di Riina. «I fatti li conosceremo - aggiunge - quello che c'era di accerchiamento attorno a Riina. Accerchiamento operato forse all'interno stesso delle strutture militari della mafia, accerchiamento: per i pentiti, accerchiamento per le notizie che hanno avuto le forze dell'ordine».

Riina «posato»? Riina consegnatosi spontaneamente ai carabinieri? Sono ipotesi che possono leggersi tra le righe delle affermazioni di Pintacuda. Parla di una «plausibile lettura di una condizione di Riina al di dentro della struttura militare della mafia, non così di vertice, sicura e inattaccabile come lo era prima» e si sofferma poi su possibili «nuove aggregazioni di potere e nuove ricerche di sostegni» di Cosa nostra. Il luogo dove Riina è stato catturato? «La strada più frequentata di Palermo». «Stamattina (ieri ndr) potevamo incontrarci con le macchine, anche con gli sguardi, chissà quante volte è avvenuto, girava così indisturbato...». Complicità delle istituzioni che hanno impedito per anni la cattura di tanti latitanti, quindi? Chiede Fotia. «Queste sono cose che dicevamo da tanto tempo - risponde Pintacuda – fummo additati per questo come giacobini e denigratori anche da Cossiga quando affermammo che la mafia ha il volto delle istituzioni».

In queste settimane, secondo il gesuita, si presenta «uno scenario da Olimpo assaltato:

la richiesta di autorizzazione a procedere per Craxi, la vicenda di Andreotti con l'articolo del New York Times, l'arresto di Riina...Ognuno nel suo spazio, facendo le debite distinzioni, sicuramente erano tutti degli intoccabili». Adesso, però, il rischio si fa più grave: «C'è la possibilità di una reazione di Cosa nostra, lo scontro è molto duro anche perché - torna a ribadire Pintacuda - non si sa cosa significhi Riina preso vivo».

di Ninni Andriolo - L'Unità pag. 5

 

327.        16 gennaio 1993 - sabato

ALLARME BOMBA NELLA SCUOLA DI PINTACUDA MA NELLA SCATOLA SOSPETTA C'ERA SOLA PONGO

Giornale di Sicilia          F.MA.

 

328.        16 gennaio 1993 - sabato

PINTACUDA: ARRESTO IMPORTANTE, MA NON ESALTIAMOCI

Intervista           IL GAZZETTINO                ALDA VANZAN

 

329.        16 gennaio 1993 - sabato

È VERO, IO SONO NEL MIRINO

LA TRIBUNA DI TREVISO              FILIPPO TOSATTO

 

330.        16 gennaio 1993 - sabato

Spinea rete

 

331.        17 gennaio 1993 - domenica

UNA LEZIONE DI VITA PER DEBELLARE LA MAFIA

IL GAZZETTINO DI VENEZIA     

F.S.

 

332.        17 gennaio 1993 - domenica

Scorze

 

333.        21 gennaio 1993 - giovedì

INAUGURAZIONE AULA MAGNA "LIBERO GRASSI"

Invito    SCUOLA MEDIA STATALE G. MACHERIONE-GIARRE

PRESIDE, CARMELO TORRISI

 

334.        23 gennaio 1993 – sabato

PINTACUDA: TANGENTI DA SAGRESTIA

Intervista           GENTE VENETA                MATTEO LAZZARINI

 

23 gennaio 1993 – sabato

PADRE PINTACUDA SU MAFIA E POLITICA

GENTE VENETA

 

335.        24 gennaio 1993 - domenica

THE ANTIMAFI - METROPOLITAN          10         11         12

 

336.        26 gennaio 1993 - martedì

Giarre - Salone del Liceo Scientific "LEONARDO"

Scuola Media Statale "G. MACHERIONE" di Giarre

si presenta il libro di

Pierluigi Diaco e Andrea Scrosati: UN PRETE E LA POLITICA

 

337.        27 gennaio 1993 - mercoledì

IL MONDO CATTOLICO, LA BICAMERALE, PADRE SORGE, LA DC, CRAXI. TUTTI NEL MIRINO DI PADRE PINTACUDA

Adista

 

338.        29 gennaio 1993 - venerdì

IO TI DO' UN RIINA A TE, E TU MI DAI ..

Intervista           L'Europeo       112-113          SANDRO PROVVISIONATO

 

339.        31 gennaio 1993 - domenica

PINTACUDA: SE MI DIRANNOI DI ANDARE, OBBEDIRO'

Avvenire

 

340.        1° febbraio 1993 - lunedì

INCONTRI DI FORMAZIONE

Invito    MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE.

 

341.        9 febbraio 1993 – martedì

VITTORIA

Conferenza Liceo Scientifico con ultime classi.

Pomeriggio a Modica incontro c/o Scuola Servizio Sociale

 

342.        10 febbraio 1993 - mercoledì

Conferenza Aula Consiglio Comunale di Castellammare

Ore 18,30

 

343.        10 febbraio 1993 - mercoledì

PRO E CONTRO LA RETE

EPOCA

 

344.        12 febbraio 1993 - venerdì

COMO

 

345.        13 febbraio 1993 - sabato

PRATO - Parrocchia San Pietro a Mezzana

20,30 Conferenza in Chiesa

 

346.         14 febbraio 1993 - domenica

Padre ENNIO PINTACUDA a Firenze c/o Coop.  Arcobaleno

 

347.        15 febbraio 1993 - lunedì

LA PROPOSTA SEGNI SCUOTE LA DC

La Sicilia 2          GIANLUCA COMIN

 

348.        16 febbraio 1993 – martedì

SIRACUSA

Ore 18,30 – Sala Vermexio - Conferenza

 

349.        17 febbraio 1993 - mercoledì

ENNIO PINTACUDA - EPOCA

 

350.        18 febbraio 1993 - giovedì

È DISGELO IN CASA DC

La Sicilia BARTOLOMEO SORGE

 

351.        19 febbraio 1993 - venerdì

Istituto Pantano Napoli

 

352.        26 febbraio 1993 - venerdì

STUDENTI IN RIVOLTA "VIA PINTACUDA"

di Maria Teresa Conti - La Sicilia

 

353.        28 febbraio 1993 - domenica

Corriere della Sera

 

354.        4 marzo 1993 - giovedì

Scuola Media Statale G. CASTRONOVO – Erice

Dibattito su “Coscienza Civile e lotta alla criminalità mafiosa”

 

355.        5 marzo 1993 - venerdì

Mantova

 

356.        6 marzo 1993 - sabato

Desio

357.

 

358.        6 marzo 1993 - sabato

LA POLITICA DI PINTACUDA

GAZZETTA DI MANTOVA             BNICOLA CORRADINI

 

359.        6 marzo 1993 - sabato

SORGE: I PARTITI DOPO TANGENTOPOLI, VEDO UNA ITALIA CON SOLI TRE POLI

Intervista di Giovanni Chiappisi - Giornale di Sicilia

 

360.        7 marzo 1993 - domenica

INCONTRO PUBBLICO SUL TEMA "ETICA E POLITICA"

Invito    MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA, LA RETE- BRESCIA

Padre Ennio Pintacuda

 

361.        7 marzo 1993 - domenica

Brescia

Movimento per la Democrazia La Rete Brescia domenica 7 marzo 1993|

BRESCIA ore 10,30 Centro Sociale Via Gasazza incontro pubblico sul tema "ETICA E POLITICA" interverrà Padre Ennio Pintacuda

 

362.        9 marzo 1993 - martedì

AUGURI

 

363.        10 marzo 1993 - mercoledì

P. Ennio Pintacuda a Ragusa – Liceo Classico Umberto I

Recital e dibattito con:

padre Ennio Pintacuda, Luca Antonelli, Teddy Russino, Giorgio Cilia, Giorgio Massari, Riccardo, Salvatore Occhipinti.

 

364.        12 marzo 1993 – venerdì

Padova – Sala Gran Guardia

Conferenza - Presentano Carla Rondine e Paolo Bertezzolo

 

365.        13 marzo 1993 – sabato

Legnago

Incontro con gli studenti dell’Istituto Tecnico per Geometri

 

366.        14 marzo 1993 – domenica

INCONTRO DIBATTITO CON P.E. PINTACUDA- SEN. CARMINE MANCUSO

Invito    MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA LA RETE

 

367.        14 marzo 1993 – domenica

Villafranca di Verona

ORE 10.30 Auditorium Comunale (Via Rizzini Villafranca Vr

INCONTRO DIBATTITO con: Padre Ennio Pintacuda- SEN. Carmine Mancuso

MODERATORE: Maurizio De Luca Direttore MATTINO di Padova Padre Ennio Pintacuda Gesuita, insigne studioso di teolog1a, da sempre impegnato lotta contro la MAFIA, Orlando, della "PRIMAVERA di PALERMO”. Ne ispiratore ed artefice, insieme con Leol Carmine Mancus (Senatore delLa Rete E' stato Ispettore di Polizia a Palermo e trai fondatori (SIULP). E' stato anche Presidente Sindacato del COORDINAMEANTIMAF IA di PALERMO Con 1'occasione verrà presentato il libro Pintacuda sull'esperienza di Pa"UN PRETE E LA POLITICA" di A. Scrosati e P.L. Diaco

 

368.        17 marzo 1993 - mercoledì

Corriere della Sera

 

369.        18 marzo 1993 - giovedì

E CON TANGENTOPOLI IL PARROCO FA IL PIENO

SARIANO - Il paese è quasi introvabile sulle carte geografiche, sperduto al centro di quella sterminata tavola piatta che è il Polesine, con le strade che tagliano la pianura calva e polverosa come righe tirate sulla lavagna, lembo d' Italia dimenticato. Il bar, la scuola materna, la chiesa: è tutto qua, Sariano. Non c' è neppure il municipio: per quello bisogna andare a Trecenta. Don Giuliano Zatterin, 46 anni, è arrivato qui nell' ottobre scorso, con nella valigia la nomina a parroco e nella testa tante idee e tutte molto chiare. La prima: un buon prete mica può limitarsi a parlare della Madonna e dei santi, in questa Italia in stato confusionale da tangenti. Sotto il tendone. Così, non ha perso tempo, don Giuliano. Si è procurato un bel tendone tipo feste dell’Unità, l’ha montato in faccia alla chiesa, poi si è attaccato al telefono e ha chiamato qualche vecchio amico magistrato. Sotto Natale, a Sariano si sono presentati padre Pintacuda e il neo-procuratore di Palermo, Giancarlo Caselli. Domenica 24 gennaio, col freddo che spezzava le ossa, alle tre del pomeriggio, sotto il tendone si sono ritrovati i giudici veneziani Casson e Salvarani insieme al direttore del Mattino di Padova, De Luca. Loro tre a discutere di Tangentopoli, una folla mai vista ad ascoltare. Sariano conta più o meno cinquecento abitanti, quel giorno erano almeno altrettanti a non volersi perdere una sillaba, con intere comitive calate un po' da tutta la provincia di Rovigo e anche da fuori. Una settimana più tardi, don Giuliano ha fatto il bis. Ospiti, questa volta, il giudice Gherardo Colombo e un altro magistrato milanese, Armando Spataro. E la moltitudine, lì nella piazza del paese, è cresciuta ancora, tanto che, per permettere a tutti di assistere all' incontro è stato necessario rimuovere le pareti del tendone. Così è andata anche nelle domeniche successive, quando a Sariano sono comparsi Caponnetto e i giudici Borraccetti e Papalia, il Di Pietro veronese, Leoluca Orlando e Michele Serra. A quel punto, i parroci dei paesi vicini hanno cominciato a preoccuparsi: troppi posti vuoti alle loro messe domenicali, troppi i fedeli che prendevano la strada di Sariano e di quel prete tanto intraprendente. Hanno preso carta e penna, i colleghi di don Giuliano, e hanno scritto al loro vescovo, lamentandosi non poco per l’inaspettata concorrenza. Ma sono stati costretti a battere in ritirata. Seduto al tavolo della casa parrocchiale, ora don Giuliano sgrana gli occhi e sorride: "I preti che protestano lo fanno perché hanno paura di non poter più manovrare come hanno sempre fatto. Anche la Dc adesso ha paura di perdere voti, qui". Domenica scorsa, appena letto sul giornale cosa bolliva nella pentola del governo per Mani pulite, il parroco di Sariano ha chiamato il suo amico Gherardo Colombo: "Gli ho detto: dai Gherardo, vieni che facciamo un altro dibattito e lo intitoliamo ' Onore ai giudici, disonore ai politici' ". Alla messa, don Giuliano invita sempre i suoi parrocchiani a pregare per i magistrati, "perché i preti devono ricordarsi sempre di essere anche cittadini". E, ragiona, devono farlo soprattutto in questo Veneto che per troppi anni ha preferito non vedere e non sapere, tirando a campare: "Qui una certa educazione cattolica ha giocato un ruolo negativo, tante parrocchie hanno avuto grossi interessi, tanti preti, sia pure in buona fede, si sono installati in un certo sistema, per avere i soldi per la chiesa, per la canonica". Mica le manda a dire, don Giuliano Zatterin, e se qualcuno non gradisce fatti suoi: a Rovigo, in curia, a quegli altri parroci che si lagnavano, "hanno risposto che se avevano dei problemi ne dovevano discutere con me. Anche loro si accorgeranno che non si può più puntellare un sistema assurdo". Quel serbatoio di voti e clientele. Davvero sorprendente incontrare questo sacerdote in maglione blu e polo acquamarina nel ventre più profondo della regione-feudo della Democrazia cristiana dei Bisaglia, Rumor e Bernini, in quello che solo pochi anni or sono sembrava l’inesauribile serbatoio di voti e clientele del potere bianco. E ancora più sorprendenti sono le folle che ogni domenica, all’ora della partita, si incolonnano verso il suo tendone. Ma per lui, per don Giuliano, non c' è nulla di strano, nulla di cui stupirsi: "Chi viene in parrocchia dovrebbe anche avere una grossa coscienza civile. E la parrocchia deve essere di tutti, non solo dei democristiani o del prete". Proprio una bella mina vagante, per i diccì di queste parti, il buon don Giuliano Zatterin: "Questa veneta è una classe politica gretta e questo denota un’educazione religiosa non vera". I guai sono solo all’inizio, visto che quel tendone piantato nel Polesine come una spina nel fianco dei politici veneti continuerà a sfornare dibattiti come pezzi di pane.

di Franco Vernice - La Repubblica

 

370.        20 marzo 1993 - sabato

E RUFFINI DISSE: MAFIA? COS' È UN SAPONE?

di Natalia Augias - L’INDIPENDENTE pag. 3

 

371.        23 marzo 1993 - martedì

UN GESUITA GLI HA DETTO: CONFESSA

NAPOLI - "Vito? Non ho partecipato a nessun titolo al suo pentimento o alla sua confessione. Non è mia neanche la foto pubblicata sui giornali". Ha smentito prontamente, don Carmelo Russo, il gesuita che, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe guidato la decisione dell’onorevole Vito di raccontare tutte le sue malefatte e farla finita con la politica dalle mani sporche. Ha smentito, con queste poche parole, lapidario, secondo il cliché con il quale quasi tutti coloro che lo conoscono lo dipingono: "E' uomo che parla molto poco". Ha smentito, Don Russo. Ma non è riuscito ad allontanare l’attenzione dall' istituto che dirige. Istituto Pontano: scuola media, liceo classico e scientifico, dieci gesuiti a reggerlo, circa 800 alunni………... Qualche tempo fa al Pontano è venuto anche padre Pintacuda, a suggellare quasi una nuova intesa con il mondo laico napoletano, rappresentato in quella occasione dalla co-presenza di Gerardo Marotta, direttore dell’istituto di studi filosofici.

di Roberto Fuccillo - La Repubblica

 

372.        25 marzo 1993 - giovedì

V CONVEGNO INTERNAZIONALE: L’EDUCAZIONE ALLA PACE

Invito    ASS.PEDAGOGICA ITALIANA     PRES. PROF. BRUNO FICILI

 

373.        25 marzo 1993 - giovedì

PADRE SORGE: CRISI RAPIDA, RINNOVAMENTO LENTO

Corriere della Sera         PAOLO CONTI

 

374.        25 marzo 1993 - giovedì

Priolo

 

375.        28 marzo 1993 - domenica

I NIPOTINI DI PADRE PINTACUDA

di Giampaolo Pansa - ESPRESSO

 

376.        31 marzo 1993 - mercoledì

SEGNI: NON VOGLIO FARE UNA ALTRA DC

Intervista           Corriere della Sera

 

377.        31 marzo 1993 - mercoledì

E SORGE: ATTENTO A NON CREARE UN PARTITINO - BIS COME ORLANDO

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera

 

378.        31 marzo 1993 - mercoledì

SEGNI: NON VOGLIO FARE UNA ALTRA DC

Intervista           Corriere della Sera

 

379.        2 aprile 1993 - venerdì

ORA PAGANO I NEMICI DI MORO

Intervista           La Sicilia         ANTONELLO PIRANEO

 

380.        4 aprile 1993 - domenica

RIZZO A PINTACUDA: LE RIVELAZIONI DI VITALE NON FURONO INSABBIATE

Giornale di Sicilia

 

381.        4 aprile 1993 - domenica

CARO ANDREOTTI 

Il Giornale         INDRO MONTANELLI

 

382.        4 aprile 1993 - domenica

ZIO GIULIO SI DIFENDE. RETROSCENA DI UN' ISTRUTTORIA

IL MATTINO

 

383.        4 aprile 1993 - domenica

A LEZIONE DA PINTACUDA

L'ESPRESSO    C.M.

 

384.        5 aprile 1993 - aprile

ANDREOTTI: QUEI GIUDICI MI FANNO PAURA

Corriere della Sera         GIANLUIGI DA ROLD

 

385.        8 aprile 1993 - giovedì

PARADOSSO MAFIA

Quando verrà scritta la storia di questi anni, le parole non basteranno perché avremo sempre impresse nella memoria le immagini che hanno segnato il 1992: gli assassini di Giovanni Falcone, di sua moglie e degli uomini che lo proteggevano, gli assassini di Borsellino e della sua scorta. Fatti tremendi che hanno inciso col sangue la storia italiana, tracciando un percorso profondo, non cancellabile. Cosa Nostra aveva ucciso non solo uomini onesti e capaci ma i simboli di una guerra senza tregua. Tuttavia, se le stragi avevano ridotto al lumicino la già precaria fiducia nelle istituzioni e nei partiti, ugualmente avveniva qualcosa di imprevisto, di miracoloso: nella gente cresceva il rifiuto e il disgusto verso la mafia, la rivolta morale prendeva corpo. Da Palermo salì un corale "basta" (come dimenticare la chiesa sconvolta dalle grida dei poliziotti e dei parenti delle vittime), basta con gli assassini, con i conniventi, con l’omertà. Durante quei momenti tragici prese corpo un’idea forte, riassunta nello slogan "Nuova Resistenza". Inventore Nando Dalla Chiesa, parlamentare della Rete "orlandiana" e ora tra i candidati della rinascita di Milano, città frantumata dalle vicende di Tangentopoli. Dalla Chiesa si racconta al giornalista Pietro Calderoni in Milano Palermo, La Nuova Resistenza (Baldini & Castoldi, 159 pagine, 20 mila lire), un libro denso, polemico, provocatorio, come altri testi firmati dal professore di sociologia e fondatore della rivista politica Società civile. ………Dalla Chiesa le ricorda puntigliosamente e prende di petto alcuni quotidiani (dal Corriere della Sera, al Giorno, al Giornale di Sicilia) e alcuni giornalisti che indicavano Orlando, Dalla Chiesa, padre Pintacuda, come populisti, demagoghi, avventuristi. Dalla Chiesa lo fa per vendetta? Non sembra. Forse vuole ricordarci, semmai ve ne fosse bisogno, che il sistema dei partiti (che in Sicilia sconfina nel malaffare, nel crimine), ha goduto di impunità. È innegabile che gran parte della stampa italiana si sia comportata verso il Potere come la classe che canta in coro le lodi dell’amato direttore. Quanti giornalisti cortigiani hanno osannato e pompato il Potere; oggi, magari, sono tra i primi a strombazzare contro chi ha mal governato l’Italia. …………

di Guglielmo Pepe - La Repubblica

 

386.        14 aprile 1993 - mercoledì

ORLANDO NELLA RETE DEI SOSPETTI

ROMA - Le "trame" di Orlando, le "manovre" di Orlando, le "profezie" di Orlando - che ha previsto in anticipo gli avvisi di garanzia ad Andreotti, a Martelli, al fratello di De Mita -, i "massacri orchestrati" da Orlando... È quasi un bersaglio obbligatorio, ormai: il leader della Rete viene dipinto, giorno dopo giorno, come una sorta di novello Grande Vecchio che ispira e dirige le accuse dei pentiti e le inchieste della magistratura. Lo ha detto Andreotti dagli schermi di tutte le tv pubbliche e private, lo ha detto Craxi - che di fronte alla Giunta per le autorizzazioni a procedere ha parlato di un "complotto" contro di lui organizzato da esponenti della Rete - lo ha detto e ripetuto a gran voce negli ultimi tre giorni Martelli. Quasi un coro, tutto composto da uomini che sono stati esponenti di punta del sistema politico al tramonto e che oggi si ritrovano con l’ingombrante marchio di "inquisiti". Eppure, a quel coro ora si aggiunge una voce del tutto diversa: quella di Umberto Bossi, ………….Ma è proprio Bossi a sparare la bordata più violenta, l’accusa più infamante: "Orlando è oggettivamente un mafioso", ha dichiarato il leader della Lega al Giornale. Un' accusa che non si basa su fatti specifici ma che è frutto di un ragionamento a tavolino. …………"La Lega - argomenta Bossi con La Rete potrebbe servire allo scopo. D' altra parte il pentito Messina, se non mi sbaglio, ha tirato in ballo frequentazioni sospette di Orlando". Il "sospetto". Quello stesso "sospetto" che - secondo il gesuita Ennio Pintacuda, padre spirituale ed ispiratore di Orlando - "è l’anticamera della verità". Bossi ne ha anche per lui. Perché Orlando sa sempre tante cose? chiede. Perché riesce a prevedere le mosse di pentiti e giudici? La risposta, secondo il leader della Lega, non sta tanto nelle frequentazioni coi servizi che qualcuno degli inquisiti ha ipotizzato, quanto negli stretti legami coi gesuiti: "Forse quelle informazioni che ha sempre due giorni prima degli altri - afferma - potrebbe anche intuirle, soprattutto se ad aiutarlo arrivassero i suoi collegamenti coi gesuiti. Sono gente, quelli, che combina gran pastrocchi. E forse non è un caso se qualche nazione, nei secoli scorsi, li ha cacciati fuori". Bossi va giù pesante……

di Loredana Bartoletti - La Repubblica

 

387.        15 aprile 1993 - giovedì

E AL PRODE ORLANDO TOLSERO L'ELMO E MISERO LA COPPOLA

Il Giorno                       FRANCESCO LUNA

 

388.        16 aprile 1993 - venerdì

FERRI ELETTO PORTAVOCE PSDI. È PARTITA LA CORSA PER SUCCEDERE A VIZZINI

IL MESSAGGERO

 

389.        18 aprile 1993 - domenica

RETE DI CONGIURA

Intervista           Panorama        44-45   STAFANO BRUSADELLI

 

390.        19 aprile 1993 - lunedì

Corriere della Sera

 

391.        20 aprile 1993 - martedì

LA GRAN VOGLIA DI CAMBIARE...

BISOGNA andarci cauti, molto cauti a esortare i cittadini a ' andare al mare quando vogliono andare a votare, o a votare no quando, all' evidenza, vogliono votare sì. Può accadere che il sessantun per cento dei simpatizzanti della Rete votino sì e non il no raccomandato con incomprensibile funambolismo da Leoluca Orlando e dal suo stratega, padre Pintacuda; e parimenti il quarantasette per cento dei missini, il cinquantasette di Rifondazione comunista e l’ottanta dei verdi che meriterebbero davvero una direzione meno preoccupata di mantenere qualche poltrona in Parlamento. È SINGOLARE che nella circostanza questi partitini che si dicono in continuazione per il mutamento, per la fine dell’odiato regime, abbiano seguito una logica partitica, conservatrice, ancora basata sulla separazione fra gli interessi del partito e quelli del paese, fra la conservazione del potere dei partiti e il rinnovamento del paese che ha ucciso il regime.

di Giorgio Bocca - La Repubblica

 

392.        21 aprile 1993 - mercoledì

LA RIVOLUZIONE ITALIANA

EUGENIO Scalfari ha scritto ieri che il travolgente Sì del referendum è ' diventato l’elemento fondante di una nuova nazione. Credo che valga la pena di tornare su questo concetto. In Italia, infatti, sta succedendo qualcosa di veramente straordinario che oltrepassa l’orizzonte della cronaca. Per la prima volta nella storia una rivoluzione del sistema politico viene guidata dai cittadini, pacificamente, con il loro semplice voto. Non è un evento da poco: anche per la storia d' Europa. ……………………È inutile dunque attardarsi in discussioni postume. L' Internazionale socialista, ad esempio, è già un reperto da museo delle cere. Cosa è vecchio e cosa è nuovo lo decideranno i fatti non gli auto-proclami. Ne sa qualcosa Leoluca Orlando, partito con mille trombe verso Gerico, per superare le appartenenze, e finito per sgranare, assieme ad un antico gesuita, il solito rosario di machiavellismi. Se Dio vuole, la scienza politica moderna è già oltre Machiavelli. Figuriamoci se non è oltre padre Pintacuda. ………………………

di Ferdinando Adornato - La Repubblica

 

393.        21 aprile 1993 - mercoledì

Corriere della Sera

 

394.        22 aprile 1993 - giovedì

ORLANDO CONTRO TUTTI ALLA RICONQUISTA DELLA SUA PALERMO

PALERMO Mandato giù il boccone amaro della sconfitta del 18 aprile, Leoluca Orlando serra le file del suo esercito. Non c' è tempo per prendere respiro. A Palermo c' è una nuova campagna elettorale alle porte. Per l'elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale, si vota in autunno, probabilmente il 7 novembre, come ha anticipato il presidente della Regione Giuseppe Campione che lunedì, firmato il decreto di scioglimento di un consiglio che ha tentato fino alla fine di sopravvivere a sé stesso, ha insediato a Palazzo delle Aquile il commissario straordinario Vittorio Piraneo. ………………………………Replica Pippo Russo, coordinatore regionale della Rete. "In Sicilia il voto si è discostato dalla media nazionale perché proprio in Sicilia la volontà di cambiamento è in atto da tempo, ma non si intende far gestire questo cambiamento dal sistema partitocratico". Chi guardava con curiosità al voto dei quartieri di mafia è rimasto deluso. Nessun dato omogeneo. Le cosche non sembrano essersi interessate più di tanto al referendum. Sia a Ciaculli sia a Croceverde Giardini hanno vinto i sì con un discreto scarto. Nessuna sorpresa neanche a Corleone. Unica eccezione in Italia, i no hanno vinto solo ad Isola Delle Femmine e a Prizzi, il paese di Padre Ennio Pintacuda.

di A.Z. - La Repubblica

 

395.        23 aprile 1993 - venerdì

VIVERE LA LEGALITA' NEI GESTI QUOTIDIANI

Invito    LIONS CLUB NOLA "GIORDANO BRUNO"

PRES.PRESIDE PAOLO ALLOCCA

 

396.        23 aprile 1993 - venerdì

Nola

 

397.        24 aprile 1993 - sabato

EDUCARE ALLA LEGALITA'         

Invito    MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA LA RETE

 

398.        24 aprile 1993 - sabato

S. Maria a Vico

MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA LA RETE"

Laboratorio di formazione politica EDUCARE ALLA LEGALITA Ne parliamo con: Padre ENNIO PINTACUDA S. Maria a Vico, - sabato 24 aprile 1993, ore 17.30 Scuola Elementare "G. Leopardi" - Piazza Roma Siamo lieti di invitarLa a questo seminario-dibattito che riteniamo utile alla crescita morale e civile dei cittadini di S. Maria a Vico.

 

399.        25 aprile 1993 - domenica

PADRE SORGE PROMUOVE SEGNI E BOCCIA ANDREOTTI E DE MITA

Il Giornale

 

400.        25 aprile 1993 - domenica

PINTACUDA RICORDA FALCONE E BORSELLINO

IL MATTINO   ALESSANDRO CROCETTA

 

401.        25 aprile 1993 - domenica

San Giorgio a Cremano

 

402.        30 aprile 1993 - venerdì

VOTO DI SCAMBIO, LA RETE ACCUSA MA SENZA PROVE

Il Tempo

 

403.        30 aprile 1993 - venerdì

Seregno

 

404.        1° maggio 1993 - sabato

IL GESUITA PADRE SORGE SCEGLIE IL TRAGHETTO DI ROSY BINDI

 

405.        1° maggio 1993 - sabato

FIERA DEL LIBRO NEL CASTELLO DI BELGIOIOSO

 

406.        2 maggio 1993 - domenica

Reggio Calabria

Manifestazione nazionale contro la mafia, indetta dai circoli Società Civile ed ARCI e dai giornali "L'Alba", "Avvenimenti" e "I Siciliani": "Un fiore per non dimenticare""

Interventi: Paolo Turturro (sacerdote), Adriana Musella, Emilia Bonsignore, Walter Aversa, Agostino, Scopelliti, Manlio Mele (La Rete), Giuseppe De Santis (CGIL), Iole Caruti (PRC), Angela Locanto, Girolamo Tripodi (PRC), Ennio Pintacuda, Vincenzo Macrì (magistrato), Renato Meduri (MSI), Pasquale Scrivo (avvocato).

Tratto da pagina web di Radio Radicale

407.        3 maggio 1993 - lunedì

Corriere della Sera

 

408.        4 maggio 1993- martedì

QUANDO LA RETE PARLA SENZA RETE E .. CADE

 Il Tempo

 

409.        7 maggio 1993 - venerdì

DIBATTITO CON PINTACUDA SU "MORALE E POLITICA"

IL CENTRO pag. 19

 

410.        8 maggio 1993 - sabato

LA CHIESA NEMICA DELLA MAFIA

Il Giornale         9          ANNA MARIA GRECO

 

411.        8 maggio 1993 - sabato

Corriere della Sera

 

412.        8 maggio 1993 - sabato

Palazzo farnese

Ortona

Ari

 

413.        9 maggio

Cesena

 

414.        15 maggio 1993 - sabato

UN LIBRO RACCONTA LA STORIA DELLA RETE

L’INDIPENDENTE

 

415.        16 maggio 1993 - domenica

MARTINAZZOLI: NON STRATTONATEMI

Corriere della Sera         GIANLUIGI DA ROLD

 

416.        19 maggio 1993 - mercoledì

Corriere della Sera

 

417.        20 maggio 1993 - giovedì

SANTORO E COSTANZO RICORDANO FALCONE E LE VITTIME DI MAFIA

GIOVANNI ha donato, e seguita a donare a tutti, tanta speranza". Così Antonino Caponnetto ricorda Giovanni Falcone ad un anno di distanza dalla strage di Capaci. La sua testimonianza viene presentata a Sicilia sette, il settimanale della redazione siciliana della Rai in onda alle 14.50 su RaiTre, dedicato all' anniversario della strage di Capaci. Tra gli ospiti, Maria Falcone, il procuratore di Palermo, Giancarlo Caselli, e i sostituti Morvillo e Natoli. Il rosso e il nero e il Maurizio Costanzo show si uniscono per ricordare Giovanni Falcone, in una lunga serata dedicata alla mafia. Si comincia su RaiTre, alle 20.30, con Michele Santoro, che ospita Marco Pannella, Achille Occhetto, Claudio Martelli, il questore Antonio Manganelli, vicecapo del servizio centrale operativo della polizia, già collaboratore di Falcone, Saveria Antiochia, madre dell’agente ucciso dalla mafia con il commissario Cassarà. Sono previsti collegamenti con Capaci, con via D' Amelio e con la fabbrica di Libero Grassi, che verrà aperta, e riprenderà la sua attività dopo mesi di difficoltà, grazie alla tenacia di Pina Grassi e dei figli. Collegato da Palermo ci sarà anche padre Ennio Pintacuda. Saranno i minatori delle miniere del Sulcis di Iglesias a far sentire per primi la voce delle loro sirene, cui risponderanno altre sirene di molte fabbriche italiane, e le cinque campane della Comunità Incontro di Don Gelmini. Sarà questo il ' testimone' sonoro tra Il rosso e il nero e il Maurizio Costanzo show, su Canale 5. Da Costanzo saranno presenti il ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Conso, il ministro degli Interni Nicola Mancino, il presidente della Commissione antimafia Luciano Violante, Giuseppe Ayala, Clemente Mastella, l’ex sindaco di Palermo Elda Pucci, e i giornalisti Giuseppe D' Avanzo, Francesco La Licata e Claire Sterling. Con loro, le vedove e gli orfani degli agenti di scorta di Falcone e Borsellino. Anche il Costanzo show suonerà le sue campane, quelle di Paisà di Rossellini, e ospiterà, nello spazio antistante il Teatro Parioli, l’albero Falcone. Dalle 23.15, per un quarto d' ora, rimarranno collegate con Costanzo, in segno di solidarietà, le 85 emittenti del circuito Cinquestelle, di Odeon tv e di Italia 7, e anche ' Tg2 Pegaso'.

La Repubblica

 

418.        20 maggio 1993 - giovedì

"Il Rosso e il Nero" trasmissione di RAI 3 realizzata da Michele Santoro in collegamento con la trasmissione "Costanzo Show" di Maurizio Costanzo

Tratto da pagina web di Radio Radicale

 

419.        22 maggio 1993 - sabato

COSSIGA A SORGE: HAI SEMPRE IL VIZIO DI STRAPARLARE

Giornale di Sicilia

 

420.        22 maggio 1993 - sabato

COSSIGA: PADRE SORGE NON PERDE IL VIZIO DI STRAPARLARE

IL MESSAGGERO

 

421.        22 maggio 1993 - sabato

Prizzi: Commemorazione di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani nel primo anniversario della strage di Capaci

Il Guado pag. 121

 

422.        24 maggio 1993 - lunedì

NOI NON SIAMO EROI DA FILM

La Stampa         PAOLO GUZZANTI

 

423.        24 maggio 1993 - lunedì

Corriere della Sera

 

424.        25 maggio 1993 - martedì

CAMBIARE SI PUO'

La Sicilia MARIA AUSILIA BOEMI

 

425.        29 maggio 1993 - sabato

Castelfranco Veneto

 

426.        30 maggio 1993 - domenica

PADRE PINTACUDA UNA GIORNATA CON I GIOVANI

LA TRIBUNA DI TREVISO              C.G.

 

427.        30 maggio 1993 - domenica

Sariano

 

428.        31 maggio 1993 - lunedì

PINTACUDA: PER LA CHIESA ORA È IL TEMPO DEL CORAGGIO

IL MATTINO DI PADOVA

 

429.        1° giugno 1993 – martedì

I VOLTI DELL' ITALIA CHE NON SI ARRENDE

IL PAESE DEI GIUSTI         

 

430.        1° giugno 1993 – martedì

Catania? Floridia? Associazione Agorà

 

431.        3 giugno 1993 - giovedì

Corriere della Sera

 

432.        4 giugno 1993 - venerdì

Foggia Manfredonia?

 

433.        6 giugno 1993 - domenica

RIFLESSIONI SU ETICA E POLITICA

Invito    CLUB L' ALTRA ITALIA- LUCERA           Padre Ennio Pintacuda

 

434.        6 giugno 1993 - domenica

Club L'ALTRITALIA – Lucera

alle ore 11,000 Sala Convegno Padri Giuseppini LUCERA c/o Opera San Giuseppe Via G. Bruno, 3 organizza un incontro - dibattito con Padre Ennio Pintacuda argomento: Riflessioni su Etica Politica 99 9«E una nuova cultura politica che bisogna scoprire, quella cultura che ha permesso di farle

rivivere, nei periodi difficili della storia, le ragioni di quella solidarietà nella convivenza civile che sorreggono il modello ideale di una città governata a misura d'uomo.

La cittadinanza è invitata a partecipare

 

435.        6 giugno 1993 - domenica

Bari Molfetta?

Mimmo Favuzzi

 

436.        8 giugno 1993 – martedì

GRAMMICHELE

Salone Parrocchia Madonna di Lourdes

 

437.        9 giugno 1993 – mercoledì

REGALBUTO

17,30 incontro Scuola conclusione Corso sulla droga.

Tema: Mafia in Sicilia e ruolo dell’informazione

 

438.        10 giugno 1993 - giovedì

DOPO IL 6 GIUGNO LA CEI CI RIPENSA?

ROMA - Cresce il malcontento tra i vescovi italiani sul "fallimento" dell’unità politica dei cattolici, la "formula" filodemocristiana tanto cara al cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei. Il risultato del voto del 6 giugno, che oltre a punire severamente i partiti di governo come la Dc e il Psi, ha bocciato anche la linea politica ruiniana, prossimamente potrebbe essere analizzato dal "parlamentino" episcopale. Richieste in tal senso starebbero arrivando alla Cei specialmente da parte di quei vescovi titolari di diocesi dove si è votato la settimana scorsa. Lo ha rivelato ieri a Roma il vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi. ……………………………Tra i più significativi, quello della curia vescovile di Milano, retta dal cardinal Carlo Maria Martini. L' editoriale del settimanale diocesano milanese, Il nostro tempo, scrive che "bisogna prendere atto che a Milano una stagione, anche esaltante, della politica si è conclusa". Ed avverte che è "doveroso ripetere che il voto va rispettato e compreso", a partire "dalla voglia di nuovo alimentata da Tangentopoli". "La Dc non è la Madonna", scrive in un articolo sulla rivista MicroMega, il gesuita Ennio Pintacuda, consigliere del leader della Rete, Leoluca Orlando. "A me il tentativo di riesumare il partito di don Sturzo (l’idea è stata rilanciata l’altro ieri dall' agenzia Sir della Cei - ndr) - spiega Pintacuda - appare antistorico, sbagliato, persino patetico. È una scelta che non ha nulla a che vedere con l’analisi delle tendenze della società attuale". Un dato è certo, tra i cattolici cresce il desiderio di mettere in discussione la validità dell’unità politica pro-Dc.

di Orazio La Rocca - La Repubblica

 

439.        10 giugno 1993 - giovedì

Corriere della Sera

 

440.        12 giugno 1993 – sabato

COSSIGA? LO VORREI SEGRETARIO DC

IL RESTO DEL CARLINO    F.ALB.

 

441.        12 giugno 1993 – sabato

DIETRO LE QUINTE DELLA TRASMISSIONE " MILANO-, ITALIA" I REDUCI DEMOCRISTIANI

L’Indipendente  SILVIA GRILLI12

 

442.        12 giugno 1993 – sabato

ETICA E POLITICA

Invito    CENTRO SOCIO-CULTURALE   CORSO NAZIONI UNITE CIRIE'

 

443.        12 giugno 1993 – sabato

Ciriè

Associazione Tutela Ambiente A. TA  Federata a Pro Natura Piemonte RONOS 1991 CIRIE MIR movimento non violento "O.Romero" Mauni promuovono un incontro di riflessione su "ETICAE POLITICA" Con padre Ennio Pintacuda - sabato 12 Giugno 1993 ore 16,00 CENTRO SOCIO – CULTURALE Corso Nazioni Unite Cirie'

 

444.        13 giugno 1993 - domenica

L' ITALIA CHE CAMBIA

IL PROFETA               E.PINTACUDA

 

445.        14 giugno 1993 - lunedì

CATTOLICI E DC, LA CHIESA SI FA IN TRE

di Gaetano Giordano - Il Giorno

 

446.        16 giugno 1993 - mercoledì

MA L' ULTIMO SONDAGGIO DA' FORMENTINI AL 54%

ROMA - Formentini 54,7 per cento, Dalla Chiesa 45,3: è quanto è emerso in un sondaggio condotto dalla Directa sul ballottaggio per l’elezione del sindaco di Milano. Secondo l’indagine, il 65 per cento dei milanesi che al primo turno elettorale del 6 giugno hanno votato per il dc Bassetti, domenica prossima voterà per Nando Dalla Chiesa, mentre il 70 per cento di coloro che si sono espressi per Teso, appoggerà Formentini. Tra i cattolici praticanti, cioè quelli che vanno a Messa ogni domenica, il candidato leghista, sempre secondo la Directa, prenderebbe il 58,6 per cento, mentre è il parlamentare della Rete a vincere tra i giovani con il 57,5 per cento dei consensi. Ancora a favore di Dalla Chiesa ieri si sono espresse una quarantina di associazioni di base con un appello rivolto al mondo del volontariato e dell’associazionismo milanese. Padre Ennio Pintacuda, consigliere del leader della Rete Leoluca Orlando, in un commento sul voto di domenica prossima sostiene che "nel momento del ballottaggio è necessario che la gente venga indirizzata dalla democrazia, dalla giustizia sociale e dall' intransigenza morale, e non quindi sollecitata dalla superficialità delle dichiarazioni".

La Repubblica

 

447.        18 giugno 1993 - venerdì

ATTIVISTI DAL SUD CON DALLA CHIESA? A MILANO SCONTRO DI FUOCO RETE- LEGA

Giornale di Sicilia

 

448.        20 giugno 1993 - domenica

NON MORIREMO DEMOCRISTIANI

di Antonio Padalino – Panorama pag. 48 e seg.

 

449.        22 giugno 1993 - martedì

PALERMO COME GERUSALEMME

Il Tempo

 

450.        24 giugno 1993 - giovedì

I CRISTIANI PERDUTI DALLA SETE DI POTERE

Intervista           La Repubblica ETTORE BOFFANO

 

451.        25 giugno 1993 - venerdì

SEGNI E COSSUTTA, 2 CONSERVATORI

di Francesco Merlo - Corriere della Sera

 

452.        25 giugno 1993 - venerdì

ROSY BINDI VUOLE DI NUOVO RICOMPORRE LA " STRANA COPPIA "

L’Indipendente  ROBERTO POLETTI

 

453.        26 giugno 1993 - sabato

Giulio Andreotti

Spunti su un'epoca nuova

In risposta ad alcuni quesiti posti dal Sabato riguardo alla situazione della Chiesa e all'unità politica dei cattolici, il senatore Giulio Andreotti ci ha affidato queste riflessioni sotto forma di appunti.

Del Sant'Uffizio è rimasta solo la toponomastica nella piazza dove ha sede il palazzo, all'ombra del cupolone. Poi è rimasta nel gergo dei romani autentici la frase: «Sono cose da Sant'Uffizio» per catalogare fatti sconvolgenti e impressionanti. È scomparso anche l'indice dei libri proibiti, che lungo i secoli aveva progressivamente perduto valore, suscitando più problemi che rimedi al costume. Il cardinale Ottaviani sembrò l'espressione ultima dell'inquisitore. In verità era un prete romano severo, ma per nulla persecutore e dalla vita privata povera e dedita all'apostolato (trascorreva ogni sera molte ore con i ragazzini dell'oratorio di San Pietro). Ratzinger, essendo tedesco, è stato subito classificato come un duro, ma nei suoi atti concreti e nei documenti è umanamente aperto, e molto più moderno, di suoi colleghi il cui aggiornamento è più in superficie e nel linguaggio che non nella sostanza. Ratzinger non è ricorso alla "plastica facciale" come altri. E il nuovo Catechismo lo dimostra, sia pure con qualche caduta interpretativa dovuta alle traduzioni.

Ratzinger, fedele al Papa, interpreta lo spirito del Concilio Vaticano II, non come moda o civetteria ma come autentica sostanza. La salute non lo ha sempre assistito, ma non sembra davvero che risenta intellettualmente né in generale dei disturbi avuti. La recente nomina a vescovo suburbicario (Velletri-Segni) lo lega ancora di più alla Curia romana. E attesta la stima di cui gode presso il Papa. La chiesa non difende la propria libertà al di fuori di un contesto generale di società in cui tutte le libertà siano garantite. Giovanni Paolo II, a Roma, nel 1982 nel corso di un'udienza dei membri di quasi cento Parlamenti (Unione interparlamentare) disse: «La libertà religiosa non è che una faccia di un prisma unico di libertà. Senza libertà religiosa non c'è libertà, ma senza libertà globale non c'è libertà religiosa». È la concezione del naturaliter christianus. La libertà della Chiesa implica una libertà di magistero e non solo di culto. Se questa è la concezione di fondo, i valori della vita e della famiglia (aborto, divorzio) sono stati oggetto in questi anni di una legislazione permissiva che i cattolici democratici non sono stati sufficienti per impedire (né il popolo tramite i referendum). Di fronte a questi stessi problemi e ad altri (eutanasia, fecondazione artificiale esasperata, scuola liberamente scelta, eccetera) si pone il quesito: senza un partito di chiara ispirazione cristiana si difendono meglio o peggio questi valori? L'esperienza dimostra che i cattolici inseriti in altri partiti (socialisti e comunisti in particolare) hanno seguito le tesi contrarie, magari sospirando o piangendo. Dinanzi al maxifenomeno della Lega l'approfondimento è necessario. Sono questioni rimesse ai singoli o vi è una linea comune? Un coordinatore cattolico è stato annunciato, ma rappresenterà la Lega o i cattolici che aderiscono alla Lega? Anche per gli altri raggruppamenti è necessario un chiarimento? Credo di sì. Il Pds sembra più propenso alle tesi esasperate delle loro femministe che non ad una linea togliattiana di compensazione e di modernizzazione.

La Rete, accanto ai cattolici Orlando e Pintacuda, ha dirigenti che sembrano di tutt'altra sponda. Lo stesso partito di Rifondazione comunista merita una qualche considerazione. Forse per differenziarsi dai pidiessini potrebbero apparire sensibili.

Valori e movimenti sono due linee da approfondire, anche nella Cei.

Il Sabato - n. 26, pag. 3

 

454.        27 giugno 1993 - domenica

ORLANDO HA SCELTO: COSSUTTA ADDIO STO CON OCCHETTO

La Repubblica   Antonello Caporale

 

455.        27 giugno 1993 - domenica

UN GESUITA PER UNO NON SODDISFA NESSUNO

Panorama          48-49   Antonio Padalino

 

456.        28 giugno 1993 - lunedì

MARTINAZZOLI: DA DC E PDS UNA IDEA GENEROSA

Corriere della Sera         Daria Gorodisky

 

457.        3 luglio 1993 - sabato

PALERMO, I RISCHI CHE CORRE ORLANDO

Giornale di Sicilia          LUIGI COLAJANNI

 

458.        3 luglio 1993 - sabato

Corriere della Sera

 

459.        4 luglio 1993 - domenica

A PALERMO MEZZO PDS CON ORLANDO

La Repubblica

 

460.        4 luglio 1993 - domenica

ELEGGIAMO IL CAPO DEL GOVERNO

La Repubblica   GIOVANNI VALENTINI

 

461.        5 luglio 1993 - lunedì

D'ALEMA (PDS) AVVERTE A ORLANDO: ELEZIONI PRIMARIE PER IL SINDACO

di D.P. - Giornale di Sicilia

 

462.        8 luglio 1993 - giovedì

DIBATTITO DELLA RETE CON PINTACUDA E CAPONNETTO

Il Tirreno

 

463.        8 luglio 1993 - giovedì

Pistoia - Salone del Circolo Pio X, via dei Rossi 26

Dibattito della Rete con Pintacuda e Caponnetto

La situazione politica del paese, le prospettive di riforma delle istituzioni nazionali e locali, il ruolo dei partiti e dei movimenti impegnati nella costruzione della democrazia del futuro. Sono i più importanti temi che il Movimento per la democrazia-La Rete affronta alle 21,15 durante un dibattito e un sit-in di riflessione dal titolo "Cittadini, politica, istituzioni nell'Italia del futuro”.

 

464.        10 luglio 1993 - sabato

Corriere della Sera

 

465.        11 luglio 1993 - domenica

Corriere della Sera

 

466.        16 luglio 1993 - venerdì

SEGNI, LEADER DIMEZZATO

di Giuseppe Di Fazio - La Sicilia

 

467.        20 luglio 1993 - martedì

MA PALERMO NON SI MUOVE...

PALERMO - Come per il 23 maggio il programma annunciava una cascata di manifestazioni, incontri, catene umane, fiaccolate, assemblee e proiezioni di video "per non dimenticare". Come per il primo anniversario della strage di Capaci, la città ufficiale s' è ritrovata a ricordare i suoi morti al Comune, alla Regione, nelle caserme, a Palazzo di giustizia. Ma questa volta Palermo non c’era, i palermitani hanno disertato. Ieri, per le strade, non sono sfilati i 150 mila in onore di Falcone, di sua moglie Francesca, dei ragazzi della scorta. …………………Pochi, pochissimi come quelli fuori dalla chiesa di San Francesco d' Assisi dove alle 19 è cominciata una messa solenne. Celebrata da dieci sacerdoti tra i quali Bartolomeo Sorge ed Ennio Pintacuda. ……………………………………………

di Attilio Bolzoni - La Repubblica

 

468.        27 luglio 1993 - martedì

LA CORRENTE DI PADRE SORGE SPONSORIZZA MARIA FALCONE COME SINDACO DI PALERMO

di Rino Cascio - Il Manifesto

 

469.        28 luglio 1993 - mercoledì

PALERMO, CINQUE DONNE CONTRO ORLANDO

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera

 

470.        28 luglio 1993 - mercoledì

MATTARELLA " MARIA FALCONE SINDACO? OK"

La Stampa         AGI

 

471.        31 luglio 1993 - sabato

NOLA, MINACCE ALLA RETE

Il Giornale DI NAPOLI           14

 

472.        5 agosto 1993 - giovedì

SI CERCA DI " SMAGLIARE LA RETE “

Il Giornale         GIORGIO MULE'

 

473.        10 agosto 1993 - martedì

Pope did not travel to Palermo for funeral

National Catholic Reporter       Alfred Giannantonio

 

474.        11 agosto 1993 – mercoledì

NAPOLI AL COMMISSARIATO

Il Manifesto       ANDREA SALERNO

 

475.        11 agosto 1993 – mercoledì

PROPOSTA DI GAMBALE: PRIMARIE PER SINDACO

La Repubblica pag. 3

 

476.        11 agosto 1993 – mercoledì

LA SINISTRA SI RIUNISCE SI PARLA DI PRIMARIE

ROMA

 

477.        12 agosto 1993 - giovedì

DA SINISTRA E DESTRA: SONO SOLO FOLLIE

IL MATTINO pag. 23

 

478.        13 agosto 1993 - venerdì

QUANTI FEUDI SONO CADUTI..

La Repubblica 2     GIUSEPPE GAMBALE

 

479.        13 agosto 1993 - venerdì

SCALFARO FIRMA NAPOLI AFFIDATA AL COMMISSARIO

La Repubblica pag. 12  

 

480.        14 agosto 1993 - sabato

DA DEMOCRISTIANI A POPOLARI: CONDORELLI AVVIA LA TRAVERSATA

IL MATTINO pag. 23

 

481.        14 agosto 1993 - sabato

PANNELLA LASCIA VELENI A SINISTRA

La Repubblica pag. 6

 

482.        18 agosto 1993 - mercoledì

POLICLINICO; È STATO UN ATTENTATO

Il Giornale di Napoli     10        ANTONIO LUCIGNANO

 

483.        18 agosto 1993 - mercoledì

TRE I FOCOLAI AL POLICLINICO, UN ATTENTATO SENZA PERCHE'

La Repubblica   6          BIANCA DE FAZIO

 

484.        18 agosto 1993 - mercoledì

FIAMME PER CREARE PANICO, I PIROMANI SONO INTERNI? INTERROGAZIONE DELLA RETE

ROMA 

 

485.        20 agosto 1993 – venerdì

Ore 21,00 Castelguidone

 

486.        21 agosto 1993 – venerdì

Ore 1800 conferenza a Trivento.

 

487.        24 agosto 1993 - martedì

PER SALVARE L' ANNO IMPROTA È PRONTO A REQUISIRE LE AULE

La Repubblica pag. 6     DANIELA D' ANTONIO

 

488.        24 agosto 1993 - martedì

IL GHINO DI TACCO DELLA NOSTRA ECONOMIA

UNA peculiare propensione all' astrazione concettuale, tipica dell' intellighenzia italiana, fa sì che anche le più corpose vicissitudini del nostro Paese - vedi Tangentopoli - svoltino, ad un certo punto, in ideologia: così, ora, le distorsioni subìte dal sistema economico e le degenerazioni devastanti della partitocrazia che vi sottostanno, non suggeriscono esami analitici sui dati di fatto, quanto, piuttosto, discettazioni, talvolta acute, su limiti e contraddizioni del capitalismo (e già l' uso di questo termine a forte valenza ideologica, in luogo di quello di "sistema di mercato", rappresenta forse una spia dell' assunto). Per taluni, infatti, la lettura di questi elaborati costituisce un linimento balsamico di brucianti ferite, lo specifico più adatto per "compensare" la sconfitta rovinosa delle società a pianificazione autoritaria - alias comunismo - con le acclarate disfunzioni e immoralità del sistema opposto: Tangentopoli, in questa chiave, viene intesa come la salvifica prova ontologica della bontà della "terza via", prontamente riesumata. ……………Per fortuna questa "connivenza" non è ancora considerata ipotesi di reato, anche se i "nuovisti" di sinistra, ispirati magari da padre Pintacuda, potrebbero annusarvi odor di zolfo. Ma torniamo al tema centrale di questo articolo: le responsabilità del sistema industriale per la degenerazione tangentizia, al di fuori dei comparti, numericamente preponderanti, che ne sono risultati esenti. ……………….….

di Mario Pirani - La Repubblica

 

489.        27 agosto 1993 - venerdì

NIENTE FESTA LA RETE FA SCUOLA DI POLITICA

ROMA - Niente festa nazionale per la Rete, ma uno stage di formazione politica che si terrà dal 29 agosto al l3 settembre prossimi a Filaga, una località montana del palermitano. La settimana di "scuola di politica" sarà aperta domenica prossima dagli interventi di Leoluca Orlando, coordinatore del movimento, e del gesuita padre Ennio Pintacuda. Nella prima giornata si parlerà anche delle conseguenze istituzionali della riforma elettorale con i deputati Galasso e Piscitello e della situazione in Somalia e Jugoslavia. Lunedì 30 agosto si parlerà della Lega e del sistema radiotelevisivo, con la partecipazione dei deputati della Rete Nuccio, di Rifondazione Manisco, del responsabile informazione del Pds Vita e della giornalista Lilli Gruber. Martedì 31 agosto si parlerà di sistema fiscale e trasparenza amministrativa. Mario Capanna interverrà a un dibattito su partiti e movimenti nel sistema politico. Mercoledì primo settembre su mafia, massoneria e poteri occulti interverrà il senatore Carmine Mancuso; il giorno successivo racket, tangentopoli e prossima campagna elettorale con la partecipazione di Nando Dalla Chiesa e del capogruppo a Montecitorio Diego Novelli.

La Repubblica

 

490.        28 agosto 1993 - sabato

A FILAGA IL CONCLAVE ANNUALE DELLA RETE DI ORLANDO

Il Manifesto       G.RU.

 

491.        29 agosto 1993 - domenica

"Democrazia e solidarietà" relazioni introduttive al 2° stage di formazione politica de La Rete durante la manifestazione si commemora il 2° anniversario dell'omicidio dell'imprenditore Libero Grassi – Filaga.

Interventi: Ennio Pintacuda (SACERDOTE), Leoluca Orlando (LA RETE), Aurelio Angelini (VERDI), Pina Grassi (VERDI).

 

492.        30 agosto 1993 - lunedì

ORLANDO A SCALFARO: PER FAVORE NON FARCI VISITA

Il Giorno                       MARCO SASSANO

 

493.        30 agosto 1993 - lunedì

LA RETE COME ZATTERA DEGLI ONESTI NON BASTA PIU'

L'Unità

 

494.        30 agosto 1993 - lunedì

FARO' A ORLANDO LA GUERRA DI BOSSI

di Francesco La Licata - La Stampa

 

495.        1° settembre 1993 - mercoledì

ROMA, BUTTIGLIONE SI OFFRE ALLA DC

OMA - Dopo un interminabile ed umiliante rosario di "no", la Dc trova finalmente una personalità che non scappa di fronte alla ipotesi di candidarsi a sindaco di Roma. A pochi giorni dalla sua clamorosa riconciliazione con Comunione e liberazione, il filosofo Rocco Buttiglione regala una speranza: …………….    Ma Buttiglione deve mettere nel conto anche delle reazioni tutt' altro che favorevoli. Per esempio, quella di Ennio Pintacuda che, al telefono, si lascia scappare un: "Che peccato". Per il padre spirituale di Leoluca Orlando, Buttiglione "si era collocato nel mondo cattolico come uomo di grande prestigio, proprio prendendo le distanze dal Movimento popolare e da Cl. Ma ora tutto viene incrinato dalle sue dichiarazioni al Meeting di Rimini   …...….

di A F - La Repubblica

 

496.        1° settembre 1993 - mercoledì

SI VOLEVA COLPIRE IL POOL E FALCONE

di Francesco Verderami - Corriere della Sera

 

497.        1° settembre 1993 – mercoledì

LE MOGLI A OSLO? PER NON FARE FIGURACCE

di Francesco Merlo - Corriere della Sera

 

498.        1° settembre 1993 – mercoledì

LE PRIMARIE NON CONVINCONO " UN ESPERIMENTO PERICOLOSO "

di Roberto Fucillo -       CRONACA NAPOLI

 

499.        1° settembre 1993 – mercoledì

PADRE PINTACUDA TESTIMONE PROVOCATORIO, MA EVANGELICO

EVANGELIZZARE    9 e seg. DANIELE ROCCHETTI

 

500.        1° settembre 1993 – mercoledì

LA RETE E L' USIGRAI: REFERENDUM PER ABROGARE LA LEGGE MAMMI'

Giornale di Sicilia

 

501.        1° settembre 1993 – mercoledì

MELE (LA RETE): A OSLO SONO ANDATO A SPESE MIE

Giornale di Sicilia

 

502.        1° settembre 1993 – mercoledì

IL PDS: LA MAMMI' È FINITA, SERVE LEGGE SULL' INFORMAZIONE

Il Giornale        

ALBERTO CAPECE MINUTOLO

 

503.        1° settembre 1993 – mercoledì

UN IMPEGNO DI COERENZA

IUSTITIA         ENNIO PINTACUDA

 

504.        1° settembre 1993 – mercoledì

LA RETE: ABROGARE LA LEGGE MAMMI'

La Repubblica

 

505.        1° settembre 1993 – mercoledì

LE BACCHETTATE DI LEOLUCA

di Dino Paternostro - La Sicilia

 

506.        1° settembre 1993 – mercoledì

PADRE PINTACUDA: PECCATO!

La Stampa                     AGI

 

507.        1° settembre 1993 – mercoledì

GIULIETTI: REFERENDUM CONTRO LA LEGGE MAMMI'

La Stampa                     A.R.

 

508.        1° settembre 1993 – mercoledì

LETTERA        MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA- LA RETE

 

509.        1° settembre 1993 – mercoledì

IL LICEO DELLE LIBERTA' PROGRAMMA          RETE CORSI 5 e seg.

 

510.        1° settembre 1993 – mercoledì

CI SALVA PINTACUDA

Intervista           TRIBUNA      L.S.

 

511.        1° settembre 1993 – mercoledì

LA RETE: POLITICI ALL' ESTERO SOLO PER RACIMOLARE VOTI

 

512.        1° settembre 1993 – mercoledì

DOVE VA IL PDS?     VALERIO CRUGNOLA

 

513.        1° settembre 1993 – mercoledì

MA CHI HA PAURA DEL CENTRO SOCIALE?

LUCA PEZZULLO

 

514.        1° settembre 1993 – mercoledì

MIR SADA. SCENE DA UNA BATTAGLIA PER LA PACE

MARINA PIAZZA

 

515.        1° settembre 1993 – mercoledì

CONTRO PADRE SORGE: VATTENE

di Lillo Miceli - La Sicilia

 

516.        1° settembre 1993 – mercoledì

PINTACUDA AD ALBEROBELLO: EDUCARE ALLA LEGALITA'

 di Alberto Maiale

 

517.        1° settembre 1993 – mercoledì

SICILIARNOSE- AUFSTAND GEGEN DIE MAFIA

 di Von Beatrice Schlag verificare esattezza nom

 

518.        1° settembre 1993 – mercoledì

PINTACUDA: IO RESTO

 

519.        1° settembre 1993 – mercoledì

PADRE PINTACUDA TRASFERITO A …PALERMO

 

520.        1° settembre 1993 – mercoledì

I NUOVI GIACOBINI

 

521.        1° settembre 1993 – mercoledì

PRIMARIE, E SE VOTANO PER CIRINO POMICINO?

LUCA MAURELLI

 

522.        1° settembre 1993 – mercoledì

LA RETE GIA' AL VOTO    AL VIA LE PRIMARIE

 

523.        1° settembre 1993 – mercoledì

LA RETE PROMUOVE IL " TOTOSINDACO " TRA I CITTADINI

 

524.        1° settembre 1993 – mercoledì

LA RETE LANCIA LE PRIMARIE NAPOLETANE

 

525.        1° settembre 1993 – mercoledì

È GIA' PARTITO IL TOTO-SINDACO

di Piero Melati

 

526.        1° settembre 1993 – mercoledì

SCATTA L' ASSE NAPOLI- PALERMO       ELLEI

 

527.        1° settembre 1993 – mercoledì

ORLANDO: LIBERATA LA CITTA'- FINI: VINCEREM

 

528.        2 settembre 1993 - giovedì

VERSO LE ELEZIONI PROVINCIALI DI NOVEMBRE

Invito    LA RETE-VARESE              RICCARDO DOMINIONI

 

529.        3 settembre 1993 - venerdì

"Democrazia e solidarietà" - conclusioni del 2° stage di formazione politica de La Rete.

Intervenuti: Michele Salamone (LA RETE), Ennio Pintacuda (SACERDOTE), Leoluca Orlando (LA RETE).

 

530.        4 settembre 1993 - sabato

SORGE BOCCIA IL SEGRETARIO DC

L'Unità

 

531.        5 settembre 1993 - domenica

IL CARDINALE: SINDACO DELLA CITTA', UN UOMO DI SPECCHIATA RETTITUDINE

Giornale di Sicilia

 

532.        5 settembre 1993 - domenica

LE SCELTE PARTITICHE DI PADRE SORGE

di Alberto Pizzuto - Novica

 

533.        5 settembre 1993 - domenica

GIA' PALERMO È ALL' AVANGUARDIA

di Roberto Mazzarella - Novica

 

534.        7 settembre 1993 - martedì

SORGE: MINO, HAI TROPPI COMPAGNI DEVI LASCIARE QUALCUNO PER STRADA

Intervista           L'Unità            MAURIZIO DOLFI

 

535.        7 settembre 1993 - martedì

DC, L' IMPOSSIBILITA' DI RESTARE UNITI

L'Unità              FABRIZIO RONDOLINO

 

536.        15 settembre 1993 - mercoledì

PADRE SORGE: PRIMARIE E NON SOLO SU ORLANDO

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera

 

537.        15 settembre 1993 - mercoledì

QUANDO OCCHETTO CADE NELLA RETE

di Ernesto Galli della Loggia - CORRIRE DELLA SERA

 

538.        17 settembre 1993 - venerdì

SACERDOTE ANTICLAN NO SOLO SACERDOTE'

PALERMO - Santità, torni in Sicilia. Santo Padre, venga ancora quaggiù, come ai tempi dell’anatema di maggio scagliato contro le cosche, l’indice puntato al cielo, nella Valle dei Templi. Venga a celebrare i funerali del primo prete antimafia massacrato dopo lo "sgarro" della scomunica. Perché a quel tuono è seguito il fulmine di Cosa nostra: don Pino Puglisi, da ieri sera, è vegliato nella cattedrale dai confratelli e dal popolo della Chiesa di Palermo. Migliaia di cittadini per l’estremo omaggio. Pappalardo prende brevemente la parola, ringrazia per la partecipazione (compresa quella di monsignor Cassisa, arcivescovo di Monreale al centro di mille polemiche) e punta tutto sulla figura di don Pino come "sacerdote del Signore, non accetteremo altre qualifiche e altre identificazioni". Quell' appello disperato, quell' Sos parte dai parroci di frontiera di Palermo, una città di nuovo sotto choc. E nella sua Brancaccio, alle cinque del pomeriggio di oggi, partendo due ore prima dalla cattedrale e quindi attraversando quasi l’intera città, padre Puglisi davanti a un altare innalzato sulla piazza dell’amore e della morte, riceverà l’ultimo addio. L' omelia sarà pronunciata dall' arcivescovo Pappalardo, che porta ancora sul viso i segni del dolore per quel parroco "umile e non protagonista" che "non era un prete antimafia ma uno che faceva solo il suo dovere", ed è per questo che il cardinale non crede che quel colpo di pistola sia stato "un segnale rivolto alla Chiesa" ma piuttosto pensa ad una pista locale, a una vendetta maturata esclusivamente nel quartiere. Ma allora, eminenza, nessun avvertimento all' intera Chiesa dopo il messaggio di Wojtyla? "Evidentemente il forte impegno di sacerdote non è stato gradito da quanti, localmente, hanno sempre nutrito interessi opposti ad ogni forma di liberazione da poteri oppressivi, per dominare più agevolmente nella zona, come è stato nel passato". Accanto a Pappalardo, ai funerali, ci saranno tutti i vescovi di Sicilia. E allora "Santità parli anche lei, ancora più forte semmai di quel giorno di maggio". Insomma, se non proprio con la presenza, che almeno dal papa arrivi un messaggio chiaro e durissimo. Quando quest' appello parte via fax dalla chiesa di Borgo Vecchio, lentamente Palermo sta cercando di reagire. La disperata richiesta di aiuto inviata in Vaticano porta la firma di sette preti di prima linea, un Sos che però rappresenta anche la scintilla di una rivolta che potrebbe esplodere all' interno stesso della Chiesa palermitana. Sette preti, da don Cesare Rattoballi (il cugino dell’agente Vito Schifani, che sorreggeva Rosaria ai funerali) e Ennio Pintacuda, a Vincenzo Noto (molto vicino all' arcivescovo), tutti raccolti attorno a don Paolo Turturro, il parroco della chiesa davanti all' Ucciardone. Paura? "La mia scorta è il Vangelo", dice Turturro, "non voglio gente armata al mio fianco. Questo delitto è il più grave errore di Cosa nostra. Vogliono uccidere la Chiesa perché hanno perso la speranza di poterla utilizzare". Con gli angeli custodi accanto, invece, esce dal centro studi padre Bartolomeo Sorge. Va a rendere omaggio, nella chiesa di San Gaetano, alla salma di padre Puglisi: "Il delitto è la risposta all' appello lanciato dal papa, a quella scomunica. La criminalità ha perso su tutto il fronte: ha perso lo Stato, sta perdendo gli agganci con la politica, ha perso la Chiesa nel senso che sono state fatte scelte irreversibili e chiare". Ma, in quell' appello dei sette preti, c' è lo spaccato di una chiesa di frontiera che, all' improvviso scopre di essere entrata - fisicamente - nel mirino della piovra, dopo aver spazzato via ogni traccia di cardinali come Ruffini o di parroci alla Agostino Coppola, il corleonese che univa in matrimonio Riina e Ninetta Bagarella. E Giuseppe Puglisi, dice quel fax che viaggia verso il pontefice, "non era sicuramente uno di coloro, sacerdoti e vescovi, ai quali fu rivolto il Suo duro monito a non essere tiepidi e deboli nella lotta alla mafia". Comincia a filtrare il grande disagio, lo smarrimento e la tensione che, all' indomani del delitto, serpeggia all' interno della Chiesa. Lo si capisce da frasi così: "Qualcuno di noi è anche scoraggiato, chiede se vale la pena di continuare a lottare. Anche perché continuano ad esserci sacerdoti e vescovi che non sono testimoni autentici della liberazione come Cristo vuole per la nostra isola". Accuse durissime. Così, proprio nel momento dell’attacco frontale, quando la mafia getta la maschera e "rompe" con il Credo e i santi, la Chiesa non si unisce ma sembra dividersi. Lievitano i contrasti, aumentano le distanze, esplodono le contraddizioni fra i diversi fronti del mondo cattolico palermitano. C' è Pintacuda che, esplicitamente per la prima volta, attacca Sorge, "perché è pericoloso, come si è visto, pensare che ormai lo Stato fa tutto ciò che dovrebbe nella lotta alle cosche". E Pintacuda ricorda di aver messo in guardia contro un altro pericolo, quello di "accentrare troppo i riflettori sul Palazzo di Giustizia, sguarnendo gli altri possibili obiettivi delle cosche". Si consuma, insomma, la rottura definitiva e completa dei due gesuiti che furono i grandi animatori della Primavera palermitana, con Orlando a Palazzo delle Aquile. Ma ai parroci della trincea più avanzata non è piaciuto molto neanche il cardinale. Sono sembrate riduttive quelle parole dette a caldo nella sala di un ospedale dove don Pino era già arrivato cadavere.

dal nostro inviato UMBERTO ROSSO

La Repubblica

 

539.        17 settembre 1993 - venerdì

Corriere della Sera

 

540.        18 settembre 1993 - sabato

IL PAPA AI KILLER DI DON PUGLISI: CONVERTITEVI

IL MESSAGGERO      LUCIO GALLUZZO- ORAZIO PETROSILLO

 

541.        18 settembre 1993 – sabato

 

WOJTYLA: “BARBARI PENTITEVI”

ROMA - Colpita e scossa, la Chiesa italiana reagisce riconfermando la volontà di proseguire la lotta contro la mafia. Senza lasciarsi intimidire dall' avvertimento sanguinoso degli assassini di Pino Puglisi. Ma non sono giornate facili per le gerarchie ecclesiastiche……………………Il pontefice ha parlato durante la sua breve visita alla Verna. Recatosi ieri mattina nel luogo dove secondo la tradizione san Francesco ricevette le stimmate, Karol Wojtyla si è incontrato dopo la messa con un gruppo di giovani e a loro ha manifestato il suo dolore: "Elevo la mia voce per deplorare che un sacerdote impegnato nell' annuncio del Vangelo e nell' aiutare i fratelli a vivere onestamente, ad amare Dio e il prossimo, sia stato barbaramente eliminato". Esortando killer e mandanti a convertirsi, ha soggiunto: "Che il sangue innocente di questo sacerdote porti pace alla cara Sicilia". "Gli siamo grati per aver accolto il grido di dolore, giunto da Palermo - ha replicato dal capoluogo siciliano il gesuita Ennio Pintacuda - è come se il papa avesse indicato nel parroco del Brancaccio un nuovo martire". ……………Così arriva a tutti l’indicazione vaticana: andare avanti, seguire l’esempio di don Puglisi.

di Marco Politi - La Repubblica

 

 

542.        18 settembre 1993 - sabato

POPOLO RIBELLATI ALLA MAFIA

PALERMO - Il popolo delle parrocchie di Palermo non c’era. Non c' era Palermo a piangere il suo prete, il prete ucciso dalla mafia con un colpo di pistola alla nuca. C' era la sua borgata, c' erano alcune migliaia di uomini e di donne, c’era la disperazione di tanti funerali siciliani. E c'erano le serrande chiuse di via Conte Federico al passaggio della bara portata a spalla da sei sacerdoti in lacrime. ………………………Nel corteo c' erano anche i due preti che furono parroci di San Gaetano prima di don Pino. Padre Ignazio D' Acquisto e padre Giuseppe Maratta. Padre Giuseppe è un sacerdote anziano, tantissimi anni fa toccò proprio a lui battezzare "Coriolano della Floresta", il pentito Totuccio Contorno. E dietro ai due parroci centinaia di ragazzi. Tra loro c’era padre Ennio Pintacuda. ……….

di Attilio Bolzoni - La Repubblica

 

543.        25 settembre 1993 - sabato

CI SONO ANCORA PRETI E VESCOVI CHE NON COMBATTONO LA MAFIA

Adista

 

544.        25 settembre 1993 - sabato

SANTITA' CI AIUTI A SPERARE

Novica

 

545.        1° ottobre 1993 - venerdì

INTERVISTA A P.E. PINTACUDA

Intervista           DIBATTITO  ROBERTA RUSCICA

 

546.        1° ottobre 1993 - venerdì

MAFIA? PER CARITAS

Intervista                       8 e seg.

 

547.        2 ottobre 1993 - sabato

CI SI SALVA ASSIEME O È LA FINE

Intervista           Il Mattino

 

548.        6 ottobre 1993 - mercoledì

PALERMO, VIVONO SOTTO SCORTA DUE PRETI NEL MIRINO DEI CLAN

PALERMO, ASSEGNATA LA SCORTA AD ALTRI DUE PARROCI A «RISCHIO MAFIA»

Il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica ha deciso di dare una scorta a due parroci di Palermo. Salgono così a quattro i sacerdoti «sotto tutela» in città: dopo i gesuiti Bartolomeo Sorge ed Ennio Pintacuda. la protezione è stata estesa a Paolo Turturro, parroco della chiesa di Santa Lucia e ad Antonio Garau, coadiutore del parroco della Madonna di Lourdes, nel quartiere Zisa. La decisione è stata presa in considerazione dei rischi che corrono i sacerdoti impegnati nella pastorale antimafia ed in relazione all'uccisione di don Giuseppe Puglisi….

 

549.        6 ottobre 1993 - mercoledì

LEZIONI DI ANTIMAFIA IN TUTTE LE SCUOLE

di Giovanni Bianconi - La Stampa

 

550.        6 ottobre 1993 - mercoledì

Corriere della Sera

 

551.        10 ottobre 1993 - domenica

ABRUZZO, MESSAGGIO INTIMIDATORIO PER DON CONTI: È AMICO DEL PARROCO UCCISO DA COSA NOSTRA A PALERMO

Giornale di Sicilia

 

552.        10 ottobre 1993 - domenica

PRETE, ATTENTO A QUELLO CHE FAI

IL CENTRO                 Paola Calvano

 

553.        10 ottobre 1993 - domenica

AVVERTIMENTO MAFIOSO?

di Giuseppe Forte

 

554.        11 ottobre 1993 - lunedì

QUANDO LA MAFIA ENTRA IN PARROCCHIA

Corriere della Sera        

 

555.        13 ottobre 1993 – mercoledì

ONESTO, CAPACE, ANTIMAFIA: L' IDENTIKIT DEL SINDACO SECONDO BARTOLOMEO SORGE

Giornale di Sicilia

 

556.        14 ottobre 1993 - giovedì

Corriere della Sera

 

557.        17 ottobre 1993 - domenica

PADRE E. PINTACUDA

Invito    MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA LA RETE

 

558.        17 ottobre 1993 - domenica

PADRE PINTACUDA ASSOLVE BOSSI

di PAOLO POZZI

 

559.        17 ottobre 1993 - domenica

Lovere

Movimento per la Democrazia "LA RETE or al servizio della politica la politica come servizio PADRE ENNIO PINTACUDA gesuita, tra i fondatori della scuola "Pedro Arrupe", autore di saggi sulla fede e l'impegno nella società civile SARA' A LOVERE alia sala consiliare di Villa Milesi domenica 17 ottobre alle ore 10

 

560.        19 ottobre 1993 - martedì

ORLANDO - PUCCI, DUELLO SENZA SCINTILLE

di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia

 

561.        20 ottobre 1993 - mercoledì

SORGE: TEMO GLI INTEGRALISTI

La Sicilia G.C.

 

562.        22 ottobre 1993 - venerdì

Napoli

Nell'ambito di "La politica non è un'altra cosa" ciclo di incontri di formazione politica organizzato da La Rete: "Incontro con Padre Ennio Pintacuda per un'analisi dei processi politici in atto" - Dibattito organizzato da Movimento per la democrazia "La Rete".

Interventi: Leonardo Cenni (La Rete), Ennio Pintacuda

Tratto da pagina web di Radio Radicale

 

563.        23 ottobre 1993 – sabato

Salerno

 

564.        24 ottobre 1993 – domenica

Ercolano

 

565.        27 ottobre 1993 - mercoledì

SICILIANITA': PENSIERI, OPERE E VELENI

GIANNI FESTA

 

566.        29 ottobre 1993 – venerdì

Verona Associazione Industriali

 

567.        30 ottobre 1993 - sabato

PALERMO, IL FUOCO SOTTO LA RETE

IL MATTINO

 

568.        30 ottobre 1993 - sabato

È TEMPO DI SERIETA' E PULIZIA

  LA CRONACA          15        MARINA ZANOLLI

 

569.        31 ottobre 1993 - domenica

CARITA': L' INGERENZA DI DIO NELLA STORIA

Invito    CENTRO STUDI " ALTO MOLISE "                     E.PINTACUDA

 

570.        31 ottobre 1993 – domenica

ELDA, ORA TOCCA A LEI BERE LA TAZZINA DI CAFFE'

  Il Giornale       Giancarlo Perna

 

571.        31 ottobre 1993 - domenica

Agnone

Centro Studi ALTO MOLISE- Agnone AGNONE, DOMENICA 31 OTTOBRE 1993- ORE 17,00 incontro dibattito con Padre ENNIO PINTACUDA prep che presenterà il libro «CARITA': L'INGERENZA DI DIO NELLA STORIA» Labanca Sala Convegni delle Biblioteche Riunite Comunale e B. Labanca Il ricavato della vendita sarà devoluto alla Casa di Riposo di San bernardino di Agnone.

 

572.        5 novembre 1993 - venerdì

IL FORUM: CHI FECE PRESSIONI PERCHE'LA CHINNICI RINUNCIASSE?

di Lillo Miceli - La Sicilia

 

573.        5 novembre 1993 - venerdì

Monopoli

 

574.        6 novembre 1993 - sabato

S. Ferdinando

 

575.        7 novembre 1993 - domenica

Bari

 

576.        8 novembre 1993 – lunedì

DI FRONTE ALLA CRISI DELLA LEGALITA'

Invito    ISTITUTO DI FORMAZIONE POLITICA " PEDRO ARRUPE"

 

577.        9 novembre 1993 - martedì

CASELLI SU MAFIA E CORRUZIONE: IL RIGORE DEI GIUDICI NON BASTA

Giornale di Sicilia E.M.

 

578.        9 novembre 1993 - martedì

PADRE SORGE INSISTE: QUESTO NON È PIU' IL TEMPO DELLE RUSPE

di Lillo Miceli - La Sicilia

 

579.        10 novembre 1993 - mercoledì

IL GRANDE EPURATORE

Il Giornale         MARIO CERVI

 

580.        10 novembre 1993 - mercoledì

PALERMO TRA MIRAGGI E BUON SENSO

Il Giornale

 

581.        10 novembre 1993 - mercoledì

PADRE SORGE: FORSE È TEMPO DI NUOVI PROTAGONISTI

Il Giornale

 

582.        11 novembre 1993 - giovedì

LA LISTA RETE- FORUM RIENTRA IN GARA PER LE AMMINISTRATIVE

di Dino Paternostro - La Sicilia

 

583.        11 novembre 1993 - giovedì

LA RETE NON VI SALVERA'

Intervista           Panorama        70 e seg.

 

584.        12 novembre 1993 - venerdì

ENNIO PINTACUDA - LA SCELTA

Avvenire

 

585.        13 novembre 1993 - sabato

Corriere della Sera

 

586.        14 novembre 1993 - domenica

ORLANDO FA IL BIS E AL PRIMO TURNO

ROMA - A mani basse. Al primo turno. Senza "passare" dal ballottaggio. Così, dice l’ultimo sondaggio del Cirm per Repubblica, Leoluca Orlando riprenderà il "suo" posto nella sala rossa di Palazzo delle Aquile. …………………………Perché il rullo compressore Orlando trascina anche la Rete alla conquista del consiglio comunale, sbaragliando tutte le altre tredici liste in corsa, a partire da quella del suo vecchio partito. Anzi, "Leo-look", "ciuffettino", il "figlioccio" di Pintacuda, consuma in pieno la vendetta dell’ex: il suo movimento, secondo il sondaggio, spazza via quarant' anni di dominio democristiano al Comune. Giù la bandiera dello Scudocrociato, sul pennone di Palazzo delle Aquile sventoleranno le insegne della Rete, con il 34 per cento dei consiglieri (dieci punti in più rispetto alle politiche dell'anno scorso). ………………………………….

di Umberto Rosso – La Repubblica

 

587.        14 novembre 1993 - domenica

SORGE A MARTINAZZOLI: STRINGI I TEMPI

di Mimmo Muolo - Avvenire

 

588.        15 novembre 1993 - lunedì

Biblioteca Salita dei Frati 

Lugano

 

589.        16 novembre 1993 - martedì

PADRE PINTACUDA: BISOGNA RICOSTRUIRE LA DEMOCRAZIA PER NON PERDERE LA LIBERTA'

LUGANESE                 N.L.

 

590.        17 novembre 1993 - mercoledì

Corriere della Sera

 

591.        20 novembre 1993 - sabato

L' ESTATE DI PALERMO

di Guido Ruotolo - Il Manifesto

 

592.        20 novembre 1993 - sabato

CHIESA E MAFIA; LE PAROLE DI PIETRA DEL GIUDICE CASELLI

Il Manifesto       FILIPPO GENTILONI

 

593.        21 novembre 1993 - domenica

BELCIUFFO IL SEDUTTORE

Panorama          41, 43, 44        STELLA PENDE

 

594.        22 novembre 1993 - lunedì

ORLANDO STRAVINCE

di Giovanni Pepi - Giornale di Sicilia

 

595.        22 novembre 1993 - lunedì

Corriere della Sera

 

596.        23 novembre 1993 - martedì

ORLANDO, PRIMO GIORNO DA SINDACO TRA UN BRINDISI E UN BAGNO DI FOLLA

Giornale di Sicilia

UMBERTO LUCENTINI

 

597.        23 novembre 1993 - martedì

Corriere della Sera

 

598.        27 novembre 1993 - sabato

PADRE PINTACUDA E PADRE SORGE

Corriere della Sera         F.C.

 

599.        27 novembre 1993 - sabato

PADRE PINTACUDA: NON HO CHIESTO LE DIMISSIONI DI SORGE

Giornale di Sicilia

 

600.        27 novembre 1993 - sabato

PINTACUDA - SORGE, FRA I PADRI GESUITI DI PALERMO SI RINNOVA IL DUELLO A DISTANZA DOPO LA STRAVITTORIA DI LEOLUCA ORLANDO

di Lillo Miceli - La Sicilia

 

601.        30 novembre 1993 - martedì

LA DC DILANIATA TRA PROGRESSO E REAZIONE

di Rosanna Lampugnani - L'Unità

 

602.        30 novembre 1993 - martedì

SORGE: SI AI PROGRESSISTI

La Repubblica

 

603.        1° dicembre 1993 - mercoledì

IN ITALIA COME A PALERMO URGE COSTRUIRE PER CAMBIARE

JESUS   38-39   BARTOLOMEO SORGE

 

604.        5 dicembre 1993 - domenica

IO E PALERMO SULLA RAMPA DI LANCIO

Intervista           Il Giorno         ANDREA MARCENARO

 

605.        8 dicembre 1993 - mercoledì

POVERO MINO LA CHIESA NON TI AMA PIU'

L' L'Europeo     26-27   LUCIO BRUNELLO

 

606.        8 dicembre 1993 - mercoledì

LA MIA CROCIATA CONTRO LA MAFIA

L'Unità              SIEGMMUND GINZBERG

 

607.        12 dicembre 1993 - domenica

MAFIA & NUCLEARE VERTICE CON L' FBI

ROMA - Una mafia senza confini, una piovra transnazionale pronta a allungare i tentacoli sull' Europa Centrale e Orientale e addirittura ad impadronirsi degli arsenali nucleari del patto di Varsavia. È un’immagine da incubo quella che esce dall' incontro del capo dell’Fbi, Luis J. Freeh e del suo staff col ministro degli Interni, Nicola Mancino e col guardasigilli Giovanni Conso. È all' Est che puntano, ormai, i grandi investimenti di Cosa Nostra e di tutte le sue filiali: riciclaggio, armi, capitali sporchi, traffico di droga. Un' invasione che va stroncata sul nascere: "La sfida è internazionale, dal Giappone alla Russia, alla Corea, al Sudamerica" sottolinea Freeh, 44 anni, in un breve incontro coi giornalisti. E il direttore dell’Fbi rispolvera Mc Luhan e il suo Villaggio Globale: "Occorre formalizzare e realizzare l’intesa tra le forze dell’ordine dei vari stati, soprattutto nell' ex Urss. Hanno bisogno di addestramento ma anche di buone leggi". Intanto, nella sua battaglia contro l’”Onorata società", l’Italia si guadagna un bel 10 e lode. "L' indagine sulla strage di Capaci è stata un’inchiesta modello, che ha portato notevolissimi risultati in termini brevi" si congratula il direttore dell’Fbi. Che, dal canto suo, ha collaborato con gli investigatori nostrani fin dall' inizio, soprattutto sul piano tecnico, con incontri tra esperti sugli esami del Dna". In mattinata, per Freeh, udienza privata dal Papa. Stamattina il direttore dell’Fbi è a Palermo, protetto da un mastodontico apparato di sicurezza. Uno dei primi incontri è riservato al cardinal Pappalardo. Sul ruolo della Chiesa, Freeh si è soffermato in modo particolare: "Ho ringraziato il Pontefice per il discorso contro la mafia che ha fatto ad Agrigento. Abbiamo parlato della pace nel mondo. Ma per affermare la pace c' è bisogno della giustizia e perché la giustizia vinca ci vogliono magistrati e forze dell’ordine". Luis J. Freeh ha citato anche padre Pintacuda e padre Puglisi, il sacerdote assassinato dalla mafia. …………..

di Massimo Lugli - La Repubblica

 

608.        12 dicembre 1993 - domenica

L' FBI PRONTA AD AIUTARE I GIUDICI DI MANI PULITE

La Stampa         FRA.GRI.

 

609.        13 dicembre 1993 - lunedì

COSA NOSTRA UCCIDERA' UN PRETE

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera

 

610.        13 dicembre 1993 - lunedì

L' FBI SFIDA LA MAFIA

di Lillo Miceli e Giorgio Petta - La Sicilia

 

611.        15 dicembre 1993 - mercoledì

LA PIOVRA, UNA CITTA', UN PRETE

di Maurizio Chierici - Corriere della Sera

 

612.        15 dicembre 1993 – mercoledì

Palermo – Piccolo Teatro via Pasquale Calvi 5 – ore 17,00

"I mandanti: il patto strategico tra massoneria, mafia e poteri politici" presentazione del libro di Gianni Cipriani (Riuniti)", Palermo. Dibattito organizzato da Associazione Coordinamento Antimafia e Editori Riuniti.

Intervenuti: Angela Locanto, Giuseppe De Lutiis (professore), Renato Azzinnari, Carmine Mancuso (La Rete), Ennio Pintacuda, Gianni Cipriani.

Tratto da pagina web di Radio Radicale

 

613.        19 dicembre 1993 - domenica

IL CAPO DELLO STATO E GLI STUDENTI: APPLAUSI, DOMANDE E QUALCHE UOVO

Intervista           Giornale di Sicilia       G.MA

 

614.        19 dicembre 1993 - domenica

CONDIZIONE MINORILE E GIOVANILE IN ITALIA

Invito    COMUNE DI ACATE         

 

615.        19 dicembre 1993 - domenica

Acate - ore 16,00 - Prof. Ennio Pintacuda - Sociologo.

ore 16,45 - Dott. Giambattista Scidà - Presidente del Tribunale dei minori di Catania.

ore 17,30 - Dibattito

 

616.        21 dicembre 1993 - martedì

INCONTRO CON P.E. PINTACUDA “MODELLI E VALORI PER LA SOCIETA' CONTEMPORANEA

Invito    COMUNE DI SCICLI - MOVIMENTO CULTURALE " VITAGLIANO BRANCATI "

 

617.        26 dicembre 1993 - domenica

Ennio Pintacuda a colloquio con Aldo Civico presentazione del libro su Padre Ennio Pintacuda “La scelta “organizzata dall'Amministrazione Comunale di Prizzi (Palermo).

Sono intervenuti: Girolamo Cannariato (La Rete), Salvatore Ingorgia (La Rete), Alfredo Galasso (La Rete), Giovanni Ferro (La Rete), Carmine Mancuso (La Rete), Garau (Sacerdote), Gianni Puglisi (professore), Ennio Pintacuda).

Tratto da pagina web di Radio Radicale

 

618.        27 dicembre 1993 - lunedì

Pintacuda a Roma incontra Padre Rotelli S.J.

 

619.        27 dicembre 1993 - lunedì

MAFIOSO SI PENTE IN CHIESA

 di Sergio Quinzio - Corriere della Sera

 

620.        27 dicembre 1993 – lunedì

PADRE, CONFESSO CHE HO UCCISO

di Enzo Mignosi - Corriere della Sera

 

621.        27 dicembre 1993 – lunedì

MAFIOSO SI PENTE IN CHIESA

Corriere della Sera                     SERGIO QUINZIO

 

622.        27 dicembre 1993 – lunedì

PADRE, CONFESSO CHE HO UCCISO

di Enzo Mignosi - Corriere della Sera

 

623.        27 dicembre 1993 – lunedì

NO DI PADRE TURTURRO AL GIUDICE: C'È IL SEGRETO DELLA CONFESSIONE

di Francesco Massaro - Riccardo Arena - Giornale di Sicilia

 

624.        27 dicembre 1993 – lunedì

SI COVERTE E CONFESSA LA STRAGE

  Il Giorno                     ANGELO VECCHIO

 

625.        27 dicembre 1993 – lunedì

"SONO UN KILLER DI CAPACI"      IL CONFESSORE: NON DIRO' IL NOME

L'Unità              MARIO GOZZINI

 

626.        27 dicembre 1993 – lunedì

I SACERDOTI SI SPACCANO

La Sicilia            GIUSEPPE VECCHIO

 

627.        27 dicembre 1993 – lunedì

PENTITO, MA AL COSPETTO DI DIO

di Lillo Miceli e Giorgio Petta - La Sicilia

 

628.        27 dicembre 1993 – lunedì

SONO UN UOMO DELLE STRAGI

La Sicilia MICELI- PETTA- VECCHIO

 

629.        27 dicembre 1993 – lunedì

PADRE, HO UCCISO IL GIUDICE FALCONE

di Saverio Lodato

 

630.        27 dicembre 1993 – lunedì

DON RIBOLDI: AVREI CONSIGLIATO: VAI DAI GIUDICI

  ANTONIO CIPRIANI

 

631.        28 dicembre 1993 - martedì

SULLE RIVELAZIONI DI DON TURTURRO TANTE CRITICHE E POCHI CONSENSI

di Enzo Mignosi – Giornale di Sicilia

 

632.        28 dicembre 1993 - martedì

PALERMO: LA CONFESSIONE CHOC NON CONVINCE I GIUDICI

di Rino Cascio - Il Manifesto

 

633.        28 dicembre 1993 - martedì

TURTURRO, MIRACOLO O PECCATO?

di Lillo Miceli- Giorgio Petta - La Sicilia pag. 3

 

634.        28 dicembre 1993 - martedì

LETTERA DEL PENTITO AL PARROCO DI TRINCEA

di Enzo Mignosi

 

635.        29 dicembre 1993 - mercoledì

URASSIC SCHOOL È APARTITICA. CONTESTATI I BIG DELLA RETE

di Maria Teresa Conti

 

636.        29 dicembre 1993 - mercoledì

Palermo Palazzo delle Aquile – Sala delle Lapidi

Presentazione del libro su Padre Ennio Pintacuda “La scelta”

P. Pintacuda, seppur previsto, non partecipa. Ndr

 

637.        30 dicembre 1993 - lunedì

PINTACUDA, LASCI PALERMO

di Saverio Lodato - L'Unità prima pagina

 

638.        30 dicembre 1993 - giovedì

CARO PINTACUDA, DEVI LASCIARE PALERMO

di Saverio Lodato - L'Unità pag. 9

 

639.        30 dicembre 1993 - giovedì

ORLANDO SFIDA I GESUITI: PINTACUDA DEVE PARLARE

Giornale di Sicilia

19          Delia Parrinello

 

640.        30 dicembre 1993 - giovedì

BUFERA A PALERMO: P. PINTACUDA CENSURATO DAI GESUITI

di Natale Conti - Il Giornale

 

641.        30 dicembre 1993 - giovedì

PINTACUDA NON PRESENTA IL SUO LIBRO.

ORLANDO: IMPOSIZIONE DI UN GESUITA

IL MESSAGGERO pag. 6

 

 

642.        30 dicembre 1993 - giovedì

HANNO PUNITO PINTACUDA

PALERMO - Punito. Costretto a tacere. Ordine tassativo della Compagnia di Gesù: da ieri per padre Ennio Pintacuda c' è il divieto assoluto di qualsiasi dichiarazione pubblica. E l’invito "velato" a lasciare la Sicilia per motivi, diciamo così, di opportunità. "Padre, scelga lei un’altra sede, in qualsiasi altra parte d' Italia o in America", gli sarebbe stato suggerito nei giorni scorsi dalle alte gerarchie dei gesuiti dopo l’uscita del suo ultimo libro, La scelta, la scelta di Pintacuda di un impegno antimafia al fianco di Leoluca Orlando, una scelta spesso intransigente di rottura anche con i suoi superiori. A cominciare da padre Bartolomeo Sorge, il direttore del Centro Pedro Arrupe, che l’anno scorso, non condividendo i comportamenti del collega, lo "licenziò". Sarebbe Sorge l’ispiratore della nuova campagna contro Pintacuda, ha denunciato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando che ha chiesto l’intervento del papa. "C' è in atto un tentativo di isolare i sacerdoti impegnati da anni nella lotta alla mafia", aveva dichiarato proprio ieri mattina ad un’agenzia di stampa padre Ennio Pintacuda, scendendo in campo al fianco di don Paolo Turturro, travolto dalle polemiche per aver rivelato la confessione di un mafioso pentitosi di aver partecipato alla strage di Capaci. "Il caso di don Turturro - aveva detto Pintacuda - rischia di essere strumentalizzato da qualcuno che non vede di buon occhio il rafforzato impegno della chiesa contro Cosa nostra, tra i quali anche qualche ecclesiastico". Parole durissime, rimbalzate immediatamente nelle stanze della Compagnia di Gesù. Poi, la decisione di imporre il silenzio al sacerdote. Un ordine che è arrivato poche ore prima della presentazione del libro di Pintacuda. E così, ieri, al Comune di Palermo, a parlare de La scelta c' erano tutti tranne l’autore. Da padre Pintacuda un laconico messaggio di scuse, affidato ad Antonino Caponnetto, appena eletto all' unanimità presidente del Consiglio comunale di Palermo. "La mia assenza - scrive Pintacuda - è dovuta ad impedimenti sopraggiunti contro la mia volontà". Introvabile, praticamente sparito nel nulla Pintacuda, è Orlando a rivelare i retroscena di questo nuovo capitolo dello scontro nella chiesa palermitana. "Padre Pintacuda non è assente per motivi di sicurezza. Padre Pintacuda è assente perché un gesuita gli ha proibito di partecipare a questa manifestazione. Si tratta di un nuovo inaccettabile attacco ad un sacerdote che, al contrario di altri uomini di chiesa, non ci ha mai fatto vergognare di essere cattolici. Dietro questa storia non può che esserci lo zampino di padre Sorge. A questo punto, io mi rivolgo al papa, al cardinale Pappalardo, al generale della Compagnia di Gesù, padre Kolvenbach, di intervenire immediatamente, prima che a fare chiarezza nel mondo della chiesa sia costretta ad intervenire la magistratura. È mai possibile che la chiesa si comporti come un partito?". Ed Orlando rivela come proprio ieri mattina gli sia arrivata una lettera di padre Sorge nella quale il gesuita offre la sua disponibilità ad una fruttuosa collaborazione per il bene della città. "Un biglietto ipocrita - afferma Orlando - che ho immediatamente rispedito al mittente". Antonino Caponnetto stringe invece nelle mani la lettera inviatagli da Pintacuda, poi dice con amarezza: "Non vorrei che la voce di Pintacuda rimanesse soffocata. Giudico incomprensibili le sue difficoltà nell' esprimere il messaggio di solidarietà e di amore cristiano". Colto di sorpresa, Pintacuda ha affidato un pensiero a poche righe. "Sono convinto che siamo finalmente in possesso di nuove speranze e di una nuova primavera. Il mio impegno, come uomo della società civile e come sacerdote, e le mie scelte, sono state e continueranno ad essere per la liberazione di Palermo e per affermare i valori della democrazia contro il dominio mafioso e contro ogni altro tentativo di impedirne la piena realizzazione".

di Alessandra Ziniti - La Repubblica pag. 18

 

643.        30 dicembre 1993 - giovedì

FERMATO PADRE PINTACUDA

di Lillo Miceli – La Sicilia pag. 14

 

644.        31 dicembre 1993 – venerdì

PINTACUDA: ANDRO' IN ESILIO COME STURZO

di Bruno Bartoloni - Corriere della Sera

 

645.        31 dicembre 1993 – venerdì

PINTACUDA: ANDRO' IN ESILIO COME STURZO

di Enzo Mignosi - Corriere della Sera

 

646.        31 dicembre 1993 – venerdì

PINTACUDA, LA PREFETTURA BLOCCA IL TRASFERIMENTO

  Giornale di Sicilia        E.M.

 

647.        31 dicembre 1993 – venerdì

PINTACUDA: VOGLIONO ISOLARMI MA IO NON LASCERO' PALERMO

Il Giornale

 

648.        31 dicembre 1993 – venerdì

PINTACUDA: RESTO A PALERMO

di Maria Teresa Conti - Il Giornale

 

649.        31 dicembre 1993 – venerdì

PINTACUDA LASCIA PALERMO

Il Manifesto                   GUIDO RUOTOLO

 

650.        31 dicembre 1993 – venerdì

VIA PINTACUDA: È POLEMICA

IL MATTINO              FILIPPO D' ARPA

 

651.        31 dicembre 1993 – venerdì

I GESUITI ESILIANO PINTACUDA

IL MESSAGGERO      ORAZIO PETROSILLO

 

652.        31 dicembre 1993 – venerdì

DOPO IL TRASFERIMENTO ALTRE MINACCE A PINTACUDA

Il Tempo            6          MARCELLO BARBARO

 

653.        31 dicembre 1993 – venerdì

IL GESUITA PINTACUDA RIMANE A PALERMO. TANTO RUMORE PER NULLA

L’INDIPENDENTE    MA.LU.

 

654.        31 dicembre 1993 – venerdì

SONO COME I MILITARI, UBBIDISCO

di Saverio Lodato - L'Unità

 

655.        31 dicembre 1993 – venerdì

IL BRACCIO DI FERRO DI PINTACUDA

PALERMO - Dopo il bavaglio, lo sfratto. Padre Pintacuda fa le valigie. Entro pochi giorni dovrà lasciare il centro studi di via Franz Lehar, dove ha sempre abitato, anche dopo il licenziamento dall' istituto di formazione politica Pedro Arrupe, diretto da Bartolomeo Sorge. Dopo la rottura i due sacerdoti hanno continuato a vivere da "separati in casa", ma adesso, insieme all' ordine di tacere e all' invito a scegliersi una nuova sede, al gesuita "ribelle" è arrivato anche un cortese sollecito ad "individuare una nuova sede diversa da quella del centro studi di Palermo". Attestazioni di solidarietà: E. Pintacuda, amareggiato dal nuovo braccio di ferro con i superiori ma al tempo stesso confortato dalle tante attestazioni di solidarietà chiarisce subito che obbedirà. "Ho sempre obbedito, anche quando mi hanno tolto l'insegnamento, e continuerò a farlo". E una nuova sede il gesuita l'aveva già trovata, a Casa Professa, un altro degli istituti della Compagnia di Gesù a Palermo, ma il comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica gli ha detto di no. Troppo difficile, in quei vicoli del centro storici, garantire l'incolumità del sacerdote che da anni ormai conduce una vita blindata. E allora padre Pintacuda, che farà, lascerà Palermo? "Non lo so ancora. Fino a quando è possibile resterò qui. Quel che è certo è che continuerò a lavorare per la liberazione di Palermo e per affermare i valori della democrazia contro il dominio mafioso". I suoi superiori le rimproverano di non aver rispettato le regole della Compagnia di Gesù. Come risponde? "Non voglio entrare nel merito delle motivazioni espresse dal padre provinciale. Dico solo che, dopo il licenziamento dall' istituto di formazione politica avvenuto nel giugno dell'anno scorso, la mia vicenda ha avuto un'improvvisa accelerazione nelle ultime quattro settimane, subito dopo la trionfale elezione di Leoluca Orlando a sindaco di Palermo e la vittoria della Rete. Probabilmente già qualche giorno prima, lo scontro tra Orlando e padre Sorge sul palcoscenico di Milano-Italia, deve aver ridestato l'attenzione sulle mie scelte. E per ultimo, forse, anche l'appoggio che il direttore dell'Fbi Louis Freeh ha voluto esprimermi nella sua recente visita a Palermo deve aver destato qualche malumore". Pensa di aver fatto qualche errore? "Certamente, qualche errore l'ho fatto. Soprattutto quello di aver sottovalutato in alcuni momenti l'acredine degli avversari, di aver creduto che la lotta non era così dura come invece si è rivelata". E padre Sorge, crede ci sia lui dietro questi provvedimenti? "Chiedetelo a lui. Io vorrei solo ricordare che fu padre Sorge a firmare la prefazione del mio libro, Breve corso di politica e poi fu sempre padre Sorge, alla vigilia delle politiche del ' 92, a dichiarare al Corriere della Sera che avrebbero ammazzato Orlando. Io non posso che augurargli di continuare il lavoro senza divisioni, anche se i miei guai sono cominciati proprio quando lui non condivise la mia scelta di restare a fianco di Orlando dopo l'uscita dalla Dc". Le alte gerarchie ecclesiastiche "La scelta", appunto, il titolo del libro che ha scatenato la punizione da parte dei vertici della Compagnia di Gesù. Pintacuda non vuole entrare nel merito delle contestazioni mossegli dai superiori. Lascia parlare Aldo Civico, l'autore del libro-intervista. "La responsabilità del libro è mia. Io ho raccolto e integrato con una serie di documenti alcune interviste di padre Pintacuda, ma non facendo parte dell'Ordine dei gesuiti non ho certo sottoposto il mio lavoro ad alcuna censura preventiva". Il telefono di Pintacuda squilla in continuazione. "Ho ricevuto decine di attestazioni di solidarietà. Semplici sacerdoti, l'arcivescovo di Catania Bommarito, anche le alte gerarchie ecclesiastiche", dice. Un ex alunno del centro Pedro Arrupe, Salvatore Ingorgia, per protesta, ha fatto sapere che restituirà il diploma conseguito nel ' 92. E insieme alla solidarietà un unico interrogativo. Che Chiesa è una Chiesa che consente a sacerdoti indagati per mafia, come l'arcivescovo di Monreale Cassisa, di parlare dall' altare e impone il silenzio e il confino a padre Pintacuda? "Non vorremmo - dice il deputato del Pds Pietro Folena - che questa volta ad essere espugnata come Sagunto fosse la Chiesa siciliana". Ed il coordinatore regionale della Rete Pippo Russo avanza il sospetto che alla vigilia della nomina del nuovo arcivescovo di Palermo "ci sia in atto un tentativo di ritornare a logiche e schieramenti che all' interno della Chiesa vogliono restaurare il vecchio".

di Alessandra Ziniti - La Repubblica pag.19

 

656.        31 dicembre 1993 – venerdì

QUEL LIBRO PUBBLICATO SENZA AUTORIZZAZIONE'

CITTA' DEL VATICANO - Il benservito ufficiale a padre Ennio Pintacuda è dato in forma solenne anche attraverso la Radio vaticana. Il suo allontanamento dal centro "Studi sociali" di Palermo è stato infatti annunciato e spiegato ieri ai microfoni dell’emittente pontificia da padre Gian Giacomo Rotelli, il provinciale per l’Italia dei gesuiti. Un "trattamento" certamente non casuale. È quasi legittimo, inoltre, sospettare che la disponibilità della Radio vaticana a lanciare l’annuncio della defenestrazione di Pintacuda dal "Centro studi" sia stata favorita dal fatto che l’emittente papale è gestita, guarda caso, dai gesuiti. "I superiori maggiori - ha spiegato padre Rotelli ieri alla Radio vaticana - hanno chiesto al padre Pintacuda di offrire elementi per l’individuazione di una nuova sede per lui, diversa da quella del Centro studi". Un modo elegante e, apparentemente, indolore per chiedere a Pintacuda di farsi più in là. Perché tanta determinazione contro un gesuita che, in fondo, rappresenta pur sempre un simbolo antimafia? Chiara e lapidaria la spiegazione del padre provinciale: Pintacuda ha pubblicato il libro La Scelta senza averlo sottoposto al preventivo "necessario" placet dei suoi superiori. Un atto, quindi, di aperta insubordinazione, che, fa capire il provinciale, è andato a sommarsi alle tensioni esplose tra lo stesso Pintacuda e il direttore del Centro "Arrupe" di Palermo, padre Bartolomeo Sorge. "Padre Pintacuda, come ogni religioso - ha dichiarato infatti Rotelli - deve previamente sottoporre ad approvazione quanto desidera pubblicare. Questo gli era stato esplicitamente ricordato in relazione al libro La Scelta. Ma, il padre Pintacuda ha lasciato ugualmente pubblicare il volume, senza chiedere autorizzazione alcuna". Il libro in questione, ha spiegato ancora il provinciale, "contiene anche la riproposizione di una serie di articoli, brani di lettere, ecc. pesantemente critici nei confronti del diretto superiore del Centro". Da qui i provvedimenti. "Al padre Pintacuda - ha assicurato il provinciale - non è stato vietato di parlare, ma, tenendo conto di quanto detto, è stato fatto divieto di promuovere in qualunque forma la diffusione del libro". Da qui la decisione adottata dai "superiori" di destinarlo a una "nuova sede, diversa da quella del Centro studi". In sostanza, il gesuita "ribelle", spiegano alla curia provinciale dei gesuiti d' Italia, ha disatteso le "precise" norme delle "Disposizioni", le regole della Compagnia di Gesù. Tali "Disposizioni", in vigore fin dal 1973 e approvate anche da padre Pedro Arrupe, regolano le pubblicazioni di articoli e di libri scritti dei religiosi "figli" di S. Ignazio di Lojola.

di O.L.R. -La Repubblica

 

657.        31 dicembre 1993 – venerdì

PINTACUDA AI SUPERIORI: OBBEDISCO

di Antonio Ravidà - La Stampa

 

658.        31 dicembre 1993 – venerdì     

ORLANDO CONTRATTACCA, INTERVENGA IL PAPA

La Stampa         S.C.

 

659.        31 dicembre 1993 – venerdì     

PINTACUDA: OBBEDISCO E VADO VIA

Articolo 6

 

660.        2 gennaio 1994 - domenica       

MA IL CARDINALE STA CON PINTACUDA

di Enzo Mignosi - Corriere della Sera pag. 9

 

661.        2 gennaio 1994 - domenica       

CONTESTATA LA MESSA IN COMUNE

di Lillo Miceli – La Sicilia pag. 6

 

662.        2 gennaio 1994 – domenica

E PINTACUDA: IMBAVAGLIATO E UMILIATO

di Lillo Miceli - La Sicilia pag. 6

 

663.        2 gennaio 1994 – domenica

MANCUSO: SI È FATTO UN PASSO INDIETRO

 di Giorgio Petta - La Sicilia pag. 6

 

664.        2 gennaio 1994 – domenica

PADRE PINTACUDA RESTERA' IN CITTA'. ANCHE PAPPALARDO MI È VICINO

di Enzo Mignosi – Giornale di Sicilia pag. 45

 

665.        2 gennaio 1994 – domenica

SOLIDARIETA' A PINTACUDA

Gazzetta del Sud

 

666.        2 gennaio 1994 – domenica

SOLIDARIETA' DI PAPPALARDO

La Stampa (AGI)

 

667.        2 gennaio 1994 – domenica

IN SICILIA OCCULTE PRESENZE

di Maria Teresa Conti - Il Giornale

 

668.        2 gennaio 1994 – domenica

PINTACUDA, NIENTE ESILIO

 di Alessandra Ziniti - La Repubblica pag. 16

 

669.        2 gennaio 1994 – domenica

IL MIO POSTO È QUI NESSUNO CANCELLERA' LA NOSTRA RIVOLUZIONE'

 di Alessandra Ziniti - La Repubblica pag. 16

 

670.        3 gennaio 1994 - lunedì

QUANTI PRETI IN GIRO ALLA QUERCIA

 di Tonino Satta - L'Europeo pag. 21-22

 

671.        3 gennaio 1994 – lunedì

PINTACUDA: DON CHILLURA - HA SPEZZATO INTERESSI CONSOLIDATI

Agrigento, 3 gen. (Adnkronos)- ''La messa in discussione del ruolo di padre Pintacuda a Palermo è il segno che la sua opera è riuscita a spezzare vecchi interessi consolidati''. Lo sostiene don Angelo Chillura, parroco di Naro, della diocesi di Agrigento, autore del saggio ''Coscienza di Chiesa e fenomeno mafioso''.

''Non posso che esprimere piena solidarietà a Pintacuda - ha detto il sacerdote che per cinque anni è stato segretario di monsignor Luigi Bommarito, oggi vescovo di Catania - perché' da sempre è impegnato nella promozione religiosa e sociale della nostra terra e nella liberazione dalla mafia, tenendo sempre una posizione equilibrata. Cercar di far tacere la sua voce è mortificante per la Chiesa. Se Pintacuda avesse avanzato dubbi teologici allora la Chiesa dovrebbe giustamente vigilare, ma in campo sociale, non essendoci pronunciamenti ufficiali, è errato fermare il rinnovamento invocato dal gesuita''.

(Pam/As/Adnkronos)

 

672.        3 gennaio 1994 - lunedì

PINTACUDA NON LASCERA' PALERMO - "SE DOVESSERO AMMAZZARE ENNIO LA RESPONSABILITA' SAREBBE TUA"

di Lillo Miceli - La Sicilia pag. 2

 

673.        3 gennaio 1994 - lunedì

DA ROMA CONFERMA UFFICIALE "MA SCONTERA' LA DISUBBIDIENZA"

di Lillo Miceli - La Sicilia pag. 2

 

674.        3 gennaio 1994 - lunedì

UN MENAGE A TROIS DESTINATO A NAUFRAGARE

di Lillo Miceli - La Sicilia pag. 2

 

675.        3 gennaio 1994 - lunedì

CONTRO LA MAFIA GESUITI CON PINTACUDA

Il Giornale         7          Vincenzo Vitale

 

676.        3 gennaio 1994 - lunedì

GESUITI: PINTACUDA PUNITO SOLO PER LE CRITICHE A SORGE

Corriere della Sera         8          R.I.

 

677.        3 gennaio 1994 - lunedì

I GESUITI CONFERMANO: PINTACUDA HA DISOBBEDITO, SE NE ANDRA'

Il Giorno

 

678.        3 gennaio 1994 - lunedì

I GESUITI: SOSTENIAMO L' IMPEGNO ANTIMAFIA DI PADRE PINTACUDA

L'Unità pag. 7

 

679.        3 gennaio 1994 - lunedì

CASO PINTACUDA, GALEOTTO FU IL LIBRO

di Fabio Negro - Il Tempo

 

680.        3 gennaio 1994 - lunedì

Corriere della Sera

 

681.        4 gennaio 1994 - martedì

PINTACUDA: OBBEDISCO, MA COME UN CADAVERE

Il Giorno

 

682.        4 gennaio 1994 - martedì

CHI CACCIA PINTACUDA AIUTA LA MAFIA

Corriere della Sera         R.I.

 

683.        4 gennaio 1994 - martedì

LETTERE AL PAPA NERO IN DIFESA DI PINTACUDA

Gazzetta del Sud pag. 9

 

684.        4 gennaio 1994 - martedì

LA RETE CRITICA PAPPALERDO: POCO RIGUARDO PER IL SINDACO

Giornale di Sicilia

 

685.        4 gennaio 1994 - martedì

PINTACUDA TRASLOCA TRA LE POLEMICHE " VOGLIONO ZITTIRLO "

di Lillo Miceli - La Sicilia

 

686.        4 gennaio 1994 - martedì

Corriere della Sera

 

687.        5 gennaio 1994 - mercoledì

VIA IL PRETE GIORNALISTA TROPPO LEGATO ALLA RETE

Articolo 11        E.M.

 

688.        5 gennaio 1994 - mercoledì

Corriere della Sera

 

689.        6 gennaio 1994 - giovedì          

BASTA CON I PRETI PROTAGONISTI: PAPPALARDO SCENDE IN CAMPO

Giornale di Sicilia

 

690.        6 gennaio 1994 - giovedì          

DON MAGRO: S' È VOLUTO CREARE UN CASO POLITICO CHE NON C' E'

Gazzetta del Sud           8         

 

691.        6 gennaio 1994 - giovedì          

MONITO DEL CARDINALE PAPPALARDO: MA LA CHIESA NON È UN PARTITO

di Leopoldo Gargano - Giornale di Sicilia        1, 37   

 

692.        6 gennaio 1994 - giovedì          

LA CHIESA NON È UN PARTITO

di Maria Teresa Conti - Il Giornale

 

693.        6 gennaio 1994 - giovedì          

MONTA LA POLEMICA SULLE DIMISSIONI DEL DIRETTORE. IL PRESIDENTE DI NOVICA: NON È UN CASO POLITICO

Giornale di Sicilia          L.G.

 

694.        6 gennaio 1994 - giovedì          

PRIZZI: IL VICESINDACO LASCIA LA DC.  LO CANDIDA LA RETE

di D.P. - La Sicilia

 

695.        6 gennaio 1994 - giovedì

Corriere della Sera

 

696.        7 gennaio 1994 – venerdì

A PALERMO FARETE VINCERE LUTERO

 di Attilio Bolzoni - La Repubblica pag. 17

 

697.        7 gennaio 1994 – venerdì

ORLANDO: NO AL TRISTE MARTINAZZOLI E L' INQUISITO LA MALFA RESTI A CASA

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera

 

698.        7 gennaio 1994 – venerdì

ORLANDO: SE LA CHIESA VA VANTI COSI' RISCHIA DI FARE LA STESSA FINE DELLA DC

Giornale di Sicilia pag. 2

 

699.        7 gennaio 1994 – venerdì

SOLIDALI CON PADRE PINTACUDA

LETTERA        Giornale di Sicilia       Maria Giovanna Granata ed altre firme

 

700.        7 gennaio 1994 – venerdì

IL PRETE RIBELLE A PAPPALARDO: OBBEDISCO

di Maria Teresa Conti - Il Giornale

 

701.        7 gennaio 1994 – venerdì

ORLANDO; RITORNO ALLE ORIGINI

di Lillo Miceli - La Sicilia.

 

702.        7 gennaio 1994 – venerdì

CHI HA CHIESTO LA TESTA DI PADRE PINTACUDA?

Volantino          GRUPPO DANIELE

 

703.        7 gennaio 1994 – venerdì

Corriere della Sera

 

704.        8 gennaio 1994 - sabato

CASO PINTACUDA: CHI SONO I LUTERANI?

Lettera al giornale          Giornale di Sicilia       17        Totò Cuffaro

 

705.        8 gennaio 1994 - sabato

PINTACUDA RINGRAZIA PAPPALARDO: LASCIA UN PATRIMONIO DA CONSERVARE

Giornale di Sicilia pag. 34

 

706.        8 gennaio 1994 - sabato

LA CHIESA NON SI IMMISCHI CON I PARTITI

di Francesco Foresta - La Repubblica

 

707.        8 gennaio 1994 - sabato

PAPPALARDO PER ORA RESTA

di Silvano Spaccatrosi - La Repubblica pag. 9

 

708.        8 gennaio 1994 - sabato

CIVICO: IL LIBRO SOLO UN PRETESTO PER ALLONTANARE IL GESUITA

di Enrico del Mercato - Giornale di Sicilia

 

709.        9 gennaio 1994 - domenica

DA PUGLISI A PINTACUDA

di Vincenzo Noto - Novica

 

710.        10 gennaio 1994 - lunedì

DOPO L' ALBA " SORGE " LA NOTTE

di Giovanna Giurato - La Sicilia

 

711.        11 gennaio 1994 - martedì

GRUPPO DI PRETI E FEDELI SCRIVE AL PAPA DI SOSPENDERE MONSIGNOR CASSISA

IL MESSAGGERO

 

712.        11 gennaio 1994 - martedì

APPELLO AL PAPA “VIA IL VESCOVO DI MONREALE”

PALERMO - Un centinaio di firme in calce a due paginette spedite in Vaticano. Sacerdoti, teologi, semplici fedeli, operatori del volontariato (e tra loro Fiammetta Borsellino, la più piccola delle figlie del giudice assassinato in via D' Amelio) rivolgono al papa un accorato invito. Via dal duomo di Monreale l’arcivescovo Salvatore Cassisa, ormai da mesi al centro di diverse inchieste della magistratura. In questo momento di grande travaglio per la Chiesa siciliana, non c' è posto per sacerdoti chiacchierati come Cassisa. "Per salvare la credibilità, per difendere l’immagine di una Chiesa che, faticosamente e a prezzo anche del sangue versato, vuole dare una risposta evangelicamente credibile alle attese", il popolo dei fedeli adesso pretende chiarezza, si schiera, è pronto perfino a forme plateali di protesta come quelle che domenica sera hanno accolto a Paternò padre Bartolomeo Sorge, il gesuita ritenuto il vero artefice dei nuovi provvedimenti punitivi a carico del confratello Ennio Pintacuda. Cerotti sulla bocca, cartelloni in mano, una cinquantina di persone ha atteso Sorge davanti ad una scuola. Ma il gesuita non s' è perso d' animo. È sceso dalla macchina si è diretto rapidamente verso uno degli striscioni che recitava: "Chi caccia Pintacuda aiuta la mafia" e lo ha firmato senza esitazioni. Poche parole per spiegare: "La firma significa che sono d' accordo con il messaggio dello striscione. Non esiste contrapposizione Sorge-Pintacuda, ma esiste Sorge uguale Pintacuda". E ai manifestanti perplessi e poco convinti dall' equazione ha annunciato: "Si chiarirà tutto in seguito". Nelle scorse settimane le polemiche scatenate dalla confessione di Natale di don Paolo Turturro, dal trasferimento di padre Ennio Pintacuda, dalle dimissioni del direttore della rivista Novica don Vincenzo Noto, avevano fatto dimenticare la brutta storia dell’arcivescovo di Monreale……………………………………………………………………………………………….

di Alessandra Ziniti – La Repubblica

 

713.        11 gennaio 1994 - martedì

SORGE CONTESTATO: RICUCIRO' LO STRAPPO CON PINTACUDA

di Domenico Liggeri - Giornale di Sicilia

 

714.        11 gennaio 1994 - martedì

Messina

 

 

715.        12 gennaio 1994 – mercoledì

PINTACUDA: ARRIVATO ORDINE DI TRASFERIMENTO (2)

(Adnkronos)- Pintacuda farà comunità religiosa con padre Francesco Paolo Rizzo, docente di storia romana alla facoltà di lettere dell’università di Palermo. I rapporti fra i due gesuiti sono ottimi e datano da lungo tempo: Rizzo è stato infatti direttore del centro studi sociale di Palermo fino al 1985, anno in cui venne sostituito da Sorge, e fondatore con Pintacuda della scuola di formazione politica che ha contribuito a formare la classe dirigente della ''primavera palermitana''. Pur collaborando alle attività della comunità di accoglienza di padre Rizzo, il gesuita ''sfrattato'' dal centro ''Arrupe'' continuerà a lavorare all'Istituto di cultura e lingue e fra qualche settimana inizierà un corso su ''giustizia economia e sociale'' alla facoltà di Magistero dell’università di Palermo. ''Il trasferimento non sara' accompagnato comunque da un indebolimento del mio impegno nella lotta alla mafia e per il rinnovamento della politica'', ha detto Pintacuda, che da anni conduce una vita blindata e sotto scorta armata per le ripetute minacce di morte. ''Resterò accanto a coloro, soprattutto i parenti delle vittime di Cosa Nostra, che vogliono proseguire lo stupendo cammino di liberazione della città. Continuerò a lavorare - ha aggiunto - nello stesso clima di obbedienza che ha contraddistinto fin qui la mia vita di sacerdote e gesuita''. Fra i prossimi impegni anche la pubblicazione da parte della casa editrice Rizzoli di un libro intitolato ''Come si fa politica in una città di mafia''. Per evitare di suscitare le ire dei superiori, questa volta - assicura con ironia il gesuita - ''chiederò' la previa censura dei superiori''.

(Pam/As/Adnkronos)

 

716.        12 gennaio 1994 – mercoledì

IN NOME DELLA DC; FERMATE QUEL GESUITA

Aldo Civico - L' L'Europeo pag. 25, 26

 

717.        13 gennaio 1994 - giovedì

PINTACUDA TRASFERITO MA RESTA A PALERMO

Corriere della Sera

 

718.        13 gennaio 1994 - giovedì

SCATTATO IL TRASFERIMENTO PER PINTACUDA: VA A VIVERE IN UNA COMUNITA' ALL' UDITORE

Giornale di Sicilia

 

719.        13 gennaio 1994 - giovedì

PINTACUDA TRASFERITO ALL' UDITORE

di Lillo Miceli - La Sicilia

 

720.        13 gennaio 1994 - giovedì

PINTACUDA TRASFERITO MA RESTA A PALERMO

Corriere della Sera

 

721.        14 gennaio 1994 - venerdì

UN DESTINO MISSIONARIO

L' ISOLA           Antonio Siracusano

 

722.        15 gennaio - 1994 sabato

"Rinnovamento della politica e sviluppo della Sicilia" tavola rotonda organizzata dall'Istituto "Luigi Sturzo" di Bagheria (Palermo) e patrocinata da La Rete.

Interventi: Manlio Schiavo (professore), Francesco Stabile (storico), Gianfranco Zanna (PDS), Domenico Aiello (professore), Ennio Pintacuda, Giuseppe Cosenza (La Rete).

Tratto da pagina web di Radio Radicale

 

723.        16 gennaio 1994 - domenica

DALLA CHIESA: ORLANDO LASCI SPAZIO

di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia pag. 4

 

724.        16 gennaio 1994 - domenica

PINTACUDA DA IERI NELLA NUOVA CASA " MA LA MIA VITA NON CAMBIERA' "

di Martino Grasso - Giornale di Sicilia

 

725.        16 gennaio 1994 - domenica

LA RETE STRINGE LE MAGLIE

di Lorenzo Del Boca - La Stampa pag. 4

 

726.        17 gennaio 1994 - lunedì

LA RETE NON CEDE A DALLA CHIESA. ORLANDO LEADER PER ALTRI DUE ANNI

di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia pag. 5

 

727.        17 gennaio 1994 - lunedì

DAS SCHRECKLICHE GEFUHL; MIT EINER ESKORTE ZU LEBEN

MARIO TAMPONI

 

728.        18 gennaio 1994 - martedì

IN PERIFERIA, CULTURA A DOMICILIO

IL MATTINO

 

729.        18 gennaio 1994 - martedì

MAFIA MASSONERIA POLITICA CHIESA

Invito    MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA- LA RETE

 

730.        18 gennaio 1994 - martedì

Partanna (Tp) ore18.00 - presso la Sala Belvedere - piazza Falcone Borsellino

Incontro dibattito su: MAFIA MASSONERIA POLITICA CHIESA

Il superamento impone una scelta coraggiosa

Incontro dibattito con:

Padre Ennio Pintacuda S.J. sociologo, Antonino Ingroia magistrato, Alfredo Galasso deputato alla Camera, Antonio Garau, parroco della Zisa

Organizzato dal Movimento per la Democrazia LA RETE

 

731.        20 gennaio 1994 - giovedì

GRUPPO DI EX ALUNNI DEL CENTRO ARRUPE: SORGE SIA ALLONTANATO

Giornale di Sicilia

 

732.        20 gennaio 1994 - giovedì

E CONTRO LA CRIMINALITA' NASCE LA LEGA DEI COMUNI

di Marina Leonardi L'Unità

 

733.        20 gennaio 1994 - giovedì

UNITI CONTRO LA PIOVRA

LA GAZZETTA          23        F.G.I.

 

734.        20 gennaio 1994 - giovedì

Corleone

 

735.        21 gennaio 1994 - venerdì

Vico Equense – p. notari

 

736.        21 gennaio 1994 - venerdì

CONVEGNO: CRIMINALITA' ORGANIZZATA IERI E OGGI

Invito    COMUNE DI SAVIGNANO SUL PANARO

 

737.        22 gennaio 1994 - sabato

Lettera aperta dei PP. Gesuiti del Centro Arrupe sul “caso Pintacuda”.

 

738.        22 gennaio 1994 - sabato

DISCUSSIONE DEL MANIFESTO CONTRO LA CRIMINALITA' ORGANIZZATA REDATTO A CONCLUSIONE DEI PRECEDENTI INCONTRI DEL CONVEGNO

Invito    COMUNE DI SAVIGNANO S.P. - PROVINCIA DI MODENA

 

739.Savignano teatro la Venere con Ayala presentazione libro ?????

 

740.        23 gennaio 1994 - domenica

MA IO E PADRE BARTOLOMEO SORGE NON SIAMO I GALLETTI DI UN POLLAIO

di Dino Paternostro - La Sicilia

 

741.        24 gennaio 1994 – lunedì

Corriere della Sera

 

742.        25 gennaio 1994 - martedì

SINISTRE; ORLANDO VA ALLA GUERRA

Avvenire pag.6 

 

743.        25 gennaio 1994 - martedì

CHIESA E POLITICA A PALERMO: TANTI INCONTRI, TANTI SCONTRI

Giornale di Sicilia

 

744.        25 gennaio 1994 - martedì

L' ALLEANZA ANTIMAFIA

IL RESTO DEL CARLINO    BARBARA MANICARDI

 

745.        25 gennaio 1994 - martedì

UNA LEGA DEI COMUNI PER DIRE NO ALLA MAFIA

IL RESTO DEL CARLINO    EUGENIO TANGERINI

 

746.        25 gennaio 1994 - martedì

SAVIGNANO VOLA A CORLEONE

di Barbara Manicardi - IL RESTO DEL CARLINO

 

747.        25 gennaio 1994 - martedì

SAVIGNANO VOLA A CORLEONE

di Barbara Manicardi - IL RESTO DEL CARLINO

 

748.        26 gennaio 1994 - mercoledì

Padre Ennio Pintacuda ospite al Maurizio Costanzo show su Canale 5

 

749.        27 gennaio 1994 - giovedì

PINTACUDA DA COSTANZO: ORLANDO, GUAI A TE SE NON CAMBI PALERMO

Giornale di Sicilia          GABRIELE LE MOLI

 

750.        27 gennaio 1994 - giovedì

A PADRE PINTACUDA UN AUGURIO DA MISTERBIANCO

LETTERA        Giornale di Sicilia       16        MOVIMENTO DONNE CONTRO LA MAFIA

 

751.        27 gennaio 1994 - giovedì

" CARO KILLER TI SCRIVO.." DI ANTONIO GARAU

Invito    E.N.D.A.S. SICILIA

 

752.        27 gennaio 1994 - giovedì

Dibattito dal titolo ""Caro killer ti scrivo" presentazione del libro che raccoglie cento lettere di studentesse dell'Istituto "Regina Margherita" agli assassini di Padre Puglisi (Edizioni Associate)" - Palermo.

Dibattito organizzato da Edizioni Associate.

Interventi: Denise Jacobs, Felice Cavallaro (giornalista), Rita Borsellino, Amedeo Brucato (ENDAS), Ennio Pintacuda, Antonio Garau (Sacerdote), Massimo Calzolari, Leoluca Orlando, Giuseppe Cipriani, Mario Barreca (professore).

Tratto da pagina web di Radio Radicale

 

753.        28 gennaio 1994 venerdì

INSABBIAMENTI SU CONTRADA E CASSISA

La Sicilia 5          G.P.

 

754.        28 gennaio 1994 venerdì

SINDROME DE COUBERTIN

Lanfranco Vaccari – Panorama pag. 22-23

 

755.        4 febbraio 1994 - venerdì

Gorgonzola

 

756.        5 febbraio 1994 - sabato

Varese

 

757.        6 febbraio 1994 - domenica

L' ORA DELL' IMPEGNO E DELLA PARTECIPAZIONE

Invito    PARROCCHIA S. MARIA ASSUNTA E S. MARIA AUSILIATRICE

 

758.        6 febbraio 1994 - domenica

S. Donato Milanese

 

759.        8 febbraio 1994 - martedì

Alcamo ore 17,00 – Loredana Fiore

 

760.        10 febbraio 1994 - giovedì

San Cataldo

 

761.        11 febbraio 1994 - venerdì

Fabriano

 

762.        12 febbraio 1994 - sabato

POLI E AGGREGAZIONI. TRASFORMISMO O NOVITA'?

Invito    MOVIMENTO PER LA DEMOCRAZIA- LA RETE

Padre Ennio Pintacuda

 

763.        12 febbraio 1994 - sabato

Ancona

Sala della Provincia

 

764.        13 febbraio 1994 – domenica

Macerata

 

765.        18 febbraio 1994 - venerdì

Mesagne

 

766.        sab. 19 febbraio 1994

FEDE E SCELTE POLITICHE         Invito CENTRO STUDI CITTA' DELL' UOMO- CENTRO STUDI GIUSEPPE LAZZATI

 

767.        19 febbraio 1994 - sabato

LO SCOPO PRIMARIO DELLA MIA VITA È LA LOTTA ALLA MAFIA

COLLOQUIO  Corriere della Sera       5          MARIO TAMPONI

 

768.        19 febbraio 1994 - sabato

Bari, Mottola

 

769.        23 febbraio 1994 - mercoledì

NUOVA LITE RETE-PDS SUL CASO PINTACUDA

La Sicilia            G.C.

 

770.        25 febbraio 1994

Torino ore 17,00

Saronno ore 21,00 marco oliva

 

771.        26 febbraio 1994

 

772.novara

 

773.        4, 5, 6 marzo 1994

Sardegna

 

774.        6 marzo 1994 - domenica

ORLANDO: IL CAVALIERE PERDERA'

di Francesco Foresta - Giornale di Sicilia pag. 11

 

775.        11, 12

Toscana

 

776.        12 marzo 1994 - sabato

MAFIA E POLITICA

Invito                COORDINAMENTO ANTIMAFIA DI FIRENZE

 

777.        12 marzo 1994 - sabato

Firenze

Partecipazione di Pintacuda al dibattito organizzato dal Coordinamento Antimafia e dalla rivista “Contrasti”.

Tema: Mafia e Politica

Sala dei Consoli – Palagio di Parte Guelfa – via Vacchereggia - Firenze

Il Guado pag. 134

 

778.        16 marzo 1994 - mercoledì

Centuripe

 

779.        18 marzo 1994 – venerdì

ORLANDO: LA MAFIA COL CAVALIERE

di Lillo Miceli - La Sicilia pag. 7

 

780.        20 marzo 1994 - domenica

IN TRINCEA DA PROTAGONISTI. E SE CHI LO FA È UN PRETE?

NOVICA        EMMANUEL PARTIGNO

 

781.        21 marzo 1994 - lunedì

Corriere della Sera

 

782.        24 marzo 1994 - giovedì

UNITI CONTRO IL PRE-FASCISMO

di Antonello Piraneo - La Sicilia

 

783.        24 marzo 1994 - giovedì

Corriere della Sera

 

784.        1° aprile 1994 - venerdì

Corriere della Sera

 

785.        2 aprile 1994 - sabato

Corriere della Sera

 

786.        3 aprile 1994 - domenica

MA ADESSO ORLANDO SUPER L' ORLANDISMO

Intervista           Giornale di Sicilia       F.F.

 

787.        6 aprile 1994 – mercoledì

Troina – Massimiliano Ragusa

 

788.        7 aprile 1994 - giovedì

PINTACUDA LIQUIDA LA RETE: ORLANDO CREI UN NUOVO PARTITO DEMOCRATICO

di Felice Cavallaro - Corriere della Sera pag. 8

 

789.        7 aprile 1994 - giovedì

COLPO DI MAGLIO ALLA RETE

Gazzetta del Sud           MARIO DI PAOLA

 

790.        7 aprile 1994 - giovedì

PINTACUDA LASCIA LA RETE

Gazzetta del Sud

 

791.        7 aprile 1994 - giovedì

PINTACUDA BOCCIA LA GIUNTA ORLANDO " VETERO- COMUNISMO DELL' ANTIMAFIA "

Giornale di Sicilia          4          Padre Ennio Pintacuda

 

792.        7 aprile 1994 - giovedì

PINTACUDA SOTTERRA LA RETE

di Maria Teresa Conti - Il Giornale pag. 7

 

793.        7 aprile 1994 - giovedì

PINTACUDA SCOMUNICA ORLANDO: LA RETE HA ORMAI ESAURITO IL SUO COMPITO

IL MESSAGGERO pag. 8

 

794.        7 aprile 1994 - giovedì

PINTACUDA SCOMUNICA ORLANDO E LA RETE

Il Tempo

 

795.        7 aprile 1994 - giovedì

PINTACUDA: LA RETE HA ASSOLTO IL SUO COMPITO

L'Unità  pag. 8

 

796.        7 aprile 1994 - giovedì

ANCHE PINTACUDA SPARA SU ORLANDO

PALERMO - Dopo la Waterloo elettorale, dopo le pesantissime accuse di Carmine Mancuso, la Rete subisce un altro attacco, inaspettato, clamoroso. Quello dell’ideologo e ispiratore del movimento di Leoluca Orlando, il gesuita padre Ennio Pintacuda. Il colpo ad alzo zero Ennio Pintacuda l’ha sparato attraverso una lunga intervista concessa a Panorama che ne ha anticipato una sintesi. Il gesuita colpisce a destra e a manca, dice che una fase della Rete si è esaurita. Accusa l’amministrazione comunale guidata da Orlando di "massimalismo statalista" e di avere una "visione veterocomunista dell’Antimafia". La Rete è nel caos, in subbuglio, incapace di difendersi dagli attacchi interni di alcuni dei suoi più rappresentativi esponenti, Mancuso e Pintacuda. E Orlando? Orlando non parla. Lo farà probabilmente domenica prossima alle assise nazionali della Rete. In quell' occasione il leader dirà la sua dopo aver ascoltato le parti in causa, accusatori e accusati, e cioè Carmine Mancuso e il coordinatore regionale della Rete, Pippo Russo, colpevole, secondo Mancuso, di averlo ostacolato nella campagna elettorale, di averlo "esposto" ai presumibili attacchi della mafia. E quando sembrava che le polemiche provocate dal neosenatore Mancuso, ripescato a fatica dalla consultazione elettorale, si fossero placate, il "fulmine a ciel sereno" di padre Ennio Pintacuda. "La Rete è stata un cuneo nei ghiacciai perenni di un sistema politico congelato, la Rete - afferma Pintacuda nell' intervista a Panorama - ha assolto il suo compito. Una fase si è esaurita". E il gesuita suggerisce quale dovrà essere la nuova strada che dovrà percorrere la Rete: "In Parlamento - dice - vanno costruite alleanze nuove per difendere le nuove postazioni della democrazia". E poi le "stoccate" sulla disfatta della Rete nelle ultime consultazioni elettorali e sulla gestione dell’amministrazione comunale. Cannonate che sono arrivate ieri pomeriggio mentre Leoluca Orlando era impegnato in un interrogatorio a Palazzo di giustizia dove il leader della Rete si è presentato spontaneamente, nell’ambito dell’inchiesta sul Teatro Massimo diretta dal sostituto procuratore Lorenzo Matassa. Commentando il calo dei consensi del movimento di Orlando, Pintacuda afferma che "c' è modo e modo di lottare contro la mafia e ce n' è uno più rassicurante di quello adottato dalla giunta di Palermo. Purificare troppo non serve - aggiunge il gesuita -. Si finisce col buttare il bambino con l'acqua sporca". Poi la pesante critica ai quattro mesi di gestione della Rete dell’amministrazione comunale di Palermo che Pintacuda accusa di "massimalismo statalista" e di avere una "visione veterocomunista dell'Antimafia". Le accuse di Pintacuda si concludono ricordando un episodio: "La giunta ha tagliato i contributi alle case di riposo per anziani e ai vecchi convitti che ospitavano i bambini poveri perché il vecchio assessore era finito in galera". Le dichiarazioni di padre Pintacuda arrivano nelle stanze di Palazzo delle Aquile dove Orlando al termine dell'interrogatorio a Palazzo di Giustizia si è riunito con i suoi fedelissimi. Ma non c' è nessuna reazione, nessun commento. Telefoni e telefonini dei diretti interessati sono muti, soltanto Davide Cammarrone, responsabile dell’informazione per la Rete è "reperibile". Chiediamo a Cammarrone cosa sia successo ma lui ne sa quanto i cronisti: "Chiedete a padre Pintacuda, so che ha già fatto alle agenzie delle smentite". Padre Pintacuda è anche lui introvabile e sulle agenzie fino a tarda sera non c'era nessuna "smentita" o "rettifica" del gesuita.

di Francesco Viviano - La Repubblica  

 

797.        7 aprile 1994 - giovedì

Corriere della Sera

 

798.        8 aprile 1994 – venerdì

l’attacco di Pintacuda a Orlando Padre Sorge: " è una sceneggiata "

Corriere della Sera

 

799.        8 aprile 1994 – venerdì

ORLANDO? RIAPRA AI CATTOLICI

La Sicilia 3          GIUSEPPE TESTA

 

800.        8 aprile 1994 – venerdì

LEOLUCA VUOLE GUIDARE UN NUOVO PARTITO MA SORGE: " FALLIREBBE COME LA RETE"

di Lillo Miceli - La Sicilia

 

801.        8 aprile 1994 – venerdì

ORLANDO? RIAPRA AI CATTOLICI

di Giuseppe Testa - La Sicilia pag. 3

 

802.        8 aprile 1994 – venerdì

PINTACUDA IN RETROMARCIA

di Massimo Gramellini - La Stampa pag. 6

 

803.        8 aprile 1994 – venerdì

PINTACUDA-ORLANDO, IL DUELLO È UN BLUFF

GAETANO SAVATTERI

 

804.        8 aprile 1994 – venerdì

Corriere della Sera

 

805.        9 aprile 1994 - sabato

UNA RETE TROPPO STRETTA

Il Manifesto       8          GUIDO ROTOLO

 

806.        9 aprile 1994 - sabato

ATTACCO AL CASTELLO DI RE LEOLUCA

PALERMO - Tutta colpa di una sedia, di una maledetta sedia. Quella che mancava alla conferenza stampa sul terremoto elettorale del 27 marzo. Quel giorno i colonnelli della Rete si sono schierati davanti ai giornalisti senza lasciare al senatore Carmine Mancuso neanche uno strapuntino, neanche un puff. Così lui ha aspettato un po’, appoggiato alla parete, ha visto che nessuno lo invitava al tavolo della Rete, poi si è girato verso i cronisti e ha detto: "Ma chi sono quelli lì? A nome di chi parlano? Sono io che sono stato eletto senatore, non loro...". Poi è esploso: "Tra di noi c' è qualcuno che non voleva che io fossi eletto. Volevano delegittimarmi, isolarmi, cioè espormi alla vendetta della mafia". Così sì è rotto l’incantesimo della Rete, così si è incrinato il monolite di Leoluca Orlando, il "movimento per la democrazia" che doveva essere la prima pietra della casa comune dei progressisti. Disse una volta padre Ennio Pintacuda, ideologo della Rete e profeta di Orlando: "Il sospetto è l’anticamera della verità". Non immaginava che dopo Andreotti, dopo Lima, dopo Mannino, un giorno l’ombra di un terribile sospetto avrebbe colpito proprio la Rete. È davvero possibile che gli amici di Orlando abbiano potuto sabotare uno di loro, lasciandolo solo davanti ai Kalashnikov di Cosa nostra? Venissero da qualcun altro, le accuse del senatore potrebbero essere archiviate come uno sfogo, un’esagerazione, un eccesso di protagonismo. Ma Carmine Mancuso è uno dei fondatori della Rete, è il presidente del Coordinamento Antimafia, è un commissario di polizia, è il figlio di Lenin Mancuso, il poliziotto che fu ucciso con il giudice Terranova. E dunque è giusto chiedersi: è fondato, il suo sospetto? ' Certezze non sospetti' Mancuso sorride: "Ma quali sospetti? Io ho certezze, non sospetti. Io vengo dalla miseria dell’Albergheria, quando uscivo di casa col pane in mano dovevo stare attento perché c’era sempre qualcuno che tentava di rubarmelo. Sono abituato alla lotta per la sopravvivenza. E ho imparato che nei partiti gli avversari non si eliminano col piombo, si eliminano politicamente". E a lei cos' è successo, esattamente? "Un giorno vengo a sapere che Vito Riggio, del Patto, ha scelto proprio il mio collegio per candidarsi. Mi chiedo: È un caso o qualcuno gli ha detto che la Rete non mi avrebbe sostenuto? A Palermo certe cose non passano inosservate, la voce ha cominciato a girare e la gente mi fermava per strada per domandarmi se mi avessero cacciato dal movimento. Io avevo il dubbio ma me lo tenevo per me. Finché un giorno vengo a sapere che qualcuno sta dicendo in giro: Mancuso va massacrato politicamente". Chi lo diceva? Mancuso non fa nomi, ma annuncia: "Li farò domenica, a Roma, all' assemblea nazionale della Rete". A Palermo non è un mistero che il senatore li abbia individuati nei colonnelli della sinistra retina: Pippo Russo, coordinatore siciliano del movimento e inventore della regola del "consolidato politico" al tavolo progressista delle candidature, Gaspare Nuccio, deputato uscente e bocciato, e Franco Piro, deputato regionale. E tuttavia c' è chi sussurra che Mancuso non si fermerà a loro, ma chiamerà in causa il più sacro dei simboli della Rete: Antonino Caponnetto, l’ex capo del pool antimafia, la vittima più illustre del terremoto elettorale siciliano. "Nervi saldi - ammonisce Alfredo Galasso - una guerra fratricida sarebbe assurda, non cadiamo nei vizi da partitino. E soprattutto evitiamo i regolamenti di conti. Io faccio il giurista, di mestiere, e dico che le accuse di Mancuso non sono materia politica. Se ne occuperà il Garante del movimento, Anton Luigi Mirabelli. Noi piuttosto domandiamoci perché non abbiamo vinto le elezioni a Palermo". Bella domanda, onorevole Galasso. Perché s' è squagliato così in fretta il 75 per cento di Leoluca Orlando? "Perché ci eravamo illusi che la Rete ormai a Palermo fosse una novità acquisita. Abbiamo scambiato il trionfale successo di Orlando per una conversione progressista di massa. E non era così, purtroppo. Abbiamo scoperto d' un colpo che ci mancava il radicamento vero, l’innervatura sociale. Insomma, ci siamo comportati come un partitino d' opinione". Non bastavano le accuse di tradimento e la caccia ai colpevoli per una sconfitta che brucia. L' ultimo colpo al castello di re Leoluca l’ha dato il suo maestro spirituale e politico, padre Pintacuda, puntando l’indice accusatorio contro la fortezza della Rete, il Comune di Palermo. Accuse roventi, di quelle finora riservate agli avversari, da quella di agire con un "massimalismo statalista" a quella di coltivare una "visione veterocomunista dell’antimafia". Il gesuita ha chiarito che non ce l’aveva con Orlando, ma gli assessori sono furibondi. Uno di loro, ieri mattina, gli ha telefonato: "Grazie tante, padre, grazie di cuore del suo prezioso sostegno. Adesso andiamo tutti a iscriverci a Forza Italia, naturalmente...". Ma padre Pintacuda non ha gradito la battuta. Attacco a sorpresa Anche in questo caso tutti si sono chiesti il perché di un simile attacco a sorpresa, appena cinque mesi dopo l’insediamento della giunta Orlando. E di perché ne sono stati trovati due. Il primo non è di alto livello: dicono le malelingue che il gesuita abbia chiesto al Comune che fossero potati gli alberi del convento che lo ospita. Lo ha chiesto una volta, due volte, alla terza ha perso la pazienza e ha sparato sulla giunta. Più credibile è la seconda spiegazione: Pintacuda vuole un bel rimpasto che sia il primo passo verso un Partito democratico aperto ai cattolici in fuga dalla Dc, e dunque vuole che Orlando scarichi gli estremisti. Per loro, risponde il vicesindaco Emilio Arcuri, che lasciò il Pci per abbracciare Orlando: "Padre Pintacuda ha una visione approssimativa dei problemi. Vorrei dirgli solo una cosa, come militante della Rete: io mi posso caricare tutte le colpe, tranne la mancata elezione di Fava a Catania e di Piscitello a Siracusa. Non si può imputare anche quel risultato alla giunta di Palermo". A Palazzo delle Aquile l’atmosfera s'è fatta pesante. Protestano gli insegnanti delle scuole private, alle quali il comune ha tagliato i fondi dopo aver sentito puzza d' imbroglio. Gridano gli ambulanti abusivi, sventolando multe milionarie che non potranno mai pagare. Mugugnano quelli che speravano di salire sul carro del vincitore, e si ritrovano fuori dalla porta.

di Sebastiano Messina - La Repubblica pag. 6

 

807.        9 aprile 1994 - sabato

RETE BUCATA: ATTACCHI A PINTACUDA E ORLANDO

di G.C. La Sicilia pag. 4

 

808.        9 aprile 1994 - sabato

PADRE SORGE: SINISTRA SUICIDA

di Giovanni Ciancimino - La Sicilia pag. 3

 

809.        9 aprile 1994 - sabato

Istituto professionale femminile di Caltanissetta

Tema: Potere, mafia e legalità

 

810.        16 aprile 1994 - sabato

DA PINTACUDA SOSPETTI INGIUSTI

LETTERA        La Sicilia         21        DON GIUSEPPE ANZALONE

 

811.        17 aprile 1994 - domenica

A SIRACUSA SI TERRA' IL VI CONVEGNO INTERNAZIONALE " L' EDUCAZIONE ALLA PACE "

  Il Giornale DI SCICLI            SALVO MICCICHE'

 

812.        19 aprile 1994 - martedì

SEMINARIO AL LINGUISTICO CON PADRE PINTACUDA

 Il Mediterraneo

 

813.        29 aprile 1994 - venerdì

LES " PETITS PRETRES CONTRE LA MAFIA "

  PELERIN MAGAZINE        24 e seg.          ALAIN VINCENOT

 

814.        29 aprile 1994 - venerdì

Siracusa

 

815.        15, 16, 17

Campania

 

816.        6 maggio - venerdì

s.anastasia

 

817.        7 maggio 1994 - sabato

Vallo della Lucania

818.

819.7 maggio 1994 - sabato

Corriere della Sera

 

820.        8 maggio 1994 - domenica

QUEI PRETI, MARTIRI DI MAFIA

CAMPANIA                 CLAUDIO COLUZZI

 

821.        8 maggio 1994 - domenica

Sapri

 

 

822.        11 maggio 1994 - mercoledì

PALERMO - Totò Riina come Robin Hood? I sondaggi e i test sulla mafia non finiscono di stupire. A Termini Imerese, un paese a venticinque chilometri da Palermo, molti studenti di un istituto superiore hanno sostenuto che i boss mafiosi sarebbero dei Robin Hood: banditi sì, ma di buon cuore, che difendono i deboli e puniscono i potenti. Dunque, Cosa nostra sarebbe anche una società "di uomini d' onore che proteggono i lavoratori e i più deboli". Ed ancora: "La mafia è una realtà inventata dai mass media per screditare la Sicilia". Altri studenti, uno su tre, una percentuale molto alta, non hanno esitato ad affermare che se subissero il furto del loro motorino, per riaverlo si rivolgerebbero ad un mafioso non certo alla polizia. QUESTI dati sono emersi dal sondaggio effettuato fra i 731 studenti dell’istituto tecnico commerciale di Termini Imerese, nell’ambito del progetto "Educazione alla legalità", che è stato studiato e condotto dai docenti e dal preside dell' istituto tecnico, Antonino Militello. Un progetto finalizzato a informare i giovani sul fenomeno mafioso e a capire cosa gli adolescenti pensano sull' argomento. ' Hanno risposto con leggerezza' Il preside minimizza, sostiene che questi risultati sarebbero stati falsati perché "i ragazzi non sapevano che sarebbero stati resi noti". Una motivazione che lascia invece pensare il contrario? "No - ribadisce il professor Militello - molti ragazzi hanno risposto con leggerezza, magari non convinti di quel che hanno sostenuto nel test. Sono certo che il risultato sarebbe stato diverso se gli studenti avessero risposto in maniera più attenta alle domande. Il grado di maturità comunque è sempre elevato". Ed a conforto di questa tesi il preside invita a guardare gli altri dati, quelli "positivi". Cinquecento studenti su 731 hanno risposto che la mafia "è un’organizzazione criminale estranea alla società degli onesti", ed il 79 per cento condivide lo slogan coniato subito dopo le stragi di Capaci e di via D' Amelio: "Non li avete uccisi (Falcone e Borsellino, ndr) le loro idee cammineranno sulle nostre gambe". Ieri mattina i risultati del sondaggio sono stati "analizzati" in un dibattito con gli studenti al quale hanno partecipato tra gli altri il gesuita Ennio Pintacuda, il sacerdote-giornalista Vincenzo Noto, il condirettore del Giornale di Sicilia, Giovanni Pepi, e il sostituto procuratore Vittorio Teresi, componente della Direzione distrettuale antimafia di Palermo e candidato al Csm per Magistratura democratica. ………………………………………………………………………………………

di Francesco Viviano – la Repubblica

 

 

823.        13 maggio

Acquaviva ?

 

824.        14 maggio

Matera ?

 

825.        16 maggio 1994 – lunedì

BIONDI SMORZA LA POLEMICA CONTRO DI PIETRO

MILANO - Ieri mattina, per la prima volta da quando è partito per la sua missione ad Hong Kong, ad Antonio Di Pietro non è arrivata la rassegna stampa via fax preparata dai ragazzi della sua squadra. Così dell’ammonimento di Alfredo Biondi, ministro della Giustizia, il pm di Mani Pulite scoprirà l’esistenza solo oggi, arrivando in Italia, quando il Guardasigilli ha già attenuato con nuove e più distensive dichiarazioni il senso di quel "Vedo che i giudici vanno in trasferta a fare proclami" che tutta Italia ha letto come una frecciata all' indirizzo del magistrato più famoso del paese. In ogni caso, la reazione di Di Pietro è facilmente prevedibile: il silenzio, che il pm si è imposto ormai da quasi due anni e al quale fa eccezione solo quando varca i confini nazionali. Come ha fatto a Hong Kong, con la dichiarazione ("se tenteranno un colpo di spugna il popolo alzerà la voce") che ha suscitato la replica del neoministro. Tacciono, per ora, anche gli altri magistrati della Procura. La sensazione è che il pool Mani Pulite voglia considerare il battibecco transoceanico un incidente chiuso, e attendere invece il ministro al varco delle scelte concrete sull' amministrazione della giustizia e sulle leggi per la trasparenza degli appalti. Intanto, però, l’uscita di Biondi ha suscitato - com' era inevitabile - più di una reazione. ………………………………Ancora più esplicito padre Ennio Pintacuda, gesuita, che ad un convegno organizzato dalla Rete ha commentato così l’esternazione anti-Di Pietro del Guardasigilli: "Sono solidale con Di Pietro per la ' reprimenda' ingiustamente rivoltagli dal ministro della Giustizia Alfredo Biondi. Sono indignato per quanto affermato dal ministro e preoccupato, di conseguenza, per l’atteggiamento che il governo potrebbe assumere verso i problemi esistenti oggi in Italia". ……………………………………….

di L. F. – La Repubblica

 

826.        17 maggio 1994 - martedì

Corriere della Sera

 

827.        20 maggio 1994 - venerdì

VAMPIRI DELLA POVERA GENTE, LE BOMBE NON MI FERMERANNO

VISTO  35-36   ROBERTO BUIA

 

828.        20, 21, 22 lombardia

 

829.        21 maggio  vimodrone

 

830.        21 maggio 1994 – sabato

OMA - L' assemblea dei vescovi si è chiusa senza nessun pronunciamento collettivo a favore o contro il nuovo governo. Ogni vescovo è intervenuto con accenti diversi sui problemi più vari, di fatto delegando al cardinal Ruini (e al Vaticano) la linea da seguire. La rotta è rimasta, dunque, quella tracciata dal presidente della Cei nella sua relazione introduttiva. Via libera a Berlusconi, presentazione di un pacchetto di richieste. Il cardinal Ruini ha preannunciato che si incontrerà con il premier così come ha fatto in passato con altri presidenti del Consiglio. ……………………………………Un protagonista spesso citato, ma poco seguito nei suoi movimenti all' interno dell' area ex democristiana: Francesco Cossiga. L’ex presidente ha accusato Civiltà Cattolica di una serie di peccati: perseguitò Manzoni e Rosmini, appoggiò il fascismo e la guerra d' Etiopia, fu anticomunista all' eccesso, inventò la Rete e padre Pintacuda... Cossiga ha concluso sprezzantemente che non sono gesuiti seri. La durezza ha una sola spiegazione. La lotta per il pacchetto dei sei milioni di voti cattolici è ancora in corso e chi la combatte pensa di poter determinare il futuro del paese.

di MARCO POLITI

 

831.        26 maggio 1994 – giovedì

Corriere della Sera

 

832.        27 ascoli

 

833.        28 Pescara

 

834.        29 chieti?

 

 

835.        30 maggio 1994 - lunedì

PINTACUDA, SCELTA DA PRIMA LINEA

IL CENTRO                 SAVERIO OCCHIUTO

 

836.        31 maggio 1994 - martedì

PADRE PINTACUDA PARLA DI MAFIA

LA GAZZETTA DELLA MARTESANA      Lorenzo Frigerio

 

837.        1° giugno 1994 - mercoledì

PADRE PINTACUDA: UNA SCELTA, UNA VITA

  LA COMUNITA' CHE VIVE                       Lorenzo Frigerio

 

 

838.        3 giugno 1994 – venerdì dimitri

Locarno: Lezione al corso di formazione politica

vedi Il Guado pag. 138

 

839.        4 giugno 1994 - sabato

"PROFUMI DI LUNA NEL DESERTO" DI CALOGERO PULVINO

Invito    CENTRO CULTURALE EPICARMO- SIRACUSA

IL PRESIDENTE SOFIA FANNELLO

 

840.        4 giugno 1994 - sabato

LA POLITICA COME LIBERAZIONE

  CORRIERE DEL TICINO   LUCA BERNASCONI

 

841.        4 giugno 1994 - sabato

LA POLITICA COME RISCATTO DALLA DEMOCRAZIA SIMULATA

  LA REGIONE TICINO        A.P.

 

842.        3 4 giugno svizzera SI

BELLINZONA

 

843.        5 giugno 1994 - domenica

PADRE PINTACUDA A SARZANA

  IL SECOLO XIX

 

844.        5 GIUGNO

SARZANA ?

 

845.        7 giugno – martedì

Troina Palestra Comunale ore 19,00 Massimiliano Ragusa

 

846.        22 GIUGNO POTENZA??

 

847.        23 giugno 1994 - giovedì

POCHI TESTIMONI A POTENZA PER UN " GRANDE " PINTACUDA

  CRONACHE LUCANE        GIUSEPPINA D' ALESSANDRO

 

848.        2 luglio 1994 - sabato

PARTITO DEMOCRATICO O ALLEANZA CON IL PDS. IL FUTURO DELLA RETE DIVIDE ORLANDO E PINTACUDA

  Giornale di Sicilia                   GABRIELE LE MOLI

 

 

849.        2 luglio 1994 - sabato

L’ALTRA SINISTRA ATTENDE E SPERA

ROMA - C' è chi gli invia telegrammi d' auguri più o meno sinceri, chi lo incita a "metterci una pietra sopra" e lavorare, chi non perde tempo e ne approfitta per invitarlo a partecipare oggi ad una manifestazione, chi è deluso, chi si frega le mani perché è l’avversario migliore che il Pds poteva offrire. Fra quelli che durante la campagna elettorale erano stati definiti i ' cespugli della Quercia' non tutti sono felici dell’elezione di Massimo D' Alema al vertice della Quercia. ………………………………..Felice della vittoria di D' Alema padre Ennio Pintacuda, ideologo della Rete. "Le posizioni dell’ex capogruppo dei deputati pidiessini sono molto più chiare di quelle di Veltroni, la cui vittoria avrebbe potuto creare maggiori ambiguità di quante ne ha provocate la segreteria di Occhetto" commenta il gesuita. …………………………………………………

di Silvio Buzzanca La Repubblica

 

850.        3 luglio 1994 - domenica

PINTACUDA E I GIOVANI

LA VALLATA

 

851.        6 luglio 1994 - mercoledì

Corriere della Sera

 

852.        10 luglio 1994 - domenica

CERISDI: UNA VICENDA DI ORDINARIA FOLLIA SPECCHIO DELLA " REGIONE DEGLI SPRECHI "

  Avvisatore       11        N.D.R.

 

853.        11 luglio 1994 - lunedì

PINTACUDA: LA LEGA È IL NOSTRO CAVALLO DI TROIA

di Lillo Miceli - La Sicilia pag.6

 

854.        mercoledì 13 luglio 1994

LA CHIESA DELLA MAFIA

 di Sandra Bonsanti - La Repubblica

 

855.        16 luglio 1994 - sabato

DURE REAZIONI ANCHE IN SICILIA. IL GESUITA P. PINTACUDA RACCOGLIE FIRME: È L' INIZIO DI UN EVENTUALE REFERENDUM

Giornale di Sicilia

 

856.        16 luglio 1994 - sabato

LA GENTE IN PIAZZA CONTESTATA TROUP FININVEST

ROMA - Sit-in, raccolte di firme, appelli: esplode la protesta contro il decreto salva-ladri. Cori di condanna ieri si sono levati dalle più importanti piazze italiane, da Milano a Torino, da Trento a Genova, da Firenze a Roma, da Napoli a Palermo. Il via alla protesta è stato praticamente dato dai parlamentari verdi-progressisti con una manifestazione davanti a Palazzo Chigi, contemporaneamente alla conferenza stampa di Silvio Berlusconi. ……………………………………Tre le manifestazioni napoletane. La prima si è svolta ieri davanti al carcere di Poggioreale. Oggi protesteranno, in due distinte manifestazioni, Verdi e associazione dei politrasfusi. Infine, Palermo, dove padre Ennio Pintacuda ha iniziato una raccolta di firme anti-decreto.

 di Orazio La Rocca - La Repubblica

 

857.        20 luglio 1994

Padre Ennio Pintacuda assume la residenza anagrafica in via Giacomo Longo

 

858.        30 luglio 1994

IL TAGLIO DELLE SCORTE COLPISCE ANCHE DON CIOTTI E PINTACUDA

ROMA - Hanno tolto la scorta a personalità ormai lontane dalla scena e dunque da eventuali pericoli. L' hanno tolta però anche a due preti da anni in prima linea nella lotta alla mafia: don Luigi Ciotti, il fondatore del Gruppo Abele di Torino, e al gesuita palermitano padre Ennio Pintacuda. Perché? In ambienti del Viminale si sottolinea che nel caso di Pintacuda il comitato provinciale dell’ordine pubblico di Palermo avrebbe sottolineato come non ci siano più pericoli gravi. Diverso il caso di don Ciotti. A lui è stata confermata la scorta, ma solo a Torino. Se si sposta in un’altra città invece potrà solo chiedere la tutela. Senonché il pericolo o c' è oppure no: eventuali malintenzionati non si fanno certo scoraggiare dalle distanze. Proprio nei giorni scorsi, Ciotti, direttore tra l’altro del mensile Narcomafie, avrebbe ricevuto nuove minacce che lo hanno costretto a cambiare percorsi e abitazione. Singolare è che nessuno dei due ha mai chiesto la riduzione o l’annullamento della scorta, così come invece fonti del Viminale avevano riferito ieri.

La Repubblica

 

859.        2 agosto 1994

MANDURIA ?

 

860.        5 agosto 1994 - venerdì

PAOLO BORSELLINO: PERCHE' HO SCELTO DI DIVENTARE MAGISTRATO

Intervista           IL DOSSIER              R.R.

 

861.        22 agosto 1994 - lunedì

L' ALTRA ITALIA A CONFRONTO PER UN NUOVO PROGETTO POLITICO- CULTURALE  STAGE DI FORMAZIONEFILAGA -PRIZZI

 

862.        22 agosto 1994 - lunedì

CON GRANDE CORAGGIO TRA TRANSIZIONI E OSCILLAZIONI

  L.U.P.  1 e seg. Padre Ennio Pintacuda

 

863.        22 agosto 1994 - lunedì

"L'altra Italia a confronto per un nuovo progetto politico - culturale" III Stage di formazione politica promosso dall'Associazione Libera Università della Politica apertura dei lavori. Filaga.

Intervenuti: Michele Salamone (LA RETE), Leoluca Orlando (LA RETE), Ennio Pintacuda (SACERDOTE), Girolamo Cannariato (LA RETE).

 

864.        23 agosto 1994 - martedì

ORLANDO TIRA LA RETE IN BARCA

di Guido Ruotolo - Il Manifesto pag. 8

 

865.        23 agosto 1994 - martedì

ORLANDO ALLA RETE: IL SEGRETARIO DEL PPI SARA' IL NUOVO MORO?

L'Unità              RUGGERO FARKAS

 

866.        23 agosto 1994 - martedì

ORLANDO A CANOSSA: FORSE BUTTIGLIONE È IL NUOVO MORO

ILAGA - "Buttiglione? Forse è il nuovo Aldo Moro". "D' Alema? È bene che sia lui il segretario del Pds". Sotto un ombrellone, sulla spiaggia di Gallipoli, tra Rocco e Massimo, tutto sommato, avrebbe voluto esserci anche lui. Per parlare di formazione politica e di opposizione che nasce dal governo delle città, di pluralismo dell’informazione e autonomia della magistratura, di un’economia di mercato protetta dai flussi dell' economia illegale. Dopo mesi di silenzio, apparentemente incurante dello sfilacciamento della Rete e del divorzio con quasi tutti i vecchi compagni di strada, Leoluca Orlando si riaffaccia sulla ribalta politica con un inedito "mea culpa" e con un nuovo progetto politico nel quale la Rete ha ancora un ruolo. Parla Orlando davanti a circa duecento giovani che partecipano all' annuale stage di formazione politica organizzato dalla Rete a Filaga, centro montano sulle Madonie. Ancora una volta accanto a lui, ad elaborare la nuova "svolta", padre Ennio Pintacuda, il consigliere politico e spirituale del leader della Rete. Allora Orlando ritorna in campo? "La sconfitta del 27 marzo imponeva una pausa di riflessione. Abbiamo peccato di megalomania, ci siamo lasciati prendere da un delirio di onnipotenza. Abbiamo puntato tutto sulle leadership e sulle alleanze, su Occhetto, Bertinotti, Ripa di Meana, Orlando, sul tavolo dei progressisti. Abbiamo affrontato le elezioni come se si votasse ancora con il sistema proporzionale. E siamo stati sconfitti perché sono entrate in crisi le leadership tradizionali e le alleanze". Da dove ricominciare dunque? "Dall' elaborazione di un progetto che parta dalla formazione politica e dal governo concreto delle città dove sono state elette amministrazioni della sinistra. Io, per tutti questi mesi sono stato in silenzio, ma ho continuato a lavorare come sindaco di Palermo, così come Bassolino ha fatto a Napoli e come hanno fatto tanti altri sindaci di sinistra. Un modo concreto per costruire un progetto e per ottenere consensi". Costruire un progetto di opposizione, ma con chi? "L' elezione di Buttiglione a segretario del Partito popolare è un avvenimento di grande interesse. Potrebbe essere il nuovo Aldo Moro e io non ho certo intenzione di mettermi contro di lui. Certo, se indica Cossiga come capo del governo, se difende i vecchi apparati, se pensa di ricostituire il vecchio partito cattolico, allora non potrei seguirlo. Buttiglione è a un bivio: può tornare indietro o essere un elemento di speranza per i cattolici democratici". E il Pds di D' Alema? "Nonostante i miei rapporti di amicizia e la stima che nutro per Veltroni, guardo a D' Alema con grande attenzione ed affetto. Gli faccio i miei più sinceri auguri e penso che sia un bene per il Pds che sia lui il segretario". E il progetto di Sergio D' Antoni? "Dipende, se D' Antoni pensa di fare il decimo terzo polo, come quello di Prodi o Segni o Amato, allora non mi interessa. Non è certo questa la strada vincente. E' il tempo di aprirsi al confronto, di guardare a nuovi spazi, anche quelli che arrivano dalle insofferenze di Bossi e perfino dall' interno di Forza Italia dove in tanti si sono ritrovati dentro un recinto troppo angusto che coincide con gli interessi del padrone". E la Rete, in tutto questo, che spazio potrà ancora avere? "La Rete deve rimanere un movimento culturale, di elaborazione politica. Abbiamo indicato un progetto di legalità, abbiamo fatto della questione morale e della lotta alla mafia una discriminante politica. Siamo nati per far scoppiare tangentopoli e mafiopoli, ma adesso dobbiamo attrezzarci ai tempi che cambiano. Non è più l’ora di gridare. La Rete, che è nata come lievito culturale, è ancora capace di elaborare proposte politiche? Se saremo capaci bene, se no dobbiamo fare della nostra libera università della politica un luogo di riflessione comune, di confronto e di verifica". E l’idea della costruzione del partito democratico, l’ha abbandonata? "No, non ne parlo più perché non mi interessa costruire anche uno dei tanti presunti terzi poli. A Buttiglione, a D' Alema, a D' Antoni, a tutti i progressisti dico: l’opposizione si fa governando in maniera diversa laddove abbiamo responsabilità di governo. Se vogliamo costruire una vera alternativa alle destre e a Berlusconi dobbiamo smettere di azzuffarci per stabilire chi dovrà assumerne la leadership". Contro "i poteri forti che in momenti di grande ebollizione politica come questo hanno grande importanza e vicinanza con i poteri occulti" padre Ennio Pintacuda, l’ideologo della Rete, chiama a raccolta le truppe. "Non è più il tempo del sogno, ma quello del grande realismo politico. Quando le cose si fanno difficili - ha detto riferendosi ai tanti che hanno abbandonato la Rete - alcuni non hanno il fiato per resistere e divengono scorie. Ora è il momento della tenda, della riflessione, non importa il numero, se si hanno le idee è questo il momento di chiamare le truppe a raccolta".

di Alessandra Ziniti - La Repubblica    

 

867.        23 agosto 1994 - martedì

ROCCO PUO' ESSERE IL NUOVO MORO

La Sicilia

 

868.        23 agosto 1994 - martedì

BUTTIGLIONE: NESSUN RIBALTONE IN PARLAMENTO

La Stampa         MAURIZIO TROPEANO

 

869.        23 agosto 1994 - martedì

ORLANDO GUARDA A BUTTIGLIONE: PUO' ESSERE IL NUOVO ALDO MORO

Articolo

 

870.        23 agosto 1994 - martedì

"Giustizia, servizi, ordine pubblico" dibattito organizzato nell'ambito del III Stage di formazione politica promosso dall'Associazione Libera Università della Politica.

Intervenuti: Alfredo Galasso (La Rete), Michele Del Gaudio (La Rete), Enzo Di Giacomo (magistrato), Giuseppe De Lutiis (professore), Olindo Canali (magistrato), Nicola Quatrano (magistrato), Giuseppe Scozzari (La Rete), Antonio Ingroia (magistrato), Giuseppe Gambale (La Rete), Gennaro De Falco (avvocato), Francesco La Saponara (Progressisti), Bruno Di Maio (La Rete), Leoluca Orlando (La Rete), Ennio Pintacuda.

 

871.        25 agosto 1994 - giovedì

PALERMO - Lotta alla mafia indietro tutta? Sul palcoscenico di Filaga, un paesino arroccato sulle Madonie dove il gesuita Ennio Pintacuda ha allestito l’annuale stage di formazione politica sul tema "Giustizia e mutamenti politici italiani e internazionali", il giudice Antonino Ingroia, del pool antimafia di Palermo, lancia un allarme. Denuncia a chiare lettere che c' è in atto un arretramento nella strategia antimafia. "La maggioranza di governo - afferma il giudice - vuole tornare indietro nella lotta alla mafia interpretando un sentimento diffuso, il desiderio di normalità e il rifiuto di logiche di emergenza". Il magistrato che "allevato" dal giudice Paolo Borsellino, parla dei "segnali" preoccupanti e li elenca uno per uno. Dalla sostituzione di Gianni De Gennaro alla Dia, al recente decreto Biondi, alle polemiche sulle carceri e sulla legge dei pentiti. Allora signor giudice, che sta accadendo? "La mia riflessione nasce dalla registrazione di alcuni segnali che ritengo molto inquietanti in quanto si muovono in direzione opposta rispetto alla politica antimafia messa in atto all' indomani delle stragi". Vuole dire che quell' "emergenza" antimafia provocata dalle stragi sta facendo passi indietro? "Uno dei momenti fondamentali di quella politica antimafia fu l’introduzione del regime carcerario differenziato per i mafiosi, il noto 41 bis, e l’immediato trasferimento dopo le stragi di Capaci e di via D' Amelio di tutti i boss all' Asinara e Pianosa. Oggi si discute delle carceri e le esigenze dell’ordine pubblico vengono sotto questo profilo ritenute non prevalenti rispetto a presunte esigenze turistiche; si mette perfino in discussione lo stesso 41 bis". Lei dice che c' è il tentativo di strumentalizzare la "voglia" di normalità, per altri motivi. Quali? "Ho l’impressione che invece di tornare alla cosiddetta normalità si voglia normalizzare la magistratura". Sono coincidenze le polemiche ed i dibattiti attorno alla legge sui pentiti, le carceri...? "Un momento forte della legislazione antimafia è quella sul pentitismo, ma da mesi è in atto una campagna di delegittimazione dei pentiti, invece di migliorare la legislazione sui collaboratori di giustizia, sembra volersi mettere in atto qualcosa che di fatto temo possa ostacolare il diffondersi della dissociazione all' interno di Cosa Nostra". La sostituzione di Gianni De Gennaro alla Dia è un altro "segnale"? "La ventilata sostituzione di De Gennaro in questo contesto è un segnale preoccupante in quanto De Gennaro ha rappresentato fino ad ora uno dei principali momenti di continuità rispetto all' opera svolta da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. La rimozione del direttore della Dia, in base al cosiddetto principio di logoramento, è in rotta di collisione con la regola della professionalità, professionalità che va preservata soprattutto in questo settore. Se fosse valido questo principio Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avrebbero dovuto abbandonare i loro incarichi antimafia ben prima di essere uccisi. È indispensabile che il governo preservi la professionalità di De Gennaro attribuendogli funzioni altrettanto importanti come quelle finora ricoperte. E non ho alcun dubbio che, in particolare il ministro Maroni che finora ha dimostrato sensibilità nei confronti della problematica della lotta al crimine organizzato, abbia questa intenzione. Preoccupa però ugualmente l’effetto negativo che la sostituzione di De Gennaro da direttore della Dia possa avere anche sui collaboratori di giustizia. Mi auguro che questo riferimento al logoramento di De Gennaro non diventi una regola cui il governo intende adeguarsi, che non diventi principio". Gli altri segnali "inquietanti"? "Altri motivi di preoccupazione sono il decreto Biondi, la proposta delle carceri di Pianosa e dell’Asinara le proposte di modifica della disciplina in materia di protezione dei collaboratori. Temo che tutti questi segnali siano parte di un unico disegno che mirano a ricacciare indietro la magistratura. Dopo il ' 92 fu messa in atto una politica antimafia di tipo emergenziale e questo stato di emergenza ha stancato la gente e c' è quindi una voglia di normalità; il pericolo che io temo è proprio che questa voglia possa essere strumentalizzata per un’operazione di normalizzazione. E tutte queste polemiche, i pentiti, le carceri, le esternazioni dell’onorevole Tiziana Maiolo, mi sembrano tentativi per far arretrare la legislazione antimafia".

di Francesco Viviano – La Repubblica

 

872.        26 agosto 1994 – venerdì

ORLANDO IN STILE ECUMENICO

  Avvenire         MIMMO MUOLO

 

873.        26 agosto 1994 – venerdì

MA LA SANITA', ORA I MEDICI SUONANO LA CARICA: NOI PAGHIAMO IL PREZZO DI TROPPE INEFFICIENZE

Giornale di Sicilia                      MARCELLO BARBARO

 

874.        26 agosto 1994 – venerdì

BUTTIGLIONE

Il Giornale         MARCELLO VENEZIANO

 

875.        26 agosto 1994 – venerdì

CONDONO EDILIZIO: UN VILLINO ABUSIVO?  PAGA UN QUINTO DEL SUO VALORE

Il Giornale

 

876.        26 agosto 1994 – venerdì

QUESTA SCUOLA INCOSTITUZIONALE

Il Manifesto       GUIDO RUOTOLO

 

877.        26 agosto 1994 – venerdì

ORLANDO, LA SVOLTA DI FILAGA

La Sicilia Giovanni Ciancimino

 

878.        27 agosto 1994 - sabato

SIAMO SEMPRE QUI. PER GOVERNARE

L’INDIPENDENTE pag. 9

 

879.        27 agosto 1994 - sabato

"Le prospettive future per il Movimento per la Democrazia La Rete" organizzato nell'ambito del III Stage di formazione politica promosso dall'Associazione Libera Università della Politica. Filaga

Interventi: Monia Marconi (La Rete), Ennio Pintacuda, Gaspare Viola (La Rete), Leoluca Orlando (La Rete), Gaspare Nuccio (La Rete), Davide Camarrone (La Rete), Carlo Alberto De Lia (La Rete), Bonanno (La Rete), Angelo Tartaglia (La Rete), Bruno Di Maio (La Rete), Franco Piro  (La Rete), Roberto Gnisci  (La Rete), Bonomo  (La Rete), La Macchia  (La Rete), Solve  (La Rete), Pippo Russo  (La Rete), Andrea Ricciato  (La Rete), Giuseppe De Santis  (La Rete), Gianni Ferraccioli  (La Rete), Fiore  (La Rete), Pipitone  (La Rete), Rino Piscitello  (La Rete), Bertini  (La Rete), Toscano  (La Rete), Frigerio  (La Rete), Francesco La Saponara (Progressisti), Alberto Carrera (La Rete), Roccaverde  (La Rete), Angelo Gallo (La Rete), Volpe (La Rete), Barbara Sorge  (La Rete), Savonardo (La Rete), Triscari (La Rete)

 

880.        28 agosto 1994 - domenica

PALERMO - Il ministro Maroni ed il sottosegretario agli interni Gasparri, non hanno gradito le dichiarazioni del giudice Antonino Ingroia e hanno sollecitato l’intervento del ministro di Grazia e giustizia per un’azione disciplinare. L' iniziativa ha fatto immediatamente scattare attorno al magistrato la solidarietà del gesuita padre Ennio Pintacuda e del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, in questi giorni impegnati nell' annuale meeting della Rete a Filaga. È stato proprio al meeting che il magistrato, intervenuto al dibattito nel paesino delle Madonie, espresse alcune valutazioni critiche sugli avvicendamenti ai vertici della polizia di Stato ed in particolare sulla sostituzione di Gianni De Gennaro alla Dia, che scelte avrebbero comportato un arretramento nella lotta alla mafia. "Sono perplesso e sorpreso - dice padre Pintacuda - per le sollecitazioni provenienti da più parti, per avviare un’azione disciplinare nei confronti del giudice Ingroia il quale, in quel suo intervento, ha espresso con competenza e soprattutto con conoscenza, le sue analisi e le sue preoccupazioni che peraltro sono anche di altri magistrati". Il gesuita ha poi avuto parole di elogio per il nuovo capo della polizia, Fernando Masone: "E' pur vero che talune nomine fatte dal ministro Maroni sono di persone competenti che hanno un’esperienza, come quella di Masone, che conosciamo per il suo impegno a Palermo". E dal nuovo capo della polizia Pintacuda si aspetta molto. "La sua presenza a Palermo è coincisa con momenti difficili per la città, e quindi sappiamo quel che ha fatto Masone". Anche il sindaco di Palermo, Orlando, manifesta tutto il suo sostegno al giudice del pool Antimafia Antonino Ingroia, "e agli altri magistrati impegnati in momenti così difficili". "A loro va il nostro ringraziamento - aggiunge Orlando - per avere con tutta lucidità espresso una serie di preoccupazioni e l’auspicio che i ministri, il capo della polizia, il Csm, sappiano garantire l’autonomia dei magistrati". A proposito di Ingroia, il sindaco di Palermo ha detto che "si tratta un magistrato integerrimo il cui valore e la cui correttezza sono fuori discussione. Spero che Biondi non prenda in minima considerazione la sollecitazione di Gasparri per un’azione disciplinare". Il giudice Ingroia non vuole fare altre dichiarazioni su questa polemica a distanza: ha letto il fondo sul "Secolo d' Italia" del sottosegretario agli Interni Gasparri che nel chiedere l’intervento del ministro di Grazia giustizia definisce Ingroia un "propagandista comunista travestito con la toga".

di F.V. – La Repubblica

 

881.        28 agosto 1994 – domenica

MARONI: PER IL VIMINALE HO SCELTO POLIZIOTTI VERI

IL MATTINO              F. D' A.

 

882.        28 agosto 1994 - domenica

Manifestazione di chiusura del III Stage di formazione politica organizzato dalla Libera Università della Politica. Filaga

Interventi: Leoluca Orlando (La Rete), Roberto Maroni (MINISTRO), Ennio Pintacuda, Salvatore Cusimano (giornalista), Francesca De Ayala Gomez (giornalista), Enzo Mignosi (giornalista), Gabriella Ferrari (giornalista), Guido Ruotolo (giornalista), Giuseppe Scozzari ((La Rete)

 

883.        29 agosto 1994 – lunedì

MARONI: HO SCELTO UOMINI SENZA TESSERE

Corriere della Sera         R.R.

 

884.        29 agosto 1994 – lunedì

IL CARCERE DURO ANTIBOSS NON SI CANCELLA

di Alessandra Ziniti - La Repubblica

 

885.        2 settembre 1994 - venerdì

PADRE SORGE: PER L' ALTERNATIVA COSTRUIAMO IL POLO DELLA SOLIDARIETA'

Giornale di Sicilia

 

886.        3 settembre 1994 - sabato

Appello perché il premio per la pace vada al messicano Ruiz

NOBEL AL VESCOVO DEL CHIAPAS

Il premio Nobel per la pace 1994 va attribuito al vescovo messicano Samuel Ruiz: lo sostengono Leoluca Orlando, Gianni Minà, Ettore Masina, Dacia Maraini, padre Ennio Pintacuda, Pino Cacucci e Raniero La Valle in un appello comune. "Monsignor Ruiz - scrivono - rappresenta per il Chiapas e per il Messico il simbolo della volontà di raggiungere la giustizia fra tutti gli esseri umani, anche i più indifesi, attraverso un dialogo di pace, e per la società civile di tutto il mondo un punto di riferimento per dimostrare che la via del dialogo e della legalità sono le più efficaci per affermare i valori di dignità della vita di ogni uomo, necessari per costruire una società giusta e solidale". Non a caso monsignor Ruiz è stato l’unico garante accettato da entrambe le parti nel corso della prima trattativa di pace tra governo messicano ed esercito zapatista di liberazione nazionale. "Per questo - conclude l’appello - ma soprattutto per la storia di impegno testimoniata dalla vita di monsignor Ruiz, noi sosteniamo la sua candidatura, depositata presso il comitato svedese, a premio Nobel per la pace 1994".

Breve - La Repubblica

 

887.        3 settembre 1994 - sabato

I VERI CLERICO- MODERATI

IL POPOLO

 

888.        4 settembre 1994 - domenica

MAFIA, LE TONACHE IN TRINCEA

M.NEI.

 

889.        9 settembre 1994 - venerdì

COSE DI SINISTRA

di Fabio Giovannini – LIBERAZIONE pag. 5

 

890.        11 settembre 1994 - domenica

IL CENTRO È FINITO

di Giovanni Ciancimino - La Sicilia

 

891.        11 settembre 1994 - domenica

PINTACUDA: NUOVI COMPITI PER LA RETE

PROSPETTIVE           5          GABRIELLA FERRARI

 

892.        16 settembre 1994 - venerdì

Corriere della Sera

 

893.        26 settembre 1994 - lunedì

LAICI E CATTOLICI NELLA SLAVINA DELLA DEMOCRAZIA

La Sicilia Padre Ennio Pintacuda

 

894.        29 settembre 1994 - giovedì

TORINO RETE

 

895.         1° ottobre 1994

Floridia

 

896.        7 ottobre 1994 - venerdì

SORGE: CATTOLICI, DIVIDETEVI.BUTTIGLIONE: UNITI E AL CENTRO

Giornale di Sicilia

 

897.        7 ottobre 1994 - venerdì

CARO PADRE SORGE..        LETTERE      IL POPOLO  

 

898.        14 ottobre 1994

FLORIDIA

 

899.        15 ottobre 1994

VICARI

 

900.        16 ottobre 1994 - domenica

Corriere della Sera

 

901.        17 ottobre 1994 - lunedì

AMICI DA SEMPRE, AMICI SEMPRE

STAGE COMUNE DI VICARI

 

902.        17 ottobre 1994 - lunedì

IL RUOLO NEL CATTOLICO, NEL SOCIALE E NELLA POLITICA    Invito  COMUNITA' GIOVANI " DON G. COLUMBA "- CHIESA MADRE- FLORIDIA

 

903.        24 ottobre 1994 - lunedì

RISCIACQUARE L' ECONOMIA

di Mirko Gattoni - GIORNALE DEL POPOLO

 

904.        25 ottobre 1994 - martedì

PALERMO, FUGGE IL PARROCO TROPPE MINACCE DAL CLAN

"Hai rotto. Devi smetterla sennò ti ammazziamo". Da mesi minacce di questo tipo giungevano a padre Roberto Zambolin, parroco della chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù, nel quartiere Malaspina di Palermo. Un quartiere che il sacerdote, dopo le ultime minacce, ha dovuto abbandonare in fretta e furia. È andato via da Palermo l’altro ieri perché è nel mirino delle organizzazioni criminali della mafia che non sopportano le omelie che "sconfinano", che denunciano le attività illecite e che invitano i parrocchiani a ribellarsi. …………………………………….Adesso padre Zambolin si trova in una località segreta, si è allontanato d' intesa con il superiore del suo ordine, padre Carmelo Puglisi e con la curia. "Non ho denunciato le minacce alla magistratura - afferma padre Zambolin - perché mi avrebbero assegnato una scorta ed io non voglio diventare un prete simbolo, non voglio essere scortato; con questa scelta non ritengo di aver abbandonato la trincea, il prete con la scorta non so farlo, ma Palermo resta nel mio cuore". La decisione del sacerdote è stata variamente commentata. Il senatore Carmine Mancuso, il gesuita padre Ennio Pintacuda e il sacerdote del Borgo Vecchio, padre Paolo Turturro che più volte ha detto di avere subito minacce, hanno espresso solidarietà a padre Zambolin. Pintacuda denuncia un calo della tensione antimafia nella "città normalizzata". "La Chiesa - aggiunge il gesuita - non può fare antimafia a parole, ma deve essere azione calata nel quotidiano". Padre Turturro capisce "la scelta del confratello", mentre padre Giuseppe Gambino del quartiere Cruillas dice: "Un prete, come un soldato, non può abbandonare mai la trincea".

di Francesco Viviano – La Repubblica

 

 

905.        26 ottobre 1994 - mercoledì

"SPERANZE: GIOVANI, ETICA, POLITICA" presentazione del libro di Mario Capanna organizzata dall'Associazione "Ambiente e Società" – Palermo

Interventi: Franco Piro (La Rete), Antonino Caponnetto (La Rete), Ennio Pintacuda, Mario Capanna (scrittore).

Tratto da pagina web di Radio Radicale

906.        27 ottobre 1994 - giovedì

INCONTRO CON P. PINTACUDA

INCONTRO     Il Tirreno

 

907.        29 ottobre 1994 - sabato

P.E. PINTACUDA OGGI A PAGLIARE

 di Andrea Ferretti - CORRIERE ADRIATICO

 

908.        29 ottobre 1994 - sabato

SPINETOLI

 

909.        30 ottobre 1994 - domenica

FACCIAMO POLITICA

ASSOCIAZIONE SPAZIO APERTO E BIBLIOTECA CANTONALE

 

910.        30 ottobre 1994 - domenica

PINTACUDA E I GIOVANI

CORRIERE ADRIATICO      ANDREA FERRETTI

 

911.        30 ottobre 1994 - domenica

REDISTRIBUIRE REDDITO MA ANCHE IL LAVORO

Intervista           IL TRENO                 LEONARDO CORDONE

 

912.        30 ottobre 1994 - domenica

CELEBRAZIONE LITURGICA A PRIZZI CONTRO VIOLENZA E MAFIA DOPO L' ATTENTATO AL SINDACO CANNARIATO

Comunicato stampa      Padre Ennio Pintacuda

 

913.        3 novembre 1994 - giovedì

LA RETE IN CERCA DI RISCATTO SI ALLEA CON P. PINTACUDA E LANCIA LA RICOSTITUENTE DEMOCRATICA

  Giornale di Sicilia        ROSA MARIA DI NATALE

 

914.        3 novembre 1994 - giovedì

GUARNERA: COSTRUIREMO LA POLITICA CHE NON C' E'

La Gazzetta del Sud

 

915.        7 novembre 1994 - lunedì

DON SACCHETTI “NON CEDO ALLE MINACCE DEI BOSS”

TERMINI IMERESE - Attorniato dalle decine di volontari che lavorano con lui nei due centri sociali e nella comunità per tossicodipendenti dell’Opera Don Calabria, guardato a vista dagli uomini di scorta che da due giorni lo seguono, don Gino Sacchetti accetta il braccio di ferro con i boss. "Non me ne andrò - promette - non dobbiamo lasciarci intimorire. Resterò qui fino a quando non avrò la sensazione di essere rimasto solo". A ventiquattro ore dal ritrovamento di quell' agnello sgozzato dietro la porta di casa del sacerdote, accanto a don Sacchetti sembrava esserci tutta Termini Imerese. Centinaia di persone alla manifestazione di solidarietà organizzata dai progressisti e chiesa madre strapiena alla messa celebrata da don Gino al quale è giunto anche l’incoraggiamento di tre sacerdoti palermitani che da tempo hanno imparato a vivere blindati, padre Ennio Pintacuda, don Antonio Garau e il cappellano del carcere minorile di Palermo, Enrico Schirru. "Noi che abbiamo resistito tanti anni, invitiamo don Sacchetti a restare. Più si sguarnisce il fronte, più si rafforza la mafia". Sulla stessa linea i sacerdoti di Termini Imerese …………………………………………..

di A.Z. – La Repubblica

 

916.        7 novembre 1994 - lunedì

Termini Imerese ore 18,00 partecipa alla fiaccolata c/o Chiesa S. Antonio al Duomo.

 

917.        8 novembre 1994 - martedì

QUATTROMILA FIACCOLE PER DON GINO

Giornale di Sicilia          LEOPOLDO GARGANO- LIRLO ABBATE

 

918.        8 novembre 1994 - martedì

Corriere della Sera

 

919.        9 novembre 1994 - mercoledì

Valderice ore 10,00 conferenza Scuola Media “Valenti”

 

920.        10 novembre 1994 - giovedì

MAFIA, C' È OTTIMISMO

La Sicilia ENZO DI PASQUALE

 

921.        10 novembre 1994 - giovedì

Catania ore 17,30 Circolo della Stampa Hotel Sheraton

 

922.        11 novembre 1994 - venerdì

LA CHIESA OGGI RISCHIA PIU' DEI MAGISTRATI

IL MATTINO   FILIPPO D' ARPA

 

923.        13 novembre 1994 - domenica

JULIUS EVOLA, IL PENSATORE NERO RISORGE A PALERMO

La Stampa                     MARCO NEIROTTI

 

924.        15 novembre 1994 - martedì

SEMINARIO SU FEDERICO II AL LINGUISTICO DI VIA VIVALDI

Giornale di Sicilia

 

925.        17 novembre 1994 - giovedì

RAGAZZI, PERDONO E GIUSTIZIA: DIBATTITO ALLA MEDILIBRI

Giornale di Sicilia

 

926.        17 novembre 1994 - giovedì

OGGI PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI SARA FAVARO'

Invito    Giornale di Sicilia

 

927.        17 novembre 1994 - giovedì

1899 A VILLA NISCEMI

Invito    La Sicilia

 

928.        18 novembre 1994 - venerdì

LETTERE AI KILLER DI MAFIA DAI RAGAZZI DELLE SCUOLE

La Sicilia GIULIA MAIONE

 

929.        22 novembre 1994 - martedì

LICEO LINGUISTICO, FILM DIBATTITO SULLA VIOLENZA

Invito    GIORNALE DI SICLIA

 

930.        22 novembre 1994 - martedì

NESSUNO VI DOVRA' INTIMIDIRE

La Sicilia

 

931.        24 novembre 1994 - giovedì

VIDEO SULLA VIOLENZA AL LINGUISTICO PROVINCIALE

Giornale di Sicilia

 

932.        24 novembre 1994 - giovedì

BLITZ DEI VIGILI A SANTA CHIARA. SEQUESTRATE LE SCHEDE DI UN MIGLIAIO DI IMMIGRATI

Giornale di Sicilia          M.R.

 

933.        24 novembre 1994 - giovedì

COLPEVOLI DI AMARE IL PROSSIMO

di Maria Teresa Conti - La Sicilia

 

934.        26 novembre 1994 - sabato

SEMINARIO SULL' USURA

La Sicilia

 

935.        26 novembre 1994 - sabato

A SCUOLA DI POLITICA

PROTAGONISTI        56        SILVIO DI PASQUA

 

936.        28 novembre 1994 - lunedì

USURA. PROBLEMA MORALE E SOCIALE          CONVEGNO COMUNE DI PALERMO

 

937.        28 novembre 1994 - lunedì

PALAZZO DELLE AQUILE

USURA

 

938.        29 novembre 1994 - martedì

NASCE UN FONDO DI SOLIDARIETA' PER LE VITTIME DEGLI USURAI

Giornale di Sicilia                      UMBERTO LUCENTINI

 

939.        29 novembre 1994 - martedì

CONTROLLO MAFIOSO ATTRAVERSO L' USURA

La Sicilia

 

940.        30 novembre 1994 - mercoledì

ROCCO, NON ESISTE IL PARTITO DEI GESUITI

Corriere della Sera         GUIDO CREDAZZI

 

941.        2 dicembre 1994 - venerdì

PADRE PINTACUDA A LUCCA S.

La Sicilia

 

942.        3 dicembre 1994 - sabato

LUCCA SICULA

 

943.        5 dicembre 1994

verificare

Bellinzona: prolusione al Corso di Formazione Politica organizzato dall’Associazione Spazio Aperto

vedi Il Guado pag. 141

 

944.        15 dicembre 1994 - giovedì

PADRE PINTACUDA ALLA SCUOLA MEDIA

GAZZETTINO DI VALDERICE      GLI ALUNNI

 

945.        16 dicembre 1994 - venerdì

PADRE PINTACUDA: CI SONO TANTE ANALOGIE COL PERIODO CHE VIDE VINCERE IL FASCISMO

Giornale di Sicilia          CLOTILDE CALASCIBETTA

 

946.        17 dicembre 1994 - sabato

L' INVIO DI DON STURZO IN ESILIO E L' AVVENTO DEL FASCISMO

PRESENTAZIONE LIBRO   COMUNE DI PALERMO- ASSESSORATO DELLA CULTURA

 

947.        17 dicembre 1994 - sabato

DON STURZO IN ESILIO

INCONTRO     L A SICILIA

 

948.        17 dicembre 1994 - sabato

VILLA TRABIA

 

949.        31 dicembre 1994 - sabato

PALERMO, GUERRA TRA GESUITI

di Lillo Miceli - La Sicilia

 

950.        7 gennaio 1995 - sabato

ORLANDO, RITORNO ALLE ORIGINI

 

di Dino Paternostro - La Sicilia